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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Solo in Paradiso si trova la consolazione e la quiete perfetta; ma finché si vive, il bene è sempre mescolato con il male.

LETTURE A CASO

Mc 15,1-47

1Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. 2Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici". 3I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. 4Pilato lo interrogò di nuovo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!". 5Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.

6Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. 7Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. 8La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. 9Allora Pilato rispose loro: "Volete che vi rilasci il re dei Giudei?". 10Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. 12Pilato replicò: "Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?". 13Ed essi di nuovo gridarono: "Crocifiggilo!". 14Ma Pilato diceva loro: "Che male ha fatto?". Allora essi gridarono più forte: "Crocifiggilo!". 15E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. 17Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. 18Cominciarono poi a salutarlo: "Salve, re dei Giudei!". 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. 20Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. 22Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, 23e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. 28.

29I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: "Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!". 31Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: "Ha salvato altri, non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo". E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 35Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!". 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce". 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

38Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.

39Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".

40C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, 41che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d'Arimatéa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. 47Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 15, 26-27; 16, 12-15: Lo Spirito di verità vi guiderà a tutta la verità.

Ef 4,1-32

1Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, 2con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, 3cercando di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. 4Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; 5un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. 6Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

7A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. 8Per questo sta scritto:

Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini
.

9Ma che significa la parola "ascese", se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.

11È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, 12per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, 13finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. 14Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. 15Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, 16dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.

17Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, 18accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore. 19Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.

20Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, 21se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, 22per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici 23e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente 24e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera. 25Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. 26Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, 27e non date occasione al diavolo. 28Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. 29Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. 30E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.

31Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. 32Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.


Trattato della sobrietà e della custodia del cuore: Estratto della vita dei nostri santi padri: Da Macario il Grande

L'opera suprema nel combattimento spirituale è quella di discendere nel proprio cuore, ingaggiando la lotta contro Satana, sprezzandolo e assalendolo nel campo dei pensieri. Chi custodisce il proprio corpo dalla corruzione e dall'impudicizia, ma interiormente, davanti a Dio, commette impudicizia, fornicando con il pensiero, a nulla gli giova la verginità fisica. C'è una impudicizia che si consuma nel corpo, e l'impudicizia dell'anima che si dona a Satana. Queste parole sembrano in contraddizione con quelle dell'Abate Isaia, ma non è così. Egli ci consiglia di custodire il corpo conformemente ai comandamenti di Dio; Dio domanda e la purità del corpo e quella dello spirito come si rileva dai precetti evangelici.

(Autore: Niceforo il solitario)

L'imitazione di Cristo: DISTACCARSI DA OGNI CREATURA PER POTER TROVARE IL CREATORE

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore, sento davvero bisogno, ora, d'una grazia più grande, se devo giungere là dove nessuno e nessuna cosa creata mi potranno essere d'ostacolo. Infatti, finché qualche cosa mi trattiene, non posso volare liberamente a Te. A liberi voli verso di Te aspirava colui che diceva: "Chi mi darà ali come di colomba, per volare e trovare riposo?" (Sal 54,7). Quale pace è più grande di quella di chi contempla il mondo con occhio semplice? E chi è più libero di chi non brama nulla di terreno? È, pertanto, necessario innalzarsi sopra ogni cosa creata, abbandonare completamente se stesso, stare fisso nel rapimento dello spirito e comprendere che Tu, Creatore di tutto, non hai nulla di comune con le tue creature.

Quindi, se uno non si sarà distaccato completamente da tutte le creature, non potrà liberamente attendere alle cose divine. Proprio per questa ragione sono poche le anime contemplative: poche sanno separarsi del tutto dalle cose create e destinate a perire. Per giungere a ciò, si richiede una grazia così grande, che elevi e rapisca l'anima sopra se stessa. E se l'uomo non si sarà elevato così nello spirito, liberandosi da tutte le creature ed unendosi tutto a Dio, ogni suo sapere ed ogni suo avere valgono ben poco. Rimarrà sempre un piccolo uomo e giacerà ripiegato al suolo chi stima grande qualche cosa che non sia il solo, unico, immenso ed eterno Bene. Ed ogni cosa che non è Dio, è nulla, e come un nulla va considerata. Grande è la differenza tra la sapienza dell'uomo illuminato dall'alto e devoto, e la scienza del chierico colto e studioso.

La sapienza che emana dall'alto per divina infusione è di molto più sublime di quella che s'acquisisce faticosamente con l'umano ingegno. Non pochi aspirano alla divina contemplazione, ma non si curano d'esercitarsi con i mezzi che si richiedono per raggiungerla. È un grande ostacolo fermarsi alle pratiche esteriori ed alle cose che cadono sotto i sensi, dando poca importanza alla propria perfetta mortificazione. Non so come avvenga né quale spirito ci guidi né che cosa pretendiamo noi, che sembriamo aver fama di maestri di vita spirituale, quando tanto ci affatichiamo e tanto più ci affanniamo per cose caduche e di nessun valore, mentre, a stento e raramente, pensiamo con pieno raccoglimento al nostro essere interiore. Ahimè! Subito dopo un breve raccoglimento, ci buttiamo alle cose esteriori e non sottoponiamo più ad un vaglio rigoroso le nostre azioni. Non ci diamo pensiero di quanto giacciano in basso i nostri affetti e non sappiamo deplorare quanto in noi sia tutto corrotto.

"Ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra" (On 6,12) e ne seguiva, perciò, il grande diluvio. Dunque, essendo il nostro interno affetto profondamente corrotto, è inevitabile che si corrompa anche l'azione che ne consegue, segno della mancanza dell'interna vitalità. Il frutto d'una buona vita nasce da un cuore puro. Si è soliti chiedere quanto uno abbia fatto, ma non si osserva, con la stessa diligenza, con quanta virtù abbia operato. Si ricerca se uno sia stato forte, ricco, bello, abile o valente scrittore, cantante eccellente, bravo lavoratore; ma, da parte di molti, si tace quanto egli sia stato povero di spirito, quanto paziente e mite, quanto pio e quanto spiritualmente raccolto. La natura guarda l'esteriorità dell'uomo; la grazia si rivolge al suo interno. La prima frequentemente s'inganna; la seconda spera in Dio così da non venire ingannata.