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Domenica, 5 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:La Madonna era piena di Dio perché viveva sol­tanto per Dio, eppure si considerava soltanto la serva del Signore. Facciamo anche noi così.

LETTURE A CASO

Mc 15,1-47

1Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. 2Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il re dei Giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici". 3I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. 4Pilato lo interrogò di nuovo: "Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!". 5Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.

6Per la festa egli era solito rilasciare un carcerato a loro richiesta. 7Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio. 8La folla, accorsa, cominciò a chiedere ciò che sempre egli le concedeva. 9Allora Pilato rispose loro: "Volete che vi rilasci il re dei Giudei?". 10Sapeva infatti che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. 12Pilato replicò: "Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?". 13Ed essi di nuovo gridarono: "Crocifiggilo!". 14Ma Pilato diceva loro: "Che male ha fatto?". Allora essi gridarono più forte: "Crocifiggilo!". 15E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. 17Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. 18Cominciarono poi a salutarlo: "Salve, re dei Giudei!". 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. 20Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. 22Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, 23e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. 28.

29I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: "Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!". 31Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: "Ha salvato altri, non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo". E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

33Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. 34Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 35Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: "Ecco, chiama Elia!". 36Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce". 37Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

38Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.

39Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!".

40C'erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di ioses, e Salome, 41che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

42Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, 43Giuseppe d'Arimatéa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù. 44Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. 45Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. 46Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. 47Intanto Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano ad osservare dove veniva deposto.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 4, 5-42: Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.

2 Cor 4,1-18

1Perciò, investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d'animo; 2al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio.

3E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, 4ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio. 5Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. 6E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.

7Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. 8Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; 9perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, 10portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. 11Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. 12Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.

13Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, 14convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. 15Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. 16Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. 17Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, 18perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: L'implacabile Giunio Bruto.

16. A questo periodo aggiungiamo anche quello in cui, come dice Sallustio, si amministrò con diritto giusto e moderato, mentre si avevano il timore da parte di Tarquinio e la grave guerra con l'Etruria. Infatti finché gli Etruschi aiutarono Tarquinio che tentava di rioccupare il regno, Roma fu logorata da una grave guerra. E Sallustio dice che lo Stato fu amministrato con legislazione giusta e moderata, perché il timore incalzava e non perché decideva la giustizia. In quel breve periodo fu veramente funesto l'anno in cui, dopo la fine del potere regio, furono eletti i primi consoli. Essi intanto non portarono a termine il loro anno. Giunio Bruto infatti depose ed esiliò da Roma il collega Lucio Tarquinio Collatino. Subito dopo egli cadde in combattimento uccidendo a sua volta il nemico, dopo aver fatto uccidere in precedenza i figli e i fratelli della moglie, perché aveva scoperto che congiuravano per ristabilire Tarquinio. Virgilio, ricordato l'episodio con ammirazione, immediatamente ne prova orrore per senso di umanità. Dice infatti: Un padre per l'amata libertà condannerà a morte i figli che preparavano nuove guerre; ma subito aggiunge l'esclamazione: Sciagurato, in qualsiasi modo i posteri giudicheranno quei fatti. Comunque, egli dice, i posteri giudichino i fatti, cioè vantino ed esaltino un individuo che ha ucciso i figli, Bruto è uno sciagurato. E come a consolare lo sciagurato, soggiunse: Vincono l'amore della patria e l'immensa passione della gloria. E in Bruto, che uccise perfino i figli e non poté sopravvivere al nemico figlio di Tarquinio da lui ferito a morte perché a sua volta ferito a morte, mentre a lui sopravvisse Tarquinio, non sembra vendicata l'innocenza del collega Collatino? Questi, pur essendo un buon cittadino, subì, dopo l'espulsione di Tarquinio ciò che aveva subito lo stesso Tarquinio che era un tiranno. Si narra infatti che anche Bruto fosse consanguineo di Tarquinio ma fu la omonimia a danneggiare Collatino, perché aveva come nome anche Tarquinio. Si doveva costringerlo a mutare il nome non la patria; in definitiva nel suo nome si sarebbe avuto un termine di meno, si sarebbe chiamato Lucio Collatino. Ma per questo appunto non fu costretto a perdere ciò che avrebbe potuto perdere senza danno per costringerlo a perdere la carica di primo console e la cittadinanza sebbene buon cittadino. Anche questa detestabile ingiustizia di Giunio Bruto e niente affatto vantaggiosa allo Stato è gloria? E per commetterla vincono l'amor di patria e l'immensa passione della gloria? Ormai espulso il tiranno Tarquinio, fu eletto console assieme a Bruto il marito di Lucrezia, Lucio Tarquinio Collatino. Giustamente il popolo badò nel cittadino ai costumi, non al nome. Ma Bruto, che avrebbe potuto privare il collega nella carica, istituita da poco per la prima volta, soltanto del nome se esso gli dava fastidio, spietatamente lo privò della patria e della carica. Si compirono queste malvagità, avvennero queste sciagure nello Stato romano quando si amministrò con legislazione giusta e moderata. Anche Lucrezio, eletto in luogo di Bruto, morì di malattia prima che l'anno finisse. Furono Publio Valerio, che era succeduto a Collatino e Marco Orazio, sostituito al defunto Lucrezio, a chiudere quell'anno fatale e cupo che ebbe cinque consoli . E proprio in quell'anno lo Stato romano diede l'avvio alla nuova carica politica del consolato.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: DISPREZZO PER TUTTI GLI ONORI TEMPORALI

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, non crucciarti se vedi che altri sono onorati ed innalzati, mentre tu sei vilipeso ed umiliato. Leva il tuo cuore a Me in Cielo, e non ti rattristerà il disprezzo degli uomini sulla terra.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore, noi siamo come ciechi, e ben presto ci lasciamo sedurre dalla vanità. Ma se guardo dentro di me imparzialmente, devo riconoscere che mai m'è stato fatto un torto da alcuna creatura, e perciò non ho ragionevole motivo di lamentarmi con Te. Poiché, anzi, spesso e gravemente ho peccato contro di Te, a ragione ogni creatura si leva ostile contro di me. A me, quindi, sono dovuti giustamente la vergogna ed il disprezzo; a Te la lode, l'onore e la gloria. E, se non mi sarò preparato a desiderare d'essere disprezzato ed abbandonato da ogni creatura e d'essere considerato proprio un nulla, non potrò avere pace e stabilità interiori né ricevere lumi nello spirito né unirmi pienamente a Te.