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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney):Le persone del mondo si affliggono quando hanno delle croci, i cristiani veri si affliggono soltanto quando non ne hanno.

LETTURE A CASO

Mt 20,1-34

1"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 2Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. 3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati 4e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. 5Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. 6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? 7Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.

8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. 9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. 10Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. 11Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: 12Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. 13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? 14Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. 15Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? 16Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi".

17Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: 18"Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte 19e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà".

20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". 22Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". 23Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio".

24Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; 25ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. 26Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, 27e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; 28appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti".

29Mentre uscivano da Gèrico, una gran folla seguiva Gesù. 30Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: "Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!". 31La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: "Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!". 32Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: "Che volete che io vi faccia?". 33Gli risposero: "Signore, che i nostri occhi si aprano!". 34Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 4, 12-23: Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa.

At 7,1-60

1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?". 2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran, 3e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò. 4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate, 5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l'orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli. 6Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. 7Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo. 8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l'ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. 9Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui 10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa. 11Venne una carestia su tutto l'Egitto e in Canaan e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare. 12Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i nostri padri una prima volta; 13la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine. 14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque persone in tutto. 15E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come anche i nostri padri; 16essi furono poi trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem.

17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, 18finché salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. 19Questi, adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non sopravvivessero. 20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, 21essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio. 22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. 23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi fratelli, i figli di Israele, 24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, uccidendo l'Egiziano. 25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. 26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro? 27Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi? 28Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano? 29Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian, dove ebbe due figli.

30Passati quarant'anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. 31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore: 32Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare. 33Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. 34Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto. 35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto. 36Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d'Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per quarant'anni. 37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me. 38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. 39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero in cuor loro verso l'Egitto, 40dicendo ad Aronne: Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. 41E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani. 42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell'esercito del cielo, come è scritto nel libro dei Profeti:

43Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati
per adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia.

44I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto. 45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. 46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; 47Salomone poi gli edificò una casa. 48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:

49Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
50Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?

51O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. 52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; 53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".

54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra 56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio". 57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, 58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. 59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito". 60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.


Il Pastore d'Erma - I precetti: Ottavo precetto: L'astinenza è duplice

XXXVIII, 1. "Ti dissi che le opere di Dio sono duplici; ed anche l'astinenza è duplice. Da alcune cose bisogna astenersi, da altre no". 2. "Fammi conoscere, signore, quelle da cui bisogna astenersi, e quelle da cui non bisogna". "Ascolta. Astieniti dal male e non farlo. Non astenerti dal bene, ma operalo. Se ti astieni dall'operare il bene, compi un grande peccato. Se ti astieni dal fare il male, operi una grande giustizia. Astieniti da ogni malvagità, facendo il bene". 3. "Quali, signore, sono le malvagità da cui bisogna che ci asteniamo?". "Ascolta, dice: dall'adulterio e dalla fornicazione, dal bere fuori misura, dalle prave delizie, dalle molte vivande, dal lusso della ricchezza, dalla ostentazione, dall'orgoglio, dalla superbia, dalla menzogna, dalla maldicenza, dall'ipocrisia, dal rancore e da ogni bestemmia. 4. Nella vita degli uomini questi vizi sono i peggiori. Da tutti questi vizi bisogna che si astenga il servo di Dio; chi non se ne astiene non potrà vivere in Dio. Ascolta anche le cose che li seguono". 5. "Signore, vi sono ancora opere inique?". "E sono molte dalle quali bisogna che il servo di Dio si astenga: il furto, la menzogna, la frode, la falsa testimonianza, l'avarizia, la nefasta concupiscenza, l'inganno, la vanagloria, la baldanza e quanto vi è di simile. 6. Non ti sembra che queste cose siano un male? E sono un male assai grave, aggiungo, per i servi di Dio. Da tutti questi mali deve astenersi il servo di Dio. Astieniti da tutti questi mali perché tu viva con Dio e sia annoverato tra coloro che li tengono lontano. Queste, dunque, le cose da cui bisogna che ti astenga. 7. Ascolta, invece, le cose da cui non ti devi astenere, ma le devi fare. Non ti astenere dal bene, ma fallo". 8. Chiedo: "Signore, mostrami la virtù delle opere buone, perché io cammini in esse e le persegua e facendole mi possa salvare". "Ascolta, dice, le opere di bene che devi compiere e non trascurare. 9. Prima di tutto la fede, il timore del Signore, la carità, la concordia, le parole di giustizia, la verità, la pazienza. Nulla vi è di meglio nella vita degli uomini. Se uno osserva queste cose e non se ne astiene, è beato nella sua vita. 10. Ascolta il loro seguito: assistere le vedove, visitare gli orfani e i bisognosi, liberare dalle ristrettezze i servi di Dio, essere ospitale (nella ospitalità talvolta si trova a fare il bene), non ostacolare nessuno, essere sereno, essere il più umile di tutti gli uomini, rispettare i vecchi, praticare la giustizia, osservare la fratellanza, sopportare la prepotenza, essere magnanimo, non serbare rancore, consolare gli afflitti, non allontanare dalla fede coloro che danno scandalo, ma convertirli e far loro coraggio, ammonire i peccatori, non opprimere i debitori e i bisognosi, e altre cose simili. 11. Non ti sembra, mi dice, che queste cose siano buone?". Rispondo: "Che cosa vi è di meglio?". "Cammina, dunque, mi replica, in esse e non astenertene, e vivrai in Dio. 12. Osserva, dunque, il precetto: se fai il bene e non te ne astieni vivrai in Dio, e tutti quelli che operano in questo modo vivranno in Dio. E ancora: se non fai il male e te ne astieni vivrai in Dio. E vivranno in Dio quanti camminano osservando questi precetti".

(Autore: Erma)

L'imitazione di Cristo: LA SANTA COMUNIONE NON VA TRASCURATA CON LEGGEREZZA

PAROLE DELL'AMATO
Devi tornare di frequente alla fonte della Grazia e della divina misericordia, alla fonte della bontà e d'ogni purezza, finché tu non riesca a guarire dalle tue passioni e dai tuoi vizi; finché tu non ottenga di diventare più forte e più vigilante contro tutte le tentazioni e gl'inganni del diavolo. Costui, il Nemico, conoscendo il frutto e l'efficacissimo rimedio insito nella santa Comunione, tenta in ogni modo ed in ogni occasione di allontanare da essa, per quanto può, fedeli e devoti, creando loro degli ostacoli. Così alcuni, quando si dispongono a prepararsi alla santa Comunione, sentono più forti assalti da parte di Satana.

Quello spirito del male, com'è scritto in Giobbe, viene, egli stesso, tra i figli di Dio per turbarli con l'abituale sua perfidia o per renderli troppo timorosi ed incerti, fino a che non abbia diminuito il loro fervore o non abbia strappato, combattendola, la loro fede, nell'intento ch'essi, per avventura, abbandonino del tutto la Comunione o vi s'accostino con tiepidezza. Non bisogna, però, dare alcun peso alle sue astuzie e suggestioni, turpi ed orrende quanto si voglia; anzi, occorre ritorcere contro il suo capo tutte le immaginazioni che vengono da lui. Quel miserabile dev'essere disprezzato e deriso, e non si deve tralasciare la santa Comunione, a motivo degli assalti che egli compie e delle agitazioni che suscita.

Spesso, anche, possono essere d'ostacolo alla Comunione un'esagerata preoccupazione di sentire la devozione e una certa inquietudine sull'obbligo di confessarsi. Tu regolati secondo il consiglio di persone assennate, mettendo da parte ansie e scrupoli, perché ostacolano la grazia di Dio e distruggono la devozione dell'anima. Non lasciare la santa Comunione per qualche piccolo turbamento o pena di coscienza; ma va' presto a confessarti e perdona di cuore agli altri tutte le offese che hai ricevute. Se poi hai offeso tu qualcuno, chiedi umilmente scusa, e Dio volentieri perdonerà a te. Che giova ritardare a lungo la Confessione o rimandare la Comunione? Purificati al più presto, sputa fuori il veleno, affrettati a prendere il rimedio, e ti sentirai meglio che se avessi differito a lungo tutto ciò.

Se oggi, per un futile motivo, rinunci, domani forse ce ne sarà un altro più grande, e così potresti sentirti ostacolato per lungo tempo a ricevere la Comunione, diventando più indegno di prima. Quanto più presto puoi, sbarazzati del peso di stanchezza e d'inerzia che gravano oggi sulla tua anima, Poiché a nulla serve rimanere a lungo in ansia, tirare avanti con l'animo turbato e stare lontano dai divini misteri, per ostacoli che si rinnovano ogni giorno. Anzi, nuoce moltissimo il procrastinare la Comunione, perché ciò porta, di solito, ad un grave stato di tiepidezza. Alcuni, tiepidi e leggeri come sono, colgono volentie pretesti - cosa, ahimè, ben dolorosa! - per ritardare la Confessione e desiderano, perciò, differire la santa Comunione, per non sentirsi obbligati ad una sorveglianza più severa di sé. Oh! quanto poco amore e quanto fiacca devozione hanno quelli che rimandano così facilmente la santa Comunione.

Quanto, invece, è felice e caro a Dio colui che vive in tal modo e custodisce la sua coscienza in tale limpidezza, da essere pronto e santamente disposto a comunicarsi anche ogni giorno, se gli fosse consentito e se lo potesse fare senza incorrere nella critica di singolarità! Se qualcuno se ne astiene, qualche volta, per umiltà o per un legittimo impedimento, merita lode per questo suo senso di rispettoso timore.Se, però, se ne astiene perché s'è insinuata in lui la tiepidezza, deve scuotersi e fare quanto gli è possibile: il Signore asseconderà il suo desiderio, in proporzione della buona volontà, alla quale Egli guarda in modo speciale.

Se, invece, uno è impedito da valide ragioni, avrà sempre la buona volontà e la devota intenzione di comunicarsi; e così, non rimarrà privo del frutto del Sacramento. Infatti, qualsiasi persona devota può, ogni giorno ed ogni ora, fare con profitto la Comunione spirituale con Cristo, senza che alcuno glielo impedisca. Del resto, in dati giorni e in tempi determinati, il fedele deve ricevere sacramentalmente, con affettuosa riverenza, il Corpo del suo Redentore, mirando a dare lode ed onore a Dio, più che chiedendo la sua consolazione. Quante volte, infatti, uno medita con devozione il mistero dell'Incarnazione di Cristo e la sua Passione e s'accende d'amore per Lui, altrettante misticamente si comunica ed invisibilmente si ristora.

Ma chi si prepara alla Comunione soltanto nell'occasione di qualche solennità o perché spinto dalla consuetudine, molto spesso sarà mal preparato. Beato chi, ogni volta che celebra o si comunica, offre se stesso a Dio in olocausto! Nel celebrare la santa Messa, non essere troppo lento o troppo frettoloso, ma attieniti al retto costume, comune a quelli con i quali vivi. Non devi cagionare fastidio e noia agli altri; devi, invece, seguire la via che t'hanno insegnata i Superiori, ed avere di mira più il servizio agli altri che non la tua personale devozione o il tuo sentimento.