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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux:Amo molto le preghiere in comune, perché Gesù ha promesso di trovarsi in mezzo a coloro che si riuniscono nel suo nome (Mt. 18, 20); sento allora che il fervore delle mie sorelle supplisce al mio.

LETTURE A CASO

Gv 5,1-47

1Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, 3sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. 4Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. 5Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: "Vuoi guarire?". 7Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me". 8Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". 9E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.

Quel giorno però era un sabato. 10Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio". 11Ma egli rispose loro: "Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina". 12Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?". 13Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. 14Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio". 15Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. 17Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero". 18Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.

19Gesù riprese a parlare e disse: "In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. 20Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. 21Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; 22il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, 23perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 24In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. 26Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; 27e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. 28Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: 29quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

31Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; 32ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. 33Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. 35Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.

36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, 38e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. 40Ma voi non volete venire a me per avere la vita.

41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. 44E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? 45Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. 46Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 1, 26-38: Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio.

At 21,1-40

1Appena ci fummo separati da loro, salpammo e per la via diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a Pàtara. 2Trovata qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo e prendemmo il largo. 3Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo a sinistra e, continuando a navigare verso la Siria, giungemmo a Tiro, dove la nave doveva scaricare. 4Avendo ritrovati i discepoli, rimanemmo colà una settimana, ed essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non andare a Gerusalemme. 5Ma quando furon passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in viaggio, accompagnati da tutti loro con le mogli e i figli sin fuori della città. Inginocchiati sulla spiaggia pregammo, poi ci salutammo a vicenda; 6noi salimmo sulla nave ed essi tornarono alle loro case. 7Terminata la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i fratelli e restammo un giorno con loro.

8Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a Cesarèa; ed entrati nella casa dell'evangelista Filippo, che era uno dei Sette, sostammo presso di lui. 9Egli aveva quattro figlie nubili, che avevano il dono della profezia. 10Eravamo qui da alcuni giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Àgabo. 11Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: "Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà quindi consegnato nelle mani dei pagani". 12All'udir queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. 13Ma Paolo rispose: "Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il cuore? Io sono pronto non soltanto a esser legato, ma a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù". 14E poiché non si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo: "Sia fatta la volontà del Signore!".

15Dopo questi giorni, fatti i preparativi, salimmo verso Gerusalemme. 16Vennero con noi anche alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Mnasóne di Cipro, discepolo della prima ora, dal quale ricevemmo ospitalità.

17Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci accolsero festosamente. 18L'indomani Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani. 19Dopo aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo suo. 20Quand'ebbero ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: "Tu vedi, o fratello, quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge. 21Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini. 22Che facciamo? Senza dubbio verranno a sapere che sei arrivato. 23Fa' dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che hanno un voto da sciogliere. 24Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu la spesa per loro perché possano radersi il capo. Così tutti verranno a sapere che non c'è nulla di vero in ciò di cui sono stati informati, ma che invece anche tu ti comporti bene osservando la legge. 25Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia".

26Allora Paolo prese con sé quegli uomini e il giorno seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio per comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe stata presentata l'offerta per ciascuno di loro.

27Stavano ormai per finire i sette giorni, quando i Giudei della provincia d'Asia, vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla e misero le mani su di lui gridando: 28"Uomini d'Israele, aiuto! Questo è l'uomo che va insegnando a tutti e dovunque contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; ora ha introdotto perfino dei Greci nel tempio e ha profanato il luogo santo!". 29Avevano infatti veduto poco prima Tròfimo di Èfeso in sua compagnia per la città, e pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. 30Allora tutta la città fu in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte. Impadronitisi di Paolo, lo trascinarono fuori del tempio e subito furono chiuse le porte. 31Stavano già cercando di ucciderlo, quando fu riferito al tribuno della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta. 32Immediatamente egli prese con sé dei soldati e dei centurioni e si precipitò verso i rivoltosi. Alla vista del tribuno e dei soldati, cessarono di percuotere Paolo. 33Allora il tribuno si avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due catene; intanto s'informava chi fosse e che cosa avesse fatto. 34Tra la folla però chi diceva una cosa, chi un'altra. Nell'impossibilità di accertare la realtà dei fatti a causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza. 35Quando fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa della violenza della folla. 36La massa della gente infatti veniva dietro, urlando: "A morte!".

37Sul punto di esser condotto nella fortezza, Paolo disse al tribuno: "Posso dirti una parola?". "Conosci il greco?, disse quello, 38Allora non sei quell'Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto nel deserto i quattromila ribelli?". 39Rispose Paolo: "Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non certo senza importanza. Ma ti prego, lascia che rivolga la parola a questa gente". 40Avendo egli acconsentito, Paolo, stando in piedi sui gradini, fece cenno con la mano al popolo e, fattosi un grande silenzio, rivolse loro la parola in ebraico dicendo:


I Lettera ai Corinti: XVIII. Umiltà di David

1. Che diremo di David cui fu data testimonianza? A lui disse il Signore: "Ho trovato un uomo secondo il mio cuore, David figlio di Iesse; lo unsi nella mia eterna misericordia". 2. Ma anch'egli dice a Dio: "Abbi pietà di me, secondo la tua grande pietà e la pienezza della tua compassione cancelli la mia iniquità. 3. Lavami dalla mia malvagità e purificami dal mio peccato perché io conosco la mia iniquità e il mio peccato mi è sempre davanti. 4. Contro te solo ho peccato ed ho fatto il male alla tua presenza, perché tu sia trovato giusto nelle tue parole e vinca quando sei chiamato in giudizio. 5. Ecco, sono stato concepito nell'iniquità e nei peccati mi concepì mia madre. 6. Ecco, tu hai amato la verità e mi hai svelato gli arcani e i segreti della tua sapienza. 7. Mi aspergerai con l'issopo e sarò purificato, mi laverai e sarò bianco più della neve. 8. Mi farai sentire allegria e gioia ed esalteranno le ossa umiliate. 9. Distogli il tuo volto dai miei peccati e cancella tutte le mie iniquità. 10. Crea in me un cuore puro, o Dio, e rinnova nelle mie viscere uno spirito retto. 11. Non cacciarmi dal tuo cospetto e non togliere da me il tuo santo spirito. 12. Dammi la gioia della tua salvezza e fortificami con lo spirito che mi guidi. 13. Insegnerò ai perversi le tue vie e gli empi si convertiranno a te. 14. Purificami dai delitti di sangue, o Dio, Dio della mia salvezza. 15. La mia lingua celebrerà la tua giustizia. Signore tu aprirai la mia bocca e le mie labbra annunzieranno la tua lode. 16. Se tu volessi un sacrificio lo darei; tu non ti compiaci di olocausti. 17. E' sacrificio a Dio uno spirito contrito; Dio non disprezzerà un cuore contrito ed umiliato".

(Autore: San Clemente Romano)

L'imitazione di Cristo: CORRUZIONE DELLA NATURA ED EFFICACIA DELLA GRAZIA DIVINA

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore Dio mio, che mi hai creato a tua immagine e somiglianza, concedimi questa grande grazia che, come Tu ci hai rivelato, è tanto grande e necessaria per la salvezza; cosicché io possa vincere la mia natura, tanto malvagia, che mi trascina ai peccati e alla perdizione. "Sento", infatti, "nella mia carne la legge del peccato, che contraddice la legge della mia ragione e mi trascina come schiavo" (Rm 7,23) ad ubbidire in molte cose ai sensi; e, se non m'assiste la tua santissima grazia, infondendosi ardente nel cuore mio, non ho la forza di resistere alle passioni che nascono dalla legge del peccato. Ho bisogno della tua grazia, d'una grazia grande, per vincere la natura, sempre incline al male fin dal principio. Infatti, essendo la natura, per la colpa del primo uomo, Adamo, decaduta e corrotta dal peccato, la pena di questa macchia passò in tutti gli uomini; sicché, quella natura stessa, da Te creata buona e retta, è ormai intesa come vizio e debolezza della natura corrotta; ragione, questa, per cui i suoi impulsi, abbandonati a se stessi, trascinano al male e alle cose della terra. La poca forza rimastale è come una scintilla nascosta sotto la cenere.

Questa è la stessa ragione naturale, avvolta però da una densa nebbia; essa conserva la facoltà di giudicare il bene ed il male e di distinguere il vero dal falso, sebbene sia incapace di compiere tutto quello che riconosce come buono, e non possegga più il pieno lume della verità e la rettitudine degli affetti.Di qui deriva, o mio Dio, che"acconsento nel mio intimo alla legge di Dio" (Rm 7,22), sapendo che il tuo comandamento è buono, giusto e santo, e deducendo anche che si devono fuggire ogni male ed ogni peccato.

Nella carne, invece, sono schiavo della legge del peccato, mentre ubbidisco più ai sensi che alla ragione. Di qui viene che "c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo" (Rm 7,18). Di qui viene che spesso mi propongo molti atti di bontà; ma poiché manca la grazia in aiuto alla mia debolezza, anche per una lieve difficoltà indietreggio e vengo meno. Di qui mi succede che conosco, si, la via della perfezione e vedo abbastanza chiaramente come dovrei comportarmi, ma poi, oppresso dal peso della mia corruzione, non mi innalzo ad uno stato più perfetto. Oh, quanto mi è estremamente necessaria, o Signore, la tua grazia per cominciare il bene, per continuarlo e per condurlo a compimento! Senza di essa, nulla posso fare; tutto, invece, posso in Te, se la tua grazia mi dà la forza. Oh grazia veramente celeste, senza la quale non ci sono propri meriti, e nemmeno i doni di natura hanno pregio! Abilità e ricchezza, bellezza e forza, ingegno ed eloquenza nulla valgono presso di Te, o Signore, senza la grazia.

Infatti, i doni di natura sono comuni ai buoni e ai cattivi, ma la grazia, ossia lo spirito di carità, è il dono particolare degli eletti. Ornati di questa grazia, sono poi giudicati degni della vita eterna. Questa grazia è tanto eccelsa, che né il dono della profezia né il potere di compiere miracoli né la contemplazione, per quanto si voglia alta, hanno alcun pregio senza di essa. Anzi, neppure la fede, neppure la speranza, neppure le altre virtù sono bene accette a Te, senza la grazia e la carità. O grazia santissima, che fai ricco di virtù chi è povero nello spirito, che rendi ricco di molti beni chi è umile di cuore!

Vieni, discendi in me, colmami fin dal mattino della tua consolazione, perché l'anima mia non venga meno per stanchezza e aridità interiore! Ti prego, o Signore: ch'io trovi grazia ai tuoi occhi; pur se non otterrò ciò che la natura desidera, "mi basta la tua grazia" (2 Cor 12,9). Se sarò tentato ed oppresso da molte tribolazioni, non temerò alcun male, finché la tua grazia sarà con me. Essa è la mia forza, essa mi dà consiglio ed aiuto. Essa è più potente di tutti i nemici e più sapiente di tutti i sapienti.

Essa è maestra di verità, regola di disciplina, luce del cuore, conforto nell'afflizione. Essa mette in fuga la tristezza, toglie il timore, nutre la devozione, ci fa versare lacrime sui nostri peccati. Che cosa sono io, senza la grazia, se non un legno secco ed un inutile sterpo da gettare via? "La tua grazia, dunque, o Signore, mi preceda sempre e m'accompagni, e faccia sì ch'io m'applichi di continuo ad opere sante, per i meriti di Gesù Cristo, tuo Figlio. Amen".