Santo Rosario on line

Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Quando Nostro Signore ebbe bisogno delle nostre Sorelle per la sua opera tra i poveri chiese loro, espressamente, la povertà della croce. Nostro Signore, sulla croce, non possedeva nulla. Era sulla croce che gli era stata data da Pilato. I chiodi e la corona di spi­ne glieli avevano dati i soldati. Quando mori era nu­do; croce, chiodi e corona gli erano stati tolti ed Egli era avvolto in un sudano donatogli da un animo com­passionevole e venne sepolto in una tomba che non gli apparteneva. Eppure Gesù non avrebbe avuto biso­gno di comportarsi a quel modo. Avrebbe potuto mo­rire come un re e poi semplicemente risorgere. Scelse la povertà perché nella sua infinita sapienza e saggez­za sapeva che quello era il vero modo di possedere Dio, di conquistare il suo cuore, di portare giù, sulla terra, il suo amore.

LETTURE A CASO

Gv 11,1-57

1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".

4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato". 5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. 6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!". 8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?". 9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce". 11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo". 12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà". 13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!". 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".

17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. 20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". 23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà". 24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno". 25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". 27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo".

28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama". 29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là". 32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". 33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: 34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!". 37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".

38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. 39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni". 40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. 42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". 43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". 44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. 47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. 48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione". 49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla 50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera". 51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione 52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.

55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. 56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?". 57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 11, 25-30: Io sono mite e umile di cuore.

At 28,1-30

1Una volta in salvo, venimmo a sapere che l'isola si chiamava Malta. 2Gli indigeni ci trattarono con rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. 3Mentre Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera, risvegliata dal calore, lo morse a una mano. 4Al vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro: "Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non lo lascia vivere". 5Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. 6Quella gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere molto atteso senza vedere succedergli nulla di straordinario, cambiò parere e diceva che era un dio.

7Nelle vicinanze di quel luogo c'era un terreno appartenente al "primo" dell'isola, chiamato Publio; questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza per tre giorni. 8Avvenne che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da dissenteria; Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato gli impose le mani e lo guarì. 9Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie accorrevano e venivano sanati; 10ci colmarono di onori e al momento della partenza ci rifornirono di tutto il necessario.

11Dopo tre mesi salpammo su una nave di Alessandria che aveva svernato nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri. 12Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni 13e di qui, costeggiando, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli. 14Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Partimmo quindi alla volta di Roma. 15I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio.

16Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per suo conto con un soldato di guardia.

17Dopo tre giorni, egli convocò a sé i più in vista tra i Giudei e venuti che furono, disse loro: "Fratelli, senza aver fatto nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani. 18Questi, dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me alcuna colpa degna di morte. 19Ma continuando i Giudei ad opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare, senza intendere con questo muovere accuse contro il mio popolo. 20Ecco perché vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della speranza d'Israele che io sono legato da questa catena". 21Essi gli risposero: "Noi non abbiamo ricevuto nessuna lettera sul tuo conto dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o a parlar male di te. 22Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che pensi; di questa setta infatti sappiamo che trova dovunque opposizione".

23E fissatogli un giorno, vennero in molti da lui nel suo alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente, rendendo la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè e ai Profeti. 24Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero credere 25e se ne andavano discordi tra loro, mentre Paolo diceva questa sola frase: "Ha detto bene lo Spirito Santo, per bocca del profeta Isaia, ai nostri padri:

26Va' da questo popolo e di' loro:
Udrete con i vostri orecchi, ma non comprenderete;
guarderete con i vostri occhi, ma non vedrete.
27Perché il cuore di questo popolo si è indurito:
e hanno ascoltato di mala voglia con gli orecchi;
hanno chiuso i loro occhi
per non vedere con gli occhi
non ascoltare con gli orecchi,
non comprendere nel loro cuore e non convertirsi,
perché io li risani.


28Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno!". 29

30Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui, 31annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.


La Città di Dio: Libro V - Visione irrazionalista e razionalista della storia: ...e l'influire delle cause disposte da Dio.

9. 4. Ma anche la concessione dello stesso Cicerone, che non si ha effetto se non precede la causa efficiente, basta a confutarlo su questo problema. In che cosa lo suffraga la sua tesi che non si ha effetto senza la causa ma che non ogni causa è fatale, dal momento che si hanno la causa casuale, la causa naturale e la causa volontaria? Basta questo a confutarlo, perché egli ammette che l'effetto si ha soltanto se precede la causa. Non si intende affermare che le cause dette casuali, da cui si ha anche l'etimologia di caso, non siano cause ma che sono nascoste e che si attribuiscono al volere del Dio vero o di spiriti di vario genere. Così non s'intende considerare indipendenti dalla sua volontà le cause naturali perché egli è autore e principio di ogni natura. Infine le cause volontarie sono o di Dio o degli angeli o degli uomini o anche dei vari animali se tuttavia si possono considerare volontà i movimenti di anime prive di ragione con cui esse, nell'appetire o fuggire, compiono azioni secondo la propria natura. Quando parlo della volontà degli angeli, intendo tanto di quelli buoni che chiamiamo semplicemente angeli di Dio come di quelli cattivi che chiamiamo angeli del diavolo o anche demoni. Altrettanto si dica degli uomini, tanto dei buoni come dei cattivi. Se ne conclude che le cause efficienti di tutti i fenomeni non sono che volontarie, cioè di quell'essere che è spirito di vita. Anche l'aria o vento è detto spirito, ma poiché è corpo non è spirito di vita. Lo spirito di vita che vivifica tutto ed è creatore dell'universo corporeo e dell'universo spirituale creato è Dio, cioè lo spirito non creato. Nel suo volere è il sommo influsso causale, perché esso aiuta le volontà buone degli spiriti creati, giudica le cattive, le ordina tutte e ad alcune concede gli influssi causali, ad altre no. Come è creatore di tutte le nature, così è datore di tutti gli influssi causali ma non di tutti i voleri. Il volere cattivo infatti non è da lui perché è contro la natura che è da lui. I corpi quindi sono maggiormente soggetti alla volontà, alcuni alla nostra, cioè di tutti i viventi mortali e maggiormente degli uomini che delle bestie, alcuni alla volontà degli angeli, ma tutti sono principalmente soggetti alla volontà di Dio, alla quale sono soggette anche tutte le volontà, perché hanno soltanto l'influsso causale che egli concede. Dio è dunque causa efficiente e non fatta delle cose, le altre cause invece sono efficienti e fatte, come tutti gli spiriti creati e soprattutto quelli ragionevoli. Le cause corporee che sono più fatte che efficienti non sono da considerare fra le cause efficienti, perché influiscono soltanto sulla cosa che la volontà degli spiriti da esse produce. In qual modo dunque la serie delle cause, che è determinata nella prescienza di Dio, farebbe sì che nulla sia in potere della nostra volontà, quando le nostre volontà hanno un ruolo importante nella serie delle cause stesse?. Cicerone dunque se la prenda con i filosofi che considerano fatale la serie delle cause, anzi la chiamano fato. Noi respingiamo il fato soprattutto in vista della parola che si è soliti intendere nel significato non vero. Per il fatto poi che la serie delle cause è sommamente determinata e nota alla prescienza di Dio, riproviamo Cicerone più noi cristiani che gli stoici. Infatti o nega l'esistenza di Dio, cosa che ha tentato di fare nei libri Sulla natura degli dèi affidando l'incarico a un altro; o se ammette l'esistenza di Dio, pur negandone la prescienza del futuro, anche così fa la medesima affermazione dello sciocco che ha detto in cuor suo: Dio non esiste. Un essere che non ha prescienza di tutti gli eventi futuri, certamente non è Dio. Pertanto le nostre volontà hanno l'influsso causale nei limiti che Dio ha voluto con la sua prescienza. Quindi l'influsso causale che hanno, lo hanno infallibilmente e tutto ciò che causeranno lo causeranno esse stesse, perché colui, la cui prescienza non può fallire, ha determinato che avessero influsso causale e che causassero. Quindi se avessi voglia di applicare il nome di fato a una cosa, preferirei dire che il fato del meno efficiente è la volontà del più efficiente che lo ha in potere, anziché dire che è tolto l'arbitrio della nostra volontà con quella serie di cause che gli stoici non nel significato comune ma con un loro significato chiamano fato.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: L'ARDENTE ASPIRAZIONE AL CORPO DI CRISTO IN ALCUNE ANIME DEVOTE

PAROLE DEL DISCEPOLO
" Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi a coloro che Ti temono" (Sal 30, 20). Quando ripenso, o Signore, a certe anime devote che s'accostano al tuo Sacramento con la più grande devozione e con affetto, Piuttosto spesso mi sento pieno di colpa e di vergogna, perché m'accosto al tuo Altare e alla Mensa della santa Comunione così tiepido, così freddo, Perché rimango così arido e senza un palpito del cuore, perché non sono del tutto acceso alla tua presenza, o mio Dio, E perché non sono così fortemente rapito e commosso, come lo furono molti devoti che, per l'intensissimo desiderio della Comunione e per la sensibile tenerezza del cuore, non riuscirono a frenare le lacrime.

Essi, anzi, aprendo ad un tempo la bocca del cuore e quella del corpo, dal loro intimo anelavano a Te, Dio, fonte viva, e non potevano calmare o saziare il loro vivo desiderio in altro modo, se non ricevendo il tuo Corpo con pieno giubilo e con avida esultanza della loro anima. Oh, che fede sincera ed ardente, la loro! Essa costituisce un argomento a prova della tua reale presenza! Codeste anime devote davvero conoscono il loro Signore nella “frazione del pane” (Lc 24, 35); il loro cuore tanto ardentemente divampa per Gesù, che cammina con loro.

Spesso, un siffatto sentimento, una siffatta devozione, un amore ed un ardore così veementi sono lontani da me. Siimi propizio, Gesù buono, dolce e benigno, e concedi a questo tuo povero mendico che, qualche volta almeno, risenta nella santa Comunione un po' dell'intimo amore del tuo cuore, Perché s'irrobustisca la mia Fede, rinvigorisca la Speranza nella tua bontà; e la Carità, una buona volta perfettamente accesa e dopo avere gustato la Manna celeste, non mi venga mai meno.

La tua misericordia, poi, è così potente, da concedermi anche codesta desiderata grazia e da visitarmi con somma clemenza in ispirito d'ardore, fino a che non sarà giunto il giorno che a Te piacerà. Infatti, sebbene io non arda d'un desiderio così intenso come quello che ebbero per Te questi devoti così singolari, tuttavia sento, per grazia tua, che desidero avere quel desiderio grande e bruciante; prego e sospiro d'essere ammesso a far parte di tutti i tuoi fervidi devoti e d'essere annoverato nella loro santa compagnia.