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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Aiutatemi a far guerra al peccato.

LETTURE A CASO

Mc 11,1-33

1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli 2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo. 3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito". 4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero. 5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?". 6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare. 7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. 8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. 9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:

Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!

11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. 13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. 14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.

15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. 17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:

La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?


Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!".

18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento. 19Quando venne la sera uscirono dalla città.

20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. 21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato". 22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio! 23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. 24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. 25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati". 26.

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: 28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?". 29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi". 31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto? 32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta. 33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 13, 24-32: Figlio dell'uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.

1 Cor 3,1-23

1Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; 3perché siete ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?

4Quando uno dice: "Io sono di Paolo", e un altro: "Io sono di Apollo", non vi dimostrate semplicemente uomini?

5Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. 6Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. 7Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. 8Non c'è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. 9Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.

10Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. 11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. 14Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco. 16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; 19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti:

Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia.

20E ancora:

Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani.

21Quindi nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.


Il lavoro dei monaci: Le occupazioni debbono essere proporzionate alle capacità di ciascuno.

25. 33. Una parola anche per coloro che, abbandonate ed erogate le loro possessioni – tanto se cospicue quanto se di più modeste proporzioni – con un gesto di umiltà santa e meritoria han deliberato di farsi annoverare fra i poveri di Cristo. Se, non impediti da malferma salute e liberi da impegni di ministero sacro, si dedicano a lavori manuali, con questa loro condotta fanno un’opera di misericordia molto più eccellente che non quando elargirono le proprie sostanze ai bisognosi. Fu certo ben considerevole l’atto di generosità che essi compirono quando consegnarono alla comunità, ordinariamente bisognosa, i beni che possedevano – fossero stati considerevoli o comunque di entità non trascurabile –, tanto che l’organizzazione comunitaria e la carità fraterna debbono, a loro volta, mantenerli. Tuttavia, se anche loro si mettessero a lavorare manualmente, il loro gesto gioverebbe ancora di più alla religione perché toglierebbe ogni pretesto di menare vita oziosa a quegli infingardi che, entrati in monastero da una condizione plebea, sono per ciò stesso più assuefatti al lavoro. Se peraltro essi si rifiutassero di lavorare di braccia, chi oserebbe costringerveli? Comunque anche a loro si debbono trovare nel monastero delle occupazioni adatte, che non esigano sforzo di muscoli ma piuttosto vigilanza e attenzione nel loro disbrigo, in modo che nemmeno costoro mangino a ufo il pane con la scusa che si tratta di roba comune. Da notarsi che non ha importanza quale sia stato il monastero o la località in cui ciascuno ha fatto elargizione dei suoi averi a vantaggio dei fratelli bisognosi. Una sola infatti è la famiglia di tutti i cristiani, di modo che, qualunque sia stato il luogo dove uno ha fatto dono del suo ai fratelli in Cristo, dovunque poi vada egli ha da ricevere dai beni di Cristo il necessario alla vita. Difatti, qualunque sia stato il luogo in cui venne fatta l’elargizione, se fu fatta in pro dei fratelli in Cristo, chi se non Cristo fu che la ricevette? Quanto poi a tutta quell’altra gente – e sono i più – che prima di entrare nella santa famiglia della religione si guadagnavano da vivere lavorando manualmente – la più parte degli uomini infatti lavora così –, costoro se non vogliono lavorare non debbono nemmeno mangiare. Non è infatti per fomentare l’orgoglio dei poveri che nella sequela di Cristo i ricchi si abbassano con condiscendente indulgenza. Ed è cosa sommamente sconveniente che in quel genere di vita dove i senatori sanno adattarsi al lavoro gli artigiani divengano sfaticati, e nelle case dove si rifugiano i padroni dei campi lasciando i loro agi e comodità, ivi i campagnoli divengano esigenti e schizzinosi.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: NELLA DESOLAZIONE ABBANDONARSI A DIO

PAROLE DEL DISCEPOLO
Signore Dio, Padre santo, sii benedetto ora ed in eterno, perché come Tu vuoi, così è stato fatto, e quello che Tu fai è buono. Che il tuo servo allieti in Te, non in sé né in alcun altro, perché Tu solo sei letizia vera, Tu la speranza mia ed il premio mio; Tu, o Signore, la gioia mia e la gloria mia. Che cosa possiede il tuo servo, che non abbia ricevuto da Te, e senza suo merito? Tutte le cose che hai date e fatte a me, sono tuo dono. "Povero io sono, e tribolato sino dalla mia giovinezza" (Sal 87,16), e talvolta l'anima mia si rattrista fino alle lacrime; non di rado si sgomenta per le passioni che la minacciano. Desidero il gaudio della pace, imploro la pace dei tuoi figli, da Te nutriti nella luce della consolazione.

Se Tu le dai la pace, se Tu le infondi santa letizia, l'anima del tuo servo sarà piena di melodia e canterà devota le tue lodi. Ma se Tu ti ritrarrai da lui, come spessissimo fai, il tuo servo non potrà percorrere svelto la via dei tuoi Comandamenti; ma piuttosto gli si piegheranno le ginocchia fino ad opprimergli il petto, Poiché per lui non sarà più come prima, ieri o ieri l'altro, quando la tua lampada gli splendeva sul capo, e sotto l'ombra delle tue ali era al sicuro dagli assalti delle tentazioni. O Padre giusto e degno di perpetua lode, è venuta l'ora in cui il tuo servo dev'essere messo alla prova. O Padre degno d'essere amato, è giusto che in quest'ora il tuo servo patisca qualche cosa per Te.

O Padre degno di perpetua venerazione, è giunta l'ora, che Tu dall'eternità prevedevi sarebbe venuta, nella quale il tuo servo dev'essere momentaneamente sopraffatto da cose esteriori, sebbene interiormente continui a vivere vicino a Te. È giunta l'ora nella quale egli dev'essere per un po' di tempo vilipeso, umiliato e ridotto a nulla in faccia agli uomini, logorato dai patimenti e dalla tiepidezza, per poter, poi, di nuovo risorgere con Te nell'aurora d'una nuova luce ed essere glorificato tra gli eletti del Cielo. O Padre santo, così Tu hai predisposto e così hai voluto; e quello che hai ordinato Tu, si è adempiuto. È questo il dono che Tu fai a chi Ti ama: patire ed essere tribolato in questo mondo per amore tuo, quante volte e da parte di chiunque permetterai che sia fatto. Nulla avviene sulla terra fuori del tuo disegno provvidenziale e senza una tua ragione. "Bene per me, o Signore, se sono stato umiliato, perché io impari a conoscere le tue vie della giustizia" (Sal 118,71) e rigetti dal mio cuore ogni genere d'orgoglio e temerarietà.

Mi è utile che la vergogna abbia ricoperto il mio volto cosicché, per consolarmi, io cerchi Te piuttosto che gli uomini. Da ciò ho anche imparato a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale Tu affliggi il giusto insieme con l'empio, ma non senza equità e giustizia. E grazie Ti siano rese, perché non hai risparmiato il castigo alle mie colpe, ma mi hai trafitto con aspre battiture, infliggendomi dolori e caricandomi d'angustie esterne ed interiori. Non c'è, fra tutti coloro che vivono sotto il cielo, chi mi consoli, se non Tu, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che percuoti e risani, che "ci fai scendere negli abissi della terra e da essi ci ritogli" (Tb 13,2). La tua rigida disciplina sia sopra di me, e la tua stessa sferza mi ammaestrerà. Ecco, o Padre diletto, io sono nelle tue mani e m'inchino sotto la tua verga che mi corregge.

Percuoti pure il mio dorso e il mio collo, perché io raddrizzi la mia vita tortuosa, conformandola secondo la tua volontà. Fa' di me un pio ed umile discepolo, come ben sai fare, perché io cammini secondo ogni tuo cenno. A Te affido me stesso e tutte le cose mie, perché Tu mi corregga: è meglio essere duramente rimproverato quaggiù, oggi, che non in futuro. Tu conosci tutto ed ogni singola cosa, e nulla Ti rimane occulto della coscienza dell'uomo. Tu conosci le cose che verranno, prima che accadano, né hai bisogno che alcuno Ti informi o Ti rammenti quello che si fa sulla terra. Tu conosci ciò che è opportuno ed utile al mio profitto spirituale e quanto serve la tribolazione a togliere la ruggine dei vizi.

Disponi di me secondo il tuo beneplacito e come io stesso desidero; e non disprezzarmi per la mia vita piena di colpe, che nessuno conosce meglio e più chiaramente di Te. Dammi, o Signore, la grazia di conoscere quello che si deve conoscere; di amare ciò che si deve amare; di lodare ciò che a te sommamente piace; d'apprezzare ciò che Tu stimi prezioso; di disprezzare quello che ai tuoi occhi è spregevole. Non permetterai ch'io giudichi "secondo il modo di vedere degli occhi corporali né ch'io prenda decisioni secondo ciò che hanno udito uomini inesperti" (Is 11,3).

Ma fa' ch'io abbia discernimento delle cose sensibili e di quelle spirituali in ispirito di verità, e che, soprattutto, io cerchi sempre di piacere alla tua volontà. Nel giudicare, i sensi degli uomini spesso s'ingannano, come s'ingannano coloro che seguono il mondo, amando soltanto le cose visibili.

Ma è, forse, migliore un uomo per il fatto che è stimato da un altro uomo più grande di quello che è? Chi esalta un altro uomo, è un uomo bugiardo che inganna un bugiardo, un vanitoso che inganna un vanitoso, un cieco che inganna un cieco, un debole che inganna un debole; anzi, mentre lo loda senza fondamento, in realtà lo fa maggiormente vergognare. Infatti - dice nella sua umiltà San Francesco - quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.