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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Siamo i servi del povero. Dobbiamo donare al po­vero un servizio libero, sentito. Nel mondo le persone vengono pagate per il loro lavoro. Noi siamo pagati da Dio. Siamo vincolati da un voto d'amore nel servi­re il povero, nel vivere come il povero con il povero.

LETTURE A CASO

Mt 22,1-45

1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: 2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. 4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. 5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, 12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

15Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. 17Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?". 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: "Ipocriti, perché mi tentate? 19Mostratemi la moneta del tributo". Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". 21Gli risposero: "Di Cesare". Allora disse loro: "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio". 22A queste parole rimasero sorpresi e, lasciatolo, se ne andarono.

23In quello stesso giorno vennero a lui dei sadducei, i quali affermano che non c'è risurrezione, e lo interrogarono: 24"Maestro, Mosè ha detto: Se qualcuno muore senza figli, il fratello ne sposerà la vedova e così susciterà una discendenza al suo fratello. 25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo appena sposato morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. 28Alla risurrezione, di quale dei sette essa sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta". 29E Gesù rispose loro: "Voi vi ingannate, non conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. 30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. 31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi". 33Udendo ciò, la folla era sbalordita per la sua dottrina.

34Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?". 37Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. 39E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".

41Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: 42"Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?". Gli risposero: "Di Davide". 43Ed egli a loro: "Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo:

44Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra,
finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?


45Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?". 46Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 16, 15-20: Il Signore fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

Rm 16,1-27

1Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: 2ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso.

3Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, 4e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; 5salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.

Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell'Asia per Cristo. 6Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. 7Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me. 8Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore. 9Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. 10Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo. 11Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore. 12Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore. 13Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia. 14Salutate Asìncrito, Flegónte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro. 15Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro. 16Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.

17Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro. 18Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici.

19La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male. 20Il Dio della pace stritolerà ben presto satana sotto i vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi.

21Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giàsone, Sosìpatro, miei parenti. 22Vi saluto nel Signore anch'io, Terzo, che ho scritto la lettera. 23Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto.

25A colui che ha il potere di confermarvi
secondo il vangelo che io annunzio
e il messaggio di Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero
taciuto per secoli eterni,
26ma rivelato ora
e annunziato mediante le scritture profetiche,
per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti
perché obbediscano alla fede,
27a Dio che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Lettera ai cristiani di Smirne: Praticare la carità per risorgere

VII, 1. Stanno lontani dalla eucaristia e dalla preghiera perché non riconoscono che l'eucaristia è la carne del nostro salvatore Gesù Cristo che ha sofferto per i nostri peccati e che il Padre nella sua bontà ha risuscitato. Costoro che disconoscono il dono di Dio, nel giorno del giudizio, moriranno. Sarebbe meglio per loro praticare la carità per risorgere. Conviene star lontano da essi e non parlare con loro né in privato né in pubblico, per seguire invece i profeti e specialmente il vangelo nel quale è manifestata la passione e compiuta la risurrezione. Fuggite le faziosità come il principio dei mali.

(Autore: Sant'Ignazio di Antiochia)

L'imitazione di Cristo: LE PROVE DI CHI AMA VERAMENTE

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, ancora non mi ami con forza e prudenza!

PAROLE DEL DISCEPOLO
Perche, o Signore?

PAROLE DEL SIGNORE
Perché alla più piccola contrarietà abbandoni l'impresa e perché con troppa avidità cerchi consolazione. Chi è forte nell'amore, sta saldo nelle tentazioni e non dà ascolto agli astuti suggerimenti del Maligno. Come gli sono caro nella prosperità, così gli sono caro nelle avversità. Chi ama saggiamente, non considera tanto il pregio del dono, quanto l'amore di chi dona. Guarda più all'affetto che al valore e pospone all'amico tutto ciò che questi gli ha dato. Chi è nobile nell'amore, non s'appaga del dono, ma s'appaga di Me sopra ogni altro dono.

Se talvolta non senti per Me e per i miei Santi il grande fervore che vorresti, non per questo tutto è perduto. Quell l'amore dolce e buono che alle volte provi, è frutto della Grazia presente in te; è quasi un assaggio anticipato della patria celeste, sul quale, peraltro, non devi contare troppo, perché ora va, ora viene. Sono, invece, segno di virtù e di grande merito il combattere gli impulsi cattivi dell' animo, quando insorgono, ed il disprezzare le suggestioni del diavolo. Non ti turbino, dunque, certi strani pensieri di qualunque natura, che s'insinuino in te.

Mantieni, invece, saldi i tuoi propositi e retta la tua intenzione verso Dio. Non è illusione, se qualche volta sei portato, d'un tratto, fino all'estremo rapimento e, subito dopo, ritorni alle consuete frivolezze del cuore. Queste, infatti, più che cercarle, le subisci contro tua voglia; ed anzi, finché ti disgustano e resisti ad esse, ne hai merito e non demerito. Sappi che l'antico Avversario tenta con ogni mezzo d'ostacolare il tuo desiderio di bene e di distoglierti da ogni esercizio di pratiche devote, cioè dal culto dei Santi, dalla pia memoria della mia Passione, dal salutare ricordo dei tuoi peccati, dalla vigilanza del tuo cuore e dal fermo proponimento di progredire nella virtù. L’Avversario t'insinua molti perversi pensieri, per cagionarti noia e spavento, per ritrarti dalla preghiera e dalle pie letture. A lui dispiace che tu frequenti con umiltà la Confessione e, se potesse, ti terrebbe lontano dalla Comunione. Non credergli e non badargli, anche se tante volte ti ha teso i lacci dell'inganno.

Incolpa lui dei cattivi ed immondi pensieri che ti suggerisce. Digli: Vattene, spirito immondo; vergognati, miserabile; veramente immondo sei tu, che suggerisci ai miei orecchi tali brutture. Allontanati da me, malvagio seduttore; non avrai in me parte alcuna, ma Gesù sarà in me, come strenuo difensore; e tu ne resterai svergognato. Preferisco morire e patire ogni pena, che acconsentire a te. Taci, ammutolisci; non ti starò più ad ascoltare, sebbene tu vada ordendo contro di me tante insidie. “Il Signore è mia luce e mia salvezza; di chi avrò paura?" (Sal 26,1). "Se contro di me s'accampa un esercito, il mio cuore non teme" (Sal 26,3).

"Iddio è il mio Salvatore e il mio Redentore" (Sal 18,15). Combatti come un bravo soldato; e se talora, per fragilità, cadessi, riprendi energia anche maggiore, confidando in una mia Grazia maggiore; guardati, però, dalla vana compiacenza e dalla superbia. Molti, a causa di questo, sono tratti in errore e talora cadono in una cecità quasi incurabile. Il vedere questa rovina dei superbi, che presumono stoltamente di sé, deve indurti a cautela e ad incessante umiltà.