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Domenica, 5 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Beato Nunzio Sulprizio ( Letture di oggi )

Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney):L'invidioso vuole sempre salire; il santo vuole sempre abbassarsi. Cosi l'invidioso scende sempre e il santo sale sempre.

LETTURE A CASO

Mt 13,1-58

1Quel giorno Gesù uscì di casa e si sedette in riva al mare. 2Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.

3Egli parlò loro di molte cose in parabole.

E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. 5Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. 6Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. 7Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. 8Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. 9Chi ha orecchi intenda".

10Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".

11Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 13Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. 14E così si adempie per loro la profezia di Isaia che dice:

Voi udrete, ma non comprenderete,
guarderete, ma non vedrete.
15Perché il cuore di questo popolo
si è indurito, son diventati duri di orecchi,
e hanno chiuso gli occhi,
per non vedere con gli occhi,
non sentire con gli orecchi
e non intendere con il cuore e convertirsi,
e io li risani.


16Ma beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. 17In verità vi dico: molti profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!

18Voi dunque intendete la parabola del seminatore: 19tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. 20Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, 21ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. 22Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non da' frutto. 23Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi da' frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

24Un'altra parabola espose loro così: "Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? 28Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? 29No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio".

31Un'altra parabola espose loro: "Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami".

33Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti".

34Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, 35perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta:

Aprirò la mia bocca in parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo". 37Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, 39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete capito tutte queste cose?". Gli risposero: "Sì". 52Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".

53Terminate queste parabole, Gesù partì di là 54e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? 55Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?". 57E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". 58E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 10, 2-16: L'uomo non divida quello che Dio ha congiunto.

At 4,1-37

1Stavano ancora parlando al popolo, quando sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, 2irritati per il fatto che essi insegnavano al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti. 3Li arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai sera. 4Molti però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli uomini raggiunse circa i cinquemila.

5Il giorno dopo si radunarono in Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi, 6il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. 7Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?". 8Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, 9visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, 10la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo. 11Questo Gesù è

la pietra che, scartata da voi, costruttori,
è diventata testata d'angolo.


12In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".

13Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e considerando che erano senza istruzione e popolani, rimanevano stupefatti riconoscendoli per coloro che erano stati con Gesù; 14quando poi videro in piedi vicino a loro l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa rispondere. 15Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: 16"Che dobbiamo fare a questi uomini? Un miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. 17Ma perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare più ad alcuno in nome di lui". 18E, richiamatili, ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù. 19Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; 20noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". 21Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando motivi per punirli, li rilasciarono a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto. 22L'uomo infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni.

23Appena rimessi in libertà, andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli anziani. 24All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: "Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, 25tu che per mezzo dello Spirito Santo dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:

Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane?
26Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo;


27davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d'Israele, 28per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse. 29Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare con tutta franchezza la tua parola. 30Stendi la mano perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo Gesù".

31Quand'ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e annunziavano la parola di Dio con franchezza.

32La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. 33Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. 34Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l'importo di ciò che era stato venduto 35e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.

36Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Bàrnaba, che significa "figlio dell'esortazione", un levita originario di Cipro, 37che era padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.


Protreptico ai Greci: Capitolo 6

E una grande turba di questo genere si riversa sopra di me, introducendo, come una specie di spauracchio, delle assurde immagini illusorie di strani demoni, e favoleggiando con chiacchierio di vecchiette: noi siamo però molto lontani dal permettere ad uomini di ascoltare tali discorsi, noi che neppure siamo soliti confortare i nostri bambini quando piangono, raccontando loro delle favole, perchè temiamo di nutrire in essi nello stesso tempo l'empietà proclamata da costoro, che si credono sapienti, mentre non conoscono la verità meglio dei bambini. Perchè dunque - in nome della verità! - tu dimostri che coloro che credono in te sono soggetti a flusso e a movimento e a disordinati vortici? Perchè mi riempi la vita umana di idoli, immaginando che venti o aria o fuoco o terra o pietre o legno o ferro, questo mondo stesso, siano dei, e parlando vanamente e ciarlando della divinità anche degli astri erranti, agli uomini che in realtà sono diventati erranti per mezzo di questa molto celebrata astrologia - non direi astronomia? Io desidero il Signore dei venti, il Signore del fuoco, il Creatore del mondo, il Datore della luce al sole: Dio cerco, non le opere di Dio. Chi dunque potrei prendere dalla tua parte come compagno nella ricerca? Giacchè noi non disperiamo interamente di te. Se vuoi, prendiamo Platone. Come dunque bisogna andare alla ricerca di Dio, o Platone? " Il padre e autore di questo mondo è impresa difficile trovare e, trovatolo, è impossibile dichiararlo a tutti". Perchè insomma, in nome di Lui stesso? " Perchè non può essere espresso assolutamente". Bene, o Platone; hai sfiorato la verità, ma non stancarti, insieme con me intraprendi la ricerca intorno al bene; giacchè in tutti gli uomini interamente, ma specialmente in quelli che occupano il loro tempo nei ragionamenti, è stato instillato un certo effluvio divino. In grazia di esso, anche mal volentieri, essi riconoscono che vi è un solo Dio, e che questo è esente da morte e da nascita, e che in alto, nelle più lontane regioni del cielo, in una sua propria e particolare specola, esiste veramente per sempre. Dio, quale deve, dimmi, concepirsi? Quegli che tutto vede e non è visto, dice Euripide. Mi sembra perciò che erri Menandro, dove dice: O Sole, te bisogna adorar prima, poi ch’è per te che gli altri dei si vedono, giacchè neppure il sole potrebbe mostrar mai il vero Dio, ma lo potrebbe mostrare il buon Verbo, il quale è il sole dell'anima, per il quale soltanto, quando dentro sia sorto nella profondità della mente, s'illumina l'occhio dell'anima. Perciò non senza ragione Democrito dice che " pochi degli uomini sapienti, sollevate le mani verso quel luogo che ora noi Elleni chiamiamo aere, favoleggiano di Zeus; giacchè egli tutto sa e dà tutto e lo toglie ed è re di tutto ". Ragionando in modo simile anche Platone dice oscuramente di Dio: " Intorno al re di tutte le cose, tutte le cose sono, e quella è la causa di tutti quanti i beni ". Chi è dunque il re di tutte le cose? Dio, la misura della verità delle cose che sono. Come perciò le cose che si misurano sono comprese dalla misura, così anche la verità è misurata e compresa dal conoscere Dio. Il veramente santo Mosè dice: "Non vi sarà nella tua borsa bilancia e bilancia, grande o piccola, Nè vi sarà nella tua casa misura grande o piccola, ma una bilancia vera e giusta sarà a te ", intendendo Dio come bilancia e misura e numero del tutto. Giacchè gli ingiusti e iniqui idoli stanno nascosti in casa, nella borsa, e cioè nella, per così dire, anima insozzata. Ma la sola giusta misura, cioè il solo veramente Dio, il quale è sempre invariabilmente e costantemente imparziale, misura tutte le cose e le pesa, abbracciando e tenendo in equilibrio la natura universa con la sua giustizia, come con una bilancia. " Dio, come anche dice l'antico discorso, avendo il principio e la fine e il mezzo di tutte quante le cose che esistono, tiene una via diritta, andando intorno secondo natura. A lui tien dietro sempre la giustizia, punitrice di quelli che si allontanano dalla legge divina". Da dove derivi, o Platone, la verità a cui tu alludi oscuramente? Da dove derivi l'abbondante apporto degli argomenti, il quale vaticina il culto di Dio? " Più sapienti di questi, egli dice, sono le genti barbare ". Conosco i tuoi maestri, anche se tu voglia nasconderli. Tu apprendi la geometria dagli Egiziani, l'astronomia dai Babilonesi, ricevi dai Traci le salutari incantagioni, molte cose te le hanno insegnate gli Assiri; ma nelle leggi, in quelle che sono veraci, e nella credenza intorno a Dio, tu sei stato aiutato dagli stessi Ebrei, che non con inganni vani onorano l'opre degli uomini fatte d'oro e di bronzo e d'argento e di avorio, immagini di uomini morti, in legno e in marmo effigiati, e quante i mortali onorano nel loro vano consiglio; ma levano verso il cielo le pure mani nell'alba, dal letto appena levati, e sempre purificano il corpo con acqua, ed onorano solo chi sempre regna immortale. E a me, o filosofia, non questo solo, Platone, ma molti altri ancora affrèttati a presentare, che proclamano Dio quello che solo è veramente Dio, per ispirazione di Lui, se in qualche punto abbiano colto la verità. Non è di carattere cinico questa concezione, di Antistene, ma effetto dell'insegnamento di Socrate: "Dio - egli dice - non somiglia a nessuno, perciò nessuno può conoscerlo esattamente da una somiglianza". Senofonte ateniese, apertamente, anche lui, avrebbe scritto intorno alla verità, portando la sua testimonianza al pari di Socrate, se non avesse temuto il veleno che uccise Socrate; non di meno vi allude oscuramente. " Quegli - dice - che scuote tutte le cose e le serena, che sia grande e potente è chiaro, ma quale sia di forma non è chiaro: neppure il sole infatti, che appare luminosissimo, neppure esso sembra permettere che lo si guardi, ma se qualcuno impudentemente lo miri, è privato della vista". Donde deriva dunque il figlio di Grillo questa sua sapienza? O non è chiaro che dalla profetessa degli Ebrei, che così oracoleggia? Ma quale carne può dunque vedere con gli occhi il celeste, e vero Dio immortale, che abita nel cielo? Ma neppure, di fronte ai raggi del sole resistere possono gli occhi degli uomini, poi ch'ei son nati mortali. Cleante di Pedase, il filosofo stoico, espone non una teogonia poetica, ma una vera teologia. Egli non nascose quello che pensava intorno a Dio: Il bene quale sia, mi chiedi? Ascolta: esso è ordinato, giusto, santo, pio, di s‚ padron, proficuo, bello, debito, grave, schietto, sempre vantaggioso, senza paura o duolo, utile, anòdino, giovevole, piacevole, sicuro, caro, onorato, coerente.... glorioso, modesto, mite, provvido, forte, costante, eterno, senza biasimo. Non libero è chi mira all'opinione, sperando di ritrarne un qualche bene. Qui chiaramente egli insegna, credo, quale è la natura di Dio, e come l'opinione comune e la consuetudine riducano in servitù coloro che seguono esse e non cercano Dio. Non bisogna trascurare neppure Pitagora e quelli della sua scuola, i quali dicono: "Dio è uno solo; ma egli non è, come alcuni credono, fuori dell'ordinamento dell'universo, ma è in esso, essendo presente interamente nello intero ciclo, presiedente a tutta la creazione, temperamento di tutte le età, e autore di tutti i suoi poteri, e illuminatore di tutte le sue opere nel cielo, e padre di tutto, mente e animazione dell'intero ciclo, movimento di tutte le cose ". Bastano anche queste cose, riferite dagli stessi pagani per ispirazione di Dio, e da noi scelte, come una guida verso la conoscenza di Dio, a colui che è capace, sebbene in piccola misura, di scorgere la verità.

(Autore: Clemente alessandrino)

L'imitazione di Cristo: GLI AFFETTI DISORDINATI

Quando l'uomo appetisce disordinatamente qualche cosa, diventa inquieto dentro di sé. Il superbo e l'avaro non hanno mai pace; il povero e l'umile di spirito, invece, vivono in grande pace. L'uomo che non è ancora completamente morto a se stesso, non tarda ad essere tentato ed è vinto pur nelle cose piccole e spregevoli. Chi è debole nello spirito e, in certo modo, tuttora carnale ed incline alle cose sensibili, difficilmente riesce a svincolarsi del tutto dai desideri terreni. E, perciò, spesso sente tristezza, quando riesce a distogliersene; e facilmente si sdegna, se qualcuno gli si oppone. Se, poi, riesce ad ottenere ciò che bramava, è immediatamente oppresso dal rimorso della coscienza: il motivo è che ha assecondato la sua passione, la quale non giova affatto alla pace di cui è andato in cerca. Perciò, la vera pace del cuore si trova resistendo alle passioni, non già nel farsi schiavo d'esse. Non c'è, dunque, pace nel cuore dell'uomo carnale; non c'è nell'uomo dedito alle esteriorità, ma solo in quello fervente e spirituale.