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Venerdi, 3 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santi Filippo e Giacomo ( Letture di oggi )

Massime di perfezione cristiana: Chi parla poco di Dio, vuol dire che ha il cuore vuoto del suo amore.
Gesu

Coesistenza di necessità e libertà...


10. 1. Pertanto non si deve avere tanta paura della necessità. Avendone paura gli stoici si affaticarono a distinguere le cause delle cose in maniera da esimerne alcune dalla necessità e di assoggettarne altre. Fra quelle che considerarono libere dalla necessità hanno posto anche le nostre volontà perché non sarebbero libere se fossero soggette alla necessità. Se si deve considerare nostra necessità la condizione che non è in nostro potere e che, anche se noi non vogliamo, effettua ciò che è in suo potere, come è la necessità della morte, è chiaro che la nostra volontà, con cui si vive autenticamente o banalmente, non è soggetta a una necessità di questo tipo. Infatti compiamo molte azioni che non compiremmo se non volessimo. A questa categoria appartiene il volere stesso perché, se vogliamo, esiste, se non vogliamo, non esiste. Non vorremmo se non volessimo. Se al contrario necessità significa la condizione con cui s'intende che è necessario che una cosa abbia questa essenza o avvenga in questo modo, non capisco perché si teme che ci tolga la libertà del volere. Infatti non s'intende considerare soggetta alla necessità la vita e la prescienza di Dio, se si afferma la necessità che Dio vive nell'eternità e che ha prescienza di tutto. Allo stesso modo non si diminuisce il suo potere quando si dice che egli non può morire e ingannarsi. Non lo può appunto perché se lo potesse avrebbe minor potere. Eppure con ragione si dice che è onnipotente sebbene non possa morire e ingannarsi. Si dice onnipotente perché fa ciò che vuole, non perché subisce ciò che non vuole; se questo si verificasse in lui, non sarebbe affatto onnipotente. E appunto perché è onnipotente non può alcune cose. Affermare che necessariamente, quando si vuole, si vuole con il libero arbitrio è senza dubbio affermare il vero, ma non per questo il libero arbitrio si considera soggetto alla necessità che toglie la libertà. C'è dunque una nostra volontà ed essa è causa efficiente di ogni azione che si compie volendo e che non sarebbe compiuta se non si volesse. Ed anche se un individuo subisce senza volere un'azione dalla volontà degli altri, anche in questo caso la volontà influisce sebbene non la sua, comunque volontà umana, ma il potere è di Dio. Infatti se fosse soltanto volontà e non potesse ciò che vuole, sarebbe impedita da una volontà superiore, ma anche in questo caso la volontà rimane volontà e non di un altro ma di colui che vuole, anche se non può effettuare ciò che vuole. Ne consegue che non deve attribuire l'influsso che subisce indipendentemente dal proprio volere a volontà umane o angeliche o di altro spirito creato ma di colui che concede di influire a chi usa la volontà.