Santo Rosario on line

Mercoledi, 8 maggio 2024 - Misteri gloriosi - Madonna del Rosario di Pompei ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Lo scopo di Dio, quello per cui noi esistiamo, è che io e voi dobbiamo essere dei contemplativi. Dob­biamo essere utili alla gente annunciando la Parola di Dio, portando l'amore della Parola di Dio agli uomi­ni. Come deve essere sincero e puro il vostro cuore, poiché è dalla pienezza del vostro cuore che deve sgor­gare l'annuncio.
Gesu

Giudizio di Cicerone su idolatria e mitologia.


30. Cicerone, pur essendo àugure, schernisce le divinazioni e schernisce gli uomini che regolano le decisioni della vita dalla voce del corvo e della cornacchia 61. Ma questo filosofo accademico, che sostiene il dubbio universale, è immeritevole di avere autorità in materia. Quinto Lucilio Balbo è uno dei dialoganti nel secondo libro della sua opera La natura degli dèi. Questi, sebbene giustifichi ricorrendo alla natura alcune superstizioni di carattere naturalistico e filosofico, tuttavia si scaglia contro l'introduzione delle statue e le leggende. Dice: Lo vedete come dalla scoperta, destinata al benessere e al vantaggio, delle leggi naturali il pensiero sia condotto a rappresentarsi dèi immaginari e falsi? Il fatto ha dato origine a false opinioni, a errori turbolenti e a superstizioni da vecchiette. Ci sono stati resi noti così la fisionomia e l'età e il modo di vestire degli dèi e inoltre il genere, i matrimoni e la parentela e tutte le altre condizioni trasferite sul piano dell'umana debolezza. Infatti sono presentati con le varie emozioni psicologiche. Abbiamo sentito parlare di passioni, inquietudini e collere degli dèi. Gli dèi, come dicono i miti, non andarono esenti da guerre e battaglie. E non solo, come si ha in Omero, gli dèi difesero, chi da una parte e chi dall'altra i due eserciti avversari, ma hanno fatto perfino delle guerre personali, come con i Titani e i Giganti. È proprio da imbecilli credere a certe fole; sono piene di vuotezza e di sovrana stupidità. Frattanto ecco le concessioni di coloro che difendono gli dèi. Afferma dunque che queste credenze appartengono alla superstizione e per quanto attiene alla religione espone i concetti che, come sembra, egli deriva dalla dottrina degli stoici. Soggiunge: Non soltanto i filosofi ma anche i nostri antenati hanno distinto la superstizione dalla religione; quelli che pregavano e immolavano per intere giornate, affinché i figli fossero a loro superstiti, furono chiamati superstiziosi. Si può ben capire che Cicerone tenta, poiché teme l'usanza della città, di difendere la religione degli antenati e che vuole distinguerla dalla superstizione ma che non trova un motivo plausibile. Dagli antenati sono stati chiamati superstiziosi quelli che pregavano e immolavano per intere giornate. E quelli che hanno introdotto (cosa che Cicerone disapprova) gli idoli degli dèi di differenti età e con diversa foggia di vestire e inoltre il loro genere, matrimonio e parentela, come li chiamavano? Queste forme sono incolpate come superstiziose. Ma è una colpa che coinvolge gli antenati che hanno introdotto e adorato gli idoli, coinvolge lui che, sebbene con una dimostrazione erudita tenti di conseguire la libertà, riteneva necessario rispettare simili credenze. Infatti le idee che proclama con eloquenza in questo dialogo non avrebbe osato neanche borbottarle fra i denti in un'assemblea popolare. Noi cristiani dunque ringraziamo il Signore Dio nostro e non il cielo e la terra, come dice costui, ma lui che ha creato il cielo e la terra. Egli, mediante la sublime umiltà del Cristo, mediante la predicazione degli Apostoli, mediante la fede dei martiri che morirono per la verità e vissero nella verità, attraverso la libera sottomissione dei suoi, ha rovesciato non solo dai cuori credenti ma anche dai templi superstiziosi queste superstizioni che questo Balbo quasi balbettando appena denuncia.