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Lunedi, 6 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Mio Signore e mio Re, sono qui davanti a Te con mani vuote come un povero mendicante, come un bimbo lattante dagli occhi grandi colmi di stupore, bisognoso di protezione e di amore. Le mie credenziali? Essere stato sognato da Te, da sempre, e aver scritto Tu stesso il mio nome, non sulla sabbia e nemmeno sulla pergamena, ma sulla pietra dura, un diamante trasparente, gelosamente custodito nel Tuo cuore di Padre.
Gesu

La vicenda triste dei suoi successori.


15. 2. Gli altri re di Roma, esclusi Numa Pompilio e Anco Marzio che morirono di malattia, subirono una fine orribile. Come ho già detto, Tullo Ostilio, vincitore e sterminatore di Alba, morì folgorato assieme a tutta la famiglia. Il primo Tarquinio fu fatto uccidere dai figli del suo predecessore. Servio Tullio fu ucciso con un esecrando delitto dal genero Tarquinio il Superbo che gli successe nel regno. Tuttavia non si allontanarono gli dèi abbandonando templi e altari quando fu commesso questo assassinio contro il migliore re del popolo romano. Eppure affermano che furono indignati per l'adulterio di Paride al punto di fuggire dalla misera Troia e abbandonarla ai Greci per essere distrutta col fuoco. Anzi Tarquinio successe al suocero da lui stesso ucciso. Gli dèi, senza allontanarsi ma rimanendo presenti, videro questo detestabile assassino divenir re con l'uccisione del suocero, gloriarsi di molte guerre e vittorie e costruire con i bottini di guerra il Campidoglio, sopportarono anche che Giove loro re in quell'augusto tempio, cioè nell'edificio costruito dall'assassino, dominasse e regnasse su di loro. Infatti non aveva costruito il Campidoglio quando era ancora innocente per essere in seguito espulso da Roma per le sue malvagità, ma giunse al regno, durante il quale costruì il Campidoglio col commettere l'esecrabile delitto. La causa per cui più tardi i Romani lo scacciarono dal regno esiliandolo dalla città fu la colpa, non sua ma del figlio, della violazione di Lucrezia, e commessa non solo a sua insaputa ma anche in sua assenza. Assediava allora la città di Ardea, era in guerra per il popolo romano. Non sappiamo che cosa avrebbe fatto se fosse venuto a conoscenza del misfatto del figlio. Tuttavia senza conoscere la sua sentenza e senza informarlo il popolo gli tolse il dominio, quindi fatto entrare l'esercito con l'ordine di abbandonarlo e chiuse le porte, non lo lasciò tornare in città. Egli dopo pesanti guerre, con cui sollevando i popoli vicini logorò i Romani, abbandonato da coloro nel cui aiuto aveva sperato, non riuscì a riacquistare il regno. Condusse comunque nella città di Tuscolo vicina a Roma per quattordici anni, come si narra, vita privata in tranquillità, giunse alla vecchiaia assieme alla moglie e si spense con una fine più desiderabile di quella del suocero ucciso col delitto del genero e, come si narra, col consenso della figlia. Tuttavia i Romani non denominarono questo Tarquinio crudele o scellerato ma superbo forse perché per un altro genere di superbia non sopportavano il suo orgoglio di re. Infatti non presero in considerazione il delitto dell'uccisione del suocero, il migliore dei loro re, tanto che lo elessero re. In proposito mi meraviglio che abbiano dato una così grande ricompensa a un delitto così grave senza ricorrere a un delitto più grave. E gli dèi non si allontanarono abbandonando templi e altari. Ma qualcuno potrebbe difendere questi dèi col dire che rimasero a Roma per punire con pene i Romani anziché aiutarli con favori perché li ingannavano con vane vittorie e li sterminavano con guerre sanguinose. Questa fu la vita dei Romani nel periodo encomiabile dello Stato fino all'espulsione di Tarquinio il Superbo per circa duecentoquarantatré anni. Eppure tutte quelle vittorie, ottenute con molto sangue e grandi sventure, non estesero il suo dominio oltre le venti miglia dalla città. Ed è uno spazio che non si può affatto paragonare all'attuale territorio di una qualsiasi città della Getulia.