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Lunedi, 6 maggio 2024 - Misteri gaudiosi - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Per me Gesù è il mio Dio. Gesù è il mio sposo. Gesù è la mia vita. Gesù è il mio solo amore. Gesù è la cosa più importante per me. Gesù è il mio tutto. Gesù, ti amo con tutto il cuore, con tutta me stessa. Gli ho dato tutto, anche i miei peccati ed egli mi ha scelta come sua sposa con tutta la tenerezza del suo amore. Ora e per sempre sono la sposa del mio Sposo cro­cefisso. Così sia.
Gesu

La società romana secondo Cicerone, non fu giusta...


21. 1. Ma forse si disprezza chi ha giudicato la società romana eticamente molto depravata e costoro non si preoccupano che sia coperta dalla piaga nauseante di costumi moralmente pervertiti, ma soltanto che si conservi e rimanga. Sappiano allora che non solo è divenuta moralmente molto depravata come narra Sallustio, ma che era già finita fin d'allora e che non esisteva più una società civile come sostiene Cicerone. Egli sulla società fa parlare Scipione, quello che aveva distrutto Cartagine, quando si prevedeva che stesse per finire con quella scostumatezza che descrive Sallustio. Il dialogo si teneva in quel periodo in cui era già stato ucciso uno dei Gracchi; e proprio da quel tempo, come scrive Sallustio, cominciarono le gravi sedizioni. In quell'opera si fa menzione appunto della morte del Gracco. Dice dunque Scipione alla fine del secondo libro dell'opera citata: Negli strumenti a corda o a fiato ed anche nel canto vocale si deve produrre dai vari suoni un determinato accordo. Se esso non varia o discorda, l'udito di un intenditore non può sopportarlo. L'accordo in parola inoltre risulta armonico e proporzionato dalla regolata intensità di suoni di diversa altezza. Allo stesso modo lo Stato si armonizza mediante ceti alti, bassi e mediani, a guisa di suoni, in moderata proporzione dall'accordo di elementi molto differenti; e quella che dai musici nel canto si chiama armonia è nello Stato la concordia che è eticamente il più profondo vincolo di sopravvivenza in ogni società civile e non si può avere assolutamente senza la giustizia. E avendo dimostrato con un po' di ampiezza e di ricchezza di osservazioni quanto è utile allo Stato la giustizia e quanto nociva la sua mancanza, prese a parlare Filo, uno di quelli che era presente al dialogo. Egli chiese che il problema fosse approfondito e che si parlasse più diffusamente della giustizia a causa del già diffuso pregiudizio popolare che la società non si può governare senza l'ingiustizia. Scipione fu d'accordo che il problema fosse da discutere e da svolgere e precisò che, a suo modo di vedere, sulla società civile non erano ancora stati esposti dei concetti da cui sviluppare ulteriormente. Era stato però accertato che non solo è falso che la società non si può amministrare senza ingiustizia ma è assolutamente vero che non lo si può senza una grande giustizia. Ed essendo stata differita la trattazione al giorno seguente, nel terzo libro l'argomento fu svolto in un acceso dibattito. Filo si incaricò di sostenere il parere di coloro i quali ritenevano che la società non si può reggere senza l'ingiustizia, affermando con insistenza che non si ritenesse come sua opinione e si batté con vigore per l'ingiustizia contro la giustizia nel simulato tentativo di dimostrare con argomentazioni verosimili ed esempi che la ingiustizia è utile, la giustizia è disutile. Allora Lelio, poiché tutti lo pregavano di difendere la giustizia, cominciò con l'affermare, quanto gli riuscì, che niente è tanto avverso allo Stato come l'ingiustizia e che la società civile può essere amministrata e conservata soltanto con una grande giustizia.