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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:L'ira ottenebra la mente e non permette di distinguere la vera realtà delle cose; scompiglia tutte le facoltà dell'anima; riflette anche all'esterno l'alterazione che c'è all'interno: infatti, l'occhio si rannuvola, la lingua prorompe in minacce, la mano si appresta a percuotere. E così la carità va distrutta.
Gesu

Platone contro i poeti.


14. 1. Chiedo poi perché anche i poeti autori di drammi di tal fatta, ai quali dalla legge delle dodici tavole è stato proibito di ledere la reputazione dei cittadini, se scagliano insulti così ignominiosi contro gli dèi, non sono considerati infami come gli attori. Per quale ragione è stato stabilito che siano infamati gli attori e onorati gli autori di favole poetiche e di dèi privi di ogni decoro? O si deve piuttosto dare la palma al greco Platone che, figurando con la ragione uno Stato ideale, ritenne che i poeti si devono cacciare dalla città come nemici della verità? Egli non tollerava gli oltraggi contro gli dèi e non voleva che le coscienze dei cittadini fossero corrotte per mollezza dalle favole. E adesso confronta l'umanità di Platone che, per non far corrompere i cittadini, caccia i poeti dalla città con la divinità degli dèi che chiede in proprio onore gli spettacoli teatrali. Platone, anche se dialetticamente non convinse, consigliò tuttavia la leggerezza e dissolutezza dei Greci affinché non fossero neanche scritti i drammi; gli dèi estorsero col comando alla ponderatezza e morigeratezza dei Romani che fossero perfino eseguiti. E vollero che non solo fossero eseguiti ma anche dedicati, offerti in voto e presentati loro solennemente. A chi a buon conto lo Stato tributerebbe più onestamente onori divini? A Platone che proibisce queste oscenità e nefandezze o ai demoni che godono di ingannare così uomini ai quali quegli non riuscì a dimostrare irrefutabilmente i veri valori?