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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:Diciamo a noi stessi con la piena convinzione di dire la verità: anima mia, incomincia oggi ad operare il bene, ché nulla hai fatto fin qui. Facciamo sì che ci muoviamo alla presenza di Dio. Dio mi vede, ripetiamo spesso a noi stessi, e nell'atto ch'egli mi vede, mi giudica pure. Facciamo sì che egli non veda in noi se non sempre il solo bene.
Gesu

Coerenza greca incoerenza romana.


11. Attiene a questa coerenza che stimarono degni di qualche alta carica nello Stato anche gli attori teatrali di quei drammi. Infatti, come si ricorda anche nel citato libro Sullo Stato, Eschine ateniese, sommo oratore, sebbene da giovane avesse recitato tragedie, ebbe incarichi nello Stato; Aristodemo, anche egli attore tragico, fu più volte mandato ambasciatore a Filippo per importanti problemi riguardanti la pace e la guerra. Non era ritenuto compatibile, dal momento che, secondo loro, le arti e gli spettacoli drammatici erano accetti agli dèi, di relegare nel luogo e nel numero di coloro che le eseguivano. I Greci, con disonestà certamente, ma con piena coerenza ai propri dèi, diedero queste disposizioni. Infatti essi che non osarono sottrarre la condotta dei cittadini alla denigrazione della lingua dei poeti e degli attori, poiché vedevano che anche la condotta degli dèi, e con loro consenso e compiacimento, era da essi screditata, pensarono non solo di non disprezzare anzi di onorare nell'amministrazione dello Stato anche gli uomini da cui erano eseguiti spettacoli che ritenevano graditi alle divinità venerate. Che ragione avevano di onorare i sacerdoti giacché per loro mezzo offrivano agli dèi vittime gradite e di disprezzare gli attori dal momento che avevano appreso dietro loro informazione a offrire quel piacere o onore agli dèi che li richiedevano, e se non si faceva, si arrabbiavano? Tanto più che Labeone, che dichiarano buon intenditore in materia 19, distingue le divinità buone dalle cattive proprio dalla diversità del culto. Afferma appunto che gli dèi cattivi sono resi propizi con le stragi e le cerimonie funebri, i buoni con ossequi piacevolmente lieti come, a sentir lui, spettacoli, conviti, banchetti sacri. Come stia tutta questa faccenda, lo discuterò dopo, se Dio mi aiuterà. Ora un cenno per quanto riguarda il presente argomento. O gli onori si tributano tutti a tutti in quanto buoni, giacché non è possibile che si diano dèi cattivi, a meno che, essendo spiriti immondi, non siano tutti cattivi; oppure con un certo discernimento, come è sembrato a Labeone, si tributano gli uni ai buoni, gli altri ai cattivi. Comunque sia, con molta coerenza i Greci hanno in onore entrambi, i sacerdoti da cui si offrono vittime, e gli attori per mezzo dei quali si eseguono spettacoli. Così non possono essere incolpati di fare ingiustizia ad alcuno degli dèi se gli spettacoli sono graditi a tutti, ovvero, e sarebbe più riprovevole, a quelli che ritengono buoni se gli spettacoli sono amati soltanto da loro.