Santo Rosario on line

Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Santa Teresina di Lisieux: Come dev'essere grande un'anima per contenere un Dio! E tuttavia l'anima del bambino di un giorno è per lui un paradiso di delizie. Che sarà allora delle nostre che hanno lottato e sofferto per rapire il cuore del loro Diletto?

LETTURE A CASO

Gv 8,1-59

1Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". 6Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". 8E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.

Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". 11Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".

12Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".

13Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera". 14Gesù rispose: "Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. 17Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera: 18orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza". 19Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio". 20Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.

21Di nuovo Gesù disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire". 22Dicevano allora i Giudei: "Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?". 23E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati". 25Gli dissero allora: "Tu chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che vi dico. 26Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui". 27Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 29Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite". 30A queste sue parole, molti credettero in lui.

31Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; 32conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". 33Gli risposero: "Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?". 34Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; 36se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. 38Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!". 39Gli risposero: "Il nostro padre è Abramo". Rispose Gesù: "Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! 40Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. 41Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero: "Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!". 42Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. 43Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, 44voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. 45A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. 46Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? 47Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio".

48Gli risposero i Giudei: "Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano e hai un demonio?". 49Rispose Gesù: "Io non ho un demonio, ma onoro il Padre mio e voi mi disonorate. 50Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica. 51In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte". 52Gli dissero i Giudei: "Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte". 53Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?". 54Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!", 55e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. 56Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò". 57Gli dissero allora i Giudei: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?". 58Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono". 59Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 5, 13-16: Voi siete la luce del mondo.

2 Cor 1,1-24

1Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell'intera Acaia: 2grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.

3Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, 4il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio. 5Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. 6Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. 7La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione.

8Non vogliamo infatti che ignoriate, fratelli, come la tribolazione che ci è capitata in Asia ci ha colpiti oltre misura, al di là delle nostre forze, sì da dubitare anche della vita. 9Abbiamo addirittura ricevuto su di noi la sentenza di morte per imparare a non riporre fiducia in noi stessi, ma nel Dio che risuscita i morti. 10 Da quella morte però egli ci ha liberato e ci libererà, per la speranza che abbiamo riposto in lui, che ci libererà ancora, 11grazie alla vostra cooperazione nella preghiera per noi, affinché, per il favore divino ottenutoci da molte persone, siano rese grazie per noi da parte di molti.

12Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio, non con la sapienza della carne ma con la grazia di Dio. 13 Non vi scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere; spero che comprenderete sino alla fine, 14come ci avete già compresi in parte, che noi siamo il vostro vanto, come voi sarete il nostro, nel giorno del Signore nostro Gesù.

15Con questa convinzione avevo deciso in un primo tempo di venire da voi, perché riceveste una seconda grazia, 16e da voi passare in Macedonia, per ritornare nuovamente dalla Macedonia in mezzo a voi ed avere da voi il commiato per la Giudea. 17Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? O quello che decido lo decido secondo la carne, in maniera da dire allo stesso tempo "sì, sì" e "no, no"? 18Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è "sì" e "no". 19Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu "sì" e "no", ma in lui c'è stato il "sì". 20E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute "sì". Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro "Amen" per la sua gloria. 21È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, 22ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori.

23Io chiamo Dio a testimone sulla mia vita, che solo per risparmiarvi non sono più venuto a Corinto. 24Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi.


Il Pastore d'Erma - Le similitudini: Seconda similitudine

LI, 1. Andando per il campo e osservando un olmo e una vite, meditavo su di essi e i loro frutti. Mi apparve il pastore e mi disse: "Mediti sull'olmo e sulla vite?". "Penso, signore, che sono adatti l'uno all'altra". 2. "Questi due alberi sono un simbolo per i servi di Dio". "Vorrei conoscere, dico, il simbolo di questi alberi cui accenni". "Vedi l'olmo e la vite?". "Li vedo, signore". 3. "La vite porta il frutto, l'olmo è un albero senza frutto. Ma la vite, se non sale sull'olmo, non può dare frutti in abbondanza, giacendo per terra. Il frutto che poi porta, se non è sospeso all'olmo, marcisce. La vite che si attorciglia all'olmo produce frutto da parte sua e da parte dell'olmo. 4. Vedi, dunque, che l'olmo produce molto frutto, non meno della vite, e forse di più". "Come, signore, di più?". "Perché, dice, la vite sospesa all'olmo porta un bel frutto in abbondanza, giacendo per terra, invece, poco e marcio. Questa similitudine si addice ai servi di Dio, al povero e al ricco". 5. "Fammelo sapere, signore, in che modo". "Ascolta, mi dice. Il ricco possiede molte sostanze, ma è povero davanti al Signore. Preoccupato dei suoi beni, fa una preghiera e una confessione al Signore assai breve, e la fa fugace, debole, senza principio né forza. Il ricco che solleva il povero e gli somministra il necessario, crede che, se si adopera per il povero, potrà trarne la ricompensa presso Dio. Il povero è ricco nella sua preghiera e nella confessione e la sua preghiera ha grande forza presso Dio. Il ricco, quindi, provvede al povero senza titubanza. 6. Il povero, aiutato dal ricco, prega Dio per lui e lo ringrazia per lui che l'ha beneficato. E l'altro si preoccupa ancora del povero perché non sia abbandonato nella vita. Sa che la preghiera del povero è accetta e feconda presso il Signore. 7. L'uno e l'altro compiono un lavoro; il povero fa la preghiera, in cui è ricco, la preghiera che riceve dal Signore e a lui rende per chi l'aiuta. Ugualmente il ricco offre al povero, senza titubanza, la ricchezza ricevuta da Dio. E quest'opera è grande e gradita a Dio perché il ricco, comprendendo la sua ricchezza, ha lavorato per il povero, con i doni del Signore, ed ha rettamente compiuto un servizio. 8. Presso gli uomini l'olmo sembra che non porti il frutto, ma essi non sanno né comprendono che quando si ha la siccità, l'olmo, avendo acqua, nutre la vite, e la vite, avendo continuamente acqua, produce frutto doppio per parte sua e per parte dell'olmo. In questo modo anche i poveri, pregando il Signore per i ricchi, ricolmano la ricchezza di questi e a loro volta i ricchi, dando ai poveri il necessario, riempiono le loro anime. 9. L'uno e l'altro diventano partecipi dell'opera giusta, e ciò facendo, non vengono abbandonati da Dio, ma iscritti nei libri dei viventi. 10. Beati coloro che posseggono e comprendono che sono ricchi ad opera del Signore! Chi comprende questo potrà compiere il bene".

(Autore: Erma)

L'imitazione di Cristo: UTILITA' DELLA COMUNIONE FREQUENTE

PAROLE DEL DISCEPOLO
Ecco ch'io vengo a Te, o Signore, per trarre profitto dal tuo dono e per godere del tuo santo banchetto, "che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero" (Sal Li 67,11). Ecco, in Te soltanto sta tutto ciò ch'io posso e devo desiderare; Tu sei la mia salvezza, la redenzione, la speranza, la forza, l'onore, la gloria. "Allieta", dunque, oggi, "l'anima del tuo servo, perché ho innalzato l'anima mia a Te" (Sal 85,4), o Signore Gesù. Io desidero ora riceverTi con devozione e riverenza; desidero introdurTi nella mia casa, per meritare, come Zaccheo, d'essere da Te benedetto e d'essere annoverato tra i figli d'Abramo. L’anima mia sospira il tuo Corpo, il mio cuore brama d'essere unito con Te. DonaTi a me, e mi basta. Infatti, lontano da Te nessuna consolazione ha valore. Senza di Te, non posso vivere; non posso stare senza le tue visite.

E, perciò, devo frequentemente accostarmi a Te e riceverTi come mezzo della mia salvezza, perché, privo di questo alimento celeste, alle volte non cada per via. Tu, infatti, o misericordiosissimo Gesù, predicando alle folle e guarendo varie infermità, una volta dicesti così: "Non voglio rimandarle digiune, perché non svengano lungo la strada" (Mt 15,32). Fa', dunque, altrettanto con me, Tu, che, per consolare i fedeli, hai lasciato Te stesso nel Sacramento. Sei Tu, infatti, il ristoro soave dell 'anima; e chi avrà degnamente mangiato di Te, sarà partecipe ed erede dell'eterna gloria.

Per me, che così spesso cado in peccato e tanto presto intorpidisco e vengo meno, è veramente indispensabile che mi rinnovi, che mi purifichi e m'infiammi con frequenti preghiere e Confessioni e con la santa Comunione del tuo Corpo, perché non avvenga che, astenendomene troppo a lungo, io receda dai miei santi propositi. Infatti, i sensi dell'uomo, fin dalla sua adolescenza, sono inclini al male e, se non lo soccorre la divina medicina della grazia, egli precipita presto in mali peggiori. La santa Comunione, appunto, allontana l'uomo dal male e lo consolida nel bene.

Se, infatti, ora sono così spesso negligente e tiepido quando mi comunico o celebro, che cosa avverrebbe, se io non prendessi questa medicina e non cercassi un così grande aiuto? E, sebbene io non sia ogni giorno preparato e ben disposto a celebrare, cercherò di ricevere nel tempo opportuno i Divini Misteri e di rendermi partecipe di tanta grazia. Finché l'anima fedele va pellegrinando lontano da Te, nel corpo mortale, questa è l'unica, suprema sua consolazione: ricordarsi più spesso del suo Dio e ricevere con fervida devozione il suo Amato.

Oh, mirabile degnazione della tua pietà verso di noi: Tu, Signore Dio, Creatore e datore di vita a tutti gli spiriti celesti, Ti degni di venire in quest'anima mia poveretta, saziando la sua fame con tutta la tua Divinità ed umanità! Oh, felice la mente e beata l'anima che merita di ricevere devotamente Te, suo Signore Dio, e d'essere ricolma, nel riceverTi, di gaudio spirituale!

Quale grande Signore essa accoglie! Quale amato ospite introduce! Qual piacevole compagno riceve! A qual fedele amico va incontro! Quale splendido e nobile sposo abbraccia, degno d'essere amato più di tutte le persone più care e più di tutte le cose che si possano desiderare! Tacciano davanti a Te, o dolcissimo mio Amato, il cielo, la terra e tutte le loro bellezze, poiché tutto quello che hanno di lodevole e pregevole è dono della degnazione della tua munificenza, né mai giungeranno allo splendore del tuo nome, la cui sapienza non ha misura.