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Venerdi, 26 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Marcellino ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Il primo frutto della prova è la conoscenza di sé e la consapevolezza della propria miseria. Infatti, per conoscere bene se stessi è necessario attraversare molte prove, assaporarne le aridità e le solitudini. La prova arreca l'umiltà all'anima e le offre la possibilità di purificarsi da tutte quelle imperfezioni dovute alla superbia. Nell'umiltà, l'uomo cambia l'opinione sul prossimo, che ormai stima: non lo giudica più come faceva prima, quando guardava se stesso con troppa indulgenza e gli altri con troppa severità. Ora è così consapevole dalla propria miseria che non ha né tempo né voglia di occuparsi delle mancanze degli altri. Con la consapevolezza della propria debolezza l'uomo si libera dall'innata presunzione e si abbandona sempre più alla volontà del Signore.

LETTURE A CASO

Gv 10,1-42

1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". 6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".

19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole. 20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?". 21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?".

22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno. 23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. 24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente". 25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; 26ma voi non credete, perché non siete mie pecore. 27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. 30Io e il Padre siamo una cosa sola".

31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. 32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?". 33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio". 34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), 36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre". 39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. 41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero". 42E in quel luogo molti credettero in lui.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 19, 1-10: Il Figlio dell'uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Gal 4,1-31

1Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; 2ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. 3Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. 4Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, 5per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. 6E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! 7Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.

8Ma un tempo, per la vostra ignoranza di Dio, eravate sottomessi a divinità, che in realtà non lo sono; 9ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire? 10Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! 11Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo.

12Siate come me, ve ne prego, poiché anch'io sono stato come voi, fratelli. Non mi avete offeso in nulla.13Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il vangelo; 14e quella che nella mia carne era per voi una prova non l'avete disprezzata né respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù.

15Dove sono dunque le vostre felicitazioni? Vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati anche gli occhi per darmeli. 16Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità? 17Costoro si danno premura per voi, ma non onestamente; vogliono mettervi fuori, perché mostriate zelo per loro. 18È bello invece essere circondati di premure nel bene sempre e non solo quando io mi trovo presso di voi, 19figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi! 20Vorrei essere vicino a voi in questo momento e poter cambiare il tono della mia voce, perché non so cosa fare a vostro riguardo.

21Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge? 22Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. 23Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa. 24Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar 25- il Sinai è un monte dell'Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. 26Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre. 27Sta scritto infatti:

Rallègrati, sterile, che non partorisci,
grida nell'allegria tu che non conosci i dolori del parto,
perché molti sono i figli dell'abbandonata,
più di quelli della donna che ha marito
.

28Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. 29E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. 30Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. 31Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera.


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: Non probante l'esempio di Catone l'Uticense.

23. Ma anche essi, dopo Lucrezia sulla quale ho sufficientemente espresso la mia opinione, non trovano tanto facilmente qualcuno, sulla cui autorevolezza appoggiarsi, se non il famoso Catone che si uccise a Utica 76. Certamente non è il solo ad averlo fatto, ma siccome era stimato uomo dotto e onesto, a ragione si potrebbe ritenere che onestamente si sia potuto o si possa fare ciò che ha fatto. Ma che dovrei dire del suo gesto? Dico principalmente che i suoi amici, anche essi dotti, che più saggiamente lo sconsigliavano dal farlo, giudicarono il gesto più d'un uomo debole che forte perché in esso si rilevò non l'onestà che evita il disonore ma la debolezza che non regge all'avversità. Lo indicò Catone stesso nei confronti del suo figlio carissimo. Se era disonorevole vivere dopo la vittoria di Cesare, per qual motivo consigliò al figlio tale disonore giacché gli ordinò di affidarsi in tutto alla clemenza di Cesare 77? Perché non lo indusse a morire con sé? Se Torquato, meritandosi lode, uccise il figlio, pur vincitore, che contro l'ordine aveva combattuto i nemici 78, perché Catone vinto risparmiò il figlio vinto se non risparmiò se stesso?. Oppure era più disonorevole esser vincitore contro il comando che tollerare contro l'onore un vincitore? Dunque non ha affatto giudicato che fosse disonorevole vivere dopo la vittoria di Cesare. Altrimenti con la propria spada avrebbe liberato il figlio da questo disonore. Che dire allora? Ma che egli, quanto amò il figlio che desiderò e volle fosse risparmiato da Cesare, tanto invidiò la gloria dello stesso Cesare, o per parlare con maggiore indulgenza, si vergognò di essere perdonato da lui, come si racconta che Cesare stesso ebbe a dire 79.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: IN DIO SOLO, SOPRA OGNI BENE E OGNI DONO, DOBBIAMO TROVARE LA PACE

PAROLE DEL DISCEPOLO
Sopra tutte le cose ed in tutto, o anima mia, troverai pace sempre, solo nel Signore, perché è Lui l'eterna pace dei Santi. O dolcissimo e amorosissimo Gesù, concedimi d'aver pace in Te sopra ogni creatura; Sopra ogni bene, sopra ogni bellezza, sopra ogni gloria ed ogni onore, sopra ogni potenza e dignità, sopra ogni scienza ed acutezza d'ingegno; Sopra tutte le ricchezze e le arti, sopra ogni gioia ed esultanza, sopra ogni fama e lode, sopra ogni dolcezza e consolazione; Sopra ogni speranza e promessa, sopra ogni merito e desiderio; Sopra ogni dono e favore, che Tu puoi elargire ed infondere; sopra ogni gaudio e giubilo, che mente umana può ricevere ed assaporare; infine, sopra gli Angeli e gli Arcangeli e sopra tutta la milizia celeste, sopra le cose visibili ed invisibili e sopra tutto ciò che non è Te, Dio mio! In verità, Tu, Signore Dio mio, sei l'Ottimo sopra tutte le cose; Tu solo sei l'Altissimo,

Tu solo sei l'Onnipotente, Tu solo sei l'Essere più sufficiente e ricco; Tu solo dai soavità e consolazione. Tu solo sei infinitamente bello ed amoroso; Tu solo sei, più d'ogni cosa, adorno di maestà e splendido di gloria; in Te sono, furono sempre e saranno uniti insieme tutti i beni in grado perfetto. Perciò, qualunque cosa Tu mi doni, all'infuori di Te stesso, qualunque cosa Tu mi riveli di Te o mi prometta, se non contemplo e non posseggo pienamente Te, e' scarsa e non basta ad appagarmi. La ragione è, certo, che il mio cuore non può trovare vera pace né essere del tutto felice se non in Te, trascendendo tutti i doni ed ogni creatura.

O Gesù Cristo, mio dilettissimo Sposo! O Amore purissimo! O Signore di tutte quante le creature! Chi mi darà le ali della vera libertà, per volare fino a Te ed avere pace in Te? Oh! quando mi sarà dato d'attendere pienamente a Te e di contemplare la tua soavità, o Signore Dio mio? Quando potrò raccogliermi completamente in Te, cosicché, per amore tuo, io non senta più me stesso, ma Te unicamente, oltre ogni senso e modo umano, come non tutti sanno conoscere?

Per ora, invece, piango spesso e porto con dolore il peso della mia infelicità. Infatti, in questa valle di miserie s'incontrano molti mali: molto spesso mi turbano, mi rattristano, mi annuvolano lo spirito; troppo spesso mi sono d'inciampo e disorientamento, m'attirano ed irretiscono, per impedire ch'io abbia libero accesso a Te e goda dei gioiosi abbracci che Tu tieni sempre aperti agli spiriti beati. Ti muovano a pietà il mio sospiro e le molteplici pene che soffro qui, sulla terra! O Gesù, splendore d'eterna gloria, conforto dell'anima. pellegrina!

La mia bocca è senza voce davanti a Te. ma il mio silenzio Ti parla! Fino a quando tarderà a venire il Signore mio? Venga a me, che sono il suo poverello, e mi faccia lieto; stenda la sua mano e strappi me, infelice, da ogni angustia.Vieni! Vieni! Senza di Te, non un giorno solo, non un' ora sarà lieta, perché sei Tu la mia letizia; squallida è la mia mensa senza di Te.

Un pover'uomo io sono e, in certo modo, incarcerato e carico di ceppi, fino a che Tu non mi ristori con la luce della tua presenza, non mi renda la libertà e non mi mostri il tuo volto amico. Cerchino altri, invece di Te, qualunque cosa loro piacerà; a me nient'altro ora è gradito né sarà gradito, fuori di Te, mio Dio, speranza mia, salvezza eterna. Non tacerò né cesserò di supplicare, fino a quando non ritorni la tua Grazia e Tu non parli dentro di me.

PAROLE DEL SIGNORE
Eccomi, sono qui! Ecco, vengo Io da te, poiché tu m'hai invocato. Le tue lacrime, il desiderio dell'anima tua, la tua umiliazione e contrizione di cuore m'hanno piegato e ricondotto a te.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Ed io dissi: Signore, Ti ho chiamato, ho desiderato godere della tua presenza e per Te sono disposto a rifiutare ogni cosa. Tu, per primo, m'hai spinto a cercarTi. Sii, dunque, benedetto, Signore, che hai usato questa bontà con il tuo servo, secondo la tua immensa misericordia. Che può altro avere da dirTi il tuo servo, se non parole di profonda umiliazione davanti a Te, ricordandosi sempre della propria iniquità e del proprio nulla?

Fra tutte le meraviglie del cielo e della terra, infatti, non c’è nulla che Ti possa somigliare. Le tue opere sono sommamente buone, retti i tuoi giudizi, e dalla tua Provvidenza viene governato l’universo. A Te, dunque, lode e gloria, o Sapienza del Padre: la mia bocca, la mia anima e tutte insieme le cose create Ti lodino e Ti benedicano.