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Giovedi, 2 maggio 2024 - Misteri luminosi - Sant´ Atanasio ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Da che cosa dipendono le tue inquietudini e timori? Dalla mancanza di fede. È la fede che regge tutto. La fede, quando tira fuori tutta la fiducia che ha, ti dona pace e serenità. Quando ti fidi di Dio e ti abbandoni a Lui, trovi subito un profondo senso di pace. Non scoraggiarti. Se ti scoraggi vuol dire che pensi più a te stesso che a Dio. Se hai dei problemi, cerchi Dio più che gli uomini. È difficile il caso? Confida in Dio. Ci sono ostacoli? Rivolgiti a Lui. Signore, quando le sicurezze terrene cominciano a cadere, mi basta sapere di essere amato da Te.
Gesu

la gloria e l'eroe cristiano.


14. A questa passione dunque senza dubbio è meglio resistere che acconsentire. Si è infatti tanto più simili a Dio quanto più si è immuni da questa colpa. Ed anche se nella vita presente non si estirpa completamente dal cuore, perché non cessa di tentare anche le coscienze che fanno buoni progressi, si superi per lo meno la passione della gloria con l'amore alla giustizia. E se in certi casi rimangono neglette le attività che sono disapprovate dall'opinione pubblica, se esse sono buone e oneste, anche l'amore della fama abbia il pudore di cedere all'amore della verità. Il vizio in parola infatti è molto contrario alla fede religiosa se nella coscienza è maggiore la passione della gloria che il timore e l'amore di Dio. In proposito ha detto il Signore: Come potete credere se cercate la gloria l'un dall'altro e non cercate la gloria che viene soltanto da Dio?. Per lo stesso motivo ha detto un Evangelista nei confronti di alcuni che avevano creduto nel Cristo ma temevano di confessarlo apertamente: Hanno amato di più la gloria degli uomini che quella di Dio. I santi Apostoli non si comportarono così. Essi predicavano il cristianesimo dove esso era disapprovato secondo le parole di Cicerone: Rimangono sempre neglette le attività che sono disapprovate dall'opinione pubblica. In alcuni luoghi anzi esso era oggetto di grandissima esecrazione. Ma essi tenevano presente ciò che avevano udito dal divino Maestro che è anche medico delle coscienze: Se qualcuno mi rinnegherà davanti agli uomini, lo rinnegherò anche io davanti al Padre mio che è nei cieli o anche davanti agli angeli di Dio. Quindi fra le maledizioni e gli insulti, fra gravissime persecuzioni e pene crudeli non si lasciavano distogliere dalla predicazione della salvezza umana per timore dello strepito della disapprovazione umana. E conseguirono nella Chiesa di Cristo una gloria straordinaria appunto perché affermavano una dottrina divina con l'azione, la parola e la vita disarmando con la loro condotta i cuori duri e facendo intravedere la pace della giustizia. Ma essi non si fermavano alla gloria come a un obiettivo della propria vita ma la riferivano alla gloria di Dio, perché con la sua grazia erano quel che erano. Ed anche con questo stimolo accendevano coloro di cui si prendevano cura affinché anche i proseliti fossero quali essi erano. Appunto perché non fossero buoni per la gloria umana, il loro Maestro li aveva educati con queste parole: Guardatevi dal fare le vostre opere di giustizia davanti agli uomini per essere osservati da loro; altrimenti non avrete la ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Ma a sua volta, affinché interpretando male quelle parole non avessero timore di essere graditi agli uomini e nascondendo la propria bontà non giovassero di meno, egli mostrando il fine per cui devono farsi conoscere, ha detto: Le vostre opere buone risplendano davanti agli uomini perché osservino le vostre buone azioni e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Dunque non affinché siate osservati da loro, cioè con l'intenzione di farli volgere verso di voi, giacché non da voi siete qualche cosa, ma affinché diano gloria al Padre vostro che è nei cieli, cioè affinché volgendosi a lui divengano quel che voi siete. Li seguirono i martiri i quali superarono gli Scevola, i Curzio, i Decio, perché non s'inflissero la pena da sé ma, essendo stata loro inflitta, la subirono con vera virtù perché con vera pietà e in numero straordinario. I Romani però erano nella città terrena e ad essi era stato assegnato come obiettivo di tutti i doveri verso di lei la sua sopravvivenza e il regno non in cielo ma in terra, non nella vita eterna ma nel recedere di coloro che morivano e nel succedere di altri che sarebbero morti anche essi. Che altro dunque potevano amare se non la gloria, mediante la quale volevano quasi sopravvivere nella fama?