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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:La lode da cantare è lo stesso cantore... Siate voi la lode che volete proferire; e sarete la sua lode se vivrete bene. (
Gesu

La dea Vittoria e la guerra imperialistica.


15. Riflettano dunque che forse non è conveniente per le persone oneste godere dell'allargamento del dominio. Infatti l'ingiustizia di coloro contro i quali sono state mosse guerre giuste ha favorito l'incremento del dominio. Ed esso sarebbe stato piccolo se l'amore alla pace e la giustizia dei vicini non lo avessero provocato per qualche torto a muover loro la guerra. Ne consegue che con maggiore benessere per l'umanità tutti gli Stati rimarrebbero piccoli godendo della pace con i vicini e vi sarebbero nel mondo molti Stati di popoli come in una città vi sono molte case di cittadini. Quindi far guerra ed estendere il dominio con l'assoggettare i popoli può sembrare prosperità ai cattivi, ai buoni necessità. Poiché sarebbe peggio se gli operatori d'ingiustizie dominassero sui più giusti, non sconvenientemente si considera un benessere anche questo. Indubbiamente però è maggiore prosperità avere un buon vicino in pace che assoggettare un cattivo vicino in guerra. È un cattivo auspicio desiderare di avere chi odiare e temere perché vi sia chi vincere. Se dunque i Romani, muovendo guerre giuste, non contrarie all'umanità e all'equità, hanno potuto conquistare un impero così grande, forse si doveva onorare come dea anche l'ingiustizia degli altri. Vediamo infatti che l'ingiustizia ha molto collaborato all'ingrandimento del dominio perché rendeva oltraggiosi coloro con cui far guerre giuste e incrementare così l'impero. Perché dunque non sarebbe una dea per lo meno straniera l'ingiustizia, se Pavore, Pallore e Febbre meritarono di essere dèi romani? Con queste due, cioè l'ingiustizia straniera e la dea Vittoria, si è ingrandito l'impero anche se Giove era in ferie, perché mentre l'ingiustizia suscitava dei motivi per le guerre, la Vittoria le conduceva a termine con successo. Che ruolo aveva Giove nella faccenda se quelli che si potevano ritenere come suoi favori, sono considerati dèi, sono chiamati dèi, sono adorati come dèi e sono invocati in luogo degli attributi di Giove? Anche egli avrebbe nella faccenda un certo ruolo, se anche egli fosse chiamato Stato, come la dea è chiamata Vittoria. Ma se lo Stato è un dono di Giove, perché anche la vittoria non dovrebbe esser considerata un suo dono? E lo sarebbe se egli non fosse conosciuto e onorato come un idolo del Campidoglio ma come re dei re e signore dei signori.