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Martedi, 7 maggio 2024 - Misteri dolorosi - Santa Flavia ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Noi siamo troppo attaccati alle nostre abitudini e ai nostri esercizi, e condanniamo facilmente il modo di fare degli altri, che non ci piace.
Gesu

Riassunto su politeismo e moralità.


1. All'inizio del mio discorso sulla città di Dio ho pensato prima di tutto di dover ribattere i suoi nemici che, inseguendo le gioie terrene e anelando ai beni fugaci, rinfacciano alla religione cristiana, l'unica apportatrice di salvezza e di verità, tutte le sventure che, per quanto riguarda quei beni, subiscono più per la bontà di Dio nell'ammonire che per la sua severità nel punire. V'è fra di loro anche la massa ignorante che è stimolata più gravemente, all'odio contro di noi, dall'autorità delle cosiddette persone colte. Gli illetterati infatti ritengono che gli avvenimenti insoliti verificatisi ai loro giorni non si verificavano di solito nei tempi passati; ed anche quelli i quali sanno che questa loro opinione è falsa, per dare a credere che hanno dei motivi giusti per dire insolenze contro di noi, la confermano facendo finta di ignorare i fatti. Per questo si doveva dimostrare, mediante i libri scritti dai loro autori per narrare la storia dei tempi passati, che le cose sono ben diverse da come essi pensano. Nello stesso tempo si doveva segnalare che gli dèi, da loro adorati prima in pubblico e tuttora in privato, sono spiriti immondi e demoni malvagi e impostori al punto che traggono vanto dai propri delitti o veri o perfino immaginari. Ed essi vollero che fossero ricordati solennemente nelle loro feste affinché la debolezza umana non si ritraesse dal commettere azioni riprovevoli, dato che l'esempio divino si offriva all'imitazione. Non ho prodotto queste argomentazioni da una mia congettura ma in parte dai fatti recenti perché io stesso ho visto simili riti in onore di simili dèi, in parte dalle opere di autori che hanno tramandato ai posteri questi fatti, non certo per infamare ma per onorare i propri dèi. Lo stesso Varrone, il più colto della loro letteratura e di grandissima autorità, nel comporre in varie parti i libri sulla cultura e la religione, assegnandone alcuni alla cultura, altri alla religione secondo la particolare importanza di ciascun argomento, non attribuì i libri sugli spettacoli alla cultura ma alla religione 1. Che se nella città vi fossero stati soltanto uomini buoni e onesti, gli spettacoli non avrebbero dovuto essere assegnati neanche alla cultura. Non lo fece certamente di suo arbitrio ma perché, nato ed educato a Roma, li trovò nella religione. Ho esposto in breve alla fine del primo libro gli argomenti da trattare in seguito e di essi alcuni ne ho esposti nei due libri seguenti. Comprendo che adesso si devono restituire all'attesa dei lettori gli altri argomenti.