...come nei misteri di Celeste.
26. 2. Non sappiamo dove e quando gli individui consacrati a Celeste ascoltavano precetti di castità. Noi profani comunque ci radunavamo da ogni parte davanti al suo tempietto, dove potevamo osservare la sua statua ivi collocata. In piedi, dovunque ci si poteva sistemare, assistevamo con molta attenzione agli spettacoli che vi si eseguivano, osservando, col muovere lo sguardo, da una parte una parata lasciva, dall'altra la dea vergine, notando che lei era adorata con religioso rispetto e che davanti a lei si celebravano riti osceni. Non abbiamo visto in quel luogo mimi pudorati o un'attrice più costumata, tutte le parti erano colme di spudoratezza. Si sapeva ciò che era gradito alla divinità vergine e le si offriva ciò che rendeva una donna onesta più informata nel tornare dal tempio alla casa. Alcune più vergognose voltavano la faccia dai gesti osceni degli attori e imparavano con intenzione nascosta la prassi della colpa. Si vergognavano infatti degli uomini e per questo non osavano guardare a viso aperto gesti osceni, ma molto meno osavano condannare con cuore onesto i riti della dea che adoravano. E si dava ad apprendere pubblicamente in un tempio un'azione, per compiere la quale si cercava per lo meno l'intimità nella casa. E il pudore umano, se pur c'era in quel luogo, si meravigliava non poco che gli uomini non commettessero quelle colpe liberamente perché le apprendevano perfino con un rito religioso presso gli dèi col rischio di irritarli se non provvedevano a offrire quel rito. E quale altro spirito, muovendo con segreta istigazione coscienze veramente disoneste, stimola a commettere adulteri e gode di quelli commessi, se non quello che si diletta di riti sacri di quella specie, giacché fa innalzare nei templi le statue dei demoni, ama le rappresentazioni dei vizi negli spettacoli, bisbiglia in privato parole di onestà per ingannare anche le poche persone dabbene, ripropone in pubblico le attrattive della dissolutezza per accalappiare le innumerevoli persone cattive?