...quindi infondate le accuse dei pagani.
21. 4. Cicerone confessava questo stato di cose molto tempo dopo la morte dell'Africano che nei suoi libri ha fatto disputare sulla società, ma prima ancora della venuta di Cristo. Se questi mali fossero noti al pubblico e dichiarati esplicitamente quando la religione cristiana era conosciuta e vigorosa, chi non avrebbe ritenuto di doverli imputare ai cristiani? Perché i loro dèi non si preoccuparono che non andasse del tutto in rovina la società civile che Cicerone, molto tempo prima che Cristo venisse, lamenta con tanta tristezza ormai perduta? Si informino i panegiristi della società romana in quale condizione era anche con quegli antichi uomini e costumi, se cioè in essa era in vigore la vera giustizia ovvero se neanche allora era viva nei costumi ma dipinta con colori. L'ha detto inconsapevolmente lo stesso Cicerone nel lodarla. Ma altrove, se Dio vorrà, esamineremo questo argomento. Cicerone ha presentato brevemente con le parole di Scipione che cos'è la società civile e che cos'è il popolo aggiungendo molte opinioni sue e di coloro che ha fatto parlare in quel dialogo. Ed io mi sforzerò a suo tempo di dimostrare in base alla definizione dello stesso Cicerone che quella non fu mai una società civile perché non si ebbe mai in essa la vera giustizia. In base a definizioni abbastanza probabili fu per certi suoi aspetti una società civile e fu meglio amministrata dagli antichi che da quelli che seguirono. Ma la vera giustizia si ebbe soltanto nella società, di cui Cristo è fondatore e sovrano, se è ammesso di considerare anche essa uno Stato pubblico, perché non si può negare che è uno Stato del popolo. Se poi questo nome, che si usa diversamente nei vari luoghi, è forse meno adatto al nostro modo di parlare, v'è certamente giustizia in quella città, di cui la sacra Scrittura dice: Azioni gloriose sono state narrate di te, o città di Dio.