Decimo precetto: La gioia
XLII (3), 1. "Rivestiti, dunque, di gioia che è sempre gradita a Dio e gli è accetta. In essa si diletta. Ogni uomo allegro opera bene, pensa bene e disprezza la mestizia. 2. Invece l'uomo triste si comporta sempre male. Prima agisce male perché contrista lo Spirito Santo che fu dato gioioso all'uomo, poi, contristando lo Spirito Santo, compie l'ingiustizia di non supplicare Dio e di non confessarsi a Lui. La preghiera dell'uomo triste non ha mai la forza di salire all'altare del Signore". 3. "Perché, chiedo, la preghiera del triste non sale all'altare?". "Perché, dice, la tristezza risiede nel suo cuore. La tristezza unita alla preghiera non permette che la preghiera ascenda pura all'altare. Come l'aceto e il vino mescolati insieme non hanno lo stesso sapore, così la tristezza frammista allo Spirito Santo non conserva la stessa preghiera. 4. Purìficati, dunque, da questa nefasta tristezza e vivrai in Dio. E vivranno in Dio quanti allontanano la tristezza e si rivestono di ogni gioia".