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Venerdi, 26 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Marcellino ( Letture di oggi )

Massime di perfezione cristiana: Chi rivela ad altri, che non devono né è bene che le sappiano, le mancan­ze e i segreti del proprio confratello, semina discordie e diventa colpevole di molti peccati.

LETTURE A CASO

Lc 13,1-35

1In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù rispose: "Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? 3No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".

6Disse anche questa parabola: "Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? 8Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime 9e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai".

10Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. 11C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. 12Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", 13e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.

14Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". 15Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? 16E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott'anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". 17Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.

18Diceva dunque: "A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? 19È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell'orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami".

20E ancora: "A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? 21È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata".

22Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose: 24"Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. 26Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. 27Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! 28Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi".

31In quel momento si avvicinarono alcuni farisei a dirgli: "Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere". 32Egli rispose: "Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. 33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

34Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che sono mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! 35Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 21, 5-19: Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime.

1 Pt 5,1-14

1Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi: 2pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; 3non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. 4E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.

5Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché

Dio resiste ai superbi,
ma dà grazia agli umili
.

6Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, 7gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. 8Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. 9Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.

10E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi. 11A lui la potenza nei secoli. Amen!

12Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! 13Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio. 14Salutatevi l'un l'altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo!


I Lettera ai Corinti: XLVI. Attaccarsi ai giusti

1. A siffatti esempi bisogna, fratelli, che ci atteniamo anche noi. 2. E' scritto, infatti: "Attaccatevi ai santi perché quelli che sono uniti ad essi diverranno santi". 3. E di nuovo in un altro luogo la Scrittura dice: "Con l'innocente sarai innocente, con l'eletto sarai eletto, ma con il perverso ti pervertirai". 4. Attacchiamoci dunque agli innocenti e ai giusti, sono gli eletti di Dio. 5. Perché tra voi contese, ire, dissensi, scismi e guerra? 6. Non abbiamo un solo Dio, un solo Cristo e un solo spirito di grazia effuso su di noi e una sola vocazione in Cristo? 7. Perché strappiamo e laceriamo le membra di Cristo e insorgiamo contro il nostro corpo giungendo a tanta pazzia da dimenticarci che siamo membra gli uni degli altri? Ricordatevi delle parole di Gesù e nostro Signore. 8. Disse, infatti: "Guai a quell'uomo; sarebbe stato meglio che non fosse nato, piuttosto che scandalizzare uno dei miei eletti. Meglio per lui che gli fosse stata attaccata una macina e fosse stato gettato nel mare, piuttosto che pervertire uno del miei eletti". Il vostro scisma ha sconvolto molti e molti gettato nello scoraggiamento, molti nel dubbio, tutti noi nel dolore. Il vostro dissidio è continuo.

(Autore: San Clemente Romano)

L'imitazione di Cristo: CON QUANTA VENERAZIONE SI DEBBA ACCOGLIERE CRISTO

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Cristo, Verità eterna, codeste sono parole tue, benché non pronunciate in una stessa occasione né scritte in un medesimo punto. Poiché, dunque, sono parole tue e veritiere, io le devo accogliere tutte con gratitudine e con fede. Sono tue, Tu le hai pronunciate; ma sono anche mie, perché le hai proferite per la mia salvezza. Le prendo dalle tue labbra con gioia, perché s'imprimano più profondamente nel mio cuore. Parole di tanta misericordia, piene di dolcezza e d'amore, m'incoraggiano; ma le mie colpe m'atterriscono e la mia coscienza non pura mi trattiene dal ricevere così grandi misteri.

M'invita la dolcezza delle tue parole, ma mi rallenta il peso delle molte mie colpe. Ma Tu mi comandi d'accostarmi con fiducia a Te, se voglio avere parte con Te; Tu mi comandi di ricevere il cibo dell'immortalità, se desidero conquistare la vita eterna e la gloria. "Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò" (Mt 11,28), Tu dici. O parola dolce e soave all'orecchio del peccatore! Con essa Tu, o Signore Dio mio, inviti il bisognoso ed il mendico alla Comunione del tuo santissimo Corpo. Ma chi sono io, o Signore, per osare d'accostarmi a Te? Ecco, "gl'immensi cieli non bastano a contenerTi" (1Re 8,27), e Tu dici "Venite a Me, voi tutti!" (Mt 11,28).

Che cosa vogliono dire codesta tua benignissima degnazione e codesto tuo così tenero invito? Come ardirò di venire io, consapevole di non avere fatto alcun bene, sul quale io possa confidare? Come Ti farò entrare nella mia casa, io che così spesso ho offeso la tua presenza tanto benigna? Gli Angeli e gli Arcangeli Ti adorano pieni di riverenza, e Tu dici: "Venite a Me, voi tutti!".

Se non lo dicessi Tu, o Signore, chi potrebbe crederlo? E se non lo comandassi Tu, chi ardirebbe accostarsi? Ecco, Noè, uomo giusto, faticò cent'anni nella costruzione dell'Arca, dove salvarsi con pochi suoi: Ed io, come potrò prepararmi, appena in un'ora, a ricevere con il dovuto rispetto il Creatore del mondo? Mosè, il tuo grande servo, da Te particolarmente amato, fece un'Arca con legni immarcescibili e la rivestì d'oro purissimo, per riporvi le tavole della Legge; Ed io, putrida creatura, ardirò di ricevere con tanta facilità Te, il Legislatore supremo e il Creatore della vita? Salomone, il sapientissimo re d'Israele, edificò a gloria del tuo nome un tempio mirabile, impiegando sette anni; ne celebrò la festa della Dedicazione per otto giorni; Offri mille vittime pacifiche e, tra squilli di trombe e canti di giubilo, collocò solennemente l'Arca dell'Alleanza nel luogo per essa preparato; Ed io, infelice e miserabilissimo tra gli uomini, come farò ad introdurTi nella mia casa, se, a stento, so impiegare una mezz'ora in devoto raccoglimento? E magari, questa mezz'oretta, almeno una volta sola fosse impiegata bene! O mio Dio, quanto si sforzarono costoro, per riuscire carmi a Te! Ahimè, quant'è poco quello che faccio io!

Quant'è breve il tempo che impiego, quando mi preparo alla Comunione! Raramente sono tutto raccolto in me stesso; rarissimamente sono libero da ogni distrazione. E certo, alla presenza santificata della tua Divinità, nessun pensiero indegno di Te mi si dovrebbe affacciare e nessuna creatura dovrebbe occupare la mia mente, perché allora sto per dare ospitalità non ad un Angelo, ma al Signore degli Angeli! È tuttavia immensa la differenza tra l'Arca dell'Alleanza con le cose sante che custodisce, ed il Corpo tuo purissimo con le sue virtù ineffabili; Fra i sacrifici della Legge, simboli di quelli futuri, ed il tuo Corpo, olocausto vero, che è compimento di tutti gli antichi sacrifici.

Perché, dunque, non m'imfiammo di più alla tua adorabile presenza? Perché non mi preparo con maggiore diligenza a ricevere i tuoi santi misteri, mentre quegli antichi santi Patriarchi e Profeti, ed anche re e principi, insieme con tutto quanto il popolo, dimostrarono un così grande devoto affetto per il culto divino? Il piissimo re David, ricordando i benefici concessi un tempo da Dio ai Patriarchi, danzò con tutte le sue forze davanti all'Arca di Dio; Fece costruire strumenti musicali di vario genere, compose salmi ed ordinò che si cantassero in letizia, e più volte cantò lui stesso, ispirato dalla grazia dello Spirito Santo, al suono della cetra; insegnò al popolo d'Israele a lodare Dio con tutto il cuore, a benedirLo e glorificarLo ogni giorno all'unisono.

Se, allora, in presenza dell'Arca del Testamento, c'era tanta devozione e restò il ricordo delle lodi innalzate a Dio, Quanta venerazione e quanta devozione devo avere io, ora, e tutto il popolo cristiano, alla presenza del Sacramento e nel ricevere l'augustissimo Corpo di Cristo? Corrono molti, in diversi luoghi, a visitare le reliquie dei Santi e, all'udire le loro gesta, rimangono ammirati; e guardano stupiti le grandiose chiese e baciano le loro sacre ossa avvolte in sete ricamate d'oro; Ed ecco, invece, qui accanto a me, sull'altare, sei presente Tu, Dio mio, Santo dei Santi, il Creatore degli uomini e il Signore degli Angeli.

Spesso in quelle visite hanno parte la curiosità umana e la novità delle cose da vedere, mai viste prima; scarso è, quindi, il frutto di miglioramento interiore che se ne ricava, specialmente quando si corre qua e là con tanta leggerezza e senza una vera contrizione. Ma qui, nel Sacramento dell'Altare, Tu sei presente tutt'intero, o Dio mio, Uomo Cristo Gesù; e qui pure si riceve frutto abbondante per l'eterna salvezza ogni volta che Ti si accoglie degnamente e con devozione. A codesto Sacramento, però, non ci spingono una qualsiasi superficialità né curiosità né diletto sensibile, ma salda fede, pia speranza, sincero amore.

O Dio, invisibile Creatore dell'universo, quanto mirabile è il modo con il quale Tu operi con noi! Con quanta dolcezza e grazia tratti i tuoi eletti, ai quali offri Te stesso come cibo nel Sacramento! Ciò, infatti, supera ogni comprensione umana, trascina in una maniera unica il cuore dei tuoi devoti ed infiamma il loro amore.

Essi, infatti, i tuoi veri fedeli, che impiegano tutta quanta la loro vita al fine d'emendarsi, traggono spesso da questo altissimo Sacramento grande grazia di devozione e amore di virtù. O mirabile e segreta grazia del Sacramento, che solo i fedeli di Cristo conoscono, mentre non possono farne esperienza quelli che non hanno la Fede e quelli che sono schiavi del peccato! In questo Sacramento è donata la grazia spirituale, viene restituita all'anima la virtù perduta e ritorna la primitiva bellezza guastata dal peccato. E’ così grande, talvolta, l'efficacia di questa grazia che, per la pienezza della devozione conferita, non solamente l'anima, ma perfino il debole corpo sente che sono loro state fornite energie maggiori.

Ma dobbiamo fortemente dolerci e commiserarci per la nostra tiepidezza e negligenza, perché non siamo tratti da fervore più grande a ricevere Cristo, nel quale consistono tutta la speranza ed il merito di chi si salva. E’ Lui, infatti, la nostra santificazione e la nostra redenzione; è Lui il conforto di noi che siamo in cammino quaggiù, com'è l'eterna gioia dei Santi in Cielo. Dobbiamo, pertanto, rammaricarci molto del fatto che tanti riflettono cosi poco su questo Mistero di salvezza, che allieta il Cielo, sostiene e salva l'intero mondo.

Oh, cecità e durezza del cuore umano: non prestare un'attenzione maggiore ad un così ineffabile dono e, per effetto dell'abitudine quotidiana, finire perfino nell'indifferenza! Se questo santissimo Sacramento si celebrasse soltanto in un determinato luogo e fosse consacrato in tutto il mondo da un solo sacerdote, Pensa da quanto desiderio gli uomini sarebbero presi di andare a quel luogo e a quell'unico sacerdote di Dio, per assistere alla celebrazione dei divini misteri! Invece, ora, molti sono i sacerdoti, e Cristo è offerto in molti luoghi, perché la grazia e l'amore di Dio verso l'uomo si manifestino tanto più grandi, quanto più è diffusa nel mondo la Santa Comunione.

Grazie a Te, o Gesù buono, Pastore eterno, che con il tuo prezioso Corpo e con il tuo Sangue; Ti sei degnato di ristorare noi, poveri ed esuli, e d'invitarci a ricevere questi misteri, dicendo con le parole uscite dalla tua stessa bocca: "Venite a Me, voi tutti, che siete affaticati ed oppressi, ed Io vi ristorerò" (Mt 11,28).