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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:La conoscenza delle nostre miserie non deve inquietarci; anzi deve raddolcire il nostro spirito, che così viene difeso contro l’amor proprio o l’esagerata opinione di sé.

LETTURE A CASO

Mc 13,1-36

1Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". 2Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta". 3Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: 4"Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose staranno per compiersi?".

5Gesù si mise a dire loro: "Guardate che nessuno v'inganni! 6Molti verranno in mio nome, dicendo: "Sono io", e inganneranno molti. 7E quando sentirete parlare di guerre, non allarmatevi; bisogna infatti che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. 8Si leverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti sulla terra e vi saranno carestie. Questo sarà il principio dei dolori.

9Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe, comparirete davanti a governatori e re a causa mia, per render testimonianza davanti a loro. 10Ma prima è necessario che il vangelo sia proclamato a tutte le genti. 11E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi di ciò che dovrete dire, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: poiché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. 12Il fratello consegnerà a morte il fratello, il padre il figlio e i figli insorgeranno contro i genitori e li metteranno a morte. 13Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato.

14Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; 15chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; 16chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 17Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! 18Pregate che ciò non accada d'inverno; 19perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà. 20Se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessun uomo si salverebbe. Ma a motivo degli eletti che si è scelto ha abbreviato quei giorni. 21Allora, dunque, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui, ecco è là", non ci credete; 22perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti. 23Voi però state attenti! Io vi ho predetto tutto.

24In quei giorni, dopo quella tribolazione,

il sole si oscurerà
e la luna non darà più il suo splendore
25e gli astri si metteranno a cadere dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo.

28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; 29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

33State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. 34È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. 35Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, 36perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Gv 1,1-18: Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Gc 2,1-26

1Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria. 2Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. 3Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", 4non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?

5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano? 6Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali? 7Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi? 8Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene; 9ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori. 10Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto; 11infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere.

Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge. 12Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché 13il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.

14Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? 15Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano 16e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? 17Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. 18Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede. 19Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano! 20Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore? 21Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare? 22Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta 23e si compì la Scrittura che dice: E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio. 24Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede. 25Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via? 26Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.


Didache': Nelle avversità si prova il vero amico.

1. 3. Ma, secondo quanto dici, tu credi all’amico, del quale non puoi vedere il cuore, perché lo hai sperimentato nelle tue situazioni difficili e hai conosciuto quale fosse la sua disposizione d’animo verso di te in occasione dei pericoli in cui non ti ha abbandonato. Forse dunque, a tuo parere, dobbiamo augurarci delle disgrazie per avere la prova dell’amore degli amici verso di noi? E nessuno proverà la felicità che proviene da amici fidatissimi, se non sarà stato infelice per le avversità, ovvero non potrà mai godere dell’amore collaudato di un altro, se non è stato tormentato dal proprio dolore o timore? E allora come si può desiderare, e non piuttosto temere, quella felicità che si prova nell’avere veri amici, quando solo l’infelicità può renderla certa? E tuttavia è indubbio che si può avere un amico anche nelle prosperità, sebbene è nelle avversità che ne abbiamo la prova più certa.

(Autore: anonimo)

L'imitazione di Cristo: VANITÀ DEI GIUDIZI UMANI

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, poni il tuo cuore con piena fiducia nel Signore e non temere il giudizio degli uomini, quando la tua coscienza ti attesta che sei retto e senza colpa. Soffrire in tali condizioni è cosa pregevole e santa; e ciò non sarà gravoso per chi è umile di cuore e confida più in Dio che in se stesso. Molti parlano troppo, e perciò si deve dar loro poco credito. Del resto, contentare tutti, anche se si volesse, non è possibile. E quantunque San Paolo cercasse di piacere a tutti nel Signore e si facesse "tutto a tutti" (1 Cor 9,22), tuttavia non diede alcuna importanza "al fatto d'essere giudicato da codesto tempo" (1 Cor 4,3).

Con tutto se stesso e con tutte le sue forze egli si prodigò molto per l'edificazione e la salvezza degli altri, ma non riuscì ad impedire d'essere talvolta giudicato male o disprezzato dagli altri. Si rimise, quindi, tutto a Dio, che tutto conosce. Con pazienza e con umiltà egli si difese contro le lingue malediche o contro coloro che pensavano di lui cose infondate e menzogne, spacciando tutto ciò a vanvera. Talvolta, però, volle ribattere, perché dal suo silenzio non nascesse scandalo ai deboli. "Chi sei tu, perché tema un uomo mortale?" (Is 51,12). Oggi, c'è; domani, non si vedrà più.

Temi Dio, e non paventare gli spauracchi che vengono da parte degli uomini. Con parole o con ingiurie, che cosa può su di te un uomo? Nuoce a se stesso più che a te e, chiunque egli sia, non potrà sfuggire al giudizio di Dio. Per conto tuo abbi Dio davanti agli occhi ed evita di opporti a Lui con parole lamentose. E se, per il momento, ti sembra d'essere sopraffatto e di subire una vergogna immeritata, non risentirtene per questo e non sminuire con l'impazienza la tua corona. Guarda, invece, verso il Cielo, a Me che posso liberarti da ogni umiliazione e da ogni ingiustizia e rendere a ciascuno secondo le proprie opere.