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Sabato, 27 aprile 2024 - Misteri gaudiosi - Santa Zita ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:La gente ha fame della Parola di Dio che dà la pace, che dà l'unità, che dà la gioia. Ma non potete dare quello che non possedete. Ecco perché è necessa­rio intensificare la vostra vita di preghiera. Lasciate che Gesù vi catturi, preghi con voi e attraverso voi e allora sarete veri contemplativi nel cuore del mondo.

LETTURE A CASO

Mt 21,1-45

1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli 2dicendo loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me. 3Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito". 4Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:

5Dite alla figlia di Sion:
Ecco, il tuo re viene a te
mite, seduto su un'asina,
con un puledro figlio di bestia da soma.


6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: 7condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. 8La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via. 9La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava:

Osanna al figlio di Davide!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna
nel più alto dei cieli!

10Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: "Chi è costui?". 11E la folla rispondeva: "Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea".

12Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe 13e disse loro: "La Scrittura dice:

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera
ma voi ne fate una spelonca di ladri".

14Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì. 15Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: "Osanna al figlio di Davide", si sdegnarono 16e gli dissero: "Non senti quello che dicono?". Gesù rispose loro: "Sì, non avete mai letto:

Dalla bocca dei bambini e dei lattanti
ti sei procurata una lode?
".

17E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.

18La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame. 19Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: "Non nasca mai più frutto da te". E subito quel fico si seccò. 20Vedendo ciò i discepoli rimasero stupiti e dissero: "Come mai il fico si è seccato immediatamente?". 21Rispose Gesù: "In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà. 22E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete".

23Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: "Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?". 24Gesù rispose: "Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo. 25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?". Ed essi riflettevano tra sé dicendo: "Se diciamo: "dal Cielo", ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?"; 26se diciamo "dagli uomin", abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta". 27Rispondendo perciò a Gesù, dissero: "Non lo sappiamo". Allora anch'egli disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".

28"Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna. 29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. 30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.

33Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò. 34Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. 35Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono. 36Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! 38Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità. 39E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero. 40Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?". 41Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo". 42E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri?


43Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. 44Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà".

45Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 1,1-8: Raddrizzate le vie del Signore.

At 6,1-15

1In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. 2Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: "Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. 3Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. 4Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola". 5Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiòchia. 6Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

7Intanto la parola di Dio si diffondeva e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti aderiva alla fede.

8Stefano intanto, pieno di grazia e di fortezza, faceva grandi prodigi e miracoli tra il popolo. 9Sorsero allora alcuni della sinagoga detta dei "liberti" comprendente anche i Cirenei, gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano, 10ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. 11Perciò sobillarono alcuni che dissero: "Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio". 12E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo trascinarono davanti al sinedrio. 13Presentarono quindi dei falsi testimoni, che dissero: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. 14Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè".

15E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.


La Città di Dio: Libro V - Visione irrazionalista e razionalista della storia: Virtù strumentalizzata al piacere e alla gloria.

20. Per indurre al rossore alcuni filosofi i quali ammettono le virtù ma le dimensionano dal fine della voluttà sensibile e sostengono che essa in se stessa si deve considerare come fine e le virtù per lei, i filosofi, che al contrario stabiliscono nella virtù in sé il bene supremo dell'uomo, sono soliti dipingere un quadro con didascalie. Nel quadro la voluttà è assisa in trono come un'affascinante regina, le virtù le sono soggette come serve, intente a spiare un suo cenno per eseguire il suo comando , e cioè gli ordini che impartisce alla prudenza affinché con vigilanza cerchi il modo con cui la voluttà possa dominare e conservarsi; alla giustizia affinché accordi i favori di cui dispone per acquistare le amicizie indispensabili ai vantaggi materiali e non commetta ingiustizia contro gli altri perché non avvenga che a causa della violazione delle leggi la voluttà non possa vivere tranquilla; alla fortezza affinché, se sopravverrà un dolore fisico che non conduce alla morte, mantenga coraggiosamente nel pensiero la propria padrona, cioè la voluttà, allo scopo di mitigare le fitte del dolore presente col ricordo dei precedenti godimenti; alla temperanza per farle usare dei cibi e degli altri piaceri nel giusto limite, affinché non avvenga che con la smodatezza qualche cosa di nocivo turbi la salute e si pregiudichi così la voluttà che gli epicurei ripongono prevalentemente nel benessere fisico 80. In questo modo le virtù con tutta la gloria del proprio valore obbediranno alla voluttà come a un'imperiosa e laida donnicciuola. Si dice che non v'è figurazione più vergognosa e ributtante di questa pittura e di meno sopportabile dalla vista delle persone oneste. Ed è vero. Ma io penso che non sarebbe della dovuta dignità neanche la pittura che figurasse le virtù umane come schiave della gloria. Infatti sebbene la gloria non sia un donna affascinante, tuttavia è tronfia ed ha molto della volubilità. Per questo non è decoroso che le obbediscano quella certa pienezza e fermezza propria delle virtù. Ne conseguirebbe che la prudenza non provvede, la giustizia non distribuisce, la fortezza non sopporta, la temperanza non modera se non per piacere agli uomini e sottomettersi alla gloria volubile. Non sarebbero immuni da questa bruttura neanche coloro che, sebbene col pretesto dello sprezzo della gloria disdegnino i giudizi altrui, tuttavia si riconoscono sapienti da soli e si compiacciono di se stessi. La loro virtù, se pur lo è, si assoggetta per un altro verso alla lode umana, perché chi si compiace di se stesso è pur sempre un uomo. Chi al contrario con vero sentimento religioso crede e spera nel Dio che ama si preoccupa più dei difetti per cui si dispiace che delle virtù, se in lui ve ne sono, che non piacciono tanto a lui quanto alla verità. Quindi soltanto alla misericordia di colui, al quale può dispiacere, attribuisce le virtù per cui ormai può piacere; e ringrazia di avere raggiunto le guarigioni in alcune cose e prega di raggiungerle nelle altre.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: NELLA SOPPORTAZIONE DELLE OFFESE STA LA PERFEZIONE DELLA PAZIENZA

PAROLE DEL SIGNORE
Che è quello che vai dicendo, figlio? Cessa di lagnarti, meditando sulle mie sofferenze e su quelle di tanti Santi. "Tu non hai ancora sofferto fino a spargere il sangue" (Eb 12,4). E’ poco quello che patisci, in confronto con coloro che tanto hanno patito, che sono stati gravemente tentati, in mille modi provati ed angariati. Per poter sopportare più pazientemente le tue sofferenze, così piccole, occorre, quindi, che tu ritorni con il pensiero a quelle degli altri, più penose. E se a te non sembrano piccole, guarda anche che questo non sia frutto della tua incapacità di sopportazione. Ad ogni modo, piccole o grandi che siano, cerca di sopportarle tutte pazientemente. Quanto meglio ti disponi a patire, tanto più agisci da saggio e tanto maggior merito guadagni; porterai, anche più lievemente, il peso della sofferenza, quando ti sia energicamente addestrato ad essa nello spirito e con l'abitudine. E non dire: non riesco a sopportare questo da parte del tale; né devo subire ingiurie siffatte; egli m'ha fatto un grave torto e mi rimprovera di quello che non ho mai pensato; potrei invece, sopportare volentieri affronti da parte di qualche altro, e nel modo che avrò ritenuto giusto doverli sopportare.

Un simile ragionamento è sciocco: invece di tener conto della virtù della pazienza o di Colui, dal quale un giorno sarà premiata, valuta piuttosto le persone e le offese subite. Non ha vera pazienza chi vuole patire soltanto quanto gli pare e da chi gli garba. Ha, invece, vera pazienza chi non bada da quale persona venga messo alla prova: se da un Superiore, da uno pari oppure da uno inferiore; se da una persona buona e santa oppure da un malvagio ed indegno. Ha vera pazienza chi, senza riguardo agli uomini, da qualunque creatura gli venga qualche contrarietà, per quanto grave sia e per quante volte succeda, tutto accetta con animo grato dalle mani di Dio e lo ritiene un grande acquisto. La ragione è che non c’è pena, per piccola che sia, ma sofferta per amore di Dio, che potrà passare senza merito presso di Lui.

Sii, pertanto, preparato alla battaglia, se vuoi conseguire la vittoria. Senza lotta non puoi raggiungere la corona per la tua sofferenza. Se non vuoi soffrire, tu rifiuti di essere un giorno coronato. Se, invece, desideri la corona, lotta con coraggio e sopporta con pazienza. Non si giunge al riposo senza fatica né si giunge alla vittorià senza battaglia.

PAROLE DEL DISCEPOLO
Rendimi possibile, o Signore, con la tua Grazia, ciò che a me sembra impossibile per la mia natura. Tu sai quanto poco io sia capace di soffrire; Tu sai che al sorgere d'una difficoltà, anche lieve, m'abbatto subito. Oh, mi diventi caro e desiderabile, a gloria del tuo nome, qualsiasi genere di tribolazione, poiché il patire e l'essere perseguitato per Te sono molto salutari per l'anima mia.