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Venerdi, 26 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Marcellino ( Letture di oggi )

Sant'Antonio di Padova:Dall'umiltà interiore procede la limpidezza della coscienza, dalla quale nasce il gaudio nello Spirito Santo.

LETTURE A CASO

Mc 2,1-28

1Ed entrò di nuovo a Cafàrnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.

3Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".

6Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: 7"Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?".

8Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, 11ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua". 12Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!".

13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. 14Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi".

Egli, alzatosi, lo seguì.

15Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. 16Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?". 17Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori".

18Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?". 19Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. 21Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. 22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi".

23In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe. 24I farisei gli dissero: "Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?". 25Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? 26Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?". 27E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! 28Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 1, 26-38: Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio

Rm 5,1-21

1Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; 2per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. 3E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata 4e la virtù provata la speranza. 5La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

6Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. 7Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. 8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. 9A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. 10Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.

12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. 13Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, 14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.

15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. 16E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. 17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

18Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. 19Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

20La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, 21perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.


I Lettera ai Corinti: XLIII. La dignità sacerdotale

1. Che meraviglia se quelli che avevano fede in Cristo stabilirono come opera da parte di Dio i ministri predetti? Anche Mosè "fedele servitore in tutta la casa" segnò nei libri sacri tutto ciò che gli fu ordinato. Gli altri profeti lo seguirono rendendo testimonianza alle norme stabilite da lui. 2. Quando sorse gelosia intorno al sacerdozio e le tribù si disputavano quale di esse si sarebbe ornata del nome glorioso, egli ordinò ai dodici capitribù di portargli delle verghe e che ciascuna fosse contrassegnata dal nome. Avendole prese, le legò, le sigillò con gli anelli dei capitribù e le pose nel tabernacolo della testimonianza sulla tavola di Dio. 3. Chiuso il tabernacolo sigillò le chiavi come le verghe. 4. E disse loro: "Fratelli, la tribù la cui verga germoglierà, Dio sceglie per esercitare il sacerdozio e servirlo". 5. Venuto il mattino, convocò tutto Israele, seicentomila uomini. Mostrò i sigilli ai capitribù e aprì il tabernacolo della testimonianza e tirò fuori le verghe. E si trovò che la verga di Aronne non solo era germogliata, ma aveva anche il frutto. Che ve ne pare, o carissimi? Mosè non prevedeva che questo sarebbe accaduto? Lo sapeva davvero. Fece così perché non scoppiasse un tumulto in Israele e fosse glorificato il nome del vero e dell'unico Dio. A lui sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

(Autore: San Clemente Romano)

L'imitazione di Cristo: I MIRABILI EFFETTI DEL DIVINO AMORE

PAROLE DEL DISCEPOLO
Ti benedico, o Padre Celeste, Padre del mio Signore Gesù Cristo, perché ti sei degnato di ricordarti di me, misera creatura. "O Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione" (2Cor 1,3), Ti rendo grazie, perché qualche volta mi ristori con il tuo conforto, sebbene io sia immeritevole d'ogni conforto. In ogni momento Ti benedico e Ti rendo gloria con l'Unigenito Figlio tuo e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Ecco, Signore Dio che sei Santo e mi ami, tutte le mie viscere esulteranno di gioia, quando Tu verrai nel mio cuore. "Tu sei la mia gloria e la gioia del mio cuore; Tu sei la mia speranza ed il mio rifugio nel giorno della tribolazione" (Sa 13,4; 118,111;58,17). Ma poiché io sono ancora debole nel tuo amore ed imperfetto nella virtù, ho bisogno del tuo conforto e della tua consolazione. Vieni, dunque, a me più spesso ed istruiscimi con la tua santa dottrina. Liberami dalle cattive passioni e guarisci il mio cuore dagli affetti disordinati, perché, interiormente risanato e ben purificato, diventi capace di amare, forte nel patire, saldo nel perseverare.

PAROLE DEL SIGNORE
Grande cosa è l'amore, un bene grande per ogni riguardo, perché rende leggero ogni peso e sopporta con spirito tranquillo ogni disuguaglianza. Porta il suo carico senza sentirlo e rende soave e saporosa ogni amarezza. Il nobile amore per Gesù sprona ad operare grandi cose ed invita a desiderare una perfezione sempre più grande. L'amore tende all'alto e non si lascia trattenere da alcuna volgare cosa terrena. L'amore vuole essere libero ed alieno da ogni attaccamento mondano, perché nessun ostacolo gli impedisca di guardarsi interiormente, perché non subisca impacci a causa di agi temporali o perché non sia abbattuto dai disagi. Niente è più dolce dell'amore, niente è più forte, più alto, più esteso, più colmo di gioia, più completo né più prezioso in cielo ed in terra, perché l'amore è nato da Dio e non può trovare pace che in Dio, sopra ogni cosa creata. Chi ama, vola, corre in letizia, è libero e da nulla è trattenuto.

Dà ogni cosa per il Tutto e possiede il Tutto in ogni essere creato, perché trova la sua pace in quell'unico Essere supremo, dal quale sgorga e procede tutto ciò che è buono. Non guarda ai doni, ma di là d'ogni dono si volge al Donatore. L’amore spesso non conosce misura, ma brucia oltre ogni misura. All'amore niente pesa; esso non tiene conto delle fatiche, anela a fare più di quanto gli permettono le forze, non porta mai la scusa dell'impossibilità, perché ritiene che tutto gli sia possibile e facile. Perciò, si sente capace di tutto e molte cose opera ed in molte riesce là, dove chi non ama viene meno e soccombe.

L’amore veglia e, anche quando dorme, è vigilante. Affaticato, non s'affloscia; legato, non subisce costrizioni; atterrito, non si turba; ma come fiamma viva, come fiaccola ardente, balza fuori verso l'alto e passa via con sicurezza. Chi ama, intende bene il significato di questo linguaggio. Un potente grido agli occhi di Dio è lo stesso ardente slancio dell'anima che dice: Dio mio, amor mio, Tu sei tutto mio ed io sono tutto tuo.

PREGHIERA PER OTTENERE L'AMORE DI DIO PAROLE DEL DISCEPOLO
Accrescimi nell'amore per Te, perché io impari a gustare nell'intimo del cuore quanto è soave l'amore; impari a sciogliermi ed immergermi nell'amore. Che io sia preso dall'amore, elevandomi sopra me stesso in un eccesso di fervore e di stupore! Che io canti il cantico dell'amore e che m'innalzi in alto con Te, o mio Amato! Venga meno nelle tue lodi l'anima mia giubilante d'amore! Che io ami Te più di me, e me stesso soltanto per Te; che in Te ami tutti quelli che Ti amano veramente, come comanda la legge dell'amore, luce che proviene da Te.

PAROLE DEL SIGNORE
L’amore è pronto, sincero, pio, giocondo e delizioso; forte e paziente; fedele e prudente; longanime e virile: non cerca mai se stesso. Quando, infatti, uno cerca se stesso, allora cessa d'amare. L’amore è guardingo, umile , retto; non fiacco, non leggero e non intento alle cose vane; sobrio, casto, costante, quieto e vigilante in tutti i suoi sensi. L'amore è sottomesso ed obbediente ai Superiori, umile e spregevole ai suoi propri occhi; è devoto e riconoscente a Dio.

In Lui confida e spera sempre, anche quando non ne sente più il gusto, perché senza dolore non si vive nell'amore. Chi non è disposto a soffrire ogni cosa e ad abbandonarsi alla volontà del suo Amato, non è degno del nome di amante. E’ necessario che l'amante abbracci di buon animo, per amore del suo Amato, tutte le cose gravose ed amare, senza lasciarsene staccare da insorgenti contrarietà..