Santo Rosario on line

Mercoledi, 1 maggio 2024 - Misteri gloriosi - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi )

Don Nikola Vucic:Il pericolo sempre reale per chi si avvicina a Cristo è la superficiale curiosità. Invece, il funzionario del re si avvicina a Gesù con molta fiducia quando Gli chiede la guarigione del figlio morente. E Gesù premia la sua fede guarendo il bambino. La fede assomiglia al sonno del bambino. In fondo, dormire implica il gesto di fidarsi, di chiudere gli occhi e abbandonarsi. Si dice che l'insonnia dei bambini sia legata all'ansia e alla mancanza di fiducia. Invece chi si fida è disposto a chiudere gli occhi e abbandonarsi. Credere, vivere di fede, è come dormire; è un atto di abbandono in Dio. Mentre noi spesso viviamo una vita logorata dall'ansia e dallo stress. La fiducia con cui un bambino vive la sua vita gli viene dal fatto di sentirsi amato dai suoi genitori. Così è anche la fede: viene ispirata dal fatto di sentirsi amati da Dio.

LETTURE A CASO

Lc 3,1-38

1Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell'Abilène, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate
i suoi sentieri!
5Ogni burrone sia riempito,
ogni monte e ogni colle sia abbassato;
i passi tortuosi siano diritti;
i luoghi impervi spianati.
6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

7Diceva dunque alle folle che andavano a farsi battezzare da lui: "Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque opere degne della conversione e non cominciate a dire in voi stessi: Abbiamo Abramo per padre! Perché io vi dico che Dio può far nascere figli ad Abramo anche da queste pietre. 9Anzi, la scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco".

10Le folle lo interrogavano: "Che cosa dobbiamo fare?". 11Rispondeva: "Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto". 12Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: "Maestro, che dobbiamo fare?". 13Ed egli disse loro: "Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato". 14Lo interrogavano anche alcuni soldati: "E noi che dobbiamo fare?". Rispose: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe". 15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: "Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile".

18Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

19Ma il tetrarca Erode, biasimato da lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le scelleratezze che aveva commesso, 20aggiunse alle altre anche questa: fece rinchiudere Giovanni in prigione.

21Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

23Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe, 25figlio di Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài, 26figlio di Maat, figlio di Mattatìa, figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda, 27figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel, figlio di Neri, 28figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi, 30figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim, 31figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide, 32figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson, 33figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36figlio di Cainam, figlio di Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech, 37figlio di Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di Cainam, 38figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Lc 1, 39-56: Grandi cose ha fatto per me l�Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Eb 7,1-28

1Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; 2a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. 3Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno.

4Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino. 5In verità anche quelli dei figli di Levi, che assumono il sacerdozio, hanno il mandato di riscuotere, secondo la legge, la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure discendenti da Abramo. 6Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa. 7Ora, senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore. 8Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive. 9Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo: 10egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando gli venne incontro Melchìsedek.

11Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne? 12Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge. 13Questo si dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all'altare. 14È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.

15Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote, 16che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. 17Gli è resa infatti questa testimonianza:

Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek.

18Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità - 19la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.

20Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento; 21 costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto:

Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre
.

22Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore.

23Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; 24egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. 25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.

26Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli; 27egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso. 28La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.


La Città di Dio: Libro I - Le sventure umane e la provvidenza: L'esempio di Attilio Regolo...

15. 1. Hanno tuttavia anche essi fra i loro uomini illustri un esempio insigne in relazione alla prigionia sopportata anche volontariamente per motivi religiosi. Marco Regolo, condottiero del popolo romano, fu prigioniero presso i Cartaginesi. Costoro stimavano più vantaggioso, che dai Romani fossero restituiti i propri prigionieri anziché tenere prigionieri i loro. Per conseguire l'intento mandarono a Roma con i propri ambasciatori proprio Regolo dopo averlo fatto giurare che sarebbe tornato a Cartagine se non avesse ottenuto ciò che volevano . Egli andò ma in senato sostenne la tesi contraria perché pensava che non c'era tornaconto per lo Stato romano scambiare i prigionieri. Dopo tale discorso dai concittadini non fu costretto a tornare dai nemici. Lo fece spontaneamente perché aveva giurato. Ed essi lo ammazzarono con un supplizio squisitamente atroce. Chiusolo in una stretta cassa di legno, in cui era costretto a stare in piedi, e piantati dei chiodi acuminati nella cassa perché non sì sorreggesse in alcuna parte senza sofferenze terribili, lo fecero morire anche privandolo del sonno. Giustamente dunque gli scrittori lodano una virtù superiore a una sorte tanto triste . Ed egli aveva giurato per gli dèi. Eppure i nostri accusatori ritengono che siano inflitte al genere umano queste calamità perché è stato proibito il loro culto. Ma se essi, che venivano onorati proprio per rendere prospera la vita, hanno voluto o permesso che fossero irrogate a Regolo che giurò il vero tali pene, che cosa più gravemente irati avrebbero fatto se avesse spergiurato? Ma piuttosto perché non dovrei risolvere io stesso il mio dilemma? Egli onorò gli dèi così da non rimanere in patria per fedeltà al giuramento e da non accettare neanche il dubbio di andare altrove e non tornare dai suoi spietati nemici. Se lo stimava vantaggioso per questa vita, dal fatto che ne conseguì una fine così orribile, senza dubbio sbagliava i suoi calcoli. Col suo esempio egli insegnò che gli dèi non aiutano affatto i propri cultori ai fini della felicità temporale, giacché egli fedele nel loro culto fu vinto e fatto prigioniero; e poiché non volle comportarsi diversamente da come aveva loro giurato, morì dopo esser stato torturato con un inaudito e veramente atroce genere di supplizio. Se poi il culto degli dèi procura come ricompensa la felicità dopo questa vita, perché insultano alla civiltà cristiana dicendo che a Roma è capitata quella sventura perché ha cessato di onorare i propri dèi? Anche onorandoli con grande zelo poteva avere la mala sorte che ebbe Regolo. Ma forse contro una verità tanto chiara si resiste con l'irragionevolezza di un accecamento che sbalordisce. Sosterrebbero appunto che tutta la città onorando gli dèi non poteva avere una triste sorte ma che un solo individuo lo poteva. Il potere degli dèi, cioè, sarebbe adatto a proteggere i molti anziché i singoli. Ma la moltitudine è composta di singoli.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: L'INTIMA AMICIZIA CON GESÙ

Quando Gesù è presente, c'è tutto il bene e nulla sembra difficile; quando Egli non è presente, tutto riesce gravoso. Quando Gesù non ci parla dentro, ogni conforto è vano; ma se Gesù dice anche una sola parola, si assapora un grande conforto. Maria Maddalena forse che non balzò subito dal luogo del suo pianto, quando Marta le disse: "Il Maestro è qui e ti chiama" (Gv 11,28)? Felice il momento in cui Gesù ci chiama dalle lacrime alle gioie dello spirito! Quanto arido e duro sei, senza Gesù! Quanto insensato e sciocco, se desideri qualche cosa d'altro, che non sia Gesù! Non è questo, forse, maggior danno che se tu perdessi il mondo intero? Che cosa ti può dare il mondo, se non hai Gesù? Essere senza Gesù è un tormento d'Inferno; essere con Gesù è una dolcezza di Paradiso.

Se Gesù sarà con te, nessun nemico ti potrà fare del male. Chi trova Gesù, trova un tesoro di beni; anzi, il Bene che è sopra ogni bene. E chi perde Gesù, perde infinitamente molto: più che se perdesse tutto il mondo. É infinitamente indigente chi vive senza Gesù; ricchissimo, chi sta saldamente con Gesù. È grande avvedutezza saper entrare in familiarità con Gesù; grande sapienza è saperselo conservare amico. Sii umile e mite, e Gesù sarà con te. Sii pio e tranquillo, e Gesù rimarrà con te. Puoi in un attimo allontanare da te Gesù e perdere la sua Grazia, se vorrai ripiegarti sulle cose esteriori. E se avrai cacciato e perduto Lui, da chi correrai per trovare rifugio, e chi potrai allora cercare come amico? Senza un vero amico, non ti è bella la vita; e se non hai come amico, sopra ogni altro, Gesù, sarai ben triste e desolato. Ti comporti, quindi, da stolto, se riponi in qualche altro la tua fiducia e la tua gioia.

È preferibile avere contrario il mondo intero, che Gesù offeso. Perciò, fra tutte le persone che ti sono care, sia Gesù tuo amato prediletto. Devono essere amati tutti per amore di Gesù, ma Gesù dev'essere amato per se stesso. Solo Gesù Cristo dev'essere amato d'un amore singolare, perché fra tutti gli amici Lui solo troviamo buono e fedele. Per Lui ed in Lui ti siano cari sia gli amici sia i nemici; e per tutti costoro Lo devi pregare, perché tutti Lo conoscano e Lo amino. Non desiderare mai d'essere particolarmente lodato od amato, perché questo spetta soltanto a Dio, che non ha alcuno simile a Sé. Non voler neppure che alcuno abbia il suo cuore occupato dall'affetto per te né che il tuo cuore sia occupato troppo dall'amore per qualcuno; ma sia con te, come in ogni uomo buono, Gesù.

Sii puro e libero interiormente senza ingombro d'alcuna creatura. Occorre che tu ti spogli di tutto e che porti a Dio un cuore puro, se vuoi essere libero e vedere "quanto è buono il Signore" (Sal 33,9). Veramente, a questo non giungerai, se non sarai stato prima prevenuto ed attratto dalla sua Grazia in modo che, estromesse e bandite tutte le cose terrene, tu ti unisca con Lui, da solo a solo. Quando, infatti, la Grazia di Dio viene nell'uomo, l'uomo è fatto capace di tutto; e quando, invece, la Grazia viene a mancare, l'uomo sarà povero e debole e quasi unicamente abbandonato al castigo. Anche in questo stato, tuttavia, egli non deve scoraggiarsi né disperare; ma serenamente deve conformarsi alla volontà di Dio e sopportare, a gloria di Gesù Cristo, tutto quello che gli accade: all'inverno segue l'estate, dopo la notte rispunta il giorno, dopo la burrasca torna una grande serenità.