LA GRANDE PROMESSA DEL CUORE DI GESÙ
DOMANDA ANGOSCIOSA
L’esperienza insegna che non v’è persona che
cerchi di vivere in conformità della sua fede, la quale non si
fermi angustiata davanti a questa domanda:
Mi salverò o mi
dannerò?
Turbini di pensieri le passano allora per la
mente conturbata ad accrescere la sua apprensione: la conoscenza
della sua debolezza, la propria incostanza, l’assalto furibondo
delle passioni, le suggestioni del male, le mille insidie di cui è
circondata, l’ambiente malsano in cui deve vivere: discorsi
provocanti, derisioni, schemi, insulti, scandali, cattivi esempi,
tutto coopera a farle nascere un senso di grande sfiducia fino a
gettarla nel più profondo avvilimento.
Ecco allora venirle
incontro l’infinita misericordia del Cuore di Gesù che
le sussurra: «La Grande Promessa che vengo a suggerirti farà
svanire i tuoi timori e ti ridonerà pace e serenità.
Pensa che metto a tua disposizione l’Onnipotenza del mio Amore
per mettere al sicuro la sua salvezza. Fidati di me che ho impegnato
la mia parola; fidati di me che ti amo infinitamente e null’altro
desidero che di vederti un giorno entrare in Cielo a godere la
felicità eterna. Incomincia subito a fare le Nove Comunioni
dei Primi Venerdì del mese.
Non devi pensare però
alla tua personale salvezza soltanto, ma sii sollecito pure della
salvezza degli altri. Proponi di diventare zelatore di questa
devozione consigliando altri a fare i Primi Venerdì.
Ricordati: «Chi salva un’anima assicura la salvezza della
sua». Su dunque, mettiti all’opera diffondendo largamente
questo opuscolo tra i tuoi parenti, amici e conoscenti. Il denaro che
spenderai in questa maniera ti frutterà il cento per uno per
il Cielo, e nello stesso tempo ti servirà a riparare il denaro
speso malamente nella tua vita passata.
Chi si salva?
Si
salva chi fa una buona morte, cioè chi muore in grazia di Dio.
Chi al contrario muore in peccato mortale si perde per sempre e sarà
condannato alle pene eterne dell’inferno.
Possiamo noi
sapere con certezza quale sarà la nostra morte, se buona o
cattiva?
No, non possiamo saperlo con certezza assoluta,
perciò questa incertezza su un punto di così capitale
importanza deve tenerci in una salutare trepidazione riguardo alla
nostra salvezza eterna e spingerci a vivere bene, per sperare di
morire bene.
Però dinnanzi a questa angosciosa incertezza
possiamo aprire il cuore alla più consolante speranza, anzi
alla certezza morale di assicurarci il Paradiso mediante una buona
morte: ed è l’ineffabile bontà del Cuore
misericordioso di Gesù che ci ha voluto concedere questo
supremo conforto mediante la Grande Promessa.
Impegniamoci quindi
a fare fedelmente i Nove Primi Venerdì secondo le intenzioni
del Cuore di Gesù. Non facciamo i pigri dicendo che è
possibile salvarsi l’anima anche senza questa pia pratica. San
Gregorio Magno ci ammonisce che «quando si tratta di una
eternità, le precauzioni non sono mai troppe!».
LE PROMESSE DEL CUORE DI GESÙ
Gesù fece molte promesse a S. Margherita Maria Alacoque.
Quante sono? Come sono molti i colori e i suoni, ma tutti
riconducibili ai sette colori dell’iride e alle sette note
musicali, così, come si rileva dagli scritti della Santa, sono
molte le promesse del Sacro Cuore, ma esse si possono ridurre alle
dodici, che si riportano abitualmente:
1 - Io darò loro
tutte le grazie necessarie al loro stato;
2 - Io metterà e
conserverò la pace nelle loro famiglie;
3 - Io li consolerà
in tutte le loro afflizioni;
4 - Io sarò il loro rifugio in
vita e specialmente in punto di morte;
5 - Io spargerà le
più abbondanti benedizioni sopra tutte le loro imprese;
6 -
I peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l’oceano
infinito della misericordia;
7 - Le anime tiepide diventeranno
fervorose;
8 - Le anime fervorose s’innalzeranno rapidamente
a grande perfezione;
9 - Io benedirò perfino le case dove
l’immagine del mio Sacro Cuore sarà esposta e
venerata;
10- Ai Sacerdoti darò la grazia di commuovere i
cuori più induriti;
11 - Le persone che propagheranno
questa mia devozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non
sarà mai cancellato;
12 - La così detta «Grande
Promessa» di cui ora parleremo.
Queste promesse sono
autentiche?
Le rivelazioni in genere e le promesse in
particolare fatte a 5. Margherita sono state esaminate
meticolosamente e, dopo severa deliberazione, approvate dalla Sacra
Congregazione dei Riti, il cui giudizio fu poi confermato dal Sommo
Pontefice Leone XII nel 1827. Leone XIII, nella sua Lettera
Apostolica del 28 giugno 1889 ha esortato a rispondere agli inviti
del Sacro Cuore in vista delle «ammirabili ricompense
promesse».
Che cosa è la «Grande Promessa»?
È l’ultima delle dodici promesse, ma la più
importante e straordinaria, perché con essa il Cuore di Gesù
assicura l’importantissima grazia della «morte in grazia
di Dio», quindi la salvezza eterna a chi farà in suo
onore la Comunione nel Primo Venerdì di nove mesi consecutivi.
Ecco le precise parole della Grande Promessa:
«IO TI
PROMETTO, NELL’ECCESSO DELLA MISERICORDIA DEL MIO CUORE, CHE IL
MIO AMORE ONNIPOTENTE CONCEDERÀ LA GRAZIA DELLA PENITENZA
FINALE A TUTTI COLORO CHE SI COMUNICHERANNO IL PRIMO VENERDÌ
DEL MESE PER NOVE MESI DI SEGUITO. ESSI NON MORRANNO NELLA MIA
DISGRAZIA. NE’ SENZA AVER RICEVUTO I SANTI SACRAMENTI, E IN
QUEGLI ULTIMI MOMENTI IL MIO CUORE SARÀ LORO UN SICURO ASILO».
Autenticità della Grande Promessa
Oltre a quanto si è detto circa l’autenticità
delle promesse del Sacro Cuore, dobbiamo aggiungere che per la Grande
Promessa abbiamo la massima certezza che umanamente si possa
desiderare. Infatti essa, molto più delle altre undici, fu
vagliata, accertata e studiata scrupolosamente dalla Chiesa. Come
potevano, infatti, se non avessero avuta la certezza assoluta, le
Sacre Congregazioni competenti approvare la pia pratica dei Nove
Primi Venerdì, tanto sconcertante da annullare finanche una
loro decisione (naturalmente non infallibile) del 1753, la quale
condannava tutte le pratiche o devozioni alle quali era legata la
promessa della perseveranza o della conversione finale? Ai Difensori
della Fede, anche se si fossero dimenticati di quella condanna, non
poteva certamente sfuggire loro che una pratica così ardita
sembrava presentarsi in aperto contrasto con l’assai noto
canone del Concilio Tridentino, che dichiara di fede definita il
fatto che nessuno può essere certo della propria salvezza con
una certezza assoluta e infallibile «senza una speciale
rivelazione». Orbene la Grande Promessa non annunciava appunto
a chiare note di essere la «speciale rivelazione»?
Certo
si è che la pia pratica, insieme col «Mese del Sacro
Cuore», riceve una solenne approvazione e un valido
incoraggiamento da una Lettera che il Prefetto della Sacra
Congregazione dei Riti scrisse per volere del Papa Leone XIII il
21luglio 1899.
Da quel giorno gli incoraggiamenti dei Sommi
Pontefici per la pia pratica dei Primi Venerdì non si contano
più. Basti ricordare che il Papa Benedetto XV volle dare egli
stesso la più bella e autorevole testimonianza
sull’autenticità della Grande Promessa riportandone
testualmente le parole nella Bolla Apostolica con la quale Margherita
Maria Alacoque veniva dichiarata Santa: Gesù Nostro Signore si
degnò poi anche di rivolgere alla Sua fedele sposa queste
testuali parole:
IO TI PROMETTO NELL’ECCESSO DELLA
MISERICORDIA... ecc. (Acta Ap. Sedis 2 novembre 1920 - vol. XII -
pag. 503).
Chi non comprende la grande importanza
dell’introduzione della Grande Promessa in un documento ditale
valore? Non è questa la prova più valida
dell’autenticità di tale Promessa? Non sarebbe temerario
chi volesse dubitarne? Difatti la Chiesa, con tutta quella diligenza
che suole usare quando si tratta d’innalzare all’onore
degli altari i Santi, ha fatto, come abbiamo accennato, uno
scrupoloso e minuzioso esame di tutti gli scritti di Santa
Margherita, e non solo non vi ha trovato nulla da riprovare, ma li ha
pienamente confermati colla sua autorità permettendone la
divulgazione in mezzo ai fedeli.
Per noi il giudizio della Chiesa,
Maestra infallibile di verità, è più che
sufficiente perché ne possiamo parlare liberamente colla più
profonda convinzione dell’animo nostro.
Intorno alla Grande
Promessa, di cui non possiamo affatto dubitare, quello che più
è strano non è il fatto che attorno ad essa ci fu per
molto tempo la congiura del silenzio, di modo che rimase nascosta e
ignorata dal popolo cristiano fino al 1869, quando il Padre Franciosi
S.J. cominciò a farla conoscere. Perché questo lungo
silenzio? Forse si temeva che teologicamente non si poteva sostenere,
oppure che i fedeli ne avessero ad abusare. Ma si poté
constatare che questi timori erano infondati, poiché i fedeli
escono da questa pratica sempre più fervorosi nel bene, mentre
i più dotti Teologi hanno dimostrato con argomenti solidissimi
che la Grande Promessa è pienamente conforme alla dottrina
della Chiesa, la quale c’indica nel Cuore di Gesù
l’oceano infinito della Divina Misericordia.
ANALISI DELLA GRANDE PROMESSA
Considerando le parole della Grande Promessa, si possono
distinguere tre parti: a) il preambolo; b) la promessa; c) la
condizione.
a) Il preambolo.
Il preambolo o introduzione
comprende queste parole: «Io ti prometto nell’eccesso
della misericordia del mio Cuore, che il mio amore onnipotente...».
Incominciando colle solenni parole «Io ti prometto», Gesù
vuole farci comprendere che trattandosi di una grazia così
straordinaria, Egli intende impegnare la sua parola divina, sulla
quale possiamo fare il più sicuro affidamento, come ci dice in
Mt. 24,35: «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole
non passeranno».
Aggiunge poi «nell’eccesso
della misericordia del mio Cuore», affinché riflettiamo
che qui si tratta non di una promessa ordinaria, ma di una promessa
così straordinariamente grande, che poteva venire soltanto da
un «eccesso di misericordia veramente infinita», quasi
volerci dire: «Anime redente dal mio Sangue, è così
straordinaria la promessa che vi faccio da esaurire quasi con essa i
tesori della mia Misericordia. Sta ora a voi volerne
approfittare».
Per renderci poi assolutamente sicuri che
saprà mantenere ad ogni costo quanto promette, Gesù
dice che questa grazia la concederà «l’amore
onnipotente del suo Cuore», quell’amore cioè che
tutto può a favore di chi confida in Lui. E questo significa
che tutte le arti del demonio per strappargli quell’anima,
saranno da Lui trionfalmente sventate, perché disposto a fare
un miracolo — se sarà necessario — affinché
chi ha fatto bene i Nove Primi Venerdì abbia ad essere salvo.
b) La Promessa.
Che cosa promette Gesù?
Gesù
promette la coincidenza dell’ultimo istante della vita con lo
stato di grazia per cui si è eternamente salvi in Paradiso.
Egli spiega la sua promessa con le parole: «essi non morranno
in mia disgrazia, né senza aver ricevuto i Santi Sacramenti, e
in quegli ultimi momenti il mio Cuore sarà loro un asilo
sicuro».
Le parole «né senza aver ricevuto i
santi Sacramenti» sono forse una sicurezza contro la morte
improvvisa? Cioè chi avrà fatto bene i nove primi
venerdì sarà certo di non morire senza prima
confessarsi, aver ricevuto il santo Viatico e l’Unione degli
infermi?
Importanti Teologi, commendatori della Grande Promessa,
rispondono che questo non è promesso in forma assoluta,
poiché:
1) chi, al momento della morte, si trova già
in grazia di Dio, di per sè non ha bisogno dei Sacramenti per
salvarsi eternamente;
2) chi, invece, negli ultimi momenti della
vita, si trova in peccato mortale, costui ordinariamente, per
rimettersi in grazia di Dio, ha bisogno almeno del Sacramento della
Confessione. Però: a) in caso d'impossibilità a
confessarsi; oppure in caso di morte improvvisa, prima che l’anima
si separi dal corpo, Dio può supplire alla recezione dei
Sacramenti con grazie interiori e ispirazioni che inducano il
moribondo a fare un atto di dolore perfetto, in modo da ottenere il
perdono dei peccarti commessi, riavere la grazia santificante e così
salvarsi eternamente. Questo, ben inteso, in caso eccezionale, quando
cioè, per cause indipendenti dalla sua volontà, il
moribondo non potesse ricevere i Sacramenti. Quello, invece, che il
Sacro Cuore promette in modo assoluto e senza restrizioni è
che nessuno di coloro che hanno fatto bene i Nove Primi Venerdì
morrà in peccato mortale, concedendogli: a) se egli è
giusto, la perseveranza finale nello stato di grazia; b) se è
peccatore, il perdono di ogni peccato mortale, sia per mezzo della
Confessione, sia per mezzo della contrizione o dolore perfetto.
Tanto
basta perché il Paradiso si possa dire veramente assicurato,
perché — senza eccezione alcuna — il suo amabile
Cuore servirà per tutti di «asilo sicuro in quell’ora
estrema».
(Per capire bene il significato di «asilo»
bisogna riporiarsi indietro nella storia. Nell’antichità
i templi, gli altari degli dei, le tombe degli eroi erano luoghi
inviolabili e i colpevoli che vi si rifugiavano non potevano essere
arrestati. Nel medioevo godevano di tale privilegio, chiamato
«diritto d’asilo», le chiese, i cimiteri, i
conventi. Quindi asilo significa « ricovero sicuro e
inviolabile». Perciò per coloro che avranno fatto bene i
Nove Primi Venerdì, il Cuore di Gesù sarà
nell’ora estrema della morte, il loro rifugio sicuro e
inviolabile da parte del demonio).
Pertanto nell’ora
dell’agonia, ora da cui dipende l’eternità,
possono insorgere e scatenarsi anche tutti i demoni dell’inferno,
ma non riusciranno a prevalere contro di chi ha fatto colle dovute
disposizioni i Nove Primi Venerdì richiesti da Gesù,
perché il suo Cuore gli sarà rifugio sicuro. La sua
morte in grazia di Dio e la sua eterna salvezza saranno un consolante
trionfo dell’eccesso di misericordia infinita e
dell’onnipotenza di amore di questo Cuore Divino.
«Con
quanto amore — scrive il Padre Certosino G.B. Simoni, autore
del noto libro «Manete in dilectione mea» — si deve
meditare questa straordinaria e specialissima promessa del Cuore di
Gesù; con quanta semplicità si deve credere, perché
prestare fede ad essa è rendere omaggio all’Amore
Infinito che la dettò, perché fosse una rivelazione
efficace del Cuore di Dio.
Meditate come il Signore, nella sua
Sapienza, ne ha pesato i termini, e pensate come saprà
mantenerla Egli che, promettendo, ha impegnato il suo onore, l’onore
di un Dio».
A chi ha promesso Gesù la grazia della
penitenza finale?
Chi fa una promessa ha diritto di mettervi le
condizioni che crede, e Gesù nel fare la Grande Promessa si
contentò di mettervi soltanto questa condizione: fare la
Comunione nei primi venerdì di nove mesi consecutivi.
A chi
sembrasse quasi impossibile che con un mezzo così facile si
possa ottenere una grazia così grande, qual è quella
della buona morte e della conseguente salvezza eterna in Paradiso,
deve tener conto che tra questo mezzo così facile e una grazia
così grande si frappongono una Misericordia In finita e un
Amore Onnipotente. Chi può mettere limiti all’infinita
Bontà e Misericordia del Cuore di Gesù e restringere
l’entrata in Cielo? Gesù è il Re Universale del
Cielo e della terra. Spetta a Lui solo di conseguenza fissare agli
uomini le condizioni per la conquista del suo Regno: il Paradiso.
c)
La condizione
Come dev’essere compiuta la condizione posta
da Gesù riguardo alla Grande Promessa?
Questa condizione
dev’essere compiuta fedelmente e quindi:
1) Le Comunioni
devono essere nove e chi non le avesse fatte tutte e nove non ha
diritto alla Grande Promessa;
2) Le Comunioni devono essere
fatte nei primi venerdì dei mese. Perciò bisogna fare
attenzione che queste nove Comunioni devono essere fatte
assolutamente in nove venerdì del mese e non ci darebbero
diritto alla Grande Promessa se venissero fatte in un altro giorno
della settimana che non fosse il primo venerdì. Nemmeno il
confessore può commutare il giorno, perché la Chiesa
non ha concesso a nessuno questa facoltà. Neppure gli ammalati
possono essere dispensati dall’osservare questa condizione.
3)
Per nove mesi consecutivi
È questa la terza condizione e
vuoi dire che le nove Comunioni devono farsi il primo venerdì
di nove mesi consecutivi senza interruzione. Chi dopo aver fatto
cinque, sei, otto Comunioni, la tralasciasse poi un mese, anche
involontariamente perché impedito o perché si è
dimenticato, costui non avrebbe fatto per questo alcuna mancanza, ma
sarebbe obbligato a ricominciare la sua pratica daccapo e le
Comunioni già fatte, sebbene tante e meritorie, non potrebbero
essere computate nel numero.
La pratica si può cominciare
in quel periodo dell’anno che torna più comodo,
importante è non interromperla.
4) Con quali
disposizioni devono essere fatte le nove Comunioni?
Le nove
Comunioni devono essere fatte in grazia di Dio, colla volontà
di perseverare nel bene e colla risoluzione di vivere da buon
cristiano. Non si richiede un fervore speciale che non sarebbe alla
portata di tutti.
a) È chiaro che se uno facesse la
Comunione sapendo di essere in peccato mortale, non solo non si
assicurerebbe il Paradiso, ma abusando in modo così indegno
della misericordia divina, si renderebbe meritevole di grandi
castighi perché, invece di onorare il Cuore di Gesù,
l’oltraggerebbe orribilmente commettendo un peccato gravissimo
di sacrilegio.
b) Chi facesse queste Comunioni per potersi poi
abbandonare liberamente ad una vita di peccati, dimostrerebbe con
questa perversa intenzione di essere attaccato al peccato e quindi le
sue Comunioni sarebbero tutte sacrileghe e non potrebbe certo
pretendere di essersi assicurato il Paradiso. Infatti la Comunione,
fatta con il peccato mortale, non solo non è valida per
conseguire la Grande Promessa, ma è un orribile sacrilegio per
il quale Gesù disse a Santa Brigida che «non esiste
sulla terra supplizio che basti a punirlo!».
c) Altra
grave stortura da evitare è quella di andare a Messa il 10
Venerdì del mese e trascurarla la domenica, perché
omettendo volontariamente la Messa domenicale o festiva si commette
peccato grave. Chi invece avesse iniziato con sincere e buone
disposizioni la santa pratica e per debolezza venisse a cadere in
peccato, purché si penta di vero cuore, riacquisti la grazia
con la Confessione sacramentale e continui senza interruzione le nove
Comunioni, costui conseguirà la Grande Promessa.
Resta
perciò bene inteso che se uno si dispone a fare i nove Primi
Venerdì deve essere ben deciso di lasciare il peccato e vivere
da buon cristiano. Guai a chi credesse di potersi cullare tra il
sevizio di Dio e il servizio del demonio poiché Gesù
(Mt 6:24) ha detto che nessuno può sevire a due padroni.
5)
Quale intenzione bisogna avere nel fare le nove Comunioni?
Nel
fare le nuove Comunioni bisogna avere l’intenzione di farle
secondo l’intenzione del Cuore di Gesù per ottenere il
frutto della Grande Promessa, cioè la grazia della buona morte
mediante la perseveranza o la penitenza finale. Questo è molto
importante perché, senza questa intenzione, fatta almeno
nell’incominciare l’esercizio dei Primi Venerdì,
non si potrebbe dire di aver adempiuto bene la pia pratica. Per
comodità di chi fa i Primi Venerdì, si riporta, alla
fine di queste spiegazioni, una Preghiera in cui è espressa
tale intenzione. Sarà ottima cosa farla prima di ciascuna
delle nove Comunioni.
CHE COSA SI DOVRÀ DIRE DI CHI, DOPO AVER FATTO BENE I PRIMI VENERDI CON L’ANDARE DEL TEMPO DIVENTASSE CATTIVO E VIVESSE MALAMENTE?
La risposta è molto consolante. Gesù nel fare la Grande Promessa non ha eccettuato nessuno di quelli che avranno compiuto bene le condizioni dei Primi Venerdì . Anzi è da notare la circostanza che Gesù, nel rivelare questa Grande Promessa, non disse ch’essa è un tratto della sua misericordia ordinaria, ma dichiarò espressamente che è un eccesso della misericordia del suo Cuore, cioè una misericordia straordinaria che compirà con l’onnipotenza del suo amore. Ora queste espressioni così energiche e solenni ci fanno capire chiaramente e ci confermano nella sicura speranza che il suo Cuore amorosissimo concederà anche a questi poveri traviati il dono ineffabile della salvezza. Che se per convertirli fosse anche necessario di operare miracoli straordinari di grazia, Egli compirà quest’eccesso della misericordia del suo amore onnipotente dando loro la grazia di ravvedersi prima di morire, e concedendo loro il perdono, li salverà. Quindi chi fa i Nove Primi Venerdì non morirà in peccato, ma in grazia di Dio e certamente si salverà. Questa pia pratica ci assicura la vittoria sul nostro nemico capitale: il peccato. Non una vittoria qualsiasi, ma la vittoria ultima e decisiva: quella sul letto di morte. Che grazia sublime della Divina Misericordia!
QUESTA PRATICA DEI NOVE VENERDÌ NON FAVORISCE FORSE LA PRESUNZIONE, PECCATO CONTRO LO SPIRITO SANTO?
La domanda sarebbe imbarazzante se non ci fosse di mezzo: a) da
una parte la promessa incondizionata di Gesù che ha voluto
indurci a porre in Lui ogni nostra confidenza, rendendosi Egli
garante della nostra salvezza per i meriti del suo amorosissimo
Cuore, e non ci fosse b) dall’altra parte l’autorità
della Chiesa che ci invita ad approfittare di questo mezzo così
facile per raggiungere la vita eterna. Quindi non esitiamo a
rispondere che essa non favorisce in alcun modo la presunzione nelle
anime bene intenzionate, ma ravviva loro la speranza di giungere esse
pure in Paradiso nonostante le loro miserie e debolezze. Le anime
bene intenzionate sanno benissimo che nessuno può salvarsi
senza la sua libera corrispondenza alla grazia di Dio che ci spinge
soavemente e fortemente a osservare la legge di Dio, cioè a
fare il bene e a fuggire il male, come insegna il Dottore della
Chiesa S. Agostino: «Chi ha creato te senza dite, non salverà
te senza di te». È questa appunto la grazia che
intendono ottenere quelli che si accingono a fare i Nove Primi
Venerdì con retta intenzione.
In pratica poi si tocca con
mano che questa devozione, invece di favorire la presunzione rende le
anime sempre più premurose di guadagnare il Cielo con opere
buone e sempre più vigilanti sopra se stesse, per vivere
costantemente in grazia di Dio e farsi apostoli della Grande Promessa
del Cuore di Gesù, come per esempio fu Fernando Cerini,
maresciallo dei.carabinieri, morto santamente il 30 maggio 1974 a
Soriano nel Cimino (Viterbo).
Egli scrive nel suo diario: «Il
Primo Venerdì del gennaio 1928, con una leggerezza fantastica,
solo per non sentire più urlare mia moglie Rosina, andai
nell’Eremo di S. Eutizio a Soriano nel Cimino per iniziare i
primi venerdì del mese e Gesù si vendicava con una
conquista immediata. Partii da casa peccatore e ritornai convertito,
tanto che la Rosina non credeva ad un cambiamento radicale».
Da
allora Ferdinando Cerini diventa apostolo dell’Eucaristia.
Forte dell’esperienza fatta, attira molte persone alla pratica
dei Primi Venerdì del mese a Roma presso il Comando dei
Carabinieri della Regione Lazio, dove lavorava, sia a Soriano nel
Cimino, sua seconda patria. L’apostolato eucaristico fu la
pedana di lancio per l’apostolato in genere che egli intraprese
via via, vincendo la sua eccessiva timidezza. Come appartenente
all’Azione Cattolica (Unione Uomini) fu un vero apostolo nel
suo ambiente convincendo più con l’esempio che con le
parole. (Emiliano Rigazio - Il Maresciallo Santo).
NOTE
1) I Sacerdoti e le persone pie che si comunicano ogni giorno, per
ottenere la Grande Promessa, non devono. far altro che mettere
l’intenzione di fare anche loro queste nove Comunioni al primo
venerdì del mese per ottenere la Grande Promessa, per onorare
il Sacro Cuore e ripararlo dell’ingratitudine e degli oltraggi
che riceve da tanti peccatori. Sarebbe bene rinnovare
quest’intenzione ogni primo venerdì fino al termine
della pratica.
2) Tutti coloro che si comunicano ogni giorno
faranno cosa ottima ripetere i Primi Venerdì per tutta la vita
mettendo l’intenzione di ricominciare quando si è
terminata la serie precedente.
Non è necessario rinnovare
ogni volta l’intenzione: basta metterla una volta per sempre. E
certamente ben fatto per tutti ripetere una o più volte dette
Comunioni, particolarmente quando vi fosse qualche dubbio di non
averle fatte con tutte le disposizioni richieste. Quindi è
ottima cosa ripere più volte la serie delle nove Comunioni per
rendere più sicuro il risultato: la consecuzione della Grande
Promessa del Cuore di Gesù.
3) Mi permetto suggerire ai
Sacerdoti in cura d'anime un’iniziativa attuata in una piccola
parrocchia affidata ad un Sacerdote mio amico. Egli ogni anno prepara
alla Prima Comunione un gruppo di 40-50 ragazzi. Durante il periodo
di preparazione egli parla loro anche sulla Grande Promessa. Alla
domanda se sono disposti a fare i Primi Venerdì tutti i
ragazzi rispondono di sì. Allora, dopo la Prima Comunione, il
parroco ogni giovedì precedente il primo venerdì di
mese, tramite le signorine dell’A.C., fa pervenire ai singoli
fanciulli un bigliettino stampato che ricorda loro l’impegno
preso e l’orario della Confessione e della Comunione. I
fanciulli, richiamati con quel biglietto, corrispondono
fedelmente.
Alla fine dei Primi Venerdì il parroco dona
loro in ricordo una bella immagine del Sacro Cuore di Gesù.
Questa
bella iniziativa assicura la salvezza eterna di quei ragazzi perché
essi, privi ancora di malizia, fanno i Primi Venerdì con retta
intenzione; inoltre li abitua alla Comunione frequente e li fa
piccoli apostoli della Grande Promessa.
4) Molti sacerdoti sono
angustiati per le tristi condizioni della propria parrocchia e, dopo
aver tentato tante iniziative per fare un po’ di bene, si sono
lasciati prendere dallo scoraggiamento e in cuor loro hanno ripetuto
le parole di S. Pietro: «Maestro, abbiamo lavorato tutta la
notte e non abbiamo preso nulla» (Lc 5:1-5). A costoro si
potrebbe ricordare quello che hanno scritto zelanti apostoli di
questa devozione: la predicazione della Grande Promessa è uno
dei mezzi più efficaci per attirare intere parrocchie a
frequentare i Sacramenti. Procurate solo di essere solleciti e
premurosi di dare ai fedeli la comodità di confessarsi e non
tarderete a toccare con mano veri prodigi di grazia. Ai primi
volenterosi se ne verranno man mano aggiungendo altri e la funzione
del Primo Venerdì del mese diventerà la funzione più
importante e devota della parrocchia.
CONCLUSIONE
Gesù ci dice (Mt. 16:26): «Che giova all’uomo
guadagnare tutto il mondo se poi perde l’anima sua?».
L’uomo si agita attorno a tanti affari. Chi cerca il denaro,
chi la gloria, chi il piacere dei sensi. Purtroppo si perde di mira
l’affare più importante e il solo necessario cioè
la salvezza dell’anima.
La salvezza dell’anima è
un affare irrimediabile! Se si perde l’onore ci si può
riabilitare. Se si perde la salute si potrà riacquistarla. Se
un esame riesce male, ripetendo l’anno o studiando di più,
si può rimediare. Ma se perdiamo l’anima non possiamo
più rimediare eternamente! Ci pensiamo a questo? E se ci
abbiamo veramente pensato ci siamo posta la domanda: Mi salverò
o mi dannerò? Sarò un giorno eternamente felice in
Paradiso oppure infelice e straziato dalle pene eterne
dell’inferno?
Questo pensiero faceva tremare di spavento i
Santi e noi potremmo vivere tranquilli colla coscienza aggravata da
tanti peccati? E se morissimo all’improvviso dove
andremmo?
Orbene Gesù colla sua Grande Promessa viene a
toglierci da questo incubo spaventoso e ci fa sentire questa
consolante promessa: « Tu avrai la grazia della perseveranza
finale, la grazia della penitenza finale, cioè andrai salvo in
Paradiso se farai bene la Comunione nei primi venerdì del mese
per nove mesi consecutivi».
Gesù vuole darti la
chiave d’oro che un giorno ti dovrà aprire la porta del
Cielo. Sta a te approfittare di questa grazia veramente straordinaria
che ti offre il suo Cuore misericordioso.
Sarebbe una bestemmia
insopportabile pensare alla possibilità che Gesù non
mantenga la sua parola. Questa avrà il suo compimento anche
per chi, dopo aver fatto bene le nove Comunioni del primo venerdì
del mese, trascinato dalle passioni e dalle occasioni cattive, vinto
dalla debolezza della natura e dalla forza delle tentazioni,
diventasse perverso e vivesse nel peccato. Gesù nel fare la
Grande Promessa non escluse nessuno di quelli che hanno fatto bene i
Primi Venerdì. Di conseguenza tutti possono credere con
certezza che si salveranno, quando hanno adempiuto umanamente le
condizioni richieste dal Sacro Cuore, per il fatto stesso di averle
adempiute. (Cfr. Vermaersch: La Grande Promessa - Etudes - pag.
593).
La Grande Promessa quindi ci dà un senso di fiduciosa
tranquillità circa la nostra salvezza eterna, come stanno a
confermarlo molti fatti storici, per esempio il celebre convertito
Pitigrilli (pseudonimo di Dino Segré).
Egli, famoso
miscredente dei nostri tempi, uomo di grande ingegno, scrittore di
libri infarciti di tanta empietà, dopo aver cercato invano la
luce attraverso la magia, le scienze occulte, lo spiritismo,
fulminato dalla grazia, ha di un tratto abbracciato la fede con
entusiasmo. Trascrivo un brano tratto dal libro «La Piscina di
Siloe», il libro che narra la sua conversione: «Ho
trovato la fede. Prima credevo che Dio, l’immortalità
dell’anima, i geni malefici, la potenza della preghiera, la
Comunione dei Santi fossero immaginose affermazioni travasate di
libro in libro, riverniciate secondo l’evoluzione dei tempi,
per ingannare la gente.
Da quel momento (da quando cioè
egli cominciò a credere) ho compreso finalmente il senso della
vita. Per il passato i ventimila volumi della mia biblioteca, ai
quali avevo chiesto inutilmente la verità, non mi avevano
risposto.
Adesso sento che tutto è stupendamente vero..,
vedo in ciò che mi circonda un miracolo di amore: la scintilla
che scocca sotto il martello, il cristallo del fiocco di neve,
l’istinto che guida l’anguilla per un oceano mai
percorso, la simmetria delle stelle marine, la grande attrazione al
centro della terra, il fiato che diventa voce, la voce che diventa
parola...
Le mie antiche obiezioni si sono sfilacciate come
nuvole. Dal momento in cui ho creduto in Dio il ragionamento si è
rovesciato senza urti da sé, come se non avessi mai ragionato
diversamente: compresi che i libri di matematica e fisica non sono
altro che la trasposizione in numeri della Sapienza divina, e che le
leggi fisiche sono l’armonica ed immutabile esecuzione nei
secoli della sua volontà, che era già perfetta quando
nel «fiat lux» riassunse la vita dell’universo...
Non
sono ancora un cristiano perfetto. Ma la Comunione fatta i primi
Venerdì per nove mesi consecutivi, secondo la Promessa di Gesù
a S. Margherita Alacoque, mi ha dato la tranquillità e la
fiducia di non morire senza la grazia del Signore».
Una
conferma dell’autenticità e della verità di
quanto è stato detto sulla Grande Promessa ci è stata
data dalla Madre di Dio e Madre nostra:
1) La Vergine della
Rivelazione, apparendo a Roma — alle Tre Fontane — a
Bruno Cornacchiola, blasfemo ed eretico peccatore, il 12 aprile 1947,
gli disse: «Il giuramento di Dio è e rimane immutabile:
i Nove Primi Venerdì del Sacro Cuore di Gesù, che la
tua fedele sposa ti fece fare prima di entrare nella via della
menzogna (il protestantesimo), ti hanno salvato. Frequentate i Primi
Venerdì del mese perché è una promessa del Cuore
di mio Figlio».
2) La Vergine Santissima, apparendo a
Belpasso (Catania) l’8 dicembre 1986 al veggente Rosario
Toscano, disse: «Gesù tante volte è lasciato
abbandonato e poco riverito in certi tabernacoli, Egli però,
nella sua infinita Misericordia, promette l’assistenza in punto
di morte a chi ogni Primo Venerdì di mese, per nove mesi
consecutivi, si confesserà (se si trova in peccato grave,
perché per i peccati veniali non è necessaria la
Confessione per ottenere la Promessa di Gesù - n.cLa.) e si
comunicherà.
Perciò se ci sta a cuore la salvezza
del nostro prossimo, dei nostri cari, delle persone affidate alle
nostre cure, diffondiamo con ogni mezzo la conoscenza di una pratica
così facile e consolante con l’esempio, con la parola e
specialmente con la diffusione di questo libretto.
Nell’universale
naufragio in cui si dibatte la povera umanità per aver
abbandonato Dio, è prezioso conforto poter contribuire alla
salvezza di qualche anima. Lanciamo dunque con grande ardire e
generosità attorno a noi l’ancora della salvezza e della
misericordia della Grande Promessa.
Cristiano rifletti! Viviamo in
un’ora tragica ed è necessario che rientriamo in noi
stessi. Può continuare questa sfacciata ribellione a Dio e
alla sua Chiesa? Non verrà per tutti il terribile giorno del
rendiconto?
Che sarà di noi? Cristiano rifletti un istante:
Dio ci ha dato la vita per conoscerlo, amarlo e servirlo, e noi ce ne
serviamo spesso per offenderlo. — Ci ha preparato il premio
eterno del Paradiso, e noi preferiamo farci un paradiso in terra. —
Ci ha minacciato il castigo spaventoso dell’inferno, e noi non
ci pensiamo o lo prendiamo per burla. — Ci ha imposto i suoi
Comandamenti per il bene nostro, e noi non facciamo altro che
trasgredirli. — Ci ha mandato Gesù Cristo per salvarci,
e noi lo respingiamo. — Gesù ci ha dato la sua Chiesa
per santificarci, e noi non vogliamo seguirla. — Ci ha dato i
Sacramenti per trasmetterci la sua Vita Divina, e noi non li
frequentiamo. — Ci ha dato la sua Madre Maria, e noi non la
onoriamo. Ha messo a Capo della sua Chiesa il Papa, suo Vicario, e
noi non lo ascoltiamo.
Non ti accorgi, o cristiano, che siamo un
po’ tutti fuori strada? Che abbiamo la spada della divina
giustizia sospesa sul capo? Nella terza apparizione a Fatima, venerdì
13 luglio 1917, la SS.ma Vergine mostrò in visione ai tre
fanciulli l’inferno. Ecco quanto riferisce Lucia, la superstite
dei tre veggenti: «Noi vedemmo come un gran mare di fuoco e in
esso immersi, neri e oscuri, demoni e anime in forma umana,
somiglianti a brace trasparente, che trascinate poi in alto dalle
fiamme, sprigionatesi dalle anime stesse, insieme a nubi di fumo,
ricadevano già da ogni parte quali faville nei grandi incendi,
senza peso né equilibrio, fra grida e lamenti di dolore e di
disperazione che facevano inorridire e tremare per lo spavento. I
demoni si distinguevano per forme orribili e schifose di animali
spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come carboni in bracia.
Questa vista durò un istante e dobbiamo ringraziare la nostra
buona Madre del Cielo che prima ci aveva prevenuti colla promessa di
portarci in Paradiso, altrimenti credo saremmo morti di terrore e di
spavento».
Ed allora, cristiano, rifletti mentre ancora sei
in tempo. Non sai che se la morte dovesse colpirti all’improvviso,
con il peccato mortale nell’anima, tu andresti all’inferno
eterno? Che cosa aspetti per convertirti? Non ti fanno paura tanti
terribili flagelli che si ripetono con molta frequenza?
Queste
considerazioni ti servano di stimolo a fare bene e presto i Nove
Primi Venerdì del mese per metterti al sicuro sotto la
protezione del Cuore di Gesù.
Ascolta quello che ti dice
Gesù: «Che cosa avrei dovuto fare di più per la
tua salveza e non l’ho fatto? Mi sono fatto uomo per te; sono
morto inchiodato alla croce per te; ho istituito la Chiesa per
guidarti nella verità e per santificarti; ho impegnato la mia
bontà misericordiosa e la mia onnipotenza per salvarti con la
Grande Promessa dei Nove Primi Venerdì. Che altro avrei potuto
fare per te e non l’ho fatto? Rispondimi!