Gesù Cristo spiega alla propria sposa per che motivo i buoni sono afflitti in questa vita mentre i cattivi prosperano
Parla nostro Signore e dice: «Vedi che l'amico di Dio, anziché riverito, è afflitto; al suo posto viene reso onore al nemico di Dio, che credevi dovesse essere come nella visione precedente. La spiegazione è la seguente. Le mie parole vanno intese sia in senso spirituale che fisico, perché le tribolazioni del mondo non sono altro che una preparazione e un'elevazione alla corona, mentre la prosperità del mondo, per chi abusa della grazia, è soltanto una discesa verso la perdizione. Dunque, essere afflitto sulla terra è una vera e propria esaltazione verso la vita; viceversa per un uomo ingiusto prosperare in questo mondo significa scendere all'inferno... Così Dio promette di sovente cose piccole, con cui intende cose eccelse, affinché l'uomo attraverso le cose temporali impari a considerare quelle eterne... Spesso Dio promette cose temporali; talvolta promette cose materiali per riferirsi a cose spirituali affinché il vostro spirito si senta stimolato, mediante i doni ricevuti, verso il fervore divino e perché, tramite l'intelligenza spirituale, si umili in modo da non presumere di sé. È quanto fece Dio con Israele: in primo luogo gli promise e gli diede ricchezze temporali e con esse fece grandi meraviglie per istruirlo nelle cose spirituali. In seguito, essendo maggiore la conoscenza della divinità nel loro spirito, per bocca dei profeti disse a Israele parole oscure e difficili da comprendere, accompagnandole con cose destinate a consolare e a rallegrare, ossia: promise al popolo il ritorno in patria, la pace perpetua e la ricostruzione di quanto era stato distrutto. E il popolo intese tutto ciò in senso materiale e come tale lo volle possedere, sebbene Dio avesse ordinato e disposto alcune cose secondo la carne, altre secondo lo spirito. Ma tu mi chiedi perché Dio, in ogni istante conosciuto, non abbia predetto nei particolari ogni cosa e ti domandi quando o per che motivo abbia detto alcune cose e si sia solo limitato ad accennarne altre. La mia risposta è la seguente: Israele viveva nella materia e desiderava tutto secondo questa e poteva conoscere e raggiungere le cose invisibili solo attraverso quelle visibili. Per questo piacque a Dio di istruire il suo popolo in diversi modi, affinché quanti credevano alle promesse divine fossero incoronati con maggior eminenza per via della loro fede e, progredendo verso il bene, divenissero più ferventi. Dio fece questo anche perché i trasgressori smettessero di offendere la Divinità con tanta libertà e gli afflitti tollerassero le loro miserie con più pazienza; e perché quelli che lavoravano resistessero con maggior piacere e, attendendo Dio attraverso le sue promesse oscure e velate, fossero incoronati in modo più sublime e glorioso. Infatti, se Dio si fosse limitato a promettere agli uomini propensi per le cose materiali ciò che era unicamente spirituale, essi sarebbero stati disgustati dall'amore per le cose celesti. D'altra parte, se Dio avesse promesso loro ciò che era materiale, che differenza ci sarebbe stata fra l'uomo e le bestie da soma? Ma Dio, pio e saggio, ha dato all'uomo ciò che è materiale in modo che governi il proprio corpo con moderazione ed equità e desideri quello che è celeste. Così gli ha mostrato i suoi benefici e i suoi grandi miracoli e, affinché abbia paura del peccato, gli ha manifestato i suoi terribili giudizi e gli ha mandato dei messaggi tramite gli angeli cattivi; questo perché colui che mantiene le promesse ed è autore della saggezza sia atteso e desiderato... Oggi Dio valuta i giudizi spirituali secondo similitudini spirituali; e parlando di un onore materiale, intende un onore spirituale, affinché si attribuisca a Dio ogni sorta di dottrina. Cos'è, infatti, l'onore del mondo se non vento, fatica e diminuzione della consolazione divina? Cosa sono le tribolazioni se non una preparazione e una disposizione alle virtù? Dunque, promettere al giusto l'onore del mondo non è altro che privarlo dei beni spirituali; e promettergli le tribolazioni del mondo, cos'è se non un antidoto, una medicina per curare una malattia grave? Perciò, figlia mia, le parole di Dio possono essere intese in varie maniere; ma, proprio per questo non bisogna pensare che Dio sia mutevole, ma essere coscienti della costanza della sua mirabile e formidabile saggezza. Dunque se è vero che attraverso i profeti ho annunciato diverse cose in senso materiale che avevano un riscontro in senso materiale, è anche vero che ho detto diverse cose in senso materiale da intendere e compiere in senso spirituale». Libro IV, 15
isposizione interiore dell'anima
Così come il corpo esternamente è composto da membra, allo stesso modo interiormente l'anima deve essere disposta in senso spirituale. Il corpo è provvisto di ossa, midollo e carne e nella carne scorre il sangue e il sangue è nella carne; similmente l'anima deve avere tre cose: la memoria, la coscienza e l'intelletto. Alcuni, infatti, comprendono cose sublimi sulle sacre Scritture, ma non hanno la ragione: manca loro una parte preziosa. Altri hanno una coscienza assennata, tuttavia sono privi dell'intelligenza. Altri ancora hanno l'intelletto ma non la memoria, e ciò li rende molto infermi. Invece sono fiorenti nell'anima coloro che hanno la ragione sana, la memoria e l'intelletto. Del resto, il corpo ha tre ricettacoli: il primo è il cuore, rivestito da una membrana fragile che lo protegge da qualsiasi cosa immonda, perché, se anche avesse la minima macchia, l'uomo morirebbe in men che non si dica. Il secondo ricettacolo è lo stomaco. Il terzo sono le viscere, tramite cui viene espulsa ogni cosa nociva. Allo stesso modo l'anima deve avere tre ricettacoli di tipo spirituale: il primo è un desiderio divino e ardente come un cuore acceso, in modo che essa non desideri nulla al di fuori di me che sono il suo Dio; diversamente, se la colpisse una qualche affezione perniciosa, benché piccola di per sé, ne sarebbe subito macchiata. Il secondo ricettacolo è lo stomaco, ossia una segreta disposizione del tempo e delle opere, poiché ogni cibo viene digerito nello stomaco: similmente i pensieri e le opere devono sempre essere assimilati e disposti secondo l'ordine della divina Provvidenza, con saggezza e utilità. Il terzo ricettacolo sono le viscere, ossia la contrizione divina attraverso cui vengono purificate le cose immonde e il cibo della saggezza divina viene gustato meglio. D'altra parte, il corpo ha tre cose mediante cui progredisce: la testa, le mani e i piedi. La testa rappresenta la carità divina; infatti, così come la testa custodisce i cinque sensi, allo stesso modo l'anima assapora nella carità divina tutto ciò che è vista e udito e compie con grande costanza tutto ciò che viene ordinato. Di conseguenza, così come l'uomo privo della testa muore, allo stesso modo muore l'anima priva di carità nei confronti di Dio, che è la vita dell anima. Le mani dell'anima simboleggiano la fede: la mano è una ma composta da varie dita e allo stesso modo la fede, benché unica, custodisce diversi articoli; per questo motivo la fede perfetta permette il compimento della divina volontà, e deve partecipare a ogni opera di bene; infatti, così come esteriormente si compiono le opere con la mano, allo stesso modo, grazie alla fede perfetta, lo Spirito Santo opera a livello intimo nell'anima, essendo la fede il fondamento di ogni virtù; infatti, là dove non c'è fede, la carità e le opere di bene sono svilite. I piedi dell'anima sono la speranza, in quanto attraverso essa l'anima va verso Dio; il corpo cammina grazie ai piedi e similmente l'anima si avvicina a Dio con il passo dei desideri ardenti e della speranza. La pelle che copre tutte le membra rappresenta la consolazione divina, che placa l'anima turbata. E benché talvolta al diavolo sia permesso turbare la memoria, oppure altre volte le mani o i piedi, Dio difende sempre l'anima come un lottatore, la consola come un padre pio e la cura come un medico, perché non muoia». Libro IV, 115
Dio va incontro a quanti lo desiderano
Mentre qualcuno recitava il Pater noster, la sposa udì la risposta dello Spirito Santo, che diceva: «Amica mia, per prima cosa ti rispondo, da parte della Divinità, che avrai l'eredità con tuo Padre; secondariamente, da parte dell'umanità, che sarai il mio tempio; in terzo luogo, da parte dello Spirito, che non sarai tentata più di quanto tu possa sopportare: perché il Padre ti difenderà, l'umanità ti assisterà, e lo Spirito Santo ti infiammerà. Perché così come la madre, all'udire la voce del figlio, va incontro a lui con gioia e così come il padre, vedendo il figlio che lavora, gli si fa incontro a metà del cammino e lo aiuta a portare il fardello, allo stesso modo io vado incontro ai miei amici, rendo facili tutte le cose difficili e le faccio portare loro con gioia. E come qualcuno che, vedendo una cosa bella, non trova consolazione se non la condivide col prossimo, allo stesso modo io mi accosto a chi mi desidera». Libro IV, 117
Il Figlio dell'Eterno è lo Sposo dell'anima
Il Figlio dell'Eterno dice alla sua cara sposa: «Sono come lo sposo che ha preso una sposa che gli reclamano il padre, la madre, il fratello e la sorella. ll padre, infatti, dice: 'Rendimi mia figlia, perché è nata dal mio sangue'. La madre dice: 'Rendimi mia figlia, perché è stata nutrita con il mio latte'. Il fratello dice: 'Rendimi mia sorella, perché è compito mio guidarla'. La sorella dice: 'Rendimi mia sorella, perché si è sfamata con me'. Lo sposo risponde loro: 'Padre, se tua figlia è nata dal tuo sangue, ora deve essere colma del mio sangue. Madre, se l'hai nutrita con il tuo latte, adesso la ciberò con le mie delizie. Fratello, se finora l'hai guidata secondo i tuoi costumi, adesso si abituerà ai miei. E tu sorella, se è stata sfamata con te, ora lo sarà con me compiendo il mio volere'. Lo stesso è stato fatto con te, perché se ti richiede il padre, sappi che ti colmerò di carità e amore. Se ti richiede la madre, ossia le incombenze del mondo, è compito mio colmarti con il latte delle mie indicibili consolazioni. Se ti richiede il fratello, ossia la tua volontà, rispondi che sei obbligata a compiere la mia volontà. Se ti richiede la sorella, ossia l'abitudine alla conversazione umana, di' che devi fare il mio volere». Libro IV, 123
Sant'Agnese parla a Santa Brigida di una corona di sette pietre preziose
Sant'Agnese parla dicendo: «Vieni, figlia mia, e porrò sul tuo capo una corona con sette pietre preziose. Cos'è questa corona se non la prova di una pazienza insuperabile, fatta di afflizioni, e a sua volta ornata e arricchita da Dio con delle corone? Dunque, la prima pietra di questa corona è un diaspro che ti è stato posto sul capo da colui che vomitava su di te parole ingiuriose, dicendo che non sapeva di quale spirito tu parlassi e che era meglio che tu ti dedicassi alla filatura come sanno fare le donne, anziché discutere della sacra Scrittura. Di conseguenza, così come il diaspro rafforza la vista ed accende la gioia dell'anima, allo stesso modo Dio suscita la gioia dell'anima con le tribolazioni e illumina lo spirito per comprendere le cose spirituali. La seconda pietra è uno zaffiro che ha posto nella tua corona chi ti lodava alla tua presenza e sparlava di te in tua assenza. Dunque, così come lo zaffiro è del colore del cielo e mantiene sane le membra, allo stesso modo la cattiveria degli uomini mette alla prova il giusto affinché diventi celeste e mantiene forte l'anima affinché non diventi preda della superbia. La terza pietra è uno smeraldo che è stato aggiunto alla tua corona da chi sostiene che hai parlato senza pensare e senza sapere quello che dicevi. Infatti, così come lo smeraldo, sebbene fragile per sua natura, è bello e verde, allo stesso modo la menzogna di simili persone verrà messa subito a tacere, ma renderà bella la tua anima grazie al premio e alla ricompensa di una pazienza insuperabile. La quarta pietra è la perla che ti ha dato chi in tua presenza ha offeso con ingiurie l'amico di Dio, ingiurie delle quali hai provato più risentimento che se fossero state rivolte direttamente a te. Di conseguenza, così come la perla, che è bella e bianca, allevia le passioni del cuore, allo stesso modo le pene d'amore introducono Dio nell'anima e placano le passioni della collera e dell'impazienza. La quinta pietra è un topazio. Chi ti parlava con amarezza ti ha dato questa pietra, che tu invece hai benedetto. Per questo, così come il topazio ha il colore dell'oro e custodisce la castità e la bellezza, similmente non c'è nulla di più bello e gradito a Dio che amare quanti ci hanno danneggiato e offeso e pregare Dio per quelli che ci perseguitano. La sesta pietra è un diamante. Questa pietra ti è stata data da chi ha ferito gravemente il tuo corpo, cosa che hai tollerato con grande pazienza, a tal punto che non hai voluto disonorarlo. Perciò, così come il diamante non si rompe con dei colpi ma con il sangue di capro, allo stesso modo Dio gradisce molto che non si cerchi la vendetta e si dimentichi invece ogni danno ricevuto per amore di Dio, pensando senza sosta a ciò che Dio stesso compie per amore dell'uomo. La settima pietra è un granato. Questa pietra ti è stata data da colui che ti ha recato notizie false, dicendo che tuo figlio Carlo era morto, annuncio che hai accolto con pazienza e rassegnazione. Di conseguenza, così come il granato risplende in una casa e sta molto bene incastonato in un anello, l'uomo sopporta con pazienza la perdita di qualcosa che gli è molto caro, che spinge Dio ad amarlo, che risplende alla presenza dei santi e che risulta gradevole come una pietra preziosa». Libro IV, 124
Tre cose che suscitano amore
«Le tre cose che suscitano amore sono: pregare Dio perché ci soccorra; pregarlo perché ci liberi dalle dilettazioni perniciose e pregarlo perché ci dia la volontà di piacergli in ogni cosa; infatti non si ottiene l'amore divino se non lo si desidera e tale desiderio non è assennato se non è fondato in Dio. Di conseguenza, nell'uomo si trovano tre cose prima che la carità entri in lui; e altre tre cose entrano in lui dopo che la carità è stata riversata nel suo cuore. Infatti, prima che la carità sia versata e sparsa nell'uomo, egli è turbato dal giorno della morte, dalla diminuzione dei suoi onori e delle sue amicizie, dalle avversità del mondo e dall'infermità della carne. Tuttavia, dopo aver ottenuto la carità, la sua anima, afflitta dalle tribolazioni delle cose terrene, gioisce e lo spirito che provava angoscia per le occupazioni del mondo si dilata e gode nell'onorare Dio e nell'essere afflitto per la sua gloria. Un altro motivo che induce alla carità è lavorare per amore, perché anche recitando un solo Pater noster per ottenere la carità, si farà cosa gradita a Dio e la carità si avvicinerà a noi». Libro IV, 124
L'importanza della confessione
Parla il Figlio di Dio: «La casa in cui c'è il fuoco deve essere provvista di un'apertura, affinché esca il fumo e chi vi abita goda del calore del focolare senza inconvenienti. Similmente è utile che chi desidera conservare il mio Spirito Santo e la mia grazia si confessi di frequente, in modo che evapori il fumo dei suoi peccati». Libro V, 7
Sul digiuno
La Santa Vergine parlò alla sposa: «Devi fare ogni cosa con obbedienza e discrezione: mio Figlio preferisce che si mangi anziché digiunare, se fare astinenza è contrario all'ubbidienza. Dunque devi osservare tre cose riguardo al digiuno: innanzitutto non devi astenerti invano dal cibo, come chi, per ostentazione e per essere allo stesso livello di quanti digiunano, lo fa senza intenzione: ciò è del tutto irragionevole. Bisogna intraprendere il digiuno con discrezione, a seconda della necessità di moderare i desideri illeciti, e in modo tollerabile per la natura; in secondo luogo non digiunare in maniera sconsiderata, come chi lo vuole fare in ugual misura sia nella malattia che quando gode di buona salute: queste persone sfidano la misericordia di mio Figlio, come se egli desiderasse parimenti la malattia e le loro opere di bene e la loro buona volontà. Per questo, figlia mia, digiuna con grande saggezza e non appena dovesse assalirti qualche malattia sii più benevola nei confronti del tuo corpo ed abbi la stessa pietà che gli animali, benché irragionevoli, mostrano nei propri riguardi, affinché tu non soccomba sotto un fardello eccessivo. Infine fai attenzione a non digiunare in modo sconsiderato, come chi si astiene dal cibo per avere una ricompensa e un onore maggiori delle altre persone. Costoro sono come chi digiuna e fissa la propria ricompensa nel digiuno. Dunque tu digiuna per piacere a mio Figlio e nella misura in cui te lo concede la natura. Regola il digiuno a seconda delle tue forze e confida sempre nella misericordia di mio Figlio, pur ritenendotene indegna in ogni cosa; e non pensare che qualche tua pena o sofferenza meriti la remissione dei peccati, men che meno una ricompensa eterna, poiché ciò dipende solo dal fatto che mio Figlio ha misericordia di te». Rivelazioni supplementari 58
La Santa Vergine spiega cosa significhi vivere o morire spiritualmente
Sei giorni prima che morisse Brigida, la Vergine apparve alla Santa e le disse: «I medici non affermano forse che non morirai? In verità essi non capiscono cosa significhi morire. Muore chi si separa da Dio e chi, incallito nel proprio peccato, non desidera espellere l'obbrobrio delle sue iniquità mediante la confessione; muore chi non crede in Dio e non ama il proprio Creatore; vive in eterno chi ha timore di Dio e chi, confessandosi di frequente, purga le sue colpe per giungere a lui. Poiché il Dio che ti parla è l'Autore della natura, di cui dispone, e tiene la tua vita nelle sue mani, non ci si deve aspettare la salvezza né la vita dalle medicine. Non bisogna affidare le proprie speranze alla medicina, poiché per qualche tempo il tuo corpo ha bisogno soltanto di un po' di cibo». Rivelazioni supplementari 68
Chi non vuole abbandonare il peccato, non è degno della grazia dello Spirito Santo
La Santa Vergine Maria dice: «Sei abituata a dare qualcosa a chi viene a te con una borsa pura e pulita, e a giudicare indegno di ricevere qualcosa da te chi non vuole aprire né pulire la sua borsa piena di fango e di sporcizia. Lo stesso succede nella vita spirituale: quando la volontà non intende abbandonare le sue offese, la giustizia non vuole che goda dell'influenza dello Spirito Santo; e quando una persona è priva della volontà di correggere la propria vita, non merita il cibo dello Spirito Santo, che si tratti di un re, di un imperatore, di un sacerdote, di un povero o di un ricco».
Rivelazioni spirituali; 87