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Mercoledi, 24 aprile 2024 - Misteri gloriosi - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Siate lenti nel giudicare.
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Santa Brigida di Svezia



Santa Brigida

LA CONDOTTA DELL’ANIMA - 3

Gesù Cristo spiega alla propria sposa per che motivo i buoni sono afflitti in questa vita mentre i cattivi prosperano

Parla nostro Signore e dice: «Vedi che l'amico di Dio, anziché riverito, è afflitto; al suo posto viene reso onore al nemico di Dio, che credevi dovesse essere co­me nella visione precedente. La spiegazione è la seguen­te. Le mie parole vanno intese sia in senso spirituale che fisico, perché le tribolazioni del mondo non sono altro che una preparazione e un'elevazione alla corona, men­tre la prosperità del mondo, per chi abusa della grazia, è soltanto una discesa verso la perdizione. Dunque, essere afflitto sulla terra è una vera e propria esaltazione verso la vita; viceversa per un uomo ingiusto prosperare in questo mondo significa scendere all'inferno... Così Dio promette di sovente cose piccole, con cui intende cose eccelse, affinché l'uomo attraverso le cose temporali impari a considerare quelle eterne... Spesso Dio promette cose temporali; talvolta pro­mette cose materiali per riferirsi a cose spirituali affinché il vostro spirito si senta stimolato, mediante i doni rice­vuti, verso il fervore divino e perché, tramite l'intelligen­za spirituale, si umili in modo da non presumere di sé. È quanto fece Dio con Israele: in primo luogo gli promise e gli diede ricchezze temporali e con esse fece grandi meraviglie per istruirlo nelle cose spirituali. In seguito, essendo maggiore la conoscenza della divinità nel loro spirito, per bocca dei profeti disse a Israele parole oscure e difficili da comprendere, accompa­gnandole con cose destinate a consolare e a rallegrare, ossia: promise al popolo il ritorno in patria, la pace perpetua e la ricostruzione di quanto era stato distrut­to. E il popolo intese tutto ciò in senso materiale e co­me tale lo volle possedere, sebbene Dio avesse ordina­to e disposto alcune cose secondo la carne, altre se­condo lo spirito. Ma tu mi chiedi perché Dio, in ogni istante cono­sciuto, non abbia predetto nei particolari ogni cosa e ti domandi quando o per che motivo abbia detto alcune cose e si sia solo limitato ad accennarne altre. La mia ri­sposta è la seguente: Israele viveva nella materia e desi­derava tutto secondo questa e poteva conoscere e rag­giungere le cose invisibili solo attraverso quelle visibili. Per questo piacque a Dio di istruire il suo popolo in di­versi modi, affinché quanti credevano alle promesse di­vine fossero incoronati con maggior eminenza per via della loro fede e, progredendo verso il bene, divenissero più ferventi. Dio fece questo anche perché i trasgressori smettessero di offendere la Divinità con tanta libertà e gli afflitti tollerassero le loro miserie con più pazienza; e perché quelli che lavoravano resistessero con maggior piacere e, attendendo Dio attraverso le sue promesse oscure e velate, fossero incoronati in modo più sublime e glorioso. Infatti, se Dio si fosse limitato a promettere agli uomini propensi per le cose materiali ciò che era unicamente spirituale, essi sarebbero stati disgustati dall'amore per le cose celesti. D'altra parte, se Dio aves­se promesso loro ciò che era materiale, che differenza ci sarebbe stata fra l'uomo e le bestie da soma? Ma Dio, pio e saggio, ha dato all'uomo ciò che è materiale in modo che governi il proprio corpo con mo­derazione ed equità e desideri quello che è celeste. Così gli ha mostrato i suoi benefici e i suoi grandi miracoli e, affinché abbia paura del peccato, gli ha manifestato i suoi terribili giudizi e gli ha mandato dei messaggi tra­mite gli angeli cattivi; questo perché colui che mantiene le promesse ed è autore della saggezza sia atteso e desi­derato... Oggi Dio valuta i giudizi spirituali secondo similitu­dini spirituali; e parlando di un onore materiale, inten­de un onore spirituale, affinché si attribuisca a Dio ogni sorta di dottrina. Cos'è, infatti, l'onore del mondo se non vento, fatica e diminuzione della consolazione divi­na? Cosa sono le tribolazioni se non una preparazione e una disposizione alle virtù? Dunque, promettere al giu­sto l'onore del mondo non è altro che privarlo dei beni spirituali; e promettergli le tribolazioni del mondo, cos'è se non un antidoto, una medicina per curare una malattia grave? Perciò, figlia mia, le parole di Dio possono essere intese in varie maniere; ma, proprio per questo non bi­sogna pensare che Dio sia mutevole, ma essere coscienti della costanza della sua mirabile e formidabile saggezza. Dunque se è vero che attraverso i profeti ho annunciato diverse cose in senso materiale che avevano un riscontro in senso materiale, è anche vero che ho detto diverse cose in senso materiale da intendere e compiere in sen­so spirituale». Libro IV, 15

isposizione interiore dell'anima

Così come il corpo esternamente è composto da membra, allo stesso modo interiormente l'anima deve essere disposta in senso spirituale. Il corpo è provvisto di ossa, midollo e carne e nella carne scorre il sangue e il sangue è nella carne; similmente l'anima deve avere tre cose: la memoria, la coscienza e l'intelletto. Alcuni, infatti, comprendono cose sublimi sulle sacre Scritture, ma non hanno la ragione: manca loro una parte prezio­sa. Altri hanno una coscienza assennata, tuttavia sono privi dell'intelligenza. Altri ancora hanno l'intelletto ma non la memoria, e ciò li rende molto infermi. Invece so­no fiorenti nell'anima coloro che hanno la ragione sana, la memoria e l'intelletto. Del resto, il corpo ha tre ricettacoli: il primo è il cuore, rivestito da una membrana fragile che lo proteg­ge da qualsiasi cosa immonda, perché, se anche avesse la minima macchia, l'uomo morirebbe in men che non si dica. Il secondo ricettacolo è lo stomaco. Il terzo sono le viscere, tramite cui viene espulsa ogni cosa nociva. Allo stesso modo l'anima deve avere tre ricettacoli di tipo spirituale: il primo è un desiderio divino e ar­dente come un cuore acceso, in modo che essa non de­sideri nulla al di fuori di me che sono il suo Dio; diver­samente, se la colpisse una qualche affezione perniciosa, benché piccola di per sé, ne sarebbe subito macchiata. Il secondo ricettacolo è lo stomaco, ossia una segreta di­sposizione del tempo e delle opere, poiché ogni cibo viene digerito nello stomaco: similmente i pensieri e le opere devono sempre essere assimilati e disposti secon­do l'ordine della divina Provvidenza, con saggezza e uti­lità. Il terzo ricettacolo sono le viscere, ossia la contri­zione divina attraverso cui vengono purificate le cose immonde e il cibo della saggezza divina viene gustato meglio. D'altra parte, il corpo ha tre cose mediante cui pro­gredisce: la testa, le mani e i piedi. La testa rappresenta la carità divina; infatti, così come la testa custodisce i cinque sensi, allo stesso modo l'anima assapora nella ca­rità divina tutto ciò che è vista e udito e compie con grande costanza tutto ciò che viene ordinato. Di conse­guenza, così come l'uomo privo della testa muore, allo stesso modo muore l'anima priva di carità nei confronti di Dio, che è la vita dell anima. Le mani dell'anima simboleggiano la fede: la mano è una ma composta da varie dita e allo stesso modo la fede, benché unica, custodisce diversi articoli; per questo motivo la fede perfetta permette il compimento della di­vina volontà, e deve partecipare a ogni opera di bene; infatti, così come esteriormente si compiono le opere con la mano, allo stesso modo, grazie alla fede perfetta, lo Spirito Santo opera a livello intimo nell'anima, essen­do la fede il fondamento di ogni virtù; infatti, là dove non c'è fede, la carità e le opere di bene sono svilite. I piedi dell'anima sono la speranza, in quanto attraverso essa l'anima va verso Dio; il corpo cammina grazie ai piedi e similmente l'anima si avvicina a Dio con il passo dei desideri ardenti e della speranza. La pelle che copre tutte le membra rappresenta la consolazione divina, che placa l'anima turbata. E benché talvolta al diavolo sia permesso turbare la memoria, oppure altre volte le mani o i piedi, Dio difende sempre l'anima come un lottatore, la consola come un padre pio e la cura come un medico, perché non muoia». Libro IV, 115

Dio va incontro a quanti lo desiderano

Mentre qualcuno recitava il Pater noster, la sposa udì la risposta dello Spirito Santo, che diceva: «Amica mia, per prima cosa ti rispondo, da parte della Divinità, che avrai l'eredità con tuo Padre; secondariamente, da parte dell'umanità, che sarai il mio tempio; in terzo luo­go, da parte dello Spirito, che non sarai tentata più di quanto tu possa sopportare: perché il Padre ti difen­derà, l'umanità ti assisterà, e lo Spirito Santo ti infiam­merà. Perché così come la madre, all'udire la voce del figlio, va incontro a lui con gioia e così come il padre, vedendo il figlio che lavora, gli si fa incontro a metà del cammino e lo aiuta a portare il fardello, allo stesso mo­do io vado incontro ai miei amici, rendo facili tutte le cose difficili e le faccio portare loro con gioia. E come qualcuno che, vedendo una cosa bella, non trova conso­lazione se non la condivide col prossimo, allo stesso modo io mi accosto a chi mi desidera». Libro IV, 117

Il Figlio dell'Eterno è lo Sposo dell'anima

Il Figlio dell'Eterno dice alla sua cara sposa: «Sono come lo sposo che ha preso una sposa che gli reclamano il padre, la madre, il fratello e la sorella. ll padre, infatti, dice: 'Rendimi mia figlia, perché è nata dal mio sangue'. La madre dice: 'Rendimi mia figlia, perché è stata nutrita con il mio latte'. Il fratello dice: 'Rendimi mia sorella, perché è compito mio guidarla'. La sorella dice: 'Rendimi mia sorella, perché si è sfamata con me'. Lo sposo rispon­de loro: 'Padre, se tua figlia è nata dal tuo sangue, ora de­ve essere colma del mio sangue. Madre, se l'hai nutrita con il tuo latte, adesso la ciberò con le mie delizie. Fratel­lo, se finora l'hai guidata secondo i tuoi costumi, adesso si abituerà ai miei. E tu sorella, se è stata sfamata con te, ora lo sarà con me compiendo il mio volere'. Lo stesso è stato fatto con te, perché se ti richiede il padre, sappi che ti colmerò di carità e amore. Se ti ri­chiede la madre, ossia le incombenze del mondo, è compito mio colmarti con il latte delle mie indicibili consolazioni. Se ti richiede il fratello, ossia la tua vo­lontà, rispondi che sei obbligata a compiere la mia vo­lontà. Se ti richiede la sorella, ossia l'abitudine alla con­versazione umana, di' che devi fare il mio volere». Libro IV, 123

Sant'Agnese parla a Santa Brigida di una corona di sette pietre preziose

Sant'Agnese parla dicendo: «Vieni, figlia mia, e porrò sul tuo capo una corona con sette pietre preziose. Cos'è questa corona se non la prova di una pazienza in­superabile, fatta di afflizioni, e a sua volta ornata e arric­chita da Dio con delle corone? Dunque, la prima pietra di questa corona è un dia­spro che ti è stato posto sul capo da colui che vomitava su di te parole ingiuriose, dicendo che non sapeva di quale spirito tu parlassi e che era meglio che tu ti dedi­cassi alla filatura come sanno fare le donne, anziché di­scutere della sacra Scrittura. Di conseguenza, così come il diaspro rafforza la vista ed accende la gioia dell'ani­ma, allo stesso modo Dio suscita la gioia dell'anima con le tribolazioni e illumina lo spirito per comprendere le cose spirituali. La seconda pietra è uno zaffiro che ha posto nella tua corona chi ti lodava alla tua presenza e sparlava di te in tua assenza. Dunque, così come lo zaffiro è del co­lore del cielo e mantiene sane le membra, allo stesso modo la cattiveria degli uomini mette alla prova il giu­sto affinché diventi celeste e mantiene forte l'anima af­finché non diventi preda della superbia. La terza pietra è uno smeraldo che è stato aggiunto alla tua corona da chi sostiene che hai parlato senza pensare e senza sapere quello che dicevi. Infatti, così come lo smeraldo, sebbene fragile per sua natura, è bel­lo e verde, allo stesso modo la menzogna di simili perso­ne verrà messa subito a tacere, ma renderà bella la tua anima grazie al premio e alla ricompensa di una pazien­za insuperabile. La quarta pietra è la perla che ti ha dato chi in tua presenza ha offeso con ingiurie l'amico di Dio, ingiurie delle quali hai provato più risentimento che se fossero state rivolte direttamente a te. Di conseguenza, così co­me la perla, che è bella e bianca, allevia le passioni del cuore, allo stesso modo le pene d'amore introducono Dio nell'anima e placano le passioni della collera e dell'impazienza. La quinta pietra è un topazio. Chi ti parlava con amarezza ti ha dato questa pietra, che tu invece hai be­nedetto. Per questo, così come il topazio ha il colore dell'oro e custodisce la castità e la bellezza, similmente non c'è nulla di più bello e gradito a Dio che amare quanti ci hanno danneggiato e offeso e pregare Dio per quelli che ci perseguitano. La sesta pietra è un diamante. Questa pietra ti è sta­ta data da chi ha ferito gravemente il tuo corpo, cosa che hai tollerato con grande pazienza, a tal punto che non hai voluto disonorarlo. Perciò, così come il diaman­te non si rompe con dei colpi ma con il sangue di capro, allo stesso modo Dio gradisce molto che non si cerchi la vendetta e si dimentichi invece ogni danno ricevuto per amore di Dio, pensando senza sosta a ciò che Dio stesso compie per amore dell'uomo. La settima pietra è un granato. Questa pietra ti è stata data da colui che ti ha recato notizie false, dicendo che tuo figlio Carlo era morto, annuncio che hai accolto con pazienza e rassegnazione. Di conseguenza, così co­me il granato risplende in una casa e sta molto bene in­castonato in un anello, l'uomo sopporta con pazienza la perdita di qualcosa che gli è molto caro, che spinge Dio ad amarlo, che risplende alla presenza dei santi e che ri­sulta gradevole come una pietra preziosa». Libro IV, 124

Tre cose che suscitano amore

«Le tre cose che suscitano amore sono: pregare Dio perché ci soccorra; pregarlo perché ci liberi dalle dilet­tazioni perniciose e pregarlo perché ci dia la volontà di piacergli in ogni cosa; infatti non si ottiene l'amore divi­no se non lo si desidera e tale desiderio non è assennato se non è fondato in Dio. Di conseguenza, nell'uomo si trovano tre cose prima che la carità entri in lui; e altre tre cose entrano in lui dopo che la carità è stata riversata nel suo cuore. Infatti, prima che la carità sia versata e sparsa nell'uomo, egli è turbato dal giorno della morte, dalla diminuzione dei suoi onori e delle sue amicizie, dalle avversità del mon­do e dall'infermità della carne. Tuttavia, dopo aver otte­nuto la carità, la sua anima, afflitta dalle tribolazioni delle cose terrene, gioisce e lo spirito che provava ango­scia per le occupazioni del mondo si dilata e gode nell'onorare Dio e nell'essere afflitto per la sua gloria. Un altro motivo che induce alla carità è lavorare per amore, perché anche recitando un solo Pater noster per ottenere la carità, si farà cosa gradita a Dio e la carità si avvicinerà a noi». Libro IV, 124

L'importanza della confessione

Parla il Figlio di Dio: «La casa in cui c'è il fuoco de­ve essere provvista di un'apertura, affinché esca il fumo e chi vi abita goda del calore del focolare senza inconve­nienti. Similmente è utile che chi desidera conservare il mio Spirito Santo e la mia grazia si confessi di frequen­te, in modo che evapori il fumo dei suoi peccati». Libro V, 7

Sul digiuno

La Santa Vergine parlò alla sposa: «Devi fare ogni cosa con obbedienza e discrezione: mio Figlio preferi­sce che si mangi anziché digiunare, se fare astinenza è contrario all'ubbidienza. Dunque devi osservare tre co­se riguardo al digiuno: innanzitutto non devi astenerti invano dal cibo, come chi, per ostentazione e per esse­re allo stesso livello di quanti digiunano, lo fa senza in­tenzione: ciò è del tutto irragionevole. Bisogna intra­prendere il digiuno con discrezione, a seconda della necessità di moderare i desideri illeciti, e in modo tolle­rabile per la natura; in secondo luogo non digiunare in maniera sconsiderata, come chi lo vuole fare in ugual misura sia nella malattia che quando gode di buona sa­lute: queste persone sfidano la misericordia di mio Fi­glio, come se egli desiderasse parimenti la malattia e le loro opere di bene e la loro buona volontà. Per questo, figlia mia, digiuna con grande saggezza e non appena dovesse assalirti qualche malattia sii più benevola nei confronti del tuo corpo ed abbi la stessa pietà che gli animali, benché irragionevoli, mostrano nei propri ri­guardi, affinché tu non soccomba sotto un fardello ec­cessivo. Infine fai attenzione a non digiunare in modo sconsiderato, come chi si astiene dal cibo per avere una ricompensa e un onore maggiori delle altre persone. Costoro sono come chi digiuna e fissa la propria ricom­pensa nel digiuno. Dunque tu digiuna per piacere a mio Figlio e nella misura in cui te lo concede la natura. Regola il digiuno a seconda delle tue forze e confida sempre nella miseri­cordia di mio Figlio, pur ritenendotene indegna in ogni cosa; e non pensare che qualche tua pena o sofferenza meriti la remissione dei peccati, men che meno una ri­compensa eterna, poiché ciò dipende solo dal fatto che mio Figlio ha misericordia di te». Rivelazioni supplementari 58

La Santa Vergine spiega cosa significhi vivere o morire spiritualmente

Sei giorni prima che morisse Brigida, la Vergine ap­parve alla Santa e le disse: «I medici non affermano for­se che non morirai? In verità essi non capiscono cosa si­gnifichi morire. Muore chi si separa da Dio e chi, incal­lito nel proprio peccato, non desidera espellere l'obbro­brio delle sue iniquità mediante la confessione; muore chi non crede in Dio e non ama il proprio Creatore; vi­ve in eterno chi ha timore di Dio e chi, confessandosi di frequente, purga le sue colpe per giungere a lui. Poiché il Dio che ti parla è l'Autore della natura, di cui dispo­ne, e tiene la tua vita nelle sue mani, non ci si deve aspettare la salvezza né la vita dalle medicine. Non biso­gna affidare le proprie speranze alla medicina, poiché per qualche tempo il tuo corpo ha bisogno soltanto di un po' di cibo». Rivelazioni supplementari 68

Chi non vuole abbandonare il peccato, non è degno della grazia dello Spirito Santo

La Santa Vergine Maria dice: «Sei abituata a dare qualcosa a chi viene a te con una borsa pura e pulita, e a giudicare indegno di ricevere qualcosa da te chi non vuole aprire né pulire la sua borsa piena di fango e di sporcizia. Lo stesso succede nella vita spirituale: quan­do la volontà non intende abbandonare le sue offese, la giustizia non vuole che goda dell'influenza dello Spirito Santo; e quando una persona è priva della volontà di correggere la propria vita, non merita il cibo dello Spiri­to Santo, che si tratti di un re, di un imperatore, di un sacerdote, di un povero o di un ricco». Rivelazioni spirituali; 87