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Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

Santa Faustina Kowalska:L'ardente desiderio della festa dedicata alla divina misericordia infiamma ora la mia anima. Trovo sollievo nel pregare con fervore affinché la solennità desiderata possa venire finalmente istituita. Imploro ardentemente Dio di affrettare l'istituzione della festa e chiedo allo Spirito divino di ispirare le persone responsabili, affinché portino avanti con prontezza questa causa.
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Vita di San Pietro di San Giovanni Bosco



San Pietro

Pietro parla con Gesù del perdono delle ingiurie, e del distacco delle cose terrene - rifiuta di lasciarsi lavare i piedi - sua amicizia con S. Giovanni - Anno di Gesù Cristo 33.

Un giorno il divin Salvatore si pose ad ammaestrare gli Apostoli intorno al perdono dei nemici, e avendo detto che si doveva perdonare qualsiasi ingiuria, Pietro rimase pieno di stupore; perciocchè egli era prevenuto, come tutti gli Ebrei, in favore delle tradizioni giudaiche, le quali permettevano alla persona offesa d'infliggere una pena all'offensore. Si volse pertanto a Gesù, e, Maestro, gli disse, e se il nemico ci facesse sette volte ingiuria, e sette volte mi venisse a dimandare perdono, dovrei sede volte perdonare? Gesù, il quale era venuto per mitigare i rigori della legge antica colla santità e purezza del Vangelo, rispose a Pietro che non solamente doveva perdonare sette volte, ma settanta volte sette se tante fossero le offese. I Ss. Padri in questo fatto riconoscono l'obbligo che ciascun cristiano ha di perdonare al prossimo ogni affronto in ogni tempo in ogni luogo. In secondo luogo riconoscono la facoltà data da Gesù a S. Pietro ed a tutti i sacri ministri di perdonare i peccati degli uomini qualunque sia la loro gravezza e il loro numero, purchè ne siano pentiti e promettano di cuore emendazione. Gris. hom. 72.

In altro giorno Gesù ammaestrava il popolo cui parlò lungamente della grande ricompensa che avrebbero ricevuto coloro che avessero disprezzato il mondo e fatto buon uso delle ricchezze, distaccandosi dai beni della terra. Pietro che non aveva ancora ricevuto i lumi dello Spirito Santo e che aveva maggior bisogno d'esser più degli altri istruito, colla solita sua franchezza si volse a Gesù e gli disse: Maestro, noi abbiamo lasciato ogni cosa. Abbiamo fatto quello che avete comandato, quale adunque sarà il premio che a noi darete? Il Salvatore gradì la domanda di Pietro e mentre lodò il distacco degli Apostoli da ogni terrena sostanza notò che loro era riserbato un premio particolare, perchè dopo di aver lasciate le loro sostanze lo avevano seguito. Voi, disse, che avete seguito me, sederete sopra dodici troni maestosi, e compagni nella mia gloria giudicherete meco le dodici tribù d'Israele e con esse tutto il genere umano.

Non molto dopo Gesù portossi nel tempio di Gerusalemme e si mise a ragionare con Pietro della struttura di quel maestoso edifizio e della preziosità delle pietre che lo adornavano; dal che il Signore prese occasione di predirne l'intera rovina. Uscito quindi Gesù dalla città e passando vicino ad una pianta di fico, che era stata da lui maledetta, Pietro si maravigliò e avvertì il divin Maestro che quella pianta era divenuta arida e secca. Gesù per incoraggire gli Apostoli ad aver fede rispose che in virtù di essa avrebbero potuto fare tutto quello che avrebbero dimandato.

La virtù però che Cristo voleva profondamente radicare nel cuore degli Apostoli era l'umiltà e di questa in molte occasioni diede loro luminosi esempi specialmente la vigilia di sua passione. Era quello il giorno primo della Pasqua degli Ebrei, che suole chiamarsi degli azimi. Gesù mandò Pietro e Giovanni in Gerusalemme dicendo: andate e preparate le cose necessarie per la Pasqua. Quelli dissero: dove volete, che le andiamo ad apparecchiare? Gesù rispose: Entrando in città incontrerete un uomo che porta una secchia d'acqua sopra le spalle; andate con lui, egli vi mostrerà un luogo spazioso, ove potrete preparare quanto occorre per questo bisogno. - Così fecero.

Giunta la sera di quella notte, che era l'ultima della vita mortale del Salvatore, volendo egli istituire il Sacramento dell'Eucaristia premise un fatto che dimostra la purezza d'anima con cui ogni cristiano si deve accostare a questo sacramento del divino amore e nel tempo stesso serve a frenare la superbia degli uomini fino alla fine del mondo. Mentre era a mensa co' suoi discepoli, verso il fine della cena, il Signore si leva da tavola, piglia uno asciugatoio, se lo cinge ai fianchi, versa dell'acqua in un catino, mostrando di voler lavare i piedi agli Apostoli che seduti e maravigliati stavano aspettando qual cosa volesse fare il loro Maestro.

Venne adunque con l'acqua a Pietro, ed essendoglisi inginocchiato davanti, gli domanda il piè da lavare. Il buon Pietro, inorridito di vedere il suo divin Maestro in quell'atto di povero servitore, memore ancora che poco prima l'aveva veduto sfolgoreggiante di luce, pieno di vergogna e quasi piangendo: Che fate, Maestro, gli disse, che fate? Voi lavare ame i piedi? Non sarà mai: io nol potrò giammai permettere. Il Salvatore gli disse: ciò che faccio ora, tu noi sai, ma lo saprai di poi: però guardati bene dal contraddirmi; se io non ti laverò i piedi, tu non avrai parte con me: cioè lo sarai privo d'ogni mio bene e diseredato. A queste parole il buon Pietro fu terribilmente turbato, dolevagli di dover essere separato dal suo Signore, non voleva disobbedirgli nè contristarlo; gli pareva non potergli permettere così basso servigio. Tuttavia quando conobbe che il Salvatore voleva ubbidienza; gli disse: o Signore, poichè volete così, non debbo, nè voglio resistere alla vostra volontà, fate di me ogni cosa che meglio vi piace; se non basta lavarmi i piedi, lavatemi anche le mani e la testa.

Il Salvatore dopo d'aver compiuto quell’atto di umiltà si volse a' suoi Apostoli e loro disse: vedeste ciò che io ho fatto? Se io che sono vostro Maestro e padrone vi ho lavato i piedi, voi dovete fare altrettanto fra di voi: le quali parole vengono a significare che un vero seguace di Gesù Cristo non deve mai rifiutarsi ad alcuna opera anche bassa di carità, qualora con essa si promuova la carità del prossimo e l'amore verso Dio.

Durante questa cena avvenne un fatto che in maniera particolare riguarda san Pietro e S. Gioanni. Si è già potuto osservare come il divin Redentore portava speciale affetto a questi due Apostoli, ad uno per la sublime dignità a cui era destinato, all'altro per la santità e candidezza de' costumi. Essi poi riamavano il Salvatore col più intenso affetto ed erano stretti tra di loro dai vincoli di specialissima amicizia; della quale il medesimo Redentore mostrò di compiacersi perchè era fondata sulla virtù.

Mentre adunque Gesù era a mensa coi suoi Apostoli, alla metà della cena predisse che uno di essi lo avrebbe tradito. A questo avviso tutti si spaventarono, ed ognuno temendo per sè cominciarono l'un l'altro a guardarsi dicendo: forse sono io? Pietro, siccome più fervido nell'amore verso del suo Maestro, desiderava di conoscere chi fosse il traditore; voleva interrogare Gesù, ma voleva farlo in segreto, acciocchè niuno degli astanti se ne accorgesse. Laonde senza profferir parola fece un cenno a Giovanni perchè volesse egli fare una tal domanda. Questo diletto apostolo aveva preso posto vicino a Gesù, e la situazione era tale che appoggiava il suo capo sul seno di lui; e il capo di Pietro appoggiavasi su quello di Giovanni. Giovanni appagò il desiderio del suo amico Pietro e con tale segretezza che niuno degli altri Apostoli potè intendere nè il cenno di Pietro, nè l'interrogazione di Giovanni, nè la risposta di Cristo; giacchè niun di loro per allora venne in cognizione che il traditore fosse Giuda Iscariota.

Fonte: http://www.donboscosanto.eu/