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Venerdi, 29 marzo 2024 - Misteri dolorosi - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Più il lavoro è ripugnante, maggiore dovrebbe es­sere la nostra fede e più gioiosa la nostra devozione. Che noi si senta ripugnanza è naturale ma quando riusciamo a vincerla per amore di Cristo è lì che pos­siamo raggiungere l'eroismo. Assai spesso nelle vite dei santi è accaduto che il superamento eroico di qualcosa di ripugnante è diventata la chiave per arri­vare a una grande santità. Questo fu il caso di San Francesco d'Assisi, che nell'incontrare un lebbroso, completamente sfigurato, si ritrasse, ma poi facendosi forza, baciò quel volto spaventosamente sfigurato. Il risultato fu che Francesco fu ripieno di una gioia in­dicibile. Era diventato completamente padrone di se stesso ed il lebbroso se ne andò lodando Dio per la sua guarigione.

LETTURE A CASO

Lc 2,1-52

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

8C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:

14"Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama".

15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". 16Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

21Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

22Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, 23come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; 26lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. 27Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, 28lo prese tra le braccia e benedisse Dio:

29"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31preparata da te davanti a tutti i popoli,
32luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele".

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima".

36C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

41I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; 43ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero le sue parole.

51Partì dunque con loro e tornò a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mt 20, 1-16: Sei invidioso perché io sono buono?

Eb 13,1-24

1Perseverate nell'amore fraterno. 2Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo. 3Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale. 4Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio.

5La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò. 6Così possiamo dire con fiducia:

Il Signore è il mio aiuto, non temerò.
Che mi potrà fare l'uomo?


7Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l'esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. 8Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre! 9Non lasciatevi sviare da dottrine diverse e peregrine, perché è bene che il cuore venga rinsaldato dalla grazia, non da cibi che non hanno mai recato giovamento a coloro che ne usarono. 10Noi abbiamo un altare del quale non hanno alcun diritto di mangiare quelli che sono al servizio del Tabernacolo. 11Infatti i corpi degli animali, il cui sangue vien portato nel santuario dal sommo sacerdote per i peccati, vengono bruciati fuori dell'accampamento. 12Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città. 13Usciamo dunque anche noi dall'accampamento e andiamo verso di lui, portando il suo obbrobrio, 14perché non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. 15Per mezzo di lui dunque offriamo continuamente un sacrificio di lode a Dio, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.

16Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace.

17Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi, come chi ha da renderne conto; obbedite, perché facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe vantaggioso per voi.

18Pregate per noi, poiché crediamo di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in tutto. 19Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché possa esservi restituito al più presto.

20Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, 21vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

22Vi raccomando, fratelli, accogliete questa parola di esortazione; proprio per questo molto brevemente vi ho scritto. 23Sappiate che il nostro fratello Timòteo è stato messo in libertà; se arriva presto, vi vedrò insieme con lui. 24Salutate tutti i vostri capi e tutti i santi. Vi salutano quelli d'Italia. La grazia sia con tutti voi.


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: I cataclismi naturali.

31. I nostri avversari, che sono ingrati al nostro Cristo di beni tanto grandi, accusino i propri dèi di mali tanto grandi. È vero, quando si verificavano quei mali, gli altari delle divinità profumavano d'incenso d'Arabia e olezzavano di fresche ghirlande, splendevano le vesti sacerdotali, gli edifici sacri scintillavano, si sacrificava, si dava spettacolo, s'impazziva nei templi, anche se per ogni dove si versava da cittadini tanto sangue dei concittadini, non solo in altri luoghi ma perfino in mezzo agli altari degli dèi. Cicerone non scelse un tempio in cui rifugiarsi perché Muzio lo aveva scelto invano. Costoro invece, che tanto ingiustificatamente insultano la civiltà cristiana, o si rifugiarono negli edifici più illustri dedicati a Cristo o ve li condussero i barbari per salvarli. Io sono certo di una cosa e chiunque giudica senza partigianeria viene sicuramente d'accordo con me. Lascio da parte altri fatti perché molti ne ho citati e sono di più quelli sui quali ho ritenuto di non dovermi dilungare. Se il genere umano avesse ricevuto l'insegnamento cristiano prima delle guerre puniche e ne fosse seguita la grande catastrofe che attraverso quelle guerre desolò l'Europa e l'Africa, ognuno di questi che esercitano la nostra pazienza avrebbe attribuito tali sciagure soltanto alla religione cristiana. Ancora più insopportabili, per quanto riguarda i Romani, sarebbero le loro grida se al manifestarsi e diffondersi della religione cristiana avessero fatto seguito il saccheggio dei Galli, il disastro dell'inondazione del Tevere e dell'incendio, ovvero le guerre civili che sono il disastro più grande. E rinfaccerebbero sicuramente ai cristiani come colpe altre sventure che si verificarono contro ogni aspettativa tanto da essere considerati prodigi, se si fossero verificate ai tempi del cristianesimo. Ometto quei casi in cui si ebbe più del mirabile che del dannoso, come il fatto che buoi hanno parlato, che bimbi non ancor nati hanno gridato alcune parole dal grembo materno, che serpenti sono volati, che donne e galline sono divenute di sesso maschile e altri simili prodigi che si trovano nei loro libri, non poetici ma storici, e che, veri o falsi, non producono negli uomini danno ma stupefazione. Ma quando si ebbe una pioggia di terra o di sabbia o di pietre (non nel senso di grandine come talora si dice, ma proprio di pietre), questi fenomeni poterono certamente recare danni anche gravi. Si legge negli scrittori che a causa delle lave dell'Etna, le quali dal vertice del monte colarono fino alla spiaggia, il mare si mise in ebollizione fino ad infuocare gli scogli e a sciogliere la pece delle navi. Il fenomeno non costituì un lieve danno, sebbene sia singolare fino all'inverosimile. Hanno scritto che in un'altra eruzione del vulcano la Sicilia fu invasa da tanta cenere da far crollare per il sovraccarico e il peso i tetti della città di Catania. I Romani mossi a compassione dal disastro per quell'anno le condonarono il tributo. Hanno scritto anche che il numero delle cavallette in Africa, quando era già provincia romana, ebbe del prodigioso; dicono che distrutte le frutta e la vegetazione si buttarono in mare in una nube enorme al di là di ogni calcolo. Lì morirono e furono restituite alla spiaggia. Essendo l'aria divenuta infetta scoppiò una così grave epidemia che, come si racconta, nel solo regno di Massinissa, morirono ottocentomila individui e molti di più nelle regioni vicine al mare. Assicurano che ad Utica delle trentamila reclute che vi erano ne rimasero diecimila. Dunque la superficialità, che dobbiamo tollerare e alla quale siamo costretti a rispondere, rinfaccerebbe ognuno di questi fatti alla religione cristiana se li riscontrasse ai tempi del cristianesimo. Eppure non li rinfacciano ai loro dèi, di cui vogliono ristabilito il culto per non subire questi mali per quanto minori, sebbene gli antichi politeisti ne abbiano subiti ben più gravi.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: DOBBIAMO OFFRIRE NOI STESSI A DIO CON TUTTE LE NOSTRE COSE E PREGARE PER TUTTI

PAROLE DEL DISCEPOLO
O Signore, tutto appartiene a Te: quello che è in Cielo e quello che è in terra. A Te desidero offrire me stesso in oblazione spontanea e rimanere per sempre tuo. O Signore, nella semplicità del mio cuore, oggi Ti offro me stesso come servo in eterno, in ossequio e in sacrificio di eterna lode.

Accettami, insieme con questa santa offerta del tuo Corpo prezioso, che oggi io Ti presento al cospetto degli Angeli, che vi assistono invisibili, perché questa offerta porti salvezza a me e a tutto il tuo popolo. O Signore, sull'altare della tua espiazione Ti offro tutti i miei peccati e le colpe che ho commesso al cospetto tuo e dei tuoi santi Angeli, dal giorno in cui ho avuto per la prima volta la capacità di peccare fino ad oggi, Perché Tu egualmente tutti li accenda e li arda con il fuoco del tuo amore, cancelli tutte quante le macchie dei miei peccati e purifichi la mia coscienza da ogni colpa; E mi ridoni la tua Grazia, che ho perduta con il peccato, concedendomi totale perdono ed accogliendomi misericordiosamente al bacio della pace.

Che cosa posso fare per i miei peccati, se non confessarli umilmente, piangerli e incessantemente implorare il tuo perdono? Ti supplico, esaudiscimi propizio, mentre sono prostrato davanti a Te, o Dio mio! Provo vivissimo dolore per tutti i miei peccati; non voglio mai più commetterli; anzi, me ne dolgo ora e me ne dorrò per tutta la vita, pronto a farne penitenza e, per quanto posso, a farne riparazione.

Rimetti, o Dio, rimetti i miei peccati per il tuo santo nome; salva l'anima mia, che Tu hai redento con il tuo Sangue prezioso. Ecco, io m'affido alla tua misericordia, mi metto nelle tue mani. Trattami secondo la tua bontà, non secondo la mia malizia e la mia iniquità. Offro a Te anche tutto il bene che ho fatto, per quanto sia molto poco ed imperfetto, perché Tu lo migliori e lo santifichi; Perché riesca a Te gradito, perché Tu lo renda a Te accetto e lo perfezioni sempre più, e perché conduca me, pigro, inutile e povero omiciattolo, ad un termine beato e glorioso.

Offro ancora a Te tutti i pii desideri delle persone devote e le necessità dei parenti e degli amici, dei fratelli e delle sorelle, di tutti i miei cari e di coloro, i quali, per amor tuo, hanno fatto del bene a me e ad altri. Ed infine Ti offro quelli di coloro che hanno desiderato e chiesto a me preghiere e celebrazioni di sante Messe per loro e per tutti i loro cari, siano essi ancora in vita o siano scomparsi da questo mondo; Perché tutti sentano l'aiuto della tua Grazia, il sollievo della tua consolazione, la difesa dai pericoli, la liberazione dalle pene e, scampati da tutti i loro mali, Ti rendano, pieni di gioia, grazie solenni.

Ancora, ed in modo speciale, offro a Te preghiere e sacrifici di propiziazione per coloro che mi hanno fatto qualche torto, mi hanno addolorato o calunniato o mi hanno cagionato qualche danno o molestia; Ed anche per tutti quelli che io talvolta ho contristato, turbato, addolorato e scandalizzato con parole o con azioni, scientemente o inconsapevolmente; Perché Tu perdoni a tutti noi egualmente i nostri peccati e le reciproche offese.

Togli via, o Signore, dai nostri cuori ogni sospetto, ogni risentimento, ogni collera, ogni dissidio e tutto ciò che può offendere la carità ed intiepidire l'amore fraterno. Abbi pietà, abbi pietà, o Signore, di noi che imploriamo la tua pietà; dona la tua Grazia a noi che ne abbiamo bisogno. E fa' che siamo fatti degni di meritare la gioia della tua Grazia e che progrediamo verso la vita eterna. Amen.