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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

Sant'Agostino:Svegliati, uomo: per te Dio si è fatto uomo.

LETTURE A CASO

Mt 19,1-30

1Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. 2E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.

3Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". 4Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: 5Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? 6Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". 7Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?". 8Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. 9Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".

10Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi". 11Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca".

13Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. 14Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli". 15E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.

16Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?". 17Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". 18Ed egli chiese: "Quali?". Gesù rispose: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, 19onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso". 20Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?". 21Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". 22Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

23Gesù allora disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. 24Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". 25A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?". 26E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile".

27Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?". 28E Gesù disse loro: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.

30Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 13, 33-37: Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà.

Rm 15,1-32

1Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l'infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. 2Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo. 3Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma come sta scritto: gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me. 4Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza. 5E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù, 6perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.

7Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. 8Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri; 9le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:

Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane,
e canterò inni al tuo nome
.

10E ancora:

Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo.

11E di nuovo:

Lodate, nazioni tutte, il Signore;
i popoli tutti lo esaltino
.

12E a sua volta Isaia dice:

Spunterà il rampollo di Iesse,
colui che sorgerà a giudicare le nazioni:
in lui le nazioni spereranno
.

13Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo.

14Fratelli miei, sono anch'io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l'un l'altro. 15Tuttavia vi ho scritto con un po' di audacia, in qualche parte, come per ricordarvi quello che già sapete, a causa della grazia che mi è stata concessa da parte di Dio 16di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l'ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo. 17Questo è in realtà il mio vanto in Gesù Cristo di fronte a Dio; 18non oserei infatti parlare di ciò che Cristo non avesse operato per mezzo mio per condurre i pagani all'obbedienza, con parole e opere, 19con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito. Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo. 20Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, 21ma come sta scritto:

Lo vedranno coloro ai quali non era stato annunziato
e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno
.

22Per questo appunto fui impedito più volte di venire da voi. 23Ora però, non trovando più un campo d'azione in queste regioni e avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi, 24quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi aiutato per recarmi in quella regione, dopo avere goduto un poco della vostra presenza.

25Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a quella comunità; 26la Macedonia e l'Acaia infatti hanno voluto fare una colletta a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme. 27L'hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali. 28Fatto questo e presentato ufficialmente ad essi questo frutto, andrò in Spagna passando da voi. 29E so che, giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di Cristo. 30Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l'amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio, 31perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità, 32sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.


Il Pastore d'Erma - Le similitudini: Quinta similitudine

LIV (1), 1. Mentre digiunavo e stavo seduto su di un monte a ringraziare il Signore per tutto ciò che ha fatto per me, vedo il pastore che mi si siede accanto e dice: "Perché mai di buon'ora sei venuto qui?". "Perché ho stazione, signore". 2. "Che significa stazione?". "Digiuno, signore". "Cosa è questo digiuno?". "Come si suole, così io digiuno". 3. "Non sapete, dice, digiunare per amore di Dio, né è digiuno questa cosa inutile che fate a lui". "Perché, signore, dici questo?". "Ti dico che non è digiuno questo che vi sembra di fare. Ti insegnerò quale è il digiuno completo e accetto al Signore". "Sì, signore, mi farai contento e conoscerò il digiuno accetto a Dio". "Ascoltami. 4. Dio non vuole questo digiuno vano; così digiunando per amore di Dio nulla operi per la giustizia. Digiuna, invece, per amore di Dio, così. 5. Non far nulla di male nella tua vita, ma servi il Signore con cuore puro; osserva i suoi comandamenti, camminando nei suoi precetti, e non entri nel tuo cuore alcun desiderio malvagio e credi in Dio. Se ciò farai e Lo temerai, astenendoti da ogni opera malvagia, vivrai in Dio. Se adempi queste cose, farai un grande digiuno accetto al Signore".

LV (2), 1. "Ascolta la similitudine che sto per dirti che concerne il digiuno. 2. Un tale possedeva un podere e molti servi e piantò la vigna in una parte del podere. Doveva partire. Scelto un servo fedele e stimato, lo chiamò e gli disse: Prendi la vigna che piantai, muniscila di una palizzata e, sino a quando io non torni, altro non fare alla vigna. Osserva questo mio precetto, e per me sarai libero. Il padrone partì per terra straniera. 3. Partito il padrone, il servo cinse di una palizzata la vigna. Finita la palizzata, vide che la vigna era piena di erbe. 4. Tra sé pensò: ho adempiuto l'ordine del padrone. Vangherò poi la vigna, che vangata sarà più curata, e, non soffocata dalle erbe, darà più frutto. Zappò la vigna ed estirpò tutte le erbe che erano nella vigna. La vigna divenne bellissima e rigogliosa, senza le erbe che la soffocavano. 5. Dopo un po' di tempo venne il padrone del campo e del servo ed entrò nella vigna. Vide la vigna ben recintata di uno steccato, che era pure vangata, e con tutte le erbe estirpate e che le viti erano rigogliose. Si rallegrò dei lavori del servo. 6. Chiamato il figlio che gli era molto caro e suo erede, e gli amici che aveva consiglieri, disse loro ciò che aveva ordinato al servo e ciò che aveva trovato. Essi si congratularono col servo per la testimonianza resagli dal padrone. 7. Disse loro: A questo servo promisi la libertà, se avesse osservato l'ordine che gli davo. L'osservò e in aggiunta fece un bel lavoro alla vigna che mi piacque molto. Per questo lavoro che ha fatto, voglio crearlo erede insieme a mio figlio. Egli ha pensato una cosa buona, non l'ha scartata, ma l'ha mandata a termine. 8. A questa intenzione, il figlio del padrone acconsentì che il servo divenisse con lui erede. 9. Dopo pochi giorni, il suo padrone di casa diede un festino e gli mandò molte vivande del banchetto. Il servo prese le vivande che il padrone gli aveva mandato e, tolto il necessario per sé, diede poi il resto a tutti i suoi conservi. 10. I conservi ricevendo le vivande gioirono e incominciarono a pregare per lui perché egli, che li aveva trattati così bene, trovasse grazia ancora più grande presso il padrone. 11. Il padrone seppe tutto questo e molto si rallegrò per la condotta del servo. Il padrone di nuovo chiamò gli amici e il figlio e parlò loro del comportamento che il servo tenne per le vivande ricevute. Essi ancor più approvarono che il servo divenisse erede insieme al figlio".

LVI (3), 1. Gli dico: "Signore, non comprendo queste similitudini né potrei coglierle se non me le spieghi". 2. "Tutto ti spiegherò chiarendoti quanto ti dirò. Osserva i precetti del Signore e gli sarai gradito e sarai annoverato tra quelli che custodiscono i suoi comandamenti. 3. Se farai qualche cosa di buono oltre il comandamento di Dio, ti procurerai una gloria maggiore e più glorioso di quello che dovevi essere sarai presso Dio. Se osservando i precetti di Dio aggiungi anche questi servizi, gioirai, facendoli secondo il mio volere". 4. Gli dico: "Signore, osserverò ciò che tu vuoi. So che tu sei con me". "Sarò con te, dice, perché hai tanto desiderio di fare il bene, e sarò con tutti quanti hanno lo stesso desiderio. 5. Il digiuno, osservando i precetti del Signore, è molto bello. Così osserverai, dunque, il digiuno che stai per fare. 6. Prima di tutto guardati da ogni parola cattiva e da ogni desiderio malvagio e purificati il cuore da tutte le cose vane di questo mondo. Se osserverai ciò, sarà questo il digiuno perfetto. 7. Farai poi così. Compiute le cose prescritte, il giorno in cui digiunerai non gusterai nulla, tranne pane e acqua. Dei cibi che avresti mangiato calcola la quantità del denaro di quella giornata che avresti speso, mettila da parte e la darai alla vedova o all'orfano o al bisognoso. In questo modo ti farai umile e, per questa umiltà, chi ha ricevuto riempie la sua anima e pregherà il Signore per te. 8. Se compi il digiuno che ti ho comandato, il tuo sacrificio sarà accetto al Signore, e questo digiuno sarà notato e il servizio che compi è bello e gioioso e ben accolto dal Signore. 9. Questo osserverai tu con i tuoi figli e tutta la tua casa e osservandolo sarai felice. E quelli che udendo i precetti li osservano, saranno beati e riceveranno dal Signore le cose che chiedono".

LVII (4), 1. Lo pregai molto che mi spiegasse la similitudine del campo, del padrone, della vite, del servo che aveva recintato la vigna, dei pali, delle erbe estirpate dalla vigna, del figlio e degli amici consiglieri. Compresi che tutto questo è una parabola. 2. Rispondendo mi disse: "Sei molto audace nell'interrogare. Non devi assolutamente chiedere nulla. Ciò che occorre sia spiegato, sarà spiegato". Gli dico: "Quanto mi hai mostrato e non hai spiegato, lo avrò visto invano se non ho capito cosa sia. Ugualmente, anche se mi dici similitudini e non le spieghi, invano avrò ascoltato qualcosa da te". 3. Di nuovo mi rispose dicendo: "Chiunque sia servo di Dio ed abbia il Signore nel cuore, se chiede da lui intelligenza, la riceve e spiega ogni parabola, e le parole per similitudini diventano comprensibili, con l'aiuto del Signore. Invece, quelli che sono infingardi e pigri nella preghiera, esitano a chiedere al Signore. 4. Il Signore è assai misericordioso e dona senza dilazione a tutti coloro che gli rivolgono domanda. Tu, poi, che sei fortificato dall'angelo glorioso e hai ricevuto da lui spirito di preghiera e pigro non sei, perché non chiedi al Signore l'intelligenza? L'otterrai". 5. Gli dico: "Signore, avendoti con me ho bisogno di pregarti e di interrogarti. Tu mi mostri tutto e mi parli. Se, invece, vedessi o ascoltassi ciò senza di te, mi sarei rivolto al Signore perché me lo spiegasse".

LVIII (5), 1. "Ti ho detto poc'anzi che sei scaltro e audace nel chiedere la spiegazione delle parabole. Poiché sei così perseverante, ti spiegherò la parabola del campo e di tutte le cose relative perché tu la faccia conoscere a tutti. Ascolta, dunque e afferrale. 2. Il campo è questo mondo, il padrone del campo chi creò tutte le cose, le perfezionò e le consolidò; il figlio è lo Spirito Santo; il servo è il figlio di Dio; le viti sono questo popolo che ha piantato. 3. I pali sono gli angeli santi del Signore che difendono il suo popolo. Le erbe strappate dalla vigna sono le malvagità del popolo di Dio. Le vivande che mandò dal banchetto sono i precetti che diede al suo popolo per mezzo di suo figlio. Gli amici e i consiglieri sono i primi santi angeli creati. Il viaggio del padrone è il tempo che resta per la sua venuta". 4. Gli dico: "Signore, è tutto grandioso, meraviglioso e glorioso. Come potevo io capire tutte queste cose? Nessun altro uomo, anche se molto edotto, potrebbe comprenderle. Ancora, signore, spiegami ciò che sto per chiederti". 5. "Parlami, se desideri qualche cosa". "Signore, chiedo perché il figlio di Dio è sotto forma del servo in questa parabola".

LIX (6), 1. "Ascolta, dice, il figlio di Dio non è sotto forma di servo, ma in grande potenza e signoria". Gli rispondo: "Non intendo come". 2. "Perché, dice, Dio piantò la vigna, cioè creò il popolo e lo diede al figlio suo e il figlio stabilì gli angeli su di loro per custodire ognuno. Egli cancellò i loro peccati patendo assai e sostenendo molte fatiche. Nessuna vigna può essere vangata senza sudore e sofferenza. 3. Egli avendo purificato i peccati del popolo insegnò le vie della vita, dando la legge ricevuta dal Padre. Osserva, dice, che egli è il Signore del popolo perché ha ricevuto ogni potere dal Padre. 4. Ascolta perché il Signore prese come consigliere suo figlio e gli angeli santi per l'eredità da dare al servo. 5. Dio fece abitare nella carne che volle lo Spirito Santo, che preesisteva e che fece ogni creatura. Questa carne, in cui prese dimora lo Spirito Santo, servì bene lo Spirito camminando nella santità e nella castità, e non lo contaminò in nulla. 6. Scelse questa carne a partecipare dello Spirito Santo, perché essa si era comportata degnamente e castamente e aveva sofferto con lo Spirito collaborando in ogni cosa e conducendosi con fortezza. Piacque a Dio il comportamento di questa carne che avendo lo Spirito Santo non si macchiò sulla terra. 7. Prese come consigliere il figlio e gli angeli gloriosi perché questa carne, avendo ubbidito allo Spirito con soddisfazione, ottenesse una tenda e non sembrasse aver perduta la ricompensa del suo servizio. Ogni carne ritrovata pura e senza macchia riceverà una ricompensa; in essa abitò lo Spirito Santo. 8. Hai la spiegazione anche di questa parabola".

LX (7), 1. "Ho gioito, signore, ascoltando questa spiegazione". "Ascolta ora: serba pura ed immacolata questa tua carne, perché lo spirito che abita in essa le renda testimonianza e la carne sia giustificata. 2. Vedi di non insinuare mai nel tuo cuore che questa carne sia corruttibile e di non abusarne per qualche colpa. Se tu contamini la carne, contamini lo Spirito Santo, e se contamini la carne non vivrai". 3. "Signore, dico, se c'è stata qualche ignoranza precedente prima che si fossero udite queste parole, come si può salvare l'uomo che ha macchiato la sua carne?". "Per le precedenti mancanze, dice, a Dio solo è possibile dare la guarigione, suo è ogni potere. 4. Ora sta' attento e il Signore assai misericordioso le guarirà, se non contamini più la carne e lo spirito. Entrambi sono accomunati e l'una non può contaminarsi senza l'altro. Conservali puri entrambi e vivrai in Dio".

(Autore: Erma)

L'imitazione di Cristo: GLI OPPOSTI IMPULSI DELLA NATURA E DELLA GRAZIA

PAROLE DEL SIGNORE
Figlio, poni molta attenzione agli impulsi della natura e della grazia, perché i loro moti sono molto contrari, ma così sottili, che solo un uomo spirituale ed intimamente illuminato riesce a fatica a distinguerli. Tutti gli uomini desiderano, certo, il bene e, tanto nelle parole quanto nelle azioni, hanno di mira qualcosa di buono; ma proprio da questa apparenza di bene restano ingannati. La natura è scaltra ed alletta molti, irretisce ed inganna; inoltre, per fine ha sempre se stessa. La grazia, al contrario, cammina con semplicità, evita il male sotto qualsiasi aspetto esso appaia; non tende insidie; opera tutto rettamente, per amore di Dio, nel quale, come suo ultimo fine, trova pace. La natura mal sopporta d'essere mortificata, non vuole subire pressioni né essere soffocata né sottostare né piegarsi da sé al giogo.

La grazia, invece, attende alla propria mortificazione, resiste alla sensualità, cerca d'essere assoggettata, desidera d'essere vinta, non vuole far uso della sua libertà, ama d'essere tenuta sotto disciplina; non ha cupidigia di prevalere su alcuno, ma aspira a vivere ed a mantenersi sempre sottoposta a Dio; e, per amore di Dio, è pronta a piegarsi umilmente ad ogni umana creatura. La natura s'affatica per il suo vantaggio e bada a quanto guadagno le possa venire da altri.

La grazia, invece, considera non il profitto ed il vantaggio propri, ma piuttosto quello che possa giovare agli altri. La natura si compiace degli onori e degli ossequi. La grazia, invece, attribuisce lealmente a Dio ogni onore e gloria. La natura teme la vergogna e il disprezzo. La grazia, invece, gode di "patire in giurie per il nome di Gesù" (At 5,41). La natura ama l'ozio e gli agi del corpo. La grazia, invece, non può starsene inoperosa ed accetta con piacere la fatica. La natura cerca di possedere cose rare e belle, mentre detesta quelle comuni e grossolane. La grazia, invece, si compiace delle cose semplici ed umili, non disdegna quelle rozze né rifiuta di vestirsi di vecchi panni.

La natura tiene l'occhio rivolto ai beni temporali, gioisce dei guadagni, si rattrista delle perdite e si irrita per una parola lievemente offensiva. La grazia, invece, mira ai beni eterni e non s'attacca alle cose temporali, né s'agita per la perdita di cose materiali, né s'inasprisce per parole un po' brusche, poiché ha posto il suo tesoro e la sua gioia in Cielo, dove nulla perisce. La natura è avida e prova più piacere nel prendere che nel donare, ama ciò che le appartiene personalmente. La grazia, invece, è pietosa e condivide ciò che ha, rifugge dalle cose personali, si contenta di poco, "giudica che c 'è più gioia nel donare che nel ricevere" (At 20,35). La natura tende alle creature, al proprio corpo, alle vanità ed alle distrazioni.

La grazia, invece, attira a Dio ed alle virtù, rinunzia alle creature, fugge il mondo, odia i desideri della carne, frena il desiderio degli svaghi, si vergogna di comparire in pubblico. La natura gode volentieri di qualche divertimento esteriore, nel quale trovino diletto i sensi. La grazia, invece, cerca la consolazione soltanto in Dio ed il compiacimento nel Sommo Bene, elevandosi sopra tutti i beni sensibili. La natura fa tutto per il proprio guadagno e per il proprio vantaggio, non sa fare nulla gratuitamente; ma spera di ricevere, per il bene fatto, un compenso uguale o maggiore o lodi e favori; e brama che siano molto apprezzate le sue azioni ed i suoi doni.

La grazia, invece, non cerca nessun compenso temporale né domanda, come mercede, alcun premio se non Dio solo; delle cose materiali, pur necessarie, non desidera più di quanto le possa servire al conseguimento dei beni eterni. La natura si compiace delle molte amicizie e parentele, si gloria dell'alta posizione sociale e della nobiltà di stirpe, sorride ai potenti, blandisce i ricchi, applaude ai suoi eguali. La grazia, invece, ama anche i nemici e non s'inorgoglisce per la quantità degli amici né dà importanza all'alta posizione sociale o al casato d'origine, se non in quanto ci sia stata in esso una virtù più grande. Favorisce più il povero che il ricco, simpatizza più per l'innocente che per il potente, fa festa con chi dice la verità e non con chi mentisce. Esorta sempre i buoni ad aspirare a "doni spirituali sempre più grandi" (1 Cor 12,31) e ad assomigliare per le loro virtù al Figlio di Dio. La natura, se qualcosa le manca e l'affligge, subito si lagna.

La grazia sopporta con fermezza la povertà. La natura volge ogni cosa a suo favore, combatte e discute per i propri interessi. La grazia, invece, riconduce tutte le cose a Dio, come al principio dal quale esse hanno origine; non attribuisce a sé nulla di buono né presume di sé con superbia; non muove contestazioni né fa prevalere su altri il proprio parere; ma in ogni suo sentimento e pensiero si sottomette all'eterna Sapienza e al giudizio di Dio. La natura è smaniosa di conoscere cose segrete e di sentire novità; vuole apparire bene all'esterno e fare molte esperienze per mezzo dei sensi; brama d'essere conosciuta e di fare ciò da cui nascono lode ed ammirazione. La grazia, al contrario, non si cura di conoscere novità e curiosità, perché tutto ciò è nato dall'evoluzione del vecchio, non essendoci su questa terra nulla che sia nuovo e duraturo. Essa, pertanto, insegna a frenare i sensi, ad evitare la vana compiacenza e l'ostentazione, a tenere nascosto umilmente ciò che sarebbe degno di lode e d'ammirazione e a cercare, in ogni circostanza ed in ogni scienza, il vero profitto, la lode e la gloria di Dio. Non vuole che si faccia pubblicità a lei ed alle sue opere, ma desidera che nei suoi doni si benedica Dio, che tutto elargisce per puro amore.

Questa grazia è una luce soprannaturale, uno straordinario, speciale dono di Dio, un segno distintivo degli eletti e un pegno dell'eterna salvezza; essa innalza l'uomo dall'amore terreno all'amore celeste e lo trasforma da carnale in spirituale. Perciò, quanto più si domina e si vince la natura, tanto maggiore grazia ci viene infusa; e, di giorno in giorno, per nuove visite celesti, l'uomo interiore si va trasformando secondo l'immagine di Dio.