Santo Rosario on line

Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina: In primo luogo tengo a dirti che Gesù ha bisogno di chi gema con lui per l'umana empietà, e per questo ti conduce per le vie dolorose di cui mi tieni parola nella tua. Ma sia sempre benedetta la sua carità, che sa mescolare il dolce con l'amaro e convertire in premio eterno le pene transitorie della vita.

LETTURE A CASO

Mt 18,1-35

1In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". 2Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3"In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. 4Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli.

5E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.

6Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. 7Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!

8Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. 9E se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, che avere due occhi ed essere gettato nella Geenna del fuoco.

10Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. 11È venuto infatti il Figlio dell'uomo a salvare ciò che era perduto.

12Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? 13Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. 14Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli.

15Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. 18In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.

19In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?". 22E Gesù gli rispose: "Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

23A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. 24Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 26Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. 27Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! 29Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. 30Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.

31Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? 34E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello".


Un Vangelo commentato a caso

Vangelo Mc 8, 27-35: Tu sei il Cristo... Il Figlio dell'uomo deve molto soffrire.

2 Tm 4,1-22

1Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: 2annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. 3Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, 4rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. 5Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.

6Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele. 7Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. 8Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.

9Cerca di venire presto da me, 10perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. 11Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero. 12Ho inviato Tìchico a Èfeso. 13Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene. 14Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere; 15guàrdatene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione.

16Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro. 17Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone. 18Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

19Saluta Prisca e Aquila e la famiglia di Onesìforo. 20Eràsto è rimasto a Corinto; Tròfimo l'ho lasciato ammalato a Milèto. 21Affrettati a venire prima dell'inverno.

Ti salutano Eubùlo, Pudènte, Lino, Claudia e tutti i fratelli.

22Il Signore Gesù sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi!


La Città di Dio: Libro III - La storia di Roma in una visione critica: Interpretazione realistica del mito in Varrone.

4. Si dirà: "E tu credi a queste fole?". No, io non ci credo. Infatti anche Varrone, il più dotto dei Romani, lo ammette, sia pure non risolutamente e non decisamente, comunque indirettamente. È utile, egli dice, agli Stati che gli eroi credano, anche se è falso, di essere stati generati dagli dèi. Così l'animo umano, portatore di questa sicurezza, intraprende con maggiore audacia le grandi imprese, le continua con maggior vigore e, data questa sicurezza, le porta a termine con maggior successo. Questa opinione di Varrone, citata a senso, come mi è stato possibile con le mie parole, apre, come puoi vedere, una larga falla all'inganno perché ci lascia intendere che si poterono imbastire molte credenze già sacrali e quasi religiose, laddove si pensò che ai cittadini giovassero le menzogne perfino sugli dèi.

(Autore: Agostino di Ippona)

L'imitazione di Cristo: UMILE CONSIDERAZIONE DI SE'

Ogni uomo desidera, per sua natura, di sapere; ma che cosa importa la scienza senza il timore di Dio? Il pover'uomo di campagna che serve Dio è, senza dubbio, migliore del superbo sapiente, che scruta il moto degli astri trascurando la sua anima. Chi impara a conoscere bene se stesso, fa poco conto di sé e non si compiace delle lodi degli uomini. Anche se io possedessi tutta la sapienza del mondo, ma non avessi la carità (la grazia di Dio), quale profitto ne avrei davanti a Dio, che mi giudicherà secondo le opere? Calma l'eccessivo desiderio di sapere, perché in esso si trovano grandi distrazioni ed illusioni. Quelli che sanno molto, volentieri si compiacciono di mettersi in mostra e di essere chiamati sapienti. Ma ci sono molte cose, la cui conoscenza poco o nulla giova all'anima. Ed è molto insensato chi volge le sue attenzioni unicamente a cose diverse da quelle che gli servono per la salvezza eterna.

Le molte parole non appagano l'anima; dà, invece, serenità allo spirito la bontà della vita; e la purezza della coscienza procura una grande confidenza in Dio. Quanto più vasto e quanto più profondo è il tuo sapere, tanto più rigorosamente sarai giudicato, se non sarai vissuto più santamente. Dunque, non insuperbirti di alcun'arte o scienza; ma abbi timore, piuttosto, a motivo di ciò che ti fu dato di sapere. Se ti sembra di sapere molto e di essere dotato di una buona intelligenza, sappi anche che sono molto più numerose le cose che ignori. Non montare in superbia (Rm 11,20), ma riconosci piuttosto la tua ignoranza.

Perché ti vuoi anteporre a qualcuno, mentre ci sono molti più dotti di te, che meglio praticano la legge di Dio? Se vuoi sapere ed imparare utilmente qualche cosa, ama d'essere sconosciuto e d'essere tenuto in conto di nulla. Questa è la più alta e più utile scienza: realmente conoscere e disprezzare se stesso. Non avere alcuna stima di se stesso, ma piuttosto avere sempre buona ed alta stima degli altri: questa è grande sapienza e perfezione. Se anche tu vedessi un altro peccare apertamente o commettere alcune colpe gravi, non dovresti per ciò ritenerti migliore di lui, poiché non sai fino a quando tu sia capace di perseverare nel bene. Tutti siamo fragili, ma tu non devi ritenere alcuno più fragile di te stesso.