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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

San Filippo Neri:Giovanni Tommaso Arena, un giovane proveniente da Catanzaro, era uno schernitore di mestiere, un vero maleducato come ce ne sono ancora oggidì, purtroppo. Costui, appena scoperto quello che si faceva all'oratorio di San Filippo, aveva preso ad andarvi assiduamente, ma non con le più belle intenzioni: entrava e usciva liberamente cercando di attirare l’attenzione per distrarre gli altri; durante i pii esercizi, le letture o i sermoni commentava con mormorazione o sghignazzi; canzonava questo o quello, zufolava. Faceva insomma quello che voleva in modo scandaloso. Tutti erano stufi di vedersi quel vagabondo tra i piedi: Noi, padre, non possiamo più sopportarlo dicevano. La risposta di Filippo era invariabilmente questa: Abbiate un po’ di pazienza e vedrete. L’Arena intanto continuava il suo andirivieni e le sue canzonature; rifaceva i versi degli oratori aggiungendovi la caricatura. Pazientate e non dubitate... interveniva allora Padre Filippo per calmare gli animi. E infatti l’Arena a un certo punto incominciò a stancarsi del giuoco, non solo, ma si accorse che si era affezionato a quel ritrovo. Gli pareva così bello quel raduno pomeridiano e anche quello che andavano dicendo i vari oratori su Dio e i Santi: tutto lasciava un certo godimento interno che non sapeva descrivere. E poi quel Padre Filippo sempre cosi amabile! Incominciò a darsi un contegno e a tacere. Voleva assaporare intimamente il dolce di quell’armonia fraterna; quando parlavano il Tarugi e il Baronio, gli oratori che più si distinguevano, chiudeva perfino gli occhi. Li chiudeva perché era l’anima che doveva vibrare in quei momenti: sembrava che stesse ascoltando una musica. Ogni giorno che passava si notava il cambiamento profondo del giovane e un giorno giunse a un totale capovolgimento. Si dette tutto nella mani di Filippo e diventò tanto fervente che, per consiglio stesso del Santo vestì la gloriosa divisa di San Domenico rinchiudendosi nel convento dei Domenicani, dove mori durante il noviziato, santamente.

Qoèlet 12,1-14





12


1Ricòrdati del tuo creatore
nei giorni della tua giovinezza,
prima che vengano i giorni tristi
e giungano gli anni di cui dovrai dire:
"Non ci provo alcun gusto",
2prima che si oscuri il sole,
la luce, la luna e le stelle
e ritornino le nubi dopo la pioggia;
3quando tremeranno i custodi della casa
e si curveranno i gagliardi
e cesseranno di lavorare le donne che macinano,
perché rimaste in poche,
e si offuscheranno quelle che guardano dalle finestre
4e si chiuderanno le porte sulla strada;
quando si abbasserà il rumore della mola
e si attenuerà il cinguettio degli uccelli
e si affievoliranno tutti i toni del canto;
5quando si avrà paura delle alture
e degli spauracchi della strada;
quando fiorirà il mandorlo
e la locusta si trascinerà a stento
e il cappero non avrà più effetto,
poiché l'uomo se ne va nella dimora eterna
e i piagnoni si aggirano per la strada;
6prima che si rompa il cordone d'argento
e la lucerna d'oro s'infranga
e si rompa l'anfora alla fonte
e la carrucola cada nel pozzo
7e ritorni la polvere alla terra, com'era prima,
e lo spirito torni a Dio che lo ha dato.
8Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
e tutto è vanità.

9Oltre a essere saggio, Qoèlet insegnò anche la scienza al popolo; ascoltò, indagò e compose un gran numero di massime.

10Qoèlet cercò di trovare pregevoli detti e scrisse con esattezza parole di verità. 11Le parole dei saggi sono come pungoli; come chiodi piantati, le raccolte di autori: esse sono date da un solo pastore. 12Quanto a ciò che è in più di questo, figlio mio, bada bene: i libri si moltiplicano senza fine ma il molto studio affatica il corpo.

13Conclusione del discorso, dopo che si è ascoltato ogni cosa: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo per l'uomo è tutto.

14Infatti, Dio citerà in giudizio ogni azione, tutto ciò che è occulto, bene o male.