[ Rosario on line - Libri Cattolici - Trattato della vera devozione a Maria ]

LA FIGURA BIBLICA DI REBECCA E GIACOBBE


183. Di tutte le verità che ho esposte riguardo alla Santa Vergine e ai suoi figli e servitori, lo Spirito Santo nella Sacra Scrittura ci offre una figura mirabile nella storia di Giacobbe, che ricevette la benedizione dal padre suo Isacco, tramite le cure e le risorse di Rebecca sua madre. Eccola come lo Spirito Santo la riferisce. Vi aggiungerò poi la mia spiegazione.

184. Esaù aveva venduto a Giacobbe il suo diritto di primogenitura. Rebecca, madre dei due fratelli, che amava teneramente Giacobbe, riuscì diversi anni dopo a fargli avere questo privilegio, con una scaltrezza tutta santa e piena di misteri. Isacco si sentiva molto invecchiato e voleva lasciare le benedizioni ai suoi figli prima di morire; chiamò allora suo figlio Esaù, che amava, e gli ordinò di andare a caccia per procurarsi qualcosa da mangiare, dopo di che, lo avrebbe benedetto. Rebecca però avvertì subito Giacobbe di quello che stava succedendo e gli disse di andare a prendere due capretti dal gregge. Quando egli li ebbe portati alla madre, ella li preparò per Isacco, come sapeva che egli desiderava. Poi rivestì Giacobbe degli abiti di Esau che ella aveva con sè, coprì le sue mani e il collo con la pelle dei capretti, cosicché suo padre, ormai privo della vista, ascoltando la voce di Giacobbe e toccando il pelo delle sue mani, potesse credere che fosse suo fratello Esaù. In effetti Isacco fu sorpreso della sua voce, che credeva essere la voce di Giacobbe, e lo fece avvicinare, toccando il pelo delle pelli di cui si era coperte le mani e disse che effettivamente la voce era quella di Giacobbe, ma le mani erano quelle di Esaù. Dopo aver mangiato, baciò Giacobbe, sentendo l'odore dei suoi vestiti profumati e lo benedì, augurandogli la rugiada del cielo e la fecondità della terra; lo costituì capo di tutti i suoi fratelli e terminò la benedizione con queste parole: «Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto». Isacco aveva appena detto queste parole, che Esaù entrò, portando da mangiare ciò che aveva preso alla caccia, perché suo padre potesse poi benedirlo. Il santo patriarca fu sorpreso da uno stupore incredibile quando si accorse di ciò che era successo, ma invece di ritrattare ciò che aveva fatto, lo confermò, perché in questo fatto vedeva fin troppo chiaramente il dito di Dio. Esaù allora scoppiò in grida e lamenti, come annota la Sacra Scrittura, accusando a gran voce suo fratello di aver imbrogliato e chiedendo a suo padre se non avesse per lui almeno una benedizione. I santi Padri osservano a questo punto come egli sia la figura di coloro che trovano comodo conciliare Dio con il mondo, volendo godere insieme delle consolazioni del cielo e di quelle della terra. Isacco fu toccato dalle grida di Esaù e alla fine lo benedì, ma con una benedizione terrena e assoggettandolo a suo fratello. Ciò provocò in lui un odio così velenoso contro Giacobbe, che aspettava solo la morte del padre per ucciderlo. E Giacobbe non avrebbe potuto evitare questa morte se sua madre Rebecca non lo avesse protetto con i suoi accorgimenti e con i buoni consigli che gli diede, e che egli seguì.

185. Prima di spiegare questa storia così bella, bisogna ricordare che - secondo tutti i santi Padri e gli interpreti della Sacra Scrittura - Giacobbe è la figura di Gesù Cristo e dei veri credenti, mentre Esaù è figura dei non credenti. Per farsene un'idea, basta esaminare le azioni e il comportamento dell'uno e dell'altro. 1°. Esaù, il primogenito, era forte e vigoroso nel corpo, accorto e abile nel tirare con l'arco e nel prendere molta selvaggina a caccia. 2°. Egli non stava quasi mai in casa; lavorava fuori e aveva fiducia solo nella propria forza e capacità. 3°. Non si preoccupava molto di piacere a sua madre Rebecca e non faceva nulla per questo. 4°. Era così ingordo e schiavo della gola, che vendette il diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie. 5°. Come Caino, era preso da invidia per suo fratello Giacobbe e gli era sempre contro.

186. Ed è questo il comportamento che ogni giorno tengono i cattivi credenti. 1°. Hanno fiducia nella propria forza e nelle loro capacità per gli affari temporali; sono molto forti, abili e avveduti per le cose della terra, ma molto deboli e ignoranti nelle cose del cielo.

187. 2°. Non dimorano mai, o quasi mai, nella loro propria casa, cioè nel loro interiore, che è la casa intima e fondamentale che Dio ha dato a ciascuno, per dimorarvi sul suo esempio, poiché Dio dimora sempre in se stesso. I cattivi credenti non amano affatto il ritiro, né la spiritualità, e neppure la devozione interiore; piuttosto essi trattano da bigotti, piccini e rustici, coloro che vivono l'interiorità e il ritiro dal mondo, dedicandosi più all'interiore che all'esteriore.

188. 3°. I cattivi credenti non si interessano per nulla della devozione alla Santa Vergine, Madre dei veri credenti. E' vero: non la odiano espressamente, qualche volta le tributano lodi, dicono di amarla e praticano pure qualche devozione in suo onore, ma per il resto non sopportano che la si ami teneramente, poiché essi non nutrono per lei le tenerezze di Giacobbe; trovano a ridire sulle pratiche di devozione alle quali i suoi figli e servitori si attengono fedelmente per guadagnarne l'affetto; non credono infatti che questa devozione sia loro necessaria per salvarsi e pensano che sia sufficiente non odiare formalmente la Santa Vergine e non disprezzare apertamente questa devozione; credono di aver meritato le buone grazie della Santa Vergine e di essere suoi servitori, perché recitano e borbottano qualche preghiera in suo onore, senza alcuna tenerezza per lei e senza emendare se stessi. 189. 4°. I cattivi credenti vendono il loro diritto di primogenitura, cioè le gioie del paradiso, per un piatto di lenticchie, cioè per i piaceri della terra. Essi ridono, bevono, mangiano, si divertono, giocano e danzano, senza preoccuparsi - come Esaù - di rendersi degni della benedizione del Padre celeste. In due parole, non pensano che alla terra, non amano che la terra, non parlano e non agiscono che per la terra e per i propri piaceri; per un - breve momento di piacere, per un illusorio fumo di onore e per un pezzo di dura terra, gialla o bianca, vendono la grazia battesimale, la loro veste di innocenza e l'eredità celeste.

190. 5°. Infine, i cattivi credenti odiano e perseguitano ogni giorno i veri credenti, apertamente o subdolamente; non li possono sopportare, li disprezzano, li criticano, li burlano, li offendono, li derubano, li ingannano, li sfruttano, li scacciano, li annientano; mentre essi fanno fortuna, si tolgono ogni piacere, se la passano bene, si arricchiscono, si espandono e vivono a loro agio.

191. Giacobbe, il minore: 1°. Era di costituzione più debole, mite e pacifico e rimaneva abitualmente in casa per guadagnarsi le buone grazie di sua madre Rebecca, che amava teneramente; se usciva fuori, non era per sua volontà, né per fiducia nella propria capacità, ma per obbedire a sua madre.

192. 2°. Egli amava e onorava la sua madre: per questo rimaneva in casa con lei; era contento quando la vedeva; evitava tutto ciò che potesse dispiacerle e faceva invece tutto quello che pensava le piacesse: questo aumentava in Rebecca l'amore che aveva per lui.

193. 3°. Era sottomesso in ogni cosa alla sua cara madre; le obbediva in ogni cosa totalmente, prontamente e senza tardare, amorosamente e senza lamentarsi; al minimo cenno della sua volontà, il piccolo Giacobbe correva ed eseguiva. Credeva a tutto ciò che ella gli diceva, senza obiettare: per esempio, quando gli disse di andare a prendere due capretti e di portarglieli, per preparare da mangiare a suo padre Isacco, Giacobbe non replicò che ne sarebbe bastato uno solo, per preparare da mangiare per una sola volta a un solo uomo; ma, senza controbattere, fece ciò che gli aveva detto.

194. 4°. Aveva una grande fiducia nella sua cara madre: non contava per nulla sulla propria abilità, ma solo sulle premure e la protezione di sua madre; la chiamava in ogni suo bisogno, la consultava in ogni dubbio, per esempio quando le domandò se, al posto della benedizione, non avrebbe piuttosto ricevuto la maledizione di suo padre e quando ella gli disse che avrebbe preso su di sè questa maledizione, egli le credette ed ebbe fiducia in lei.

95. 5°. Infine, egli imitava - secondo le sue possibilità - le virtù che vedeva in sua madre, e sembra che una della ragioni per cui rimaneva sedentario in casa, era così virtuosa, e per potersi così allontanare dalle cattive compagnie, che corrompono i costumi. Per questo mezzo, egli si rese degno di ricevere la doppia benedizione del suo caro padre.

196. Ed ecco anche la condotta che i veri credenti tengono ogni giorno: sono sedentari in casa con la loro madre, cioè amano il ritiro, vivono l'interiore, si applicano all'orazione, ma sull'esempio e in compagnia della loro Madre, la Santa Vergine, la cui gloria è tutta interiore e che per tutta la propria vita ha molto amato il ritiro e l'orazione. A volte, certo, appaiono al di fuori, nel mondo, ma è per obbedienza alla volontà di Dio e a quella della loro Madre, per compiere i doveri del loro stato. Per quanto possano apparire grandi le cose che fanno nell'esteriore, essi danno un maggiore valore a quelle che compiono all'interno di se stessi, nel loro interiore, in compagnia della Santa Vergine, perché qui compiono la grande impresa della loro perfezione, di fronte alla quale tutte le altre imprese non sono che dei giochi da bambini. E' per questo che, mentre a volte i loro fratelli e sorelle si danno da fare per l'esteriore, con molto impegno, industria e successo, tra l'applauso e l'approvazione del mondo, essi sanno - per illuminazione dello Spirito Santo - che c'è maggior gloria, utilità e soddisfazione nel rimanere nascosti nel ritiro con Gesù Cristo, loro modello, in totale e perfetta sottomissione alla loro Madre, che non nel compiere da se stessi delle meraviglie di natura e di grazia nel mondo, come degli Esaù o cattivi credenti. «Onore e ricchezza nella sua casa», la gloria per Dio e le ricchezze per l'uomo si trovano nella casa di Maria. Signore Gesù, quanto sono amabili le tue dimore! Il passero ha trovato una casa per abitarvi e la tortorella un nido dove porre i suoi piccoli. Quanto è felice l'uomo che abita nella casa di Maria, dove tu stesso hai stabilito per primo la tua dimora! E' in questa casa dei veri credenti che l'uomo riceve solo da te l'aiuto, e dove ha disposto nel proprio cuore delle gradinate e degli scalini per ogni virtù, per salire fino alla perfezione in questa valle di lacrime. «Quanto sono amabili le tue dimore... ».

197. 2°. Essi amano teneramente e onorano sinceramente la Santa Vergine come loro buona Madre e Sovrana. La amano non solamente a parole, ma con i fatti; la onorano, non soltanto esteriormente, ma nel profondo del loro cuore; e come Giacobbe, evitano tutto ciò che le può dispiacere e praticano con fervore tutto ciò che credono possa loro procurare la sua benevolenza. Le portano e le offrono, non due capretti, come Giacobbe a Rebecca, ma ciò che i due capretti di Giacobbe figurano: loro corpo e la loro anima, con tutto ciò che ne deriva, affinché: 1. ella li riceva come una cosa che le appartiene; 2. li uccida e faccia morire al peccato e a se stessi, scorticandoli e spogliandoli della propria pelle e del loro amor proprio e per potere in questo modo piacere a Gesù, suo Figlio, che non vuole per amici e discepoli che persone morte a se stesse; 3. li prepari secondo il gusto del Padre celeste e per la sua più grande gloria, che ella conosce meglio di ogni altra creatura; 4. di questo corpo e di quest'anima, con le sue cure e la sua intercessione, ben purificati da ogni macchia, ben morti, spogliati e preparati, ne faccia un piatto delicato, degno del gusto e della benedizione del Padre celeste. Non è forse questo che faranno i veri credenti, che gusteranno e praticheranno la perfetta consacrazione a Gesù Cristo per le mani di Maria, che noi proponiamo loro, per testimoniare a Gesù e a Maria un amore fattivo e coraggioso? I falsi credenti dicono spesso di amare Gesù, di amare e onorare Maria, ma non fino ad offrire i loro averi, non fino a sacrificare il loro corpo con i suoi sensi e la loro anima con le sue passioni, come fanno i credenti autentici.

198. 3°. Essi vivono sottomessi e obbedienti alla Santa Vergine, come a loro buona Madre, sull'esempio di Gesù Cristo, il quale, dei trentatr� anni vissuti sulla terra, ne ha impiegati trenta a dare gloria a Dio suo Padre per mezzo di una perfetta e totale sottomissione alla sua santa Madre. Le obbediscono seguendo esattamente i suoi consigli, come il piccolo Giacobbe seguiva quelli di Rebecca, e dice loro: «Obbedisci al mio ordine». O come gli invitati alle nozze di Cana, ai quali la Santa Vergine dice: «Fate quello che mio Figlio vi dirà». Giacobbe, per aver obbedito a sua madre, ricevette la benedizione come per miracolo, poiché normalmente non l'avrebbe dovuta ricevere; gli invitati alle nozze di Cana, per aver seguito il consiglio della Vergine Santa, furono onorati del primo miracolo di Gesù Cristo, che cambiò l'acqua in vino, alla preghiera della sua santa Madre. Così, tutti coloro che fino alla fine dei secoli riceveranno la benedizione del Padre celeste e saranno onorati delle meraviglie di Dio, non riceveranno queste grazie che a motivo della loro perfetta obbedienza a Maria. Gli Esaù, al contrario, perdono la benedizione perché manca loro la sottomissione alla Santa Vergine.

199. 4°. Hanno una grande fiducia nella bontà e nella potenza della Santa Vergine, loro buona Madre; chiedono il suo aiuto continuamente; la guardano come la loro stella polare, per arrivare nel porto sicuro; le confidano le loro pene e necessità con grande apertura di cuore; si attaccano al suo seno di misericordia e di dolcezza, per ottenere il perdono dei loro peccati per mezzo della sua intercessione, o per gustare le sue materne dolcezze nelle angustie e nelle difficoltà. Si gettano perfino, si nascondono e si perdono in modo mirabile nel suo seno amoroso e verginale, per essere infiammati dal puro amore, purificati dalle più piccole macchie e trovarvi in pienezza Gesù, che vi risiede come sul suo trono più glorioso. Oh! Quale gioia! Dice l'abate Guerrico: «Non credere che vi sia più felicità ad abitare nel seno di Abramo che in quello di Maria, poiché il Signore stesso vi ha posto il suo trono». Al contrario, i cattivi credenti pongono tutta la loro fiducia in se stessi; come il figlio prodigo, mangiano solo ciò che mangiano i porci; si nutrono solo di terra, come i rospi e, come i mondani, non amano che le cose sensibili ed esteriori, non gustando così per nulla le dolcezze del grembo e del seno di Maria; non sperimentano quel certo appoggio e quella sicura fiducia che i veri credenti provano nei riguardi della Santa Vergine, loro buona Madre. Essi invece amano miseramente la loro fame di esteriorità, come dice san Gregorio, poiché non vogliono gustare la dolcezza che è già pronta nell'interno di loro stessi e nell'interno di Gesù e di Maria.

200. 5°. Infine, i veri credenti seguono le vie della Vergine Santa, loro buona Madre, cioè la imitano, ed è proprio in questo che sono veramente felici e devoti e posseggono il segno infallibile della loro autenticità, come dice loro questa buona Madre: «Beati coloro che seguono le mie vie», cioè beati quelli che praticano le mie virtù e che camminano sulle tracce della mia vita, con l'aiuto della divina grazia. Essi sono felici in questo mondo, durante la loro vita, per l'abbondanza delle grazie e delle dolcezze che io comunico loro dalla mia pienezza e in più abbondanza che ad altri, i quali non mi imitano così da vicino. Sono felici nella loro morte, che è dolce e tranquilla, e alla quale di solito io sono presente, per condurli io stessa alle gioie dell'eternità. Infine, saranno felici nell'eternità, perché nessuno dei miei buoni servitori, che abbia imitato le mie virtù durante la propria vita, si è mai perduto. I cattivi credenti, al contrario, sono infelici durante la loro vita, alla loro morte e nell'eternità, poiché non imitano affatto la Santa Vergine nelle sue virtù, si accontentano di iscriversi in alcuni casi alle sue confraternite, di recitare qualche preghiera in suo onore, o di compiere qualche altra devozione esteriore. O Vergine Santa, mia buona Madre, quanto sono beati - ripeto con i trasporti del mio cuore - quanto felici quelli e quelle che seguono fedelmente le tue vie, i tuoi consigli e i tuoi comandi, senza lasciarsi sedurre da una falsa devozione verso di te! Ma quanto sono infelici e sventurati coloro che non osservano i comandamenti del Figlio tuo, abusando della devozione verso di te: «Maledetto chi devia dai tuoi decreti».

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