[ Rosario on line - Libri Cattolici - La mistica citta' di Dio ]

CAPITOLO 15

 

Maria santissima conosce che è volontà del Signore che vada a visitare santa Elisabetta; chiede licenza a san Giuseppe, senza manifestargli altro.

 

190. Dalle parole del messaggero celeste san Gabriele, Maria santissima conobbe come la sua parente Elisabetta, che era ritenuta sterile, aveva concepito un figlio e già si trovava al sesto mese della sua gravidanza. In seguito l'Altissimo, in una delle visioni intellettuali che ella ebbe, le rivelò che il figlio che santa Elisabetta doveva partorire sarebbe stato grande davanti al Signore e sarebbe stato profeta e precursore del Verbo incarnato che ella portava nel suo grembo verginale. Le rivelò pure altri grandi segreti circa la santità ed i misteri di san Giovanni. In questa visione ed in altre, la purissima Regina comprese che era gradito al Signore che ella andasse a visitare la sua parente Elisabetta, affinché tanto lei quanto il figlio che portava in grembo fossero santificati dalla presenza del loro Redentore; sua divina Maestà, infatti, voleva applicare gli effetti della propria venuta nel mondo ed i propri meriti al suo stesso precursore, comunicandogli la sua divina grazia, cosicché egli fosse una primizia della redenzione.

191. Conoscendo questo nuovo mistero, la prudentissima Vergine ne rese grazie al Signore con ammirabile giubilo, poiché egli si degnava di fare quel favore all'anima di colui che doveva essere suo profeta e precursore, nonché a sua madre Elisabetta. Offrendosi prontamente a compiere la volontà divina, parlò con sua Maestà e gli disse: «Altissimo Signore, principio e causa di ogni bene, il vostro nome sia eternamente glorificato e sia conosciuto e lodato da tutte le nazioni. Io, la più piccola delle creature, con umiltà vi ringrazio per la misericordia che tanto generosamente volete mostrare con la vostra serva Elisabetta e con suo figlio. Se vorrete degnarvi di indicarmi in che cosa io debba servirvi in quest'opera, sono pronta, Signore mio, ad ubbidire sollecitamente ai vostri divini comandi». L'Altissimo le rispose: «Colomba ed amica mia, eletta fra le creature, in verità ti dico che per la tua intercessione e per amore tuo avrò cura, come Padre e Dio liberalissimo, di tua cugina Elisabetta e del figlio che deve nascere da lei, scegliendolo come mio profeta e precursore del Verbo in te fatto uomo. Io li guardo entrambi come cose tue proprie e congiunte a te. Così, voglio che il mio e tuo Unigenito vada a visitare la madre ed a riscattare il figlio dalla schiavitù della prima colpa, affinché, prima degli altri uomini, risuoni al mio orecchio la voce delle sue parole e delle sue lodi e alla sua anima santificata siano rivelati i misteri dell'incarnazione e redenzione. Per questo, sposa mia, voglio che tu vada a visitare Elisabetta, perché noi, Persone divine, abbiamo eletto suo figlio per opere grandi di nostro beneplacito».

192. A questo comando del Signore l'ubbidientissima Madre rispose: «Sapete bene, padrone e Signore mio, che tutto il mio cuore ed i miei desideri sono rivolti al vostro divino beneplacito e voglio con diligenza adempiere ciò che ordinate alla vostra umile serva. Consentitemi, mio Bene, di domandare anche l'assenso del mio sposo Giuseppe e di fare questo viaggio con la sua approvazione. Frattanto, affinché io non mi allontani dalla vostra volontà, guidate durante questo viaggio tutte le mie azioni e dirigete i miei passi alla maggiore gloria del vostro santo nome. Ricevete a tal fine il mio sacrificio di uscire in pubblico, lasciando la solitudine del mio ritiro. Anzi, re e Dio della mia anima, vorrei in questo offrirvi ben più che i soli miei desideri, trovando da patire per amore vostro tutto ciò in cui possa servirvi e compiacervi, affinché l'anelito dell'anima mia non rimanga inoperoso».

193. Quando la nostra grande Regina uscì da questa visione, chiamò i mille angeli della sua custodia, i quali subito le si manifestarono sotto forma corporea; dichiarò loro l'ordine dell'Altissimo, pregandoli di assisterla in quel viaggio con molta diligenza e sollecitudine, insegnandole ad obbedirgli nel modo a lui più gradito, e di difenderla e preservarla dai pericoli, affinché ella operasse perfettamente in tutto quanto le sarebbe accaduto in quel cammino. I santi principi si offrirono con ammirabile sottomissione per ubbidirle e servifla. La Maestra di ogni prudenza ed umiltà soleva fare la stessa cosa in altre occasioni; infatti, anche se nell'operare ella era più saggia e più perfetta che gli stessi angeli, considerato lo stato di viatrice e la condizione della sua natura inferiore, per dare alle sue opere tutta la pienezza della perfezione, consultava e chiamava in aiuto i suoi santi angeli, i quali, benché a lei inferiori in santità, la custodivano ed assistevano. Così, con la loro direzione disponeva le sue azioni, le quali peraltro erano già tutte guidate dall'ispirazione dello Spirito Santo. Gli spiriti divini le ubbidivano con la prontezza e la puntualità proprie della loro natura e dovute alla loro Regina e signora. Parlavano con lei, tenendo colloqui dolcissimi, che alternavano con cantici a lode dell'Altissimo. Altre volte parlava dei misteri del Verbo incarnato, dell'unione ipostatica, della redenzione, dei trionfi che egli avrebbe conseguito ed anche dei frutti e benefici che gli uomini avrebbero ricevuto dalle sue opere. Mi dilungherei, però, troppo se dovessi scrivere tutto ciò che in questa parte mi è stato manifestato.

194. L'umile sposa determinò subito di chiedere il consenso di san Giuseppe, per mettere in opera ciò che l'Altissimo le aveva comandato. Per questo, senza palesargli l'ordine ricevuto, essendo in tutto prudentissima, un giorno gli disse queste parole: «Signore e sposo mio, per divina luce ho conosciuto come la benignità dell'Altissimo ha favorito Elisabetta mia cugina, moglie di Zaccaria, esaudendo la sua preghiera di concepire un figlio. Spero nella sua bontà infinita che, essendo mia cugina sterile ed avendole egli concesso questo singolare beneficio, tutto riuscirà di grande compiacimento e gloria del Signore. Io giudico che in una circostanza come questa ragionevolmente abbia l'obbligo di andare a visitarla ed a parlare con lei di alcune cose convenienti alla sua consolazione ed al suo bene spirituale. Se questa opera, signore, è di vostro gradimento, la farò con vostra licenza, stando però in tutto soggetta alla vostra disposizione e volontà. Considerate voi ciò che è meglio e comandatemi ciò che devo fare».

195. Al Signore furono molto graditi questa discrezione e questo silenzio di Maria santissima, tanto piena di umiltà nel sottomettersi quanto capace e degna che fossero deposti nel suo cuore i grandi segreti del re. Per questo e per la fiducia nella fedeltà con cui questa grande Signora operava, sua divina Maestà dispose il cuore purissimo del santo Giuseppe, infondendogli la sua luce divina quanto a ciò che doveva fare, conformemente alla volontà del Signore. È questo il premio dell'umile il quale domanda consiglio: trovarlo sicuro e con felice riuscita. Ed anche il darlo con prudenza quando viene richiesto è cosa voluta da uno zelo santo e giudizioso. Così illuminato e diretto, il santo sposo rispose: «Già sapete, signora e sposa mia, che tutti i miei desideri sono rivolti a servirvi con ogni mia attenzione e diligenza, perché per la vostra grande virtù ho fiducia, come devo, che la vostra rettissima volontà non si volgerà a cosa alcuna che non sia di maggiore compiacimento e gloria dell'Altissimo. Credo che questo viaggio sarà tale; ma, affinché non sembri strano che lo facciate senza il vostro sposo, io vi accompagnerò con molto piacere per servirvi durante il cammino. Stabilite dunque il giorno, affinché andiamo insieme».

196. Maria santissima gradì la premura del suo prudente sposo Giuseppe e l'attenzione con cui cooperava alla volontà di Dio, servendolo in ciò che sapeva essere a sua gloria. Così, decisero entrambi di partire immediatamente per la casa di Elisabetta, preparando senza indugio il necessario per il viaggio. Tutto si ridusse a poca frutta, a un po' di pane, ad alcuni piccoli pesci e ad un asino che san Giuseppe cercò in prestito per portare tutto il bagaglio e la sua santissima sposa, Regina dell'intero creato. Dopo aver fatto questi preparativi, partirono da Nazaret per la Giudea. Riferirò nel capitolo seguente i particolari del viaggio. Per ora, dico solo che, uscendo dalla sua povera casa, la grande Signora del mondo s'inginocchiò ai piedi del suo sposo san Giuseppe e gli domandò che la benedicesse, per iniziare il viaggio in nome del Signore. Al santo si strinse il cuore al vedere la rara umiltà della sua sposa, di cui aveva già molte volte fatto esperienza; per questo si tratteneva dal benedirla. La mansuetudine e le dolci insistenze di Maria santissima, però, lo vinsero, cosicché il santo la benedisse in nome dell'Altissimo. Ai primi passi, poi, l'umilissima Signora alzò gli occhi al cielo ed il cuore a Dio, disponendosi a compiere la volontà divina, portando in sé l'Unigenito del Padre e suo, per santificare Giovanni nel grembo di Elisabetta.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

197. Figlia mia carissima, ti confido e paleso molte volte l'amore del mio cuore, perché desidero grandemente che si accenda nel tuo e che tu approfitti dell'insegnamento che ti do. Felice è l'anima a cui l'Altissimo manifesta la sua volontà santa e perfetta; ma ben più felice e beata è quella che, conoscendola, la mette in pratica. In molti modi Dio insegna ai mortali i sentieri della vita eterna: per mezzo dei Vangeli e delle sante Scritture, per mezzo dei sacramenti e delle leggi della santa Chiesa, per mezzo di altri libri e degli esempi dei santi e specialmente per mezzo dell'ubbidienza ai suoi ministri, dei quali sua Maestà disse: Chi ascolta voi, ascolta me, cioè che ubbidire a loro è ubbidire al medesimo Signore. Quando, dunque, per qualcuna di queste strade giungerai a conoscere la volontà divina, voglio da te che con leggerissimo volo, servendoti come ali dell'umiltà e dell'ubbidienza, e come un raggio velocissimo tu sia pronta ad eseguirla, adempiendo il beneplacito divino.

198. Oltre a questi modi di insegnamento, l'Altissimo ne usa altri per orientare le anime, facendo conoscere in modo soprannaturale la sua volontà perfetta e rivelando così loro molti sacri arcani. Questa conoscenza ha i suoi gradi, e molto differenti; non tutti sono ordinari né comuni alle anime, perché l'Altissimo dispensa la sua luce con misura e peso. Alcune volte parla al cuore e alle facoltà con forza, altre corregge, ammonisce ed insegna; altre volte muove il cuore perché esso lo cerchi, altre ancora indica chiaramente ciò che desidera ed altre infine mostra come un chiaro specchio misteri grandi che l'intelletto veda e la volontà ami. Sempre, però, questo grande Dio e sommo bene è dolcissimo nel comandare, potente nel dare forza per eseguire il suo volere, giusto nei suoi ordini, sollecito nel disporre le cose per essere ubbidito ed efficace nel vincere gli impedimenti, perché si compia la sua santissima volontà.

199. Ti voglio, figlia mia, molto attenta nel ricevere questa luce divina e molto sollecita e diligente nell'attuare ciò che ti mostra. Per ascoltare il Signore e percepire questa voce tanto delicata e spirituale, è necessario che le facoltà dell'anima siano purificate dalla grossolanità terrena e che tutta la creatura viva secondo lo Spirito, perché l'uomo naturale non comprende le cose alte e divine' 0 . Attendi, dunque, al tuo intimo e dimentica tutto quello che è al di fuori; ascolta, figlia mia, porgi l'orecchio distaccata da tutto ciò che è visibile. Se vuoi essere diligente, ama, perché l'amore è fuoco e non sa differire i suoi effetti dove trova disposta la materia; voglio che il tuo cuore sia sempre pronto. Quando, poi, l'Altissimo ti ordinerà o insegnerà qualcosa a beneficio delle anime, principalmente per la loro salvezza eterna, offriti con sottomissione, perché esse sono il prezzo assai stimabile del sangue dell'Agnello e dell'amore divino. Non creare ostacoli a te stessa con la tua viltà e timidezza, ma supera il timore che ti abbatte. Se, infatti, tu vali poco e sei inutile per ogni cosa, l'Altissimo è ricco, potente, grande e da solo fece tutte le cose. La tua prontezza ed il tuo affetto non saranno privi di premio, benché io voglia che tu ti muova soltanto per compiacere il tuo Signore.

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