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CAPITOLO 21

 

L'Altissimo ordina a Maria santissima di sposarsi; la sua risposta a questo comando.

 

739. A tredici anni e mezzo, età in cui la nostra bellissima principessa, Maria purissima, era già molto cresciuta, ella ebbe un'altra visione astrattiva della Divinità, simile alle altre di questo genere finora riferite. In questa visione possiamo dire che le sia avvenuto quello che narra la Scrittura di Abramo, quando Dio gli ordinò di sacrificare il suo figlio diletto Isacco, unico pegno di tutte le sue speranze. Dio tentò Abramo, provando ed esaminando la sua pronta ubbidienza per coronarla. Similmente, anche della nostra gran Signora possiamo dire che Dio la tentò in questa visione, ordinandole di sposarsi. Da ciò comprenderemo anche quella verità che dice: quanto sono imperscrutabili i giudizi del Signore, e quanto s'innalzano le sue vie e i suoi pensieri sopra i nostri! E davvero, come il cielo dalla terra distavano quelli di Maria santissima da quelli che l'Altissimo le manifestò ordinandole che prendesse marito per avere protezione e compagnia. Ella, infatti, in tutta la sua vita aveva desiderato e deciso di rimanere nubile per quanto dipendeva dalla sua volontà, ripetendo e rinnovando più volte il voto di castità che in precedenza aveva fatto.

740. L'Altissimo aveva celebrato con la divina principessa Maria quel solenne sposalizio, di cui si è riferito sopra, quando fu portata al tempio, confermandolo con l'approvazione del voto di castità che ella fece e con la gloria e la presenza di tutti gli spiriti angelici. La candidissima colomba si era distaccata da ogni relazione umana e la sua attenzione, il suo pensiero, la sua speranza e il suo amore non erano rivolti a creatura alcuna, poiché era tutta convertita e trasformata nell'amore casto e puro di quel sommo Bene che non viene mai meno, sapendo che sarebbe divenuta più casta amandolo, più pura toccandolo e più vergine ricevendolo. Trovandosi dunque in tale disposizione fiduciosa quando il Signore le ordinò di sposarsi, senza manifestarle altro, quale sorpresa provò il cuore innocentissimo di questa divina giovane che viveva già sicura d'avere per sposo solamente lo stesso Dio che glielo comandava? Questa prova fu maggiore di quella di Abramo, poiché egli non amava tanto Isacco quanto Maria santissima amava l'inviolabile castità.

741. Tuttavia, a così impensato comando la prudentissima Vergine sospese il suo giudizio e ne fece uso solo per sperare e credere, meglio di Abramo, nella speranza contro la speranza, per cui rispose al Signore e disse: «Eterno Dio di maestà incomprensibile, creatore del cielo e della terra e di tutto ciò che è contenuto in essi, voi, Signore, che pesate i venti, e col vostro comando ponete limiti al mare, e alla vostra volontà ogni cosa creata è soggetta, ben potete fare di questo vile verme come più vi piace, senza che io manchi a tutto ciò che vi ho promesso; e se in questo non mi allontano, mio bene e Signore, dal vostro compiacimento, di nuovo asserisco e confermo che voglio essere casta finché avrò vita e voglio voi solo per Signore e sposo. Inoltre, giacché a me, come creatura vostra, spetta e compete solo di ubbidirvi, considerate, mio Sposo, che è vostro compito sollevare la mia debolezza umana da questo impegno, nel quale il vostro santo amore mi pone». In tale circostanza la castissima giovinetta Maria si turbò alquanto, come avvenne poi all'annuncio dell'arcangelo san Gabriele. Tuttavia, sebbene sentisse un po' di tristezza, questa non le impedì l'esercizio della più eroica ubbidienza che fino ad allora aveva osservato, per cui si consegnò tutta nelle mani del Signore. Sua Maestà le rispose: «Maria, non si turbi il tuo cuore, perché il tuo abbandono confidente mi è gradito e il mio braccio onnipotente non è soggetto a leggi; così sarò io ad occuparmi di ciò che a te più conviene».

742. Con questa sola promessa dell'Altissimo Maria santissima ritornò dalla visione al suo stato ordinario e, tra l'incertezza e la speranza in cui la lasciarono il divino comando e la promessa, restò sempre pensierosa, obbligandola il Signore in questo modo a moltiplicare con lacrime nuovi atti di amore e di confidenza, di fede, di umiltà, di obbedienza, di castità purissima e di altre virtù, che sarebbe impossibile riportare. Mentre la nostra gran Principessa era tutta assorta in questa orazione e presa da queste ansie rassegnate e prudenti, Dio parlò in sogno al sommo sacerdote, che era il santo Simeone, e gli ordinò che disponesse l'occorrente per far sposare Maria, figlia di Gioacchino e di Anna di Nazaret, perché sua Maestà la guardava con speciale cura ed amore. Il santo sacerdote rispose a Dio, chiedendogli che gli manifestasse la sua volontà circa la persona con la quale la giovane avrebbe dovuto sposarsi. Il Signore gli ordinò di radunare gli altri sacerdoti e dottori e di far loro presente che quella giovane era orfana, sola e non voleva sposarsi, ma che, per ottemperare all'usanza secondo cui le primogenite non uscivano dal tempio senza prendere marito, era conveniente che ella facesse altrettanto, sposandosi con chi ritenessero più adatto.

743. Il sacerdote Simeone ubbidì all'ordine divino e, avendo convocato gli altri, comunicò loro la volontà dell'Altissimo. Nello stesso tempo fece loro conoscere quanto sua Maestà si compiacesse di quella vergine, Maria di Nazaret, secondo quanto gli era stato rivelato. Aggiunse che, trovandosi nel tempio priva dei suoi genitori, era loro dovere curarsi delle sue necessità e sceglierle uno sposo degno di una figlia tanto onesta, virtuosa e di costumi così irreprensibili, come ben sapevano tutti coloro che nel tempio l'avevano avvicinata. Oltre alla sua persona, la ricchezza, la nobiltà e le altre qualità erano molto distinte, per cui conveniva considerare molto bene a chi tutto ciò si dovesse consegnare. Aggiunse ancora che Maria di Nazaret non desiderava sposarsi, ma che diversamente non era conveniente per lei uscire dal tempio, perché era orfana e primogenita.

744. Discusso questo problema nell'adunanza dei sacerdoti e dei dottori, e mossi tutti da ispirazione divina, stabilirono che, trattandosi di una questione in cui si desiderava tanto non incorrere in errore e nella quale il medesimo Signore aveva manifestato il suo volere, conveniva ricercare la sua santa volontà anche nel resto e domandargli di manifestare in qualche modo la persona che fosse più adatta come sposo di Maria e che fosse della famiglia e stirpe di Davide, affinché si adempisse la legge. A questo scopo fissarono un giorno preciso, in cui tutti gli uomini liberi e celibi di questa stirpe che si trovavano in Gerusalemme si radunassero nel tempio. Questo giorno fu poi quello stesso in cui la nostra Principessa del cielo compiva quattordici anni. E siccome era necessario informaila di ciò che si era stabilito e domandare il suo consenso, il sacerdote Simeone la chiamò e le manifestò l'intenzione sua e degli altri sacerdoti di darle uno sposo prima che uscisse dal tempio.

745. La prudentissima Vergine, arrossendo per il suo pudore verginale, rispose a] sacerdote con grande modestia e umiltà, e gli disse: «Io, signor mio, per quanto dipende dalla mia volontà, desidero continuare ad osservare castità perfetta per tutto il tempo della mia vita, dedicandomi al mio Dio nel servizio di questo santo tempio, in cambio dei grandi beni che in esso ho ricevuto. Né ho mai avuto intenzione o inclinazione per il matrimonio, giudicandomi inadatta agli impegni che comporta. Questa è la mia aspirazione, però voi, signore, che rappresentate Dio, m'insegnerete quale sarà la sua volontà». Il sacerdote replicò: «Figlia mia, il Signore accetterà i vostri santi desideri, però sappiate che al presente nessuna delle giovani d'Israele rinuncia al matrimonio, finché aspettiamo, secondo le divine profezie, la venuta del Messia; perciò nel nostro popolo si giudica felice e benedetta colei che ha una discendenza. Inoltre, anche nello stato del matrimonio potrete servire Dio con molta santità e perfezione e, affinché abbiate chi vi accompagni o si conformi ai vostri intenti, pregheremo il Signore di volervi indicare egli stesso lo sposo più conforme alla sua divina volontà tra quelli della stirpe di Davide. E voi domandate la stessa cosa pregando incessantemente, affinché l'Altissimo vi guardi benignamente e diriga noi tutti».

746. Questo accadde nove giorni prima della decisione definitiva. In questo tempo la santissima vergine moltiplicò le sue preghiere al Signore con incessanti lacrime e sospiri, chiedendo l'adempimento della sua divina volontà in ciò che nel suo timore le stava tanto a cuore. In uno di questi nove giorni le apparve il Signore e le disse: «Sposa e colomba mia, dilata il tuo cuore afflitto: non si turbi né si rattristi. Io sono attento ai tuoi desideri e alle tue preghiere, tutto governo e dalla mia luce è guidato il sacerdote. Io stesso ti darò uno sposo, il quale non impedisca i tuoi santi desideri, ma anzi con la mia grazia ti aiuti ad adempierli. Io ti cercherò un uomo perfetto, secondo il mio cuore, e lo sceglierò fra i miei servi. Il mio potere è infinito e non ti mancherà la mia protezione e la mia custodia».

747. Maria santissima rispose e disse al Signore: «Sommo bene ed amore dell'anima mia, voi conoscete bene il segreto del mio cuore e i desideri che in esso avete posto dall'istante in cui mi avete dato l'esistenza. Conservatemi dunque, mio sposo, casta e pura, come ho desiderato ardentemente di essere per ispirazione ricevuta da voi stesso e per essere tutta vostra. Non disprezzate i miei sospiri, e non allontanatemi dalla vostra divina presenza. Considerate, mio Signore e padrone, che sono un vermiciattolo vile, debole e spregevole per la mia bassezza e, se venissi meno nello stato del matrimonio, mancherei a voi e ai miei desideri. Determinate dunque la mia sicura riuscita e non ve ne disinteressate per il fatto che io non ho meritato questa grazia. Infatti, anche se io sono polvere inutile, griderò ai piedi della vostra maestà sperando, o Signore, nella vostra misericordia infinita».

748. Inoltre la castissima giovinetta ricorreva ai suoi angeli santi, che sorpassava in santità e purezza; presentava loro molte volte l'ansietà del suo cuore per il nuovo stato che l'attendeva. Le dissero un giorno gli angeli santi: «O sposa dell'Altissimo, non potete certo ignorare né dimenticare questo titolo, né l'amore che vi porta, né che egli è onnipotenza e verità. Per questo, Signora, pacificate il vostro cuore, perché i cieli e la terra scompariranno prima che vengano meno la verità e il compimento delle sue promesse. Qualunque cosa vi succeda, riguarda il vostro sposo; il suo braccio onnipotente, che domina sugli elementi e tutte le creature, può arrestare la forza delle onde impetuose ed impedire la veemenza dei loro effetti, può far si che né il fuoco bruci, né la terra sia pesante. I suoi alti giudizi sono imperscrutabili e santi, i suoi decreti rettissimi e ammirabili e le creature non possono comprenderli, ma devono rispettarli. Se dunque la sua grandezza vuole che lo serviate nel matrimonio, meglio sarà per voi essergli gradita in esso piuttosto che disgustarlo in un altro stato. Sua Maestà senza dubbio farà con voi ciò che è meglio e ciò che è più perfetto e santo; siate dunque sicura delle sue promesse». In seguito a questa esortazione angelica si calmarono alquanto le ansietà della nostra Principessa e di nuovo chiese loro che l'assistessero e custodissero e che presentassero al Signore la sua conformità al volere divino e come ella stesse attendendo ciò che avrebbe ordinato.

 

Insegnamento che mi diede la Principessa del cielo

 

749. Figlia mia carissima, altissimi e venerabili sono i giudizi del Signore e le creature non devono investigarli, poiché non possono penetrarli. Sua Altezza mi ordinò di sposarmi, ma non me ne rivelò ancora il mistero; conveniva tuttavia che così facessi, affinché il mondo, ignaro allora del mistero, giudicasse onesta la mia maternità, reputando figlio del mio sposo il Verbo incarnato nel mio grembo. Fu inoltre mezzo opportuno per nasconderlo a Lucifero e ai suoi demoni, assai inferociti e tutti tesi a scaricare il loro smanioso furore su di me. Quando vide che abbracciavo lo stato matrimoniale, restò come accecato, credendo che non fosse compatibile avere per sposo un uomo ed essere madre di Dio. Con questo si tranquillizzò alquanto, dando tregua alla sua malizia. Nel farmi sposare, l'Altissimo ebbe pure altri fini, che in seguito divennero manifesti, anche se allora mi furono nascosti, perché così conveniva.

750. Voglio dirti inoltre, figlia mia, che per me sapere di dover prendere per sposo un uomo fu il maggior dolore che avessi patito sino a quel giorno, dato che il Signore non me ne aveva ancora spiegato il mistero; e se in questa pena non mi avesse confortato la sua virtù divina, lasciandomi qualche speranza benché oscura e indeterminata, avrei perso la vita per il dolore. Però da questo evento apprenderai quale debba essere la rassegnazione della creatura alla volontà dell'Altissimo e come debba piegare il suo scarso intelletto senza voler scrutare i sublimi misteri di Dio. E quando alla creatura si presenta qualche difficoltà o pericolo in ciò che il Signore dispone e ordina, sappia confidare in lui e creda che non la pone in essi per abbandonarvela, ma per tiraila fuori vittoriosa e con trionfo, se da parte sua coopera con la grazia del medesimo Signore. Ma quando l'anima pretende d'indagare i giudizi della sua sapienza e preferisce seguire la propria volontà anziché obbedire, creda e sappia che defrauda la gloria e la grandezza del suo Creatore e perde insieme il proprio merito.

751. Io riconoscevo che l'Altissimo è superiore a tutte le creature e che non ha bisogno del nostro ragionare, ma vuole solamente la sottomissione della volontà, poiché la creatura non può dargli consiglio, ma gli deve soltanto ubbidienza e lode. Quanto a me, sebbene il non saper ciò che mi avrebbe comandato e ordinato nello stato del matrimonio mi affliggesse molto per l'amore che io portavo alla castità, questo dolore e questa pena non suscitarono in me alcuna curiosità d'indagare oltre, anzi servirono a far sì che la mia ubbidienza fosse più eccellente e gradita ai suoi occhi. Conforma a questo esempio la rassegnazione, che devi avere a tutto ciò che comprenderai essere gradito al tuo Signore e sposo, abbandonandoti alla sua protezione e alla fermezza delle sue promesse infallibili. In tutto quello in cui avrai l'approvazione dei suoi sacerdoti e tuoi superiori, lasciati guidare senza resistere ai loro comandi né alle divine ispirazioni.

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