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Capitolo diciannovesimo

LE PRATICHE DEL BUON RELIGIOSO

La vita del buon Religioso dev'essere salda in ogni genere di virt�, cosicch� egli sia interiormente tale, quale appare agli uomini esteriormente. Anzi, dev'essere, a buon diritto, molto pi� perfetto dentro, di quello che si vede di fuori, perch� chi ci osserva nell'interno � Dio, al quale, dovunque ci troviamo, dobbiamo la massima riverenza, camminando al suo cospetto puri come Angeli. Ogni giorno dobbiamo rinnovare i nostri propositi ed eccitare in noi il fervore religioso, come se ogni giorno fosse il primo della nostra conversione, dicendo: 'Aiutami, Signore Iddio, in questo buon proponimento e nel tuo santo servizio, e concedimi che proprio oggi incominci davvero, poich� quello che ho fatto sin qui � nulla". L�avanzamento nel nostro progresso spirituale � proporzionato ai nostri propositi; e chi vuole progredire nel bene ha bisogno di molta applicazione. Se chi prende forti risoluzioni spesso viene meno, che sar� di chi ne prende solo raramente o con poca fermezza? In diversi modi, tuttavia, succede che abbandoniamo i nostri propositi: anche una lieve omissione nelle pratiche di piet� � difficile che passi per noi senza qualche scapito per lo spirito. I giusti fondano i loro proponimenti non gi� sulla propria saggezza, ma sulla grazia di Dio, ed in Lui sempre confidano, qualunque cosa intraprendano. lnfatti, l'uomo propone, ma Dio dispone; e non e in potere dell'uomo la propria via" (Ger 10,23). Se, per un'opera di misericordia o nell'intento di giovare ai fratelli, talvolta viene tralasciata una pratica di piet� consueta, sar� facile poi riprenderla. Ma, se si tralascia alla leggera per noia o per negligenza, allora � colpa pi� o meno grave e ne risentiremo danno. Per quanto sia grande il nostro sforzo, mancheremo in molte cose, almeno leggermente. Il nostro proponimento, per�, deve mirare sempre ad un obiettivo determinato e, in modo particolare, deve puntare su quei difetti che ci sono di maggiore ostacolo spirituale. Dobbiamo parimenti esaminare e regolare l'esterno e l'interno di noi stessi, giacch� l'uno e l'altro contribuiscono al nostro perfezionamento. Se non riesci a vivere in ininterrotto raccoglimento, rientra in te stesso di tanto in tanto; se non altro, una volta al giorno, cio� il mattino o la sera. Il mattino, fa' i tuoi propositi; la sera, esamina la tua condotta: quali sono stati nella giornata i discorsi, le azioni, i pensieri, perch� forse troverai piuttosto spesso d'aver offeso in ci� Dio ed il prossimo. Agguerrisciti, da uomo valoroso, contro le malizie del diavolo: frena la gola, e cos� frenerai pi� facilmente ogni altro istinto carnale. Non stare mai del tutto in ozio, ma leggi o scrivi, prega o medita o fa' qualcosa che sia utile alla comunit�. Quanto alle mortificazioni corporali, esse sono da farsi con discrezione e non in modo uguale per tutti. Non si devono fare in pubblico le pratiche personali che non sono comuni anche agli altri, perch� queste si compiono meglio in segreto. Devi, per�, guardarti dalla pigrizia nelle pratiche comuni e dalla troppa sollecitudine nelle tue pratiche particolari. Ma, compiuto integralmente e fedelmente ci� che � doveroso e comandato, se t'avanza tempo, applicati pure a te stesso, secondo che t'ispira la tua devozione. Non tutti possono dedicarsi alla medesima pratica, ma all'uno serve meglio l'una, all'altro l'altra. lnoltre, piacciono pie pratiche diverse secondo le esigenze del tempo: alcune si gustano di pi� nei giorni festivi, altre nei giorni feriali. Di alcune di esse abbiamo pi� bisogno nel momento della tentazione, di altre in tempo di tranquillit� e serenit�. Ci piace ricorrere a certe prafiche, quando siamo tristi; a certe altre ci piace ricorrere, quando siamo lieti nel Signore. All'avvicinarsi delle principali solennit�, si devono ravvivare le pie pratiche e bisogna implorare con pi� intenso fervore l'intercessione dei Santi. Da una solennit� all'altra dobbiamo insistere nei nostri proponimenti, come se stessimo per partire allora da questo mondo e giungere alla festa eterna. Perci� appunto, nei periodi di speciale religiosit� dobbiamo prepararci con grande cura a vivere con pi� devozione e ad osservare con pi� rigore ogni regola, come se fossimo alla vigilia di ricevere da Dio il premio delle nostre fatiche. E se questo premio ci verr� differito, dobbiamo far conto di non esservi ancora ben preparati e d'essere ancora indegni di tanta gloria "che dovr� essere rivelata in noi" (Rm 8,18) nel tempo prestabilito; e cerchiamo di prepararci meglio al nostro transito. "Beati quei servi che il padrone al suo ritorno trover� ancora svegli... Beato quel servo che il padrone, arrivando, trover� al suo lavoro. In verit� vi dico, lo metter� a capo di tutti i suoi averi" (Lc 12,37.43.44).

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