[ Torna al sito Rosario on line - Torna alla pagina Giovani Santi ]


Sprizza allegria e vitalità la bambina romagnola, che non fa arrabbiare i genitori, è diligente a scuola, ma è vivace e birichina come tutte le altre. Cresce sprintosa e gioiosa, in una famiglia che vive di pesca e di piccolo commercio, acquistando con il vero e proprio sudore della fronte una certa agiatezza, cui contribuisce anche lei, Carla, che dopo la quinta elementare impara a far la sarta, alleva una capretta, fa la baby-sitter e aiuta nel negozietto di famiglia. Cresce a pane, polka e “Grand Hotel”, il famoso rotocalco degli anni Cinquanta, tra una passioncella e una cotta, un giro di ballo e qualche scampagnata, pulita dentro e bellissima fuori, anche o proprio per questo corteggiata ed ammirata.

Nel 1950, ed ha soltanto 14 anni, comincia a farsi domande serie sul senso della vita, osservando le suore Orsoline che gestiscono l’asilo di Torre Pedrera, dov’è nata e dove vive: da ragazza intelligente non può fare a meno di chiedersi cosa spinge quelle giovani donne a donare le loro forze migliori per i figli degli altri e senza un tornaconto personale. La domanda diventa particolarmente inquietante una sera, mentre è appoggiata al davanzale di casa ad osservare la frenesia con cui la gente si muove per strada, e improvvisamente le appare inutile e vuota la vita che ha vissuto fino ad allora . Il mattino dopo è in chiesa a cercar risposte, scoprendo di aver resistito fino a quel momento alla grazia di Dio e di essersi stordita con il ballo ed il divertimento per colmare il vuoto che si sente dentro. Non è, come potrebbe sembrare, l’euforia e l’entusiasmo di un’adolescente precoce e sensibile, piuttosto l’inizio di un cammino di totale adesione a Gesù, che comincia a ricevere sempre più spesso e che diventa davvero il centro della sua giornata. Trova nel suo parroco una guida spirituale forte ed illuminata e, forse, proprio grazie a lui i propositi di quei giorni non si riducono ad un fuoco di paglia: dà un taglio netto al ritmo di vita precedente e ai divertimenti anche innocenti, trova nell’Azione Cattolica il primo pilastro della sua formazione e si vede affidare un gruppetto di dieci “Beniamine”, che rapidamente crescono in numero e qualità perché credono ciecamente in lei. Entra in familiarità con le Orsoline e si lascia accompagnare spiritualmente anche da loro, che insieme al parroco diventano il punto di riferimento della sua vita.

Nel 1956 emette il voto privato di castità, che trasfigura ed accende, anziché mortificare, la sua femminilità: veste alla moda, va tutte le settimane dal parrucchiere, usa un leggero profumo, con lo scopo di “far capire, con la mia vita, che il cristianesimo non è croce ma gioia”. L’anno successivo emette il voto di povertà, distaccandosi progressivamente dal considerarsi proprietaria,ma semplice amministratrice di qualsiasi cosa. E perché la sua povertà non diventi risparmio ma autentica carità, dona a poveri e bisogni tutto quanto guadagna con i lavori di cucito svolti di sera, dopo aver lavorato tutto il giorno nel negozio di famiglia. Lentamente matura in lei la vocazione religiosa, che le sembra naturale poter realizzare tra le Orsoline che sono all’origine della sua “conversione”, ma trova l’opposizione dei genitori, delle amiche e perfino del parroco. È soprattutto papà, sanguigno romagnolo dall’integerrima fede comunista, a non condividere affatto l’idea di avere una figlia suora.

Nel febbraio 1958 Carla pianifica così, con la parziale complicità della mamma, un’autentica fuga in macchina verso il noviziato delle Orsoline in provincia di Bergamo. Le minatorie lettere di papà e le sue frequenti visite durate le quali vorrebbe con la forza riportarsela a casa, convincono la superiora, dopo appena quattro mesi, a concludere che la vocazione di Carla non rientri nella volontà di Dio. Ritornata in famiglia, per niente frustrata dall’esperienza vissuta, riprende il suo posto in parrocchia, affinando ulteriormente la sua collaborazione con il parroco: nell’animazione della liturgia, nella cura della chiesa, nella gestione finanziaria della parrocchia, nel funzionamento della biblioteca parrocchiale e addirittura di una piccola sala cinematografica per i bambini. Soprattutto, poi, nell’Azione Cattolica, diventando anche delegata delle “Aspiranti”. “Voglio fiorire dove Dio mi ha seminata”, ed in queste sue parole non c’è nulla di rassegnato o di consolatorio, piuttosto la gioiosa ricerca di una vocazione “nel mondo”. Che trova la sua realizzazione nel 1961, quando entra nella famiglia spirituale delle Ancelle Mater Misericordiae di Macerata: ha scoperto in loro un apostolato di presenza e testimonianza nel mondo, che è precisamente quanto ha cercato di fare fino ad allora.

Stupita e riconoscente per come il Signore l’abbia accompagnata per mano fino a questa completa realizzazione, continua ad essere lievito nella piccola comunità parrocchiale di Torre Pedrera, nel negozio, in seno all’Azione Cattolica. “La vita è bella ma se ami è meravigliosa”,dice a parole e soprattutto con la vita,nello sforzo continuo di testimoniare gioiosamente il vangelo. Da quando Gesù ha fatto irruzione nella sua vita, il chiodo fisso di Carla sono i sacerdoti: per loro offre la sua vita con un sentimento di lungimirante maternità spirituale, per “quello che fanno e non dovrebbero fare, per quello che non fanno e dovrebbero fare”.

Ad agosto 1969 una colica di fegato annuncia l’inizio della fine: le diagnosticano un cancro che si estende ai polmoni e contro il quale la medicina è impotente anche ad alleviarle il dolore. Con “il cuore a brandelli e con il sorriso sulle labbra” affronta l’ultimo tratto del suo calvario, spirando dolcemente il 2 aprile 1970. Da allora la “ragazza della vespa”, anche senza il suo inseparabile mezzo a due ruote con il quale scorazzava da una casa all’altra del suo paese, ha fatto parecchio strada e la Chiesa 15 anni fa l’ha dichiarata venerabile. Perché, come dicono le sue compagne di allora, Carla Ronci “sapeva conversare con Dio e con il prossimo contemporaneamente, e avvicinandola si sentiva in lei la presenza e il profumo di Cristo”.

Autore: Gianpiero Pettiti


Link ad alcuni video:
Collegamenti ad alcuni siti internet:
Condividi su Facebook
Tweet