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Antonia, seconda dei dieci figli di Agostino Mesina e di Grazia Rubanu, nacque il 21 giugno 1919 ad Orgosolo in provincia di Nuoro, battezzata nella parrocchia di S. Pietro, originariamente del XIV secolo e come si usava allora, venne cresimata il 10 novembre 1920 quando aveva nemmeno due anni; all’età di sette anni fece la Prima Comunione.

La famiglia di modeste condizioni, era portata avanti dal padre che faceva la guardia campestre, e già era qualcosa nella carente economia di Orgosolo, paese collinare della Barbagia (mt. 620), sui rilievi a nord dei monti del Gennargentu, con le sue caratteristiche casette, spesso con cortili a piccole logge, le cui principali risorse degli abitanti erano la pastorizia e lo sfruttamento degli estesi boschi circostanti.

Antonia Mesina si formò alla scuola della Gioventù Femminile d’Azione Cattolica e dal 1929 al 1931 ne fece parte come ‘beniamina’ e dal 1934 al 1935 come socia effettiva, fu colma di pietà semplice e fervorosa, generosa nella dedizione alla sua famiglia, dando rispetto e carità verso tutti.

Di carattere riservato e deciso, tipico della personalità delle donne barbaricine, evitò tutto ciò che poteva offuscare il suo buon nome e la sua modestia. Partecipò con spontaneità agli avvenimenti del suo paese Orgosolo, una foto la ritrae che indossa il bellissimo costume, portato dalle donne nelle tradizionali feste dell’Assunta (15 agosto) e di S. Anania (prima domenica di giugno).

Il 17 maggio 1935, dopo aver partecipato alla celebrazione della Messa nella parrocchia di S. Pietro e ricevuta la S. Comunione, si recò nel bosco circostante per raccogliere la legna, secondo le consuetudini per le necessità della famiglia; si trovava in località “Obadduthal” quando venne trovata da un giovane compaesano, il quale la tentò per un rapporto d’amore, ma lei non aderì e resisté alla insana passione di lui; il giovane accecato dal rifiuto, l’aggredì con violenza massacrandola con colpi di pietra, si contarono 74 ferite.

Così morì difendendo la sua purezza Antonia Mesina di soli 16 anni, impregnando quella nobile e antica terra di Barbagia, del suo sangue innocente; diventando un fiore da ammirare per il popolo di Orgosolo, che partecipò compatto il 19 maggio 1935 ai solenni funerali.

Il 22 settembre 1978 la Santa Sede approvò l’inizio del processo per la sua canonizzazione; papa Giovanni Paolo II ha beatificata questa figlia di Sardegna il 4 ottobre 1987.
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