Alberto nasce a Genova il 14 agosto 1958 da Silvio Michelotti
(deceduto nell’ottobre 1981) e da Albertina Vinciprova. Fin da
piccolo rimane affascinato dalla figura del nonno materno, insignito
di medaglia d’oro per un atto di eroismo. E’ da questo suo
background che hanno origine i valori della lealtà e della
dedizione di sé, tenace e generosa.
In parrocchia
Nell’adolescenza egli si impegna nella parrocchia di San Bartolomeo
di Staglieno, sia frequentando l’Azione Cattolica Ragazzi, sia
insegnando catechismo. Qui il rapporto col suo parroco, d. Mario
Terrile, si fa significativo. Alberto così racconta in una
registrazione: “E' la prima persona che mi fa discorsi molto chiari:
"Alberto, davanti a te ci sono tanti specchi, continui a guardarci
dentro e perdi del tempo: spaccali". Questa persona mi parla di Dio.
Ma la vita non cambia. Domenica sera, torno a casa dopo essere stato
con gli stessi amici di sempre; non è successo niente di
diverso, che giornata stupida! Una frase dell'Apocalisse mi batte
nella testa: "...Perché non sei né caldo né
freddo ho cominciato a vomitarti".
L'ideale Gen
Nell’agosto 1977 un gruppetto della parrocchia partecipa ad una
Mariapoli, meeting del Movimento dei Focolari; lì Alberto
entra in contatto in particolare col gruppo giovanile, i Gen. “E' in
questo periodo che conosco il movimento GEN. Da loro sento parlare
di Dio Amore. Un Dio che parla a me, ad Alberto, mi chiama alla sua
rivoluzione che fa a pugni col mio quieto vivere. Da solo? No,
è impossibile; con altri, con i GEN, posso farcela”.
Con i Gen inizia l’operazione “Morire per la propria gente”:
“Un giorno entro in un vecchio locale vicino al porto di Genova, la
Stella Maris, ritrovo di marinai di colore, sbandati perché
col contratto d’imbarco scaduto: non hanno nulla da mangiare, da
vestire. Lì da alcuni mesi i GEN stanno aiutando un sacerdote
solo in questa situazione disperata di promozione umana. Appena
entro, l'odore di quelle stanze è per me una fucilata. Il
primo istinto è quello di scappare; non posso credere che
così vicino, nella mia città, possano esistere
situazioni come questa. Un ragazzo del Ghana mi domanda qualcosa;
non conosco la lingua. Insieme agli altri ragazzi gen ci mettiamo a
cercare un paio di pantaloni che gli vadano bene. A sera torno a
casa: forse è la prima volta che sono felice. Ora so da dove
arriva questa gioia”.
Leader
Per le sue doti umane diventa un “leader” per gli altri giovani, che
si meravigliano di trovare tanta maturità ed equilibrio
spirituale in un coetaneo: Alberto con la sua forte
personalità ed i suoi esempi sa trasmettere a tutti gioia ed
entusiasmo per una vita permeata dall’ideale di Dio-Amore.
“Per caso conosco Giorgio: è un ragazzo di vent'anni;
è all'ospedale per una grave forma di leucemia. Decido di
andare a fargli visita. Tutte le sere passate con lui sono fatte di
cose semplici: magari un giorno si parla di sport e fumetti e il
giorno dopo non so cosa dire; la febbre sale e la "flebo" sembra
interminabile. Però ogni volta che esco dall'ospedale, la
stessa sensazione: sono stanco ma sono certo che la giornata non
è stata sprecata. Dopo alcune settimane Giorgio muore: ecco,
la sua esistenza in poco tempo finisce: penso che anch'io non posso
più perdere tempo.
Adriano l'ho conosciuto all'uscita di una chiesa che chiedeva
l'elemosina. E' una di quelle persone che molte volte facevo finta
di non conoscere. Ma questa volta non me la sento di dire che ho
fretta. "Non ho soldi, cerco da mesi un lavoro" sono le prime cose
che mi dice. Gli metto in mano quello che ho; ma il problema non
può essere risolto così. Comincia a parlarmi, mi
investe di preoccupazioni, di porte in faccia, di delusioni, di
dolore. Lo ascolto: "Adriano, non ho la soluzione in tasca" - gli
rispondo - " ma possiamo cercare insieme il lavoro". Un giorno siamo
insieme da un direttore. "Forse sì, qualcosa, fra due mesi",
una risposta uguale a tante altre: quanti uffici, telefonate,
speranze, dubbi, "facciate"! Adriano un giorno mi dice che forse
l'avrebbe fatta finita se non mi avesse conosciuto: per lui la
nostra amicizia è diventata la cosa più importante.
Giacomo: lui è comunista da lunga data. L'amicizia con lui
però non è mai intaccata dalle idee completamente
opposte. Ma una sera è veramente a terra. "Alberto, vieni a
casa mia a bere qualcosa". Il caffè è solo una scusa.
"Tutto mi sta crollando intorno - mi dice - l'idea della ‘comune’
con gli amici... si sono tutti tirati indietro e sono rimasto solo
con un sacco di debiti... e poi a sposarmi non ci credo; il lavoro,
lo studio...non ce la faccio più!... Troppi compromessi: ogni
giorno devi venderti per tirare avanti!". E' tardi e continuo ad
ascoltarlo. Ad un certo punto mi dice: "Ora capisco la bellezza e la
grandezza di avere una fede, un ideale grande come hai tu, in cui
credere!". "Giacomo - gli dico - questa sera la nostra amicizia si
è fatta più spessa, possiamo ancora girare pagina!".
Studente
Alberto dimostra la solidità del suo carattere già nel
periodo delle scuole medie, ma è negli studi liceali che
riporta ottimi risultati, in particolare nelle materie scientifiche,
ricevendo premi e riconoscimenti. Quindi si iscrive alla
facoltà di ingegneria dove frequenta le lezioni e agli esami
passa da un successo all’altro. Tutto ciò senza però
inorgoglirsi dimostrando una sincera umiltà, perché
egli attribuisce a Dio il fatto di aver ricevuto il talento di una
intelligenza eccezionale, per cui si sente in dovere di condividerlo
con gli altri, aiutandoli concretamente negli studi e riuscendo a
trasmettere l’influsso positivo della sua umanità.
“Frequento ingegneria: un ambiente dove fortissima è la
selezione. Ognuno pensa per sé ed i rapporti che si
costruiscono sono fatti solo di argomenti di studio. Forse le
amicizie più belle sono con gli studenti stranieri (i meno
inseriti in quell'ambiente). Tra pochi giorni è Natale;
ultime ore di lezione. Un'idea: corro a prendere dei bigliettini
d'auguri. Poi li nascondo in mezzo ai quaderni di tutti i compagni
di corso. Durante la lezione uno per volta si girano, mi sorridono.
Uno di loro: "Alberto, è il regalo più bello,
perché non me lo sarei mai aspettato!".
Una sera, tornando a casa in autobus, mi sentivo stanco, ma una
frase di San Giovanni ha illuminato quel momento: "Siamo passati
dalla morte alla vita perché abbiamo amato i fratelli". Ho
avvertito in fondo al cuore che solo se credevo a questa logica
potevo mettere anch'io il mio mattone per la costruzione del Mondo
Unito".
E’ ancora Alberto a confidare:“Lentamente la mia vita sta cambiando:
c'è "Qualcuno" che entra sempre più nella mia
giornata, è Gesù. Certi giorni corro per tutta la
città, in qualche chiesa c'è l'ultima messa della
giornata: lì posso incontrarmi con "Lui" nell'Eucarestia; per
riuscirci esco prima dall'università, salto da un autobus
all'altro; ad un tratto penso: "Alberto, un mese fa queste cose non
le avresti fatte per nessuno, nemmeno per la tua ragazza".
Ecco, questi suoi esempi andranno a costituire quella che viene
definita “l’eredità silenziosa di Alberto”.
L'unità Gen
I gen sono costituiti a gruppi, spesso a conformazione territoriale,
nei quali vogliono mettere in pratica il messaggio di Gesù,
in particolare quella frase:’Dove due o più sono uniti nel
mio nome, io sono in mezzo a loro’ .
Dal settembre ’79 Alberto viene nominato responsabile del gruppo Gen
della Valbisagno: Paolo G., Paolo M., Pierluigi B., Giorgio B. e
Carlo Grisolia.
Si prende subito a cuore ciascuno di loro, della loro vita intessuta
di successi e fallimenti, gioie e dolori. E’ come un capocordata che
con attenzione, tenacia ed entusiasmo vuole aiutare i suoi a
superare ogni ostacolo In particolare per i Gen è scegliere
di mettere Dio al primo posto nella propria vita, in modo da
instaurare con ciascuno quel rapporto di amore reciproco che
permette di sentire la presenza di Gesù in mezzo.
Non essendo ancora l’epoca dei telefoni cellulari Alberto si affida
ad una comunicazione con loro tramite i più disparati tipi di
biglietti, come questo lasciato in tarda serata sul tergicristallo
dell’auto del ricevente:
Ciao Pilli , ore 23.20 del 16/4/80
abbiamo pensato di festeggiare questo tuo 25-esimo compleanno
facendo un blitz a casa tua, ma abbiamo fatto tardi alla riunione
organizzativa per il GenFest! Quanti compleanni ancora nella
vita?...
... E se un giorno ci venisse il desiderio di voltarci
indietro....ricorda: “Un uomo costruì la sua casa sulla
roccia, passarono i venti e le tempeste ma la casa restò
ritta sotto il sole…”
Auguri Pilli, nella tensione a costruire le fondamenta di quella
“nostra” casa = Gesù in mezzo a noi, che abiteremo poi per
sempre.
Ti vogliamo bene Paolo Alberto Giorgio
O quest’altra:
“Ciao Tony, Comincio un problema di Meccanica Razionale. Per te,
Tony, per la situazione difficile di ieri sera, per il tuo sì
a Gesù Abbandonato. Okay?
Teniamo Gesù in mezzo!”
O questa x Paolo M. che è in un momento di difficoltà
e di stanchezza all’università:
Ciao Paolo,
erano le 18,45 e non sapevo cosa fare. Poi…Paolo! Si, certo! andiamo
a trovarlo ma… e sì, ci vuole qualcosa… Cerca, quello, no
costa troppo, e poi… no, forse non gli piace.
Ecco! Qualcosa che “dolcifichi” il suo studio: e così…
Tanto lo sappiamo che la vita non è solo cioccolatini.
Ma che domani il tuo esame sia come un…cioccolatino che si sfascia e
si mangia.
Augurissimi Paolo, per domani, per la tua vita
Ti voglio bene Ciao Alberto
A Carlo Grisolia
Nel gruppetto Gen della ValBisagno c’è anche Carlo Grisolia.
Il 29/12/79 Alberto così gli scrive, in occasione del suo
compleanno:
“…e sono 19!Volevo proprio regalarti uno spartito di musica. Solo
che quelli di musica come piace a te in Italia non esistono,
così ho trovato questo di Dylan. Forse perché Dylan
non l’ho mai sentito suonare da te quando invece uno che conosce le
sue canzoni fa sempre colpo. (…)
Intanto è l’occasione per gli auguri del nuovo anno.
Probabilmente x te sarà l’anno
del militare … Forse nuove difficoltà, nuove gioie. Un po’
come la giornata di oggi cominciata con un sereno fantastico e ora,
alle 16, trasformatasi in un grigio invernale con tutto più
addormentato. Ma intanto sappiamo che dietro queste nuvole
c’è il sole. Però, si, ecco il sole sta tramontando ed
è uscito dalle nubi!
Ciao Carlo, auguri, per tutto, per ogni giorno Alberto
Alberto sa ascoltare, comprendere, condividere, immedesimarsi:
“Ciao Carlo,
sono in questa splendida chiesa di S. Siro. Sono solo e sul tetto di
legno sento picchiare dolce la pioggia. E' un momento tutto
particolare, bellissimo. Quasi non vorrei andarmene più.
Sono passato di qui per mettergli nel Suo Cuore tutte le infinite
cose che io non so fare, che magari rovino soltanto. Tra le tante,
in questi giorni ci sei tu, la Cinzia. Quasi sento nella mia carne,
nel mio cuore tutto il momento delicato che stai attraversando, che
sto attraversando.
In questo silenzio così bello mi sta rispondendo che non ci
possiamo fermare, amare, amare tutti, spaccarci il cuore per fare
uscire il vero amore, quello nato dal dolore.
So, conosco, le mie, le tue debolezze, forse oggi stesso cadremo con
la purezza, ma Lui mi chiede, ti chiede di continuare ad amare.
Giorni fa, no ieri sera, una ragazza mi ha fatto capire che se
volevo potevo andare a letto con lei.
E' lì che capisci la tua libertà, quella che nessuno
conosce.
Carlo, aiutami sempre a vivere la mia libertà. [per A. la
purezza è ritenuta strumento per raggiungere la vera
libertà].
Ciao, sono pronto a dare la vita per te, Alberto”
Questo saluto un po’ inconsueto nasce da quella frase del vangelo:
‘Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i
propri amici’ (Gv 15,13)
Sarà questa fede incrollabile nella ‘presenza’ continua di
Alberto, per quell’amore che unisce cielo e terra, a sostenere Carlo
nei 40 gg. di ospedale.
Poi in occasione della partenza di Carlo per il servizio militare
(Marzo 1980)
"Ciao Carlo,
ed eccoci arrivati a questa fatidica partenza. Se penso a come siamo
fatti di carta velina, in confronto di tutto quello che ci
circonda….
Mi verrebbe da dirti un sacco di cose, ma sento che son tutte
inutili.
Due cose:
1. Attaccati a Maria. Ti lascio queste litanie. Per me sono
splendide (quelle antiche). Pensa a Lei come ad una ragazza
dolcissima, ad una madre bellissima, non so, pensa a Lei come all'
opposto di ciò che vedrai e sentirai...
2. Le candeline: dovessi cadere in basso, fare le cose più
strane, volta pagina, non ci pensare, ci sono da spegnere quelle
lì che ti stanno passando davanti.
Se ce la facciamo possiamo darci appuntamento tutti i giorni
nell'Eucarestia...
Ti voglio bene Carlin, non ci pensare, abbiamo una mamma troppo
bella lassù.
(Quando c'è la luna ricordati di Lei; Lei che è "bella
come la luna").
Teniamo fortissimo Gesù in mezzo! Ciao Alberto
Da questa lettera traspare l’insegnamento ricevuto dalla fondatrice
del movimento, Chiara LUBICH, che raccomandava di aiutarsi insieme a
“farsi santi”. Il Genfest 80
Un appuntamento importante, per la riuscita del quale Alberto ha
profuso tante sue energie, è stato il GenFest1980, un
randez-vouz dei Gen di tutto il mondo (in 40.000) allo Stadio
Flaminio di Roma:
“Prima del Genfest c’è stata la scoperta della bellezza di
vivere questa esistenza così come ho scelto di farla.
Intorno, decine e decine di incontri, centinaia di persone invitate,
corse in tutta la Liguria, dentro la sensazione di essere strumento
di Dio e di vivere a pieno ritmo, in modo eccezionale tutti i miei
vent'anni. Era il dono più grande che Gesù potesse
farmi: farmi sentire la pienezza, lo spessore, la libertà di
questi miei anni. Riuscivo a fare tantissime cose in una giornata,
posso dire che dall’inizio di Aprile al 17 Maggio forse non ci sono
stati 5 minuti persi. Quanti ‘Per Te, Gesù’…”.
“Il Genfest. Momenti di vette e abissi vertiginosi!!! Ero
capo-pullman. Sul pullman è stato un disastro, forse uno dei
miei più grossi fallimenti della vita. Quante volte dico che
non siamo noi che facciamo le cose ma che è Dio… Quando poi
ti trovi dentro, non ci credi al fallimento, vorresti che tutto
andasse come hai pensato, come tu vuoi. L’unica cosa che ti resta
è Dio. Ancora una volta mi ha ripetuto che non ho scelto il
Movimento Gen, gli amici, la parrocchia, ma Lui e Lui Abbandonato.
Vette: certi momenti non riuscivo a cantare durante il Genfest
perché scoppiavo a piangere dalla gioia. La mattina alla
messa dal Papa, non mi veniva da cantare “…il mondo non
capirà, è troppo grande da capire il dolore offerto
per Amore”. Stavo piangendo”.
“Ecco, la carica più bella è stata è il
sentirsi chiamati da Dio, attraverso Chiara, a costruire la
civiltà dell’amore, un progetto splendido, e la
consapevolezza che non si è soli, vedere come tanti altri in
tutto il mondo in lingue diverse hanno lo stesso ideale, con la
stessa carica di vita”.
Il 18 agosto 1980 Alberto, durante una ascensione in montagna, cade
e muore.