[ Rosario on line - Libri Cattolici - I primi nove venerdì del mese ]

Settimo Venerdì - LA CONFESSIONE

La misericordia del Cuore di Gesù si rivela in modo meraviglioso nell’istituzione del Sacramento della Confessione. Se l’Eucaristia è chiamata il Sacramento dell’Amore, la Confessione è il Sacramento della Misericordia. Non è forse sorprendente che Dio abbia preparato in anticipo il rimedio alle nostre debolezze e ci abbia assicurato che sarà perdonato qualsiasi peccato e non una volta sola, ma sempre ogni qual volta siamo pentiti?

1. - La Piscina di Siloe

Quale differenza tra il bagno della Confessione e quello della piscina probatica! Gli Ebrei erano orgogliosi per una piscina, chiamata in ebraico «Betesda» che significa «Casa di Misericordia». Sotto i portici di questa piscina giaceva una moltitudine di ammalati che aspettavano il movimento dell’acqua. In certi tempi l’Angelo di Dio discendeva nella piscina e l’acqua si agitava. Colui che si gettava per primo nella vasca, dopo il movimento dell’acqua, veniva guarito da qualsiasi malattia. (Gv 5:1-51).
Ebbene Gesù è stato immensamente più misericordioso con noi perché ci ha dato una piscina speciale, il Sacramento della Confessione, dove non in certe rare ore, ma sempre; non uno solo ma tutti vengono guariti dal male di qualsiasi peccato: «Il Sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato» (I Gv. 1:7). Dice P. Giraud: Nella Confessione scorre il torrente inesauribile del preziosissimo Sangue di Gesù con una pienezza che stupisce gli Angeli.
Diceva Gesù ad un’anima privilegiata, Suor Josefa Menendez: « Per amore delle anime ho voluto lasciare loro il Sacramento della Confessione per dare loro il perdono non una o due volte, ma ogni volta che avranno bisogno di ricuperare la grazia. Là li aspetto, là desidero che esse vengano a lavarsi dalle loro colpe non coll’acqua ma col mio proprio Sangue».

2. - Chi ha istituito la Confessione?

Il perdonare i peccati è un’opera puramente divina. Un giorno Gesù nella città di Cafarnao vide presentarsi un paralitico. Sotto lo sguardo di Gesù quell’uomo riconosce i suoi peccati e in cuor suo ne chiede il perdono, e Gesù gli dice: «Confida, figliuolo, ti sono perdonati i peccati » (Mt. 9:2).
Alcuni dei presenti, udite queste parole, dicevano in cuor loro: Chi è che può perdonare i peccati se non Dio? E Gesù, riconoscendo i loro pensieri, disse: «Che pensate nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire «Ti sono perdonati i peccati » oppure dire: «Alzati e cammina? Affinché sappiate che io ho il potere di perdonare i peccati, dico al paralitico: «Alzati e vattene a casa tua!». E quello fu risanato. Facendo il miracolo Gesù dimostrava di essere Dio e quindi di avere il potere di perdonare i peccati.
Gesù Cristo, essendo Dio, poteva dare anche ad altri il potere di rimettere i peccati e difatti lo diede ai suoi Apostoli e ai loro successori. Egli fondò la Chiesa Cattolica affidandole la missione di perpetuare la sua opera; le diede un Capo, S. Pietro, e a questi per primo conferì la facoltà di perdonare i peccati.
Infatti nella città di Cesarea di Filippo disse Gesù a Simone Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non preverranno contro di essa. Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli, tutto quello che tu avrai ritenuto sulla terra, sarà ritenuto anche in Cielo e tutto quello che tu avrai perdonato sulla terra, sarà perdonato anche in Cielo» (Mt. 16:18-19).
S. Pietro comprese l’importanza e la responsabilità del potere divino e domandò a Gesù: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello? Sette volte? Credeva S. Pietro di essere abbastanza generoso perdonando i peccati fino a sette volte. Ma Gesù, ben conoscendo la fragilità umana, rispose a Pietro: «Tu perdonerai non sette volte, ma settanta volte sette»! e cioè sempre (Mt. 18:21).
Gesù Cristo, dopo la sua resurrezione, prima di salire al Cielo, conferì agli Apostoli e ai loro successori poteri divini: «La pace sia con voi! — disse Gesù — Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo. A coloro ai quali voi avete per. donato i peccati, saranno perdonati; a coloro ai quali non li avrete perdonati, saranno ritenuti» (Gv. 20:21-23).
In forza di queste parole gli Apostoli ricevettero il potere di perdonare i peccati. Essi comunicarono tale potere ai loro successori col compito di trasmetterlo sino alla fine del mondo, poiché la Chiesa di Gesù Cristo dovrà continuare sino alla consumazione dei secoli.

3. - Un semplice uomo può perdonare i peccati?

Nel tribunale penale il presidente che condanna e assolve gli imputati è un uomo come gli altri, però ha un’autorità che non hanno gli altri, e quando condanna, l’imputato viene messo in carcere, mentre quando assolve, quello viene liberato.
Così nel tribunale della Confessione è un uomo che perdona o ritiene i peccati, ma questo uomo è Sacerdote, Ministro di Gesù Cristo, ed egli proferisce la sentenza, che ha la sua conferma in Cielo, in nome e per l’autorità di Lui: Io ti assolvo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. — regola costante di Dio di salvare gli uomini per mezzo di altri uomini. Come dà la vita fisica per mezzo dei genitori, così dà la vita spirituale per mezzo dei Sacerdoti che i fedeli chiamano giustamente «Padri».

4. - Confessandoci è necessario manifestare le proprie miserie?

Certamente perché il Sacerdote deve giudicare il penitente se è degno o no di perdono. Se il penitente non mostra di essere pentito, se non mostra la buona volontà di fuggire le occasioni prossime di peccato, il Confessore non può assolverlo.
Gesù perdonava i peccati senza che i peccatori glieli manifestassero perché, essendo Dio, conosceva le colpe più intime del peccatore senza bisogno che fossero manifestate, mentre i Confessori non hanno il dono di leggere nelle coscienze e quindi è necessario la manifestazione dei peccati da parte del penitente.

5. - Confessandoci siamo sicuri del perdono di Dio?

Chi ha peccato gravemente sa di aver offeso Dio, di aver perduto il Paradiso e guadagnato l’inferno. Quando la passione è cessata e il calice del piacere si è cambiato in amarezza, il peccatore rientra in se stesso, si pente del male fatto e dice: Signore, perdonami! Ma anche dopo aver chiesto perdono così, può restare tranquillo e sicuro del perdono? No, perché gli resta il tormento del dubbio: E se Dio non mi avesse perdonato?
Ora Gesù, conoscitore profondo del cuore umano, ha voluto dare con la Confessione la morale certezza del perdono. Infatti il Sacerdote, dopo aver ascoltato la confessione dei peccati, vedendo il pentimento sincero del colpevole, pronunzia la sentenza di assoluzione «Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. (così è)». Queste parole sacramentali, cui Gesù ha annesso la certezza del perdono, ridonano al peccatore una pace profonda.

6. - Quanti errori non si sentono alle volte circa la Confessione!

1) Che bisogno c’è di confessare i peccati al Sacerdote, forse più peccatore di me? Io mi confesso direttamente con Dio. Costui che la pensa così si trova nell’errore perché a chi tocca stabilire le condizioni del perdono all’offeso o all’offensore? Senza dubbio all’offeso. Ora l’offeso è Dio ed Egli ha stabilito di perdonare i peccati con la Confessione tramite il ministero del Sacerdote.

2) Io andare da un Prete e fargli sapere i fatti miei? Mai!
Per la salute del corpo tu non manifesti al medico le miserie del tuo corpo, i disturbi e quanto c’è di più delicato? Non fai tu questo per essere curato bene e riacquistare la salute? E perché non vuoi fare altrettanto col medico dell’anima, il Sacerdote che è Ministro di Dio? E qui si tratta o della salvezza o della perdizione eterna!

3) Non voglio confessarmi perché il Sacerdote poi parla!
Costui deve sapere che il Confessore non può rivelare mai a nessuno i peccati sentiti in Confessione, dovesse perdere anche la vita, perché egli è tenuto al massimo segreto. La storia ricorda tanti casi di Sacerdoti che, messi alle strette per parlare, persistendo essi nel silenzio, sono stati uccisi.

4) Io non mi confesso perché non ho nulla da dire al Confessore. Io non ho peccati perché non ammazzo, non rubo e non faccio male a nessuno. Ordinariamente dice di non aver peccati colui che ha la coscienza troppo sporca. Tu non hai peccati? E le bestemmie?... e le Messe trascurate nei giorni festivi?... E le collere?... E le impurità?... E le frodi nel comprare e nel vendere?... E le mancanze di carità?... E le mancanze nel compimento del proprio dovere del tuo stato... ecc.? I Comandamenti di Dio non solo solo il 50 e il 7°, ma sono dieci! Ci dice il Signore: «Se diciamo che non abbiamo alcun peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (I Gv. 1:8).
Il vero motivo per cui tanti non vogliono confessarsi è perché non hanno la buona volontà di lasciare il peccato, perché non vogliono convertirsi.

C’è un peccato particolare che tiene lontani dalla Confessione e la rende odiosa: è il peccato contro il 6° e 9° Comandamento. Chi è schiavo del piacere impuro perde la volontà di sollevarsi dalla melma, non aspira più alle bellezze del Cielo, resta quasi legato dalle cattive abitudini e odia ciò che potrebbe liberarlo da tale stato. Poiché la Confessione è il mezzo principale per rompere la catena del vizio e rimettersi sulla retta via, l’impuro la odia.
Il sagrato della Cattedrale di Tours era frequentato molto da gente disgraziata: ciechi, zoppi, deformi, cenciosi ecc. Tutti ostentavano la propria miseria per impietosire i passanti e ricevere abbondante elemosina. Ogni tanto capitava un fatto molto strano: quella gente miserabile ad un tratto si spaventava improvvisamente e chi si nascondeva dietro le porte, chi dietro le colonne, chi nei vicoli vicini, secondo la possibilità. Perché succedeva questo? Perché San Martino, Vescovo della città, faceva miracoli e quei disgraziati non volevano essere miracolati, non volevano essere guariti per non lavorare e per seguire a fare la vita di accattoni. Così fa l’impuro che fugge dalla Confessione per restare nella melma dell’impurità.

7. - Quando Confessarsi?

Per vivere da buon cristiano non basta confessarsi una volta l’anno. molto utile confessarsi spesso sia per cancellare le colpe quotidiane, sia per avere un aumento di grazia santificante, di vita divina nell’anima, sia per avere la forza di tenere lontano il peccato. I Santi stimavano tanto il Sacramento della Confessione che alcuni di essi si confessavano ogni giorno. La pratica delle anime pie è quella di confessarsi settimanalmente per avere la coscienza sempre pura e disposta a fare bene la Comunione anche tutti i giorni. Ai buoni cristiani si raccomanda di confessarsi oltre che a Pasqua anche nelle solennità dell’anno, e ordinariamente ogni qual volta si cadesse in peccato mortale. Hai tu commesso un peccato mortale il lunedì? Per confessarti non aspettare la domenica, ma fai del tutto per rimetterti subito in grazia di Dio! Entra in una chiesa qualunque e confessati perché chi ti assicura che domani sarai ancora vivo? E tu sai benissimo che quando si muore col peccato mortale nell’anima si va all’inferno eterno!
Qualche volta si sente domandare: anche i Preti si confessano? Certamente. E non solo i Sacerdoti, ma pure i Vescovi e lo stesso Papa si confessano perché la legge di Dio è realmente uguale per tutti.

8. - Verità preoccupante

Un parroco francese, che predicava spesso missioni, era addolorato alla costatazione di tante anime che vivono nel sacrilegio per confessioni male fatte. Temendo che ciò fosse illusione sua, si rivolse a S. Giovanni Bosco per avere delucidazioni. Il Santo confermò: Lei ha ragione. Io ho confessato in tanti parti e ho trovato spesso confessioni sacrileghe.
Santa Teresa d’Avila diceva: Due sono le strade che portano all’inferno: l’impurità e le confessioni fatte male. Perciò si raccomanda a coloro che non vogliono distaccarsi dal peccato grave: meglio non confessarsi e non fare la Comunione anziché commettere due sacrilegi gravissimi. Diceva Gesù a S. Brigida circa la Comunione sacrilega: «Non esiste sulla terra supplizio che basti a punirlo!».

9. - Fuga delle occasioni

Qual è il motivo di tante ricadute nel peccato? Perché si mette poco o nessun impegno nel fuggire le occasioni. Quando una persona ritorna a Dio e fugge le occasioni si salva, ma se non le evita, anzi le cerca, allora cade e ricade nei peccati e a nulla valgono i Sacramenti. Durante un esorcismo il demonio, costretto dall’esorcista, disse: una sola cosa temo: la fuga delle occasioni! Le occasioni sono tante, per es. la compagnia di persone amiche con cui si parla e si agisce scandalosamente, la lettura di libri e riviste cattive, assistere a spettacoli immorali, avere amicizie morbose con persone d’altro sesso e talora anche dello stesso sesso, fare certi balli per nulla castigati, la vita di spiaggia poco seria ecc. ecc.

10. - La vergogna

Al momento di peccare il demonio ti toglie ogni sentimento di vergogna e ti suggerisce di non aver paura di peccare perché poi ti confesserai e tutto sarà finito! Al momento di confessarti poi il demonio, padre della menzogna, ti restituisce la vergogna e ti suggerisce: come farai a confessare quel peccato? Che cosa ti dirà il Sacerdote? Tu perderai la stima presso di lui! Sai qual è la miglior cosa? Non dire nulla di quella brutta azione! Confessa pure gli altri peccati poi, la prossima volta che ti confesserai, dirai tutto e così metterai a posto la coscienza!
Guai se il peccatore cade in questo tranello diabolico! Fatto il primo sacrilegio della Confessione fatta male, farà subito il secondo: la Comunione fatta coi peccato grave. Ti sei confessato male — dirà il demonio — pazienza! Non lasciare la Comunione perché cosa penseranno gli altri se non ti comunichi... La prossima volta, quando ti confesserai, invece di uno ne accuserai due sacrilegi.
Bada che il demonio ti sta legando con la terribile catena dei sacrilegi! Stai attento! Prega fervidamente la Vergine Maria di ottenerti la forza di rompere subito la catena dei sacrilegi che hai iniziato, altrimenti ti finirà male.
Quali peccati solitamente si sogliono nascondere? I peccati contro il 6° e il 9° comandamento. Giacinta, la più piccola dei tre fanciulli di Fatima, quando era all’ospedale gravemente ammalata, domandò alla Madonna che le era riapparsa: Qual è il peccato che manda più anime all’inferno? Maria Santissima rispose: il peccato impuro!

Gesù a Josefa Menendez

Diceva Gesù a Josefa Menendez: «Bramo che le anime credano alla mia misericordia, che aspettino tutto dalla mia bontà, che non dubitino mai del mio perdono!
Sono Dio, ma Dio di Amore! Sono Padre, ma un Padre che ama con tenerezza e non con severità. Il mio cuore è infinitamente santo, ma anche infinitamente sapiente e, conoscendo la miseria e la fragilità umana, s’inchina verso i poveri peccatori con una misericordia infinita. Amo le anime dopo il primo peccato, e se cadessero un numero grandissimo di volte, Io le amo e le perdono sempre e lavo nello stesso mio Sangue l’ultimo come il primo peccato.
Non mi stanco mai delle anime e il mio cuore aspetta sempre che esse vengano a rifugiarsi in lui e ciò tanto più quanto più sono miserabili! Un padre non si prende molto più cura del figlio malato che di quelli sani? Le sue premure e le sue delicatezze non sono forse più grandi per lui? Così il mio Cuore effonde sui peccatori la sua compassione e la sua tenerezza più che con i giusti».
Non c’è bisogno di far notare che queste consolanti dichiarazioni di Gesù riguardano i peccatori che cadono per fragilità e si pentono, e non i peccatori maliziosi e presuntuosi, i quali, fondandosi falsamente su queste parole del Salvatore e quindi abusando della sua misericordia, finirebbero per provocare la sua giustizia col commettere maliziosamente nuovi peccati.
Carissimo fratello lettore, hai fatto per il passato le tue confessioni con le dovute disposizioni? Hai la coscienza tranquilla oppure senti qualche rimorso? Hai avuto sempre nelle tue confessioni il necessario dolore dei peccati? Sei stato sincero col Confessore oppure hai taciuto volontariamente per vergogna qual. che peccato grave?
Se hai la coscienza serena ringrazia il Signore e stai sereno. Ma se riconosci di non essere in regola, ripara il male fatto e riparalo subito con una confessione generale o parziale, a seconda del caso, della tua vita passata per rimetterti in grazia di Dio. Fai questo però senza apprensione e con serenità d’animo. S. Margherita Maria Alacoque, prima della solenne professione dei voti, si preparava ad una confessione generale della sua vita. Ella si preparava con umiltà e contrizione, ma si affannava per trovare i suoi peccati. Gesù la tranquillizza: «Perché ti tormenti? Fa quello che puoi del canto tuo ed io supplirò al resto, perché nulla mi piace tanto in questo Sacramento quanto un cuore contrito e umiliato, che con sincera volontà d’emendarsi si accusa senza finzione: ed allora io perdono tutto».
Approfitta quindi dell’infinita misericordia di Dio che ancora ti dà il tempo di poter riparare. Inizia bene la serie delle nove Comunioni dei Primi Venerdì del mese, così potrai assicurarti la Grande Promessa del Cuore di Gesù: la tua salvezza eterna.

Esempio

Gesù premia persino il desiderio di fare i Nove Primi Venerdì.
Verso la fine del 1913 in una grossa borgata del Piemonte venne mandato come vice-parroco un giovane Sacerdote, il quale, per condurre le anìme a Dio con la frequenza dei Sacramenti, cominciò a predicare e diffondere la devozione al Sacro Cuore di Gesù, insistendo particolarmente sulla Grande Promessa. Il Signore benedisse il suo zelo in modo tale che dopo solo tre mesi si contavano già ben 500 persone (compreso un buon numero di uomini) che facevano i nove primi venerdì del mese.
Alla Pasqua del 1914, un uomo sulla trentina, padre di famiglia, che fino allora non aveva preso parte a questa pratica, invitato personalmente dallo zelante Sacerdote ad unirsi anche lui agli altri fedeli, rispose:
Adesso che ho capito bene le prometto che, passati i mesi d’estate in cui i lavori della campagna sono troppo pesanti, (a quel tempo non vi erano Messe serali e il digiuno eucaristico cominciava alla mezzanotte) al primo Venerdì di ottobre comincerò anche io le nove Comunioni. Glielo prometto sul serio perché vale la pena praticare questa devozione così facile per assicurarsi la salvezza dell’anima.
Pieno di vigore e di salute continuò a lavorare fino alla sera del giorno 8 agosto, ma il giorno dopo, domenica, dovette porsi a letto. Pareva una cosa da nulla, però alla sera, verso le ore 21, nonostante non vi fosse l’ombra di pericolo, volle che gli chiamassero il Sacerdote per confessarsi e ricevere gli ultimi Sacramenti.
Meravigliati i suoi familiari lo consigliavano di chiamarlo l’indomani perché stimavano mancanza di rispetto disturbare il Prete a quell’ora. Ma le insistenze furono tali e tante che la madre andò lei stessa in parrocchia a cercare del vice-parroco, chiedendogli nello stesso tempo mille scuse d’essere andata a disturbarlo a quell’ora, ma che l’aveva fatto perché costretta dall’ammalato e per non fargli passare una cattiva notte.
Il Sacerdote non tardò a presentarsi al suo capezzale accolto con un sorriso. d’inesprimibile gioia e riconoscenza. L’ammalato cominciò a dire: Quanto la ringrazio, Padre, d’essere venuto. Sospiravo proprio di vederla. Si ricorda che le avevo promesso di incominciare le Comunioni dei nove primi venerdì? Ma ora devo dirle che non potrò più farle. Il cuore di Gesù mi ha detto di mandarla a chiamare subito e di ricevere i Sacramenti perché sto per morire.
Con molta prudenza e carità il pio Sacerdote, senza domandargli spiegazioni particolari, lo confortò e lo incoraggiò a riporre nel Sacro Cuore di Gesù tutta la sua confidenza. Lo confessò e, poiché l’ammalato insisteva, gli portò il Santo Viatico. Era mezzanotte.
Alle quattro del mattino il Sacerdote tornò a visitare l’infermo che lo accolse con un sorriso che aveva dell’angelico, gli strinse la mano affettuosamente ma senza poter dire nulla perché, poco dopo la mezzanotte, aveva perduto la parola senza più riacquistarla. Ricevette l’Olio Santo e verso le due del pomeriggio volava in Paradiso a cantare le divine misericordie del Cuore di Gesù che premiava così il desiderio di fare i Nove Primi Venerdì concedendogli la grazia di fare una morte santa.
Le circostanze singolari di questo fatto indussero il padre, la madre, la moglie e il fratello del defunto a fare anche loro i Nove Primi Venerdì per assicurarsi la salvezza della loro anima.

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