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Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

Madre Teresa di Calcutta:Al mondo può apparire sciocco che noi godiamo di un cibo frugale, che mostriamo di gustare un umile alimento; che possediamo soltanto tre abiti fatti di stoffa grezza o delle vecchie tonache, che li aggiustia­mo e vi mettiamo le toppe, che ne abbiamo grande cu­ra e rifiutiamo di avere qualcosa in più; che godiamo nel camminare con scarpe di qualunque forma e colo­re; che ci facciamo un bagno con un secchio d'acqua soltanto, in stanzette da bagno minuscole; che sudia­mo e traspiriamo ma rifiutiamo di avere un ventilato­re; che ce ne andiamo in giro affamate e assetate ma rifiutiamo di mangiare nelle case della gente. Che ri­fiutiamo radio e grammofoni che potrebbero rilassarci i nervi tormentati dal duro compito di tutto un giorno; che percorriamo grosse distanze sotto la pioggia o sot­to il sole cocente dell'estate, o che andiamo in biciclet­ta, viaggiamo in tram, in seconda classe, o nella terza classe di treni sovraffollati; che dormiamo su letti du­ri, trascurando i materassi spessi e morbidi che con­forterebbero i nostri corpi doloranti dopo tutta una giornata di duro lavoro; che ci inginocchiamo su tap­peti ruvidi e logori in cappella, abbandonando quelli più spessi e morbidi; che gioiamo nel giacere nelle corsie comuni in ospedale tra i poveri di Cristo, quan­do potremmo tranquillamente avere stanze private; che lavoriamo come dei facchini a casa e fuori casa quando potremmo facilmente assumere dei servi e fa­re soltanto i lavori leggeri; che proviamo piacere nel ripulire i gabinetti e lo sporco della casa dei moribon­di e del « Shishu Bhavan », la casa del neonato, come se questi fossero i più bei lavori del mondo, conside­randolo un tributo a Dio. Per il mondo noi stiamo sprecando la nostra vita preziosa, seppellendo i nostri talenti. Sì, le nostre vite sono profondamente sprecate se usiamo soltanto la luce della ragione. La nostra vi­ta non ha senso se non guardiamo il Cristo nella sua povertà.

Novena a San Geminiano di Modena

I. Ammirabile S. Geminiano, che poi vostro straordinario amore alla povertà, vi spogliaste ancor giovinetto del vostro patrimonio per darlo ai poveri, ed entrato nella clericale milizia, foste sempre così fedele imitatore del santo modenese vescovo Antonio, da essere dopo la sua morte proclamato a voce unanime suo successore; e sollevato, nonostante la vostra ripugnanza, al trono episcopale, con la vostra dottrina e col vostro esempio giungeste a guadagnare tutte le anime a Dio, convertendo alla fede che ne era ancor lontano, e confermando nella medesima chi già aveva la sorte di professarla, impetrate a noi tutti la grazia che a vostra imitazione facciamo nostra delizia l’amore alla povertà, all’obbedienza, alla carità onde, nell’atto di operare la nostra individuale santificazione, procuriamo ancor quella di tutti i nostri fratelli, dacchè per guadagnare l’altrui animo alla virtù non vi ha mezzo più sicuro di duello di mostrarne in noi stessi fedele e costante la pratica.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

II. Ammirabile s. Geminiano, che per l’eminenza della vostra santità, foste così favorito del dono dei miracoli da poter con un segno di croce, o con una breve preghiera, ora fugare i demonii dalle persone o dai luoghi che da gran tempo infestavano, ora sedare le procelle più spaventose che minacciavano naufragio alla nave che vi trasferiva in Oriente, e di là vi restituiva alla vostra residenza, ora ridonare a perfetta salute gl’infermi più disperati, e specialmente la figlia dell’imperatore Gioviniano, che a questo intento vi supplicò di recarvi nella stessa sua corte in Bisanzio; indi zelando più ancora della salute dei corpi la preservazione delle animo dal veleno mortifero dell’eresia, vi uniste in Aquileja al gran vescovo s. Ambrogio per difendere insieme con lui così la verginità di Maria, come il pregio della verginità o della astinenza sfacciatamente combattute dal falso monaco Gioviniano già condannato come eretico dal santo Papa Siricio(397),impetrate a noi tutti la grazia di avanzarci così anche nella via della santità da meritarci sempre speciale la divina assistenza in tutti i nostri bisogni e specialmente di sempre aborrire qualunque errore contrario alla cattolica fede, la quale alla fine è nientemeno che quella mistica arca nella quale solo ci è dato di poter sperare salute.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.

III. Ammirabile s. Geminiano, che, avendo da servo fedele costantemente vegliato alla difesa e al prosperamento del vostro gregge, vedeste con trasporto di gioia approssimarsi il momento di comparire al cospetto dell’eterno padrone, che vi confortò col pane degli Angeli nell’atto di chiamarvi a godere del lor consorzio; per quello specialissimo onore con che egli stesso volle distinguere gli esequiali offici prestati al vostro corpo, facendo che ad essi si rendesse presente nella metropoli dell’estense Ducato il santo vescovo Severo, senza punto dilungarsi dalla sua residenza in Ravenna, e per quell’impegno che spiegarono per il vostro culto e il vostro successore Teodoro, che intitolò al vostro nome la basilica che raccoglieva la vostra santissima salma, e il celebre vescovo Dodone che dopo sette secoli (30 Aprile 1206) la trasferì con distintissima pompa nella sua Cattedrale, e i Modenesi tutti che sempre vi venerano come il loro più valido difensore, il loro più caro patrono, impetrate a noi tutti la grazia che, vivendo sempre a somiglianza di voi, da veri giusti, in tutta la vita presente, ci meritiamo con sicurezza e le vostre consolazioni alla morte, e la partecipazione alla vostra gloria per tutta quanta l’eternità. Così sia.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli.