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Martedi, 23 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Giorgio ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:Senti, Mammina, io ti voglio bene più di tutte le creature della terra e del cielo... dopo Gesù, s'intende... ma ti voglio bene.
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Madre Teresa di Calcutta



Madre Teresa

La nostra vita insieme

Come segno di ingresso in un nuovo stato di vita come la consacrazione religiosa e come segno del no­stro desiderio di nascondimento:

- riceviamo un nome religioso nuovo al momento della professione;

- tra di noi ci chiamiamo «Sorella».

Il nostro abito religioso consiste in:

- un abito di cotone bianco semplice e modesto;

- un sari di cotone bianco orlato di azzurro sulla te­sta;

- una cintura di corda;

- sandali;

- un crocifisso e un rosario.

Questi saranno i segni:

- del nostro amore consacrato a Dio e alla Chiesa;

- della nostra dedizione ai poveri del mondo e un richiamo di edificazione atteso da tutti quelli che lo indossano.

Le candidate desiderose di unirsi alla Congregazio­ne devono:

- avere almeno diciotto anni di età;

- essere libere da impedimenti;

- spinte da retta intenzione;

- sane di corpo e di mente, capaci di sopportare le asperità che comporta questa speciale vocazione;

- in grado di acquisire cognizioni (specialmente la lingua del popolo che servono);

- di temperamento gioioso;

- in grado di dare un giudizio assennato.

Le Sorelle indosseranno un semplice vestito indiano, cioè un abito bianco, un sari bianco ornato di azzur­ro, una cintura fatta di corda, un crocifisso e sandali.

L'abito bianco e il sari orlato di azzurro sono il segno della modestia di Maria: dovrebbe ricordarci la no­stra separazione dal mondo e dalle sue vanità, la no­stra veste battesimale e il nostro impegno a mantenere puro il cuore.

La cintura fatta di corda è il segno dell'angelica pu­rezza di Maria. Dovrebbe ricordarci che dobbiamo tendere alla stessa purezza, con l'aiuto di un forte guardiano: la santa povertà.

I sandali sono un segno di libertà: la nostra libera scelta di seguire Cristo in cerca di anime.

Il crocifisso è un segno di amore: segno che dovrem­mo conoscere, amare ed imitare. Quando indossia­mo l'abito dovremmo ripensare con devozione a ciò che ciascun elemento del nostro abito religioso significa per noi e recitare ogni preghiera che lo ac­compagna con grande amore.

Sì, il nostro abito è un segno di appartenenza - ecco perché dobbiamo averne grande cura. E una prote­zione per noi, una protezione sia fisica che spiritua­le. Siate grate per l'abito.

Il lavoro in cui siamo impegnate richiede un corpo sano. Perciò ogni Sorella, in coscienza, è tenuta ad aver cura della propria salute. La quantità di cibo, che è tanto saggiamente prescritta per noi, deve esse­re presa fiduciosamente. Facciamo questo non per la soddisfazione dei sensi, ma per dimostrare al Signore il nostro desiderio di lavorare per Lui e con Lui e che possiamo essere capaci di vivere vite di penitenza e di riparazione.

Sarebbe una mancanza parlare del vitto o lamentarsi riguardo a ciò che ci viene servito. Essere occupate da questi pensieri non è mai edificante in nessun mo­mento. Se le vivande sono buone, ringraziamo Dio! Se no, ringraziamolo egualmente e ringraziamolo tan­topiù, in quanto ci ha dato occasione di imitare il no­stro Salvatore nella sua povertà. Cristo certamente non banchettava sontuosamente durante la vita.

I suoi genitori erano poveri e i poveri non indugiano a gustare i piaceri della mensa. Spesso infatti soppor­tò vere privazioni, come ce lo dimostrano la moltipli­cazione dei pani e dei pesci e le spighe di grano raccol­te camminando attraverso i campi. Questi particolari dovrebbero essere richiami salutari per noi quando i nostri pasti sono frugali.

Per fare parte della nostra Congregazione sono neces­sarie poche cose. Occorrono soprattutto mente sana e corpo sano.

Capacità di imparare. Molto buon senso e tempe­ramento gioioso. Io ritengo che per un lavoro co­me il nostro siano indispensabili buon senso e allegria.

Poiché il viaggiare diventa sempre più costoso, ab­biamo deciso per il futuro di prendere con noi, oltre ai vestiti, solo il cuscino, la federa, due lenzuo­la, una coperta, un bicchiere, tazza e piatto. A prov­vedere il resto penserà ogni casa. (Gli oggetti do­vrebbero essere numerati. A ogni Sorella verrà as­segnato un numero corrispondente. Ogni casa dovreb­be avere oggetti secondo il numero delle Sorelle del­la casa).

Una volta al mese dovete tutte aiutare a pulire il de­posito dove si tengono il cibo e le provviste da distri­buire ai poveri. Tutte le Sorelle della casa devono sapere che cosa si debba dare, ma occorre che ci sia una Sorella responsabile della distribuzione piuttosto che ciascuna farlo a caso. Sarebbe anche bene che ognuna, compresa la superiora, pulisse bagni e servi­zi almeno una volta alla settimana e che desse una mano in cucina. Dovunque c'è un pezzo di terra, la­voratela e trasformatela in un giardino; piantate più che potete alberi da frutto in modo da poterne dare ai poveri. Questo vi aiuterà a tener vivo lo spirito di dura fatica e di sacrfficio che ha sempre caratterizzato la nostra Congregazione.

Siamo state chiamate a donare fino a soffrirne. Le nostre costituzioni dicono che «come segno della no­stra consacrazione riceviamo un nome nuovo», con un voto ci consacriamo completamente a Dio, il nuo­vo nome esprime tale voto. Quando ci chiamano per la prima volta con il nuovo nome, rispondiamo:

«Signore mi hai chiamato». Quando cessiamo di udi­re chiamare il nostro nome ci separiamo da Lui. Pos­siamo riconoscere la sua voce che chiama il nostro nome solo nel silenzio del cuore. Cambiando no­me, testimoniamo di non appartenere più a noi stes­se ma a Gesù.

Non perdere mai l'occasione di divenire come Ge­sù6 Professiamo di fronte al mondo: «Sono la sposa di Gesù crocifisso». Come una donna che all'altare dichiara davanti al mondo il suo matrimonio ad un uomo, in particolare così anche noi prendiamo un nome nuovo per attestare la nostra completa appar­tenenza a Gesù.

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it