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Venerdi, 19 aprile 2024 - Misteri dolorosi - San Leone IX Papa ( Letture di oggi )

San Francesco di Sales:Quanto siamo disprezzati, il rattristarcene è un sentimento umano, il consolarcene è un sentimento di spirito superiore.
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Madre Teresa di Calcutta



Madre Teresa

Obbedienza

Ecco, io vengo, o Dio, per fare, la tua volontà (Eb 10, 7). La sottomissione, per chi ama, più che un dovere è una gioia.

Gesù Figlio Unigenito del Padre, uguale al Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, non senti l'obbedienza al di sotto della sua dignità.

Perciò:

- accetteremo, ameremo e rispetteremo tutti i nostri legittimi superiori;

- pregheremo sinceramente per loro;

- dimostreremo loro gioiosa fiducia e lealtà;

- offriremo un'obbedienza lieta, pronta, semplice e costante senza discussioni né scuse.

Dovremmo obbedire non solo agli ordini dei supe­riori, ma, se li conosciamo, anche ai loro desideri, in spirito di fede. Essi possono sbagliare nel coman­dare, ma noi non possiamo sbagliare nell'obbedire.

Ogni volta che i superiori ritengono necessario, per la maggior gloria di Dio, cambiare la nostra residen­za, il lavoro, le compagne, accoglieremo questo cam­biamento come vera volontà di Dio e mostreremo un'obbedienza umile e gioiosa.

Ricordi la superiora che ella è prima per le Suore, poi per il lavoro. Perciò tratti le Sorelle materna­mente, senza scoraggiarle mai, specialmente quan­do sbagliano. Abbia speciale cura delle anziane e delle malate e di quelle che non si prendono dovu­ta cura di se stesse. Nei lavori domestici sia sempre la prima a metter mano all'opera. Non abbia niente di speciale o di diverso per quanto riguarda il vitto, il vestiario e l'alloggio. Abbia piena fiducia nelle Sorelle. Sia generosa quando osservano con fervo­re la povertà. Sia, la sua casa, una casa di amore, di gioia e di pace.

La vera obbedienza è un genuino atto di amore che ci fa praticare le altre virtù. Essa ci rende simili ai martiri, perché è un martirio molto più grande per­severare nell'obbedienza per tutta la vita che morire in un momento solo per un colpo di spada.

La superiora è nel posto di Dio. Il posto che le è stato assegnato è come una cattedra. La cattedra ri­mane, ma la persona può cambiare. Oggi sei seduta tu, su quella cattedra; domani potrebbe esserci sedu­ta qualche altra. Ma la cattedra è la stessa. La catte­dra non si adatta bene a tutte nello stesso modo. Alcune sono troppo piccole, altre troppo alte, men­tre ad alcune si addice perfettamente. La cattedra spetta a Dio, il quale ha conferito ai tuoi superiori questa posizione. Devo sottomettermi se desidero progredire nella pace.

È impossibile che una Sorella obbediente non si fac­cia santa. L'obbedienza ci dà intima gioia e pace. Es­sa è la sola condizione per una stretta unione con Dio.

Se vogliamo farci sante dobbiamo essere completa­mente obbedienti. Dio non ci prende mai ciò che non siamo disposte a dare. Dobbiamo dare tutto a Lui liberamente e spontaneamente.

Affinché la nostra obbedienza sia gioiosa e pronta, dobbiamo essere convinte che obbediamo a Gesù. E come si arriva a questa convinzione? con la pratica del­l'eroica virtù dell'obbedienza. Amore per amore. Se volete sapere se amate Dio, fatevi questa domanda:

«Obbedisco?». Se obbedisco, va tutto bene. Per­ché? Perché tutto dipende dalla mia volontà. Se diven­to santa o peccatrice, dipende da me. Vedi dunque come è importante l'obbedienza. La nostra santità, ol­tre che dalla grazia di Dio, dipende dalla nostra volon­tà. Non perdere tempo in attesa di fare grandi cose per Dio. Non avrai la prontezza di dire sì nelle grandi cose se non ti eserciti a dire sì nelle mille e una occasioni di obbedienza che ti capitano durante la giornata.

A una delle Sorelle che era stata mandata a studiare accadde una cosa. Il giorno in cui doveva ricevere il suo diploma, mori. Mentre stava per morire doman­dò: «Perché Gesù mi ha chiamato per così poco tem­po?». E la Madre rispose: «Gesù vuole te, non il tuo lavoro». Dopo questo fu perfettamente felice. Cono­scenza di Dio, amore di Dio, servizio di Dio: sono il fine della nostra vita e l'obbedienza ci dà le chiavi di tutto ciò.

Un sacerdote amava i cinesi e voleva fare qualcosa per loro. Si impegnò talmente nel lavoro da sembra­re che anche i suoi occhi fossero diventati obliqui, e' come quelli dei cinesi. Se vivremo costantemente in compagnia di Gesù, assomiglieremo a Lui e faremo ciò che Egli faceva. Nulla piace di più a Dio del no­stro obbedire. Amiamo Dio non per quello che ci dà, ma per quello che si degna di prendere da noi. I no­stri piccoli atti di obbedienza ci danno occasione di provare il nostro amore per Lui.

E molto più facile conquistare un paese che conqui­stare se stessi. Ogni atto di disobbedienza indeboli­sce la mia vita spirituale. E come una ferita che lascia sgorgare il sangue goccia a goccia. Nella no­stra vita spirituale non c'è nulla come la disobbe­dienza che possa causare più velocemente tanta rovina.

Nel Vangelo si trovano tante prove dell'obbedienza di Cristo. Se ci trovassimo a Nazareth in spirito, po­tremmo innanzitutto sentire la risposta della Madon­na all'angelo: «Sia fatto di me secondo la tua parola». Poi sentiremmo dire di Gesù: «Tornò a Nazareth e stava loro sottomesso» - a un carpentiere e a una semplice ragazza di paese. Poi udremmo Gesù di-re: «Sono venuto per fare la volontà del Padre mio, di Colui che mi ha mandato». Infine vedrem­mo Gesù durante la passione, obbedire ciecamente ai suoi carnefici.

Dobbiamo costruire la nostra obbedienza sull'esempio di Gesù nel Vangelo. Che cos'è questa obbedienza? Con questo voto di obbedienza io dono a Dio qualco­sa che Egli non può prendere da me senza il mio con­senso: la mia volontà, di cui ho pieno controllo.

Per considerare la nostra obbedienza dobbiamo astenerci dalla critica. Devo tenermi lontana da qual­siasi cosa, anche piccola, che indebolisca la mia obbe­dienza. Se non obbediamo, siamo come un edificio senza cemento. Per noi l'obbedienza è come il cemen­to. L'obbedienza è irrazionale per un'anima superba, ma non per un' anima umile.

L'obbedienza è qualche cosa che mi rende simile a Cristo. Le rinunce che facciamo per la povertà sono qualcosa che ognuno nel mondo secolare può com­piere. Lo stesso si può dire per la castità. Ma amare e stimare il privilegio di vivere sotto obbedienza èdi pochi eletti. Perché l'amiamo e la stimiamo? Per­ché non è solo un mezzo sicuro per compiere la vo­lontà di Dio, ma anche una grazia e un onore molto particolare.

Che cosa ci porta l'obbedienza peffetta? È una sor­gente inestinguibile di pace. La gioia interiore viene soltanto dall'obbedienza peffetta, il cui risultato è una stretta unione con Dio.

Se desideriamo fare qualcosa di grande per la Chie­sa, dobbiamo prima essere obbedienti. Gesù è il no­stro modello. Egli era povero, obbediente, caritate­vole. «In te, Gesù, desidero essere pura; desidero ob­bedire; desidero essere povera». Non posso dire se troverò il cammino. No, devo rinunciare totalmente a me stessa, affinché unicamente Gesù lo possa com­piere m me.

La povertà e l'obbedienza sono unite molto stretta­mente infatti si completano. L'una non può sussistere senza l'altra: si completano. Ecco perché la Scrittura dice: «Essendo ricco, si fece povero» e anche: «Ec­co, io vengo, o Dio, per fare la tua volontà». «il mio cibo è fare, la volontà di Colui che mi ha mandato». Io penso che Gesù non sarebbe stato capace di vive­re la sua vita se non avesse accettato questo. Egli ha dovuto farsi povero e obbedire a suo Padre pienamen­te. Si fece povero sia materialmente che spiritualmen­te. Se, invece, siamo superbe e manchiamo di carità, invece di essere vuote, non possiamo obbedire real­mente.

L'obbedienza è più difficile della povertà. La nostra volontà è l'unica cosa a cui possiamo aver diritto. Nella povertà nulla è nostro. Nell'obbedienza entra in gioco la mia volontà, di cui Dio non si appropria per forza. Quanto più ameremo Dio, tanto più obbe­diremo.

Molte Congregazioni hanno abbandpnato il voto di obbedienza. Non hanno più superiori. Ogni mem­bro prende da sé le decisioni. Hanno rinunciato completamente all'obbedienza. Sapete che cosa èsuccesso per questo? Solo negli Stati Uniti 50.000 suore hanno lasciato la vita religiosa. Questa distru­zione della vita religiosa viene principalmente dalla mancanza di obbedienza. La pura casualità distrug­ge completamente la vita religiosa.

L'obbedienza è l'atto più perfetto di amore di Dio. Obbedisco non perché ho paura, ma perché amo Gesù. Allora soltanto potrò compiere grandi pro­gressi nella santità. Se trascuro l'obbedienza, anche la povertà finirà. Quando non c e poverta, non c'è più nemmeno la castità. Dice la tradizione che agli angeli era stato detto di adorare il Bambino. «Non servirò» fu il primo atto di disobbedienza. Avevano avuto libertà di scelta.

«Essendo ricco, si fece povero». Per una persona superba è difficilie obbedire. Non amiamo piegar­ci, essere umili. Per essere santi abbiamo bisogno di obbedienza. Il Vangelo è pieno dell'umiltà di Ma­ria. Pur essendo immacolata, pur essendo santa, ella obbediva. «Umiltà del cuore di Gesù, riempi il mio cuore». Durante il giorno, diciamo spesso questa preghiera. Se c’è risentimento nel nostro cuore e se non abbiamo accettato l'umiliazione, non imparere­mo l'umiltà. Non possiamo imparare l'umiltà dai li­bri. Gesù accettò l'umiliazione. Il nulla non può disobbedire. Nella nostra vita di Missionarie della Carità l'obbedienza è il dono più grande che possia­mo fare a Dio. Gesù venne per fare la volontà del Padre suo e la fece dal principio alla fine.

Se desideriamo veramente sapere se qualcosa èuna tentazione, esammiamo la nostra obbedienza. È la luce più sicura nei momenti di tentazione e ci farà conoscere esattamente dove siamo e che cosa stiamo facendo. E la luce migliore in quella terribile oscurità. Anche per Gesù, il diavolo cercava di sco­prire chi fosse. Non era sicuro. Il diavolo si piegherà a qualsiasi cosa pur di scoprire qual è il nostro punto debole. Farà qualunque cosa per indurci ad accettare quel cattivo pensiero, a dire quella parola scortese, a compiere quell'atto impuro, quell'atto di disobbe­dienza, a presentarci l'occasione di fare una cosa sen­za chiedere il permesso, quella negligenza nella pre­ghiera - proprio quella sola cosa. Se ci fosse un pre­mio da dare per la pazienza, dovrebbe essere dato al diavolo. Egli ha moltissima pazienza.

Questa forza di cui abbiamo bisogno, dobbiamo im­pararla da Gesù. Ecco perché abbiamo bisogno del­l'Eucaristia. Guarda come il diavolo agiva con Gesù. Andava passo passo: una tentazione, poi un'altra. Non riusciva, ma ricominciava da capo. Per questo Gesù sapeva quanto abbiamo bisogno di Lui ed è per questo che dovremmo pregare. Guarda gli ini­zi. Le tentazioni - come le tentazioni contro la pu­rezza quando vengono - hanno soltanto lo scopo di' aiutarci a raggiungere un amore più grande per la purezza. L'obbedienza è la protettrice di tutti i vo­ti e di tutte le virtù. Per questo facciamo i voti secon­do l'obbedienza. Il diavolo non si preoccupa su cosa tentarci, gli basta distoglierci da Gesu.

Uno degli architravi della santità è l'obbedienza. Per poter obbedire, dobbiamo essere liberi. Ecco perché facciamo voto di povertà pur non avendo niente. «Ge­sù tornò a Nazareth e stava loro sottomesso» (Lc 2, 51). Noi dobbiamo scendere nella profondità del nostro cuore per fare in modo di portare la santità attorno a noi.

Molte volte Gesù ha detto: «Sono venuto a fare la vo­lontà del Padre mio. Il Padre ed io siamo una cosa sola». Quando punisce il Signore nell'Antico Testamento? Quando il suo popolo non obbedisce; quando non mantiene la parola data ed è infedele all'alleanza.

Per quanto tempo si assoggettò, Gesù? per trenta lunghi anni. Era venuto a portare il lieto annunzio eppure trascorse trenta anni facendo il lavoro di fa­legname. Era così chiamato il «figlio del falegname».

Esamina la tua povertà. È qùalcosa di gioioso? Esa­mina la tua obbedienza. E abbandono totale? Sono due gemelli. La povertà è la sorella e l'obbedienza il fratello. Se conoscerai la povertà e l'obbedienza, le amerai. Se le amerai, le osserverai.

È difficile, sì. Si intende che è difficile. Gesù dice:

«Se vuoi essere mio discepolo, prendi la tua croce e seguimi». Egli non ci costringe. Dice: «Se vuoi». Non siamo i soli a dover obbedire. Anche i taxisti devono obbedire. Semaforo rosso, semaforo verde, anche questa è obbedienza.

Non ho mai ricevuto tante grazie quanto attraverso l'obbedienza. Riceverai molte grazie di più se ti ab­bandonerai totalmente.

L'amore per l'obbedienza è amore per la volontà di Dio.

A tutte le superiore della nostra Congregazione: Sia­te ciò che il nostro Santo Padre disse in pubblico: le serve delle serve di Dio. Voi siete qui per servire, non per essere servite: la parola «collaboratrice» si addice più a voi che a qualsiasi altra Sorella. Ricorda­tevelo, voi siete le prime fra le vostre Sorelle. Aiuta­tele quindi a crescere nella somiglianza con Cristo. Cercate di conoscere meglio ognuna di loro. Allora le amerete e le servirete con amore di dedizione, proprio come Cristo ama ognuno di noi.

L'obbedienza ben vissuta ci libera' dall'egoismo e dalla superbia e ci aiuta a trovare Dio e, in Lui, il mondo intero. L'obbedienza porta con sé una gra­zia particolare che genera indefettibile pace, gioia in­tenore e stretta unione con Dio.

L'obbedienza trasforma piccole cose e occupazioni banali in atti di fede viva; la fede in azione è amore e l'amore in azione è servizio. L'obbedienza vissuta con gioia crea una viva coscienza della presenza di Dio; e così la fedeltà a semplici atti di obbedienza diventa come goccia d'olio che mantiene accesa la luce di Gesù nella nostra vita.

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it