Madre Teresa di Calcutta
Il giudizio di Cristo
Nell'ora della nostra morte, Cristo ci giudicherà su quello che avremo fatto ai poveri, su quello che saremo stati per i poveri. «Avevo fame e voi non mi avete dato da mangiare». Ero affamato di amore, affamato di cibo, affamato di giustizia, affamato di dignità umana... e voi siete passati oltre. Ero nudo, nudo di rispetto, nudo di giustizia, nudo del riconoscimento che anche lui è uno di noi, creato dalla stessa mano amorosa di Dio per amare ed essere amato. Ero senzatetto a causa della solitudine.
I malati costretti a letto, gli indesiderati, gli abbandonati, i lebbrosi, i ciechi, gli storpi dove sono? Li conosco? Conosco anzitutto i poveri che abitano nella mia stessa casa? So che forse nella mia stessa casa, nella mia stessa comunità, vi può esser qualcuno che si sente tremendamente solo, indesiderato, handicappato? Lo so? Dove sono gli anziani, oggi? Vengono parcheggiati nei ricoveri. Perché? Perché sono indesiderati, perché sono di peso. Ricordo che tempo addietro visitai una magnifica casa per anziani. Erano una quarantina e avevano assolutamente tutto. Ma tutti indistintamente avevano lo sguardo fisso sulla porta di entrata. Tutti indistintamente avevano un aria triste. Mi rivolsi alla suora che li curava e le chiesi: «Sorella, come mai questa gente non sorride? Perché guarda fissa verso la porta?». La suora dovette ammetterlo e rispose candidamente: «E così ogni giorno. Desiderano che qualcuno venga a trovàrli. Tengono lo sguardo fisso sulla porta e pensano: "Oggi forse mio figlio, forse mia figlia, forse qualcuno verrà a trovarmi ». Ecco la vera povertà! Ricordo che un giorno raccolsi una donna da un cassonetto della spazzatura. Stava morendo. La portai al convento. Continuava a ripetere sempre la stessa frase: «Mio figlio mi ha fatto questo». Non disse una sola volta: «Ho fame», «Sto morendo», «Soffro». Continuò a ripetere: «Mio figlio mi ha fatto questo». Ho fatto molta fatica a farle dire prima di morire: «Perdono mio figlio». Questa è la vera povertà.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it
I malati costretti a letto, gli indesiderati, gli abbandonati, i lebbrosi, i ciechi, gli storpi dove sono? Li conosco? Conosco anzitutto i poveri che abitano nella mia stessa casa? So che forse nella mia stessa casa, nella mia stessa comunità, vi può esser qualcuno che si sente tremendamente solo, indesiderato, handicappato? Lo so? Dove sono gli anziani, oggi? Vengono parcheggiati nei ricoveri. Perché? Perché sono indesiderati, perché sono di peso. Ricordo che tempo addietro visitai una magnifica casa per anziani. Erano una quarantina e avevano assolutamente tutto. Ma tutti indistintamente avevano lo sguardo fisso sulla porta di entrata. Tutti indistintamente avevano un aria triste. Mi rivolsi alla suora che li curava e le chiesi: «Sorella, come mai questa gente non sorride? Perché guarda fissa verso la porta?». La suora dovette ammetterlo e rispose candidamente: «E così ogni giorno. Desiderano che qualcuno venga a trovàrli. Tengono lo sguardo fisso sulla porta e pensano: "Oggi forse mio figlio, forse mia figlia, forse qualcuno verrà a trovarmi ». Ecco la vera povertà! Ricordo che un giorno raccolsi una donna da un cassonetto della spazzatura. Stava morendo. La portai al convento. Continuava a ripetere sempre la stessa frase: «Mio figlio mi ha fatto questo». Non disse una sola volta: «Ho fame», «Sto morendo», «Soffro». Continuò a ripetere: «Mio figlio mi ha fatto questo». Ho fatto molta fatica a farle dire prima di morire: «Perdono mio figlio». Questa è la vera povertà.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it