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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

Beata Chiara "Luce" Badano:È in questi ultimi mesi di vita che il rapporto con Chiara Lubich raggiunge indiscutibilmente il suo apice. Seguiamolo attraverso l'ultimo, intenso scambio di lettere. Scrive Chiara il 20 dicembre 1989: «Da due giorni sono ritornata dall'ospedale di Torino dove, da circa dieci mesi, per l'ennesima volta mi sono recata a sottopormi ad un ciclo chemioterapico. Il mio stato di salute attuale non è dei migliori, perché il mio fisico è ormai duramente provato a causa delle terapie. L'ultimo ricovero coincideva con il congresso gen 2 a Castelgandolfo. Una mattina stavo particolarmente male; sapevo che proprio quel giorno le gen avrebbero fatto una preghiera per me: anch'io ho sentito il desiderio di unirmi a loro e con la mamma l'abbiamo fatta anche noi. Siccome questo è l'anno dello Spirito Santo (in quel periodo, nel Movimento si approfondiva quel tema, ndr), oltre alla mia guarigione ho chiesto all'Eterno Padre di illuminare con il suo Spirito i responsabili del raduno e, per tutte le gen, la sapienza e la luce. È stato proprio un momento di Dio: soffrivo molto fisicamente, ma l'anima cantava. Abbiamo continuato a pregare a lungo, perché quel momento non passasse. Ora ti chiedo un regalo per Natale: una Parola di vita per me, una per papà e una per la mamma. Chiedo troppo?».
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Madre Teresa di Calcutta



Madre Teresa

Lo spirito della congregazione

La gioia è uno degli elementi essenziali nella nostra congregazione. Una Missionaria della Carità deve es­sere una Missionaria della Carità di gioia. Deve irra­diare gioia verso tutti. Da questo segno il mondo riconoscerà che siete Missionarie della Carità. Tutti nel mondo vi vedono e vi osservano e parlano delle Missionarie della Carità, non per ciò che fanno, ma perché sono felici di fare il lavoro che fanno e di vivere la vita che vivono. «Che la mia gioia possa esse­re in voi», dice Gesù. Che cosa è questa gioia di Gesù? È il risultato della sua continua unione con Dio facendo la volontà del Padre. Questa gioia è il frutto dell'unione con Dio, di una vita alla presenza di Dio. Vivere alla presenza di Dio ci riempie di gioia. Dio è gioia. Per donarci la gioia Gesù si fece uomo. Maria fu la prima a ricevere Gesù: «Il mio spirito esulta in Dio mio salvatore». Il bambino bal­zò di gioia nel grembo di Elisabetta, perché Maria gli portava Gesù.

A Betlemme, tutti erano pieni di gioia: i pastori, gli angeli, i re, Giuseppe e Maria. La gioia era anche il segno caratteristico dei primi cristiani. Durante la persecuzione, si cercavano quelli che avevano que­sta gioia radiosa sul volto. Da quella particolare gioia si capiva quali fossero i cristiani e così li perse­guitavano. San Paolo, che cerchiamo di imitare per quanto riguarda lo zelo, era un apostolo di gioia. Egli esortava i primi cristiani a rallegrarsi sempre nel Signore. Tutta la vita di Paolo si può riassumere in una frase: «Appartengo a Cristo». Niente può se­pararmi dall'amore di Cristo, né sofferenza, né per­secuzione, proprio nulla. «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me». Ecco perché san Paolo era tanto pieno di gioia.

La gioia è amore, il risultato spontaneo di un cuo­re ardente di amore. Se siamo ricolme di gioia, la nostra lampada arderà per i sacrifici fatti per amo­re. E lo sposo ci dirà: «Venite e possedete il regno preparato per voi». Una suora gioiosa è quella che dà di più. Ognuno ama chi dona con gioia e Dio fa altrettanto. Non è forse vero che ci rivolgiamo sempre a chi dona lietamente e senza brontolare? «La gioia è una rete d'amore con la quale prendia­mo le anime». E perché siamo piene di gioia, tutti desiderano stare con noi e ricevere la luce di Cristo che possediamo. Una suora piena di gioia predica sen­za predicare. Quotidianamente chiediamo: «Aiuta­mi a diffondere la tua fragranza», la tua, Signore, non la mia. Ci rendiamo conto di che cosa ciò significhi? Ci rendiamo conto che la nostra missio­ne è diffondere questa gioia, irradiare questa gioia quotidianamente dovunque si svolga la nostra vita?

Ho visto in azione l'amore di Dio

Il fatto di portare o meno Cristo agli altri dipende da come facciamo quello che facciamo per i poveri. Po­tremmo farlo in un certo modo, ma potremmo farlo in un altro modo. Non dimenticherò mai il giorno in cui quell'uomo visitò la nostra casa per i moribondi. Arrivò proprio nel momento in cui le Sorelle stavano portando dentro alcuni moribondi raccolti per stra­da. Ne avevano raccolto uno nelle fogne ed era tutto coperto di vermi. Senza accorgersi di essere osserva­ta, una Sorella si accostò a quell'uomo e cominciò a prendersi cura di lui. il visitatore poté osservare con quanto amore e tenerezza quella Sorella si occupava di quel paziente, di come lo andava ripulendo, senza mai cessare di sorridergli, di come non tralasciava nessun particolare nella sua amorosa attenzione per lui. Quel giorno, per caso, anch'io mi trovavo nella casa dei moribondi.

Dopo aver attentamente osservato quella Sorella, il visitatore si rivolse a me e mi disse: «Quando oggi sono giunto qui non credevo in Dio, avevo il cuore pieno di odio, ma ora lascio questo posto credendo in Dio. Ho visto in azione l'amore di Dio. Nelle mani di quella Sorella, nei suoi gesti, nella sua tenerezza così piena di amore per quel pover'uomo, ho visto scendere su di me l'amore di Dio. Ora credo». Non sapevo neppure chi fosse quel visitatore, né che fosse ateo...

Volete fare lo stesso per quanti vi circondano? Tutto quello di cui avete bisogno è di essere uniti in Cristo, di pregare. il vostro servizio deve sgorgare da un cuore pieno di Dio.

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it