Madre Teresa di Calcutta
La santità non è un lusso
La vostra non è una semplice professione, ma una vocazione. E una vita consacrata, dal momento che, toccando i malati, guarendo i malati, Gesù ha detto: «... lo avete fatto a me».
Come devono essere traboccanti di amore i vostri cuori per poter amare come Gesù. Dato che i malati, gli abbandonati, i disabili vi avvicinano con grande speranza, devono poter ricevere da voi questo grande tenero amore, questa grande compassione.
I malati e i sofferenti non hanno bisogno di pietà e di simpatia ma di amore e di compassione. Per questo è molto importante che meditiate e comprendiate le parole di Gesù: «... l'avete fatto a me». Nell'ora della nostra morte saremo giudicati su quello che saremo stati per lui nei poveri: «Ero malato, ero affamato, ero nudo, ero senzatetto e... voi lo avete fatto a me». Dove comincia effettivamente questo amore? Nella propria casa, nella propria famiglia. L'amore comincia in casa. E come possiamo cominciare ad amare? Possiamo cominciare in famiglia, pregando insieme. La famiglia che prega unita vive unita. E se vivete uniti, vi amerete gli uni gli altri come Gesù vi ama.
Voi non potete amare i malati e i sofferenti se non amate quelli che vivono con voi sotto lo stesso tetto. Per questo è assolutamente necessario che preghiamo. I' frutto della preghiera è l'approfondimento della fede; il frutto della fede è l'amore; il frutto dell'amore è il servizio. La preghiera ci dà il cuore puro e il cuore puro può vedere Dio. E vedendo Dio gli uni negli altri, ci ameremo scambievolmente. E vedendo Dio gli uni negli altri ci ameremo scambievolmente come ci ama Gesù. Quello che Gesù è venuto a insegnarci facendosi uomo sta tutto qui: amarci gli uni gli altri.
Prima di toccare un sofferente, prima di ascoltare un sofferente, pregate. Per poter amare quel sofferente, avete infatti bisogno di un cuore puro. Per poter toccare quel sofferente, avete bisogno di mani pure. Oggi la professione medica è diventata un affare. Perciò sono molto contenta di vedervi qui, sono molto contenta che siate venuti a condividere la gioia dell'amore con le Sorelle. Importante non è tanto quello che facciamo quanto l'amore con cui lo facciamo. Per questo sono molto riconoscente a ognuno di voi che siete venuti a condividere la nostra gioia di amare Gesù nei sofferenti.
Pregherò per voi perché, attraverso quest'opera delle vostre mani e dei vostri cuori possiate crescere in santità. La santità non è un lusso per pochi eletti. E un dovere vostro e mio, un dovere di tutti... Qualunque cosa facciate ai malati e ai sofferenti, la fate a Gesù.
La gente del mondo lavora tanto per guadagnare danaro. Io desidero che tu operi il bene per la maggior gloria di Dio. Che cosa importa se tutto il mondo conosce o no le Missionarie della Carità? Non cambia nulla. Ma la vostra Madre desidera fare per i poveri le cose migliori che gli altri acquistano con il danaro.
Per quanto bello sia il lavoro, siine distaccato - pronto anche ad abbandonarlo. Mentre stai facendo un gran bene in un posto, l'obbedienza può chiamarti altrove. Siì pronto a partire. U lavoro non è tuo. Stai lavorando per Gesù. L'obbedienza e l'umiltà sono un'unica e stessa cosa. Se desideri sapere se sei umile chiediti: «Obbedisco perché vedo Cristo in ogni comando?». Alla povertà ci si può abituare, ma ogni atto di obbedienza è un atto della volontà e diventa più difficile invecchiando perché richiede la rinuncia alle proprie idee. Ogni umiliazione è un vero sacrificio.
Puoi essere esausto per il lavoro, puoi perfino essere stremato di forze, ma se il tuo lavoro non è intessuto di amore, è inutile.
Non fare mai il lavoro con negligenza perché desideri nascondere i tuoi talenti. Ricordati, il lavoro èsuo. Tu sei il suo collaboratore, perciò egli conta su di te per questo lavoro particolare. Fai il lavoro con lui e il lavoro sarà eseguito per lui. I talenti che Dio ti ha dato non sono tuoi, ti sono stati dati perché tu li usi per la gloria di Dio. Non ci possono essere mezze misure nel lavoro. Ti puoi sentire molto imperfetto, ma le nostre sensazioni non sono la misura del nostro amore per Cristo. Quello che conta è la nostra volontà e il nostro lavoro. Sii generoso, usa tutto ciò che è in te per il Buon Maestro.
Ho imparato realmente a trasformare il lavoro in preghiera? Forse non ho ancora imparato a pregare il mio lavoro perché il mio spirito è incessantemente centrato sul solo «1avoro».
Ecco alcune parole che ti aiuteranno: «Con Gesù, per Gesù, a Gesù».
Se desideri sapere quanto ami Gesù, non occorre che tu vada a chiederlo a qualcuno. Lo capirai nella sincerità del tuo cuore, se praticherai il silenzio.
Hai lavorato tanto in questi giorni? Hai fatto tutto bene? Ma lo hai dato al tuo intimo? Tutto il tuo prodigarti, che senso ha avuto per te? Hai dato con amore, con rispetto? Se non hai pregato, tutto il tuo dare è stato solo un gesto esteriore.
La gente ti ha visto impegnata nel darti con amore e rispetto? Hai somministrato con fede quel medicinalè al Cristo malato? Qui sta la differenza fra te e un'assistente sociale.
Abbiamo bisogno di essere puri di cuore per vedere Gesù nella persona dei più poveri tra i poveri. Perciò, quanto più il lavoro è ripugnante o l'immagine di Dio è sfigurata e deformata nell'individuo, tanto più grande sarà la nostra fede e amorosa la dedizione nel cercare il volto di Gesù e nel servirlo amorosamente sotto il suo miserevole travestimento.
Dobbiamo lavorare con grande fede, con costanza, con efficienza, e soprattutto con grande amore e gioia, perché senza questo il nostro lavoro sarà solo un lavoro da schiavi a servizio di un duro padrone.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it
Come devono essere traboccanti di amore i vostri cuori per poter amare come Gesù. Dato che i malati, gli abbandonati, i disabili vi avvicinano con grande speranza, devono poter ricevere da voi questo grande tenero amore, questa grande compassione.
I malati e i sofferenti non hanno bisogno di pietà e di simpatia ma di amore e di compassione. Per questo è molto importante che meditiate e comprendiate le parole di Gesù: «... l'avete fatto a me». Nell'ora della nostra morte saremo giudicati su quello che saremo stati per lui nei poveri: «Ero malato, ero affamato, ero nudo, ero senzatetto e... voi lo avete fatto a me». Dove comincia effettivamente questo amore? Nella propria casa, nella propria famiglia. L'amore comincia in casa. E come possiamo cominciare ad amare? Possiamo cominciare in famiglia, pregando insieme. La famiglia che prega unita vive unita. E se vivete uniti, vi amerete gli uni gli altri come Gesù vi ama.
Voi non potete amare i malati e i sofferenti se non amate quelli che vivono con voi sotto lo stesso tetto. Per questo è assolutamente necessario che preghiamo. I' frutto della preghiera è l'approfondimento della fede; il frutto della fede è l'amore; il frutto dell'amore è il servizio. La preghiera ci dà il cuore puro e il cuore puro può vedere Dio. E vedendo Dio gli uni negli altri, ci ameremo scambievolmente. E vedendo Dio gli uni negli altri ci ameremo scambievolmente come ci ama Gesù. Quello che Gesù è venuto a insegnarci facendosi uomo sta tutto qui: amarci gli uni gli altri.
Prima di toccare un sofferente, prima di ascoltare un sofferente, pregate. Per poter amare quel sofferente, avete infatti bisogno di un cuore puro. Per poter toccare quel sofferente, avete bisogno di mani pure. Oggi la professione medica è diventata un affare. Perciò sono molto contenta di vedervi qui, sono molto contenta che siate venuti a condividere la gioia dell'amore con le Sorelle. Importante non è tanto quello che facciamo quanto l'amore con cui lo facciamo. Per questo sono molto riconoscente a ognuno di voi che siete venuti a condividere la nostra gioia di amare Gesù nei sofferenti.
Pregherò per voi perché, attraverso quest'opera delle vostre mani e dei vostri cuori possiate crescere in santità. La santità non è un lusso per pochi eletti. E un dovere vostro e mio, un dovere di tutti... Qualunque cosa facciate ai malati e ai sofferenti, la fate a Gesù.
La gente del mondo lavora tanto per guadagnare danaro. Io desidero che tu operi il bene per la maggior gloria di Dio. Che cosa importa se tutto il mondo conosce o no le Missionarie della Carità? Non cambia nulla. Ma la vostra Madre desidera fare per i poveri le cose migliori che gli altri acquistano con il danaro.
Per quanto bello sia il lavoro, siine distaccato - pronto anche ad abbandonarlo. Mentre stai facendo un gran bene in un posto, l'obbedienza può chiamarti altrove. Siì pronto a partire. U lavoro non è tuo. Stai lavorando per Gesù. L'obbedienza e l'umiltà sono un'unica e stessa cosa. Se desideri sapere se sei umile chiediti: «Obbedisco perché vedo Cristo in ogni comando?». Alla povertà ci si può abituare, ma ogni atto di obbedienza è un atto della volontà e diventa più difficile invecchiando perché richiede la rinuncia alle proprie idee. Ogni umiliazione è un vero sacrificio.
Puoi essere esausto per il lavoro, puoi perfino essere stremato di forze, ma se il tuo lavoro non è intessuto di amore, è inutile.
Non fare mai il lavoro con negligenza perché desideri nascondere i tuoi talenti. Ricordati, il lavoro èsuo. Tu sei il suo collaboratore, perciò egli conta su di te per questo lavoro particolare. Fai il lavoro con lui e il lavoro sarà eseguito per lui. I talenti che Dio ti ha dato non sono tuoi, ti sono stati dati perché tu li usi per la gloria di Dio. Non ci possono essere mezze misure nel lavoro. Ti puoi sentire molto imperfetto, ma le nostre sensazioni non sono la misura del nostro amore per Cristo. Quello che conta è la nostra volontà e il nostro lavoro. Sii generoso, usa tutto ciò che è in te per il Buon Maestro.
Ho imparato realmente a trasformare il lavoro in preghiera? Forse non ho ancora imparato a pregare il mio lavoro perché il mio spirito è incessantemente centrato sul solo «1avoro».
Ecco alcune parole che ti aiuteranno: «Con Gesù, per Gesù, a Gesù».
Se desideri sapere quanto ami Gesù, non occorre che tu vada a chiederlo a qualcuno. Lo capirai nella sincerità del tuo cuore, se praticherai il silenzio.
Hai lavorato tanto in questi giorni? Hai fatto tutto bene? Ma lo hai dato al tuo intimo? Tutto il tuo prodigarti, che senso ha avuto per te? Hai dato con amore, con rispetto? Se non hai pregato, tutto il tuo dare è stato solo un gesto esteriore.
La gente ti ha visto impegnata nel darti con amore e rispetto? Hai somministrato con fede quel medicinalè al Cristo malato? Qui sta la differenza fra te e un'assistente sociale.
Abbiamo bisogno di essere puri di cuore per vedere Gesù nella persona dei più poveri tra i poveri. Perciò, quanto più il lavoro è ripugnante o l'immagine di Dio è sfigurata e deformata nell'individuo, tanto più grande sarà la nostra fede e amorosa la dedizione nel cercare il volto di Gesù e nel servirlo amorosamente sotto il suo miserevole travestimento.
Dobbiamo lavorare con grande fede, con costanza, con efficienza, e soprattutto con grande amore e gioia, perché senza questo il nostro lavoro sarà solo un lavoro da schiavi a servizio di un duro padrone.
Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it