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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

San Giovanni Bosco:Taluni credono lecito di godere tutti per sé quei beni di tutti che il Signore ha loro concessi: lecito di conservarli, farli fruttare, adoperarli come loro pare e piace, senza farne parte alcuna ai bisognosi. Altri giudicano di fare abbastanza quando danno qualche piccola moneta somministrano qualche soccorso raro o stentato. Questo è in inganno. Gesù Cristo comanda la limosina. “Quod super est date elemosynam”. Fate limosina, e di che cosa? di quello che sopravanza al vostro onesto sostentamento. Ne mi si venga a dire che questo è consiglio e non precetto. Col vangelo alla mano io vi rispondo che è di consiglio abbandonare tutto per farsi volontariamente povero, come i religiosi: ma é di precetto il far limosina del superfluo. “Quod superest date eleemosynam”: queste parole non sono mie, ma sono di Gesù Cristo, che ci ha da giudicare e presso al cui tribunale non avranno bon gioco né pretesti, né cavilli.
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Madre Teresa di Calcutta



Madre Teresa

La vita spirituale

Che cos'è la nostra vita spirituale? È un'unione di amore con Gesù..., un'unione di amore nella quale il divino e l'umano si danno completamente l'uno all'altro.

«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente». Questo è il comandamento di Dio ed egli non può comandare l'impossibile. L'amore è un frutto di stagio­ne in ogni tempo dell'anno ed è a portata di mano di ognuno. Ognuno può raccoglierlo ed esso è inesauribi­le. Ognuno può appropriarsi di questo amore attraver­so la meditazione, lo spirito di preghiera, il sacrificio, un 'intensa vita interiore.

Non è possibile impegnarsi nell'apostolato diretto senza essere un' anima di preghiera. Dobbiamo es­sere consapevoli di essere una cosa sola con il Cri­sto, così come egli era consapevole di essere una cosa sola con il Padre. La nostra attività è veramen­te apostolica solo nella misura in cui gli permettia­mo di lavorare in noi e attraverso di noi, con il suo potere, il suo desiderio, il suo amore. Dobbiamo di­ventare sante, non per il piacere di sentirci sante, ma per permettere a Cristo di vivere pienamente la sua vita in noi. Dobbiamo essere tutto amore, tutta fede, tutta purezza, per amore dei poveri che serviamo.

Quando avremo imparato realmente a cercare Dio e la sua volontà, i nostri contatti con i poveri divente­ranno strumento di maggiore santità per noi stesse e per gli altri...

Amate la preghiera, sentite spesso durante il giorno il bisogno di pregare, prendetevi la briga di pregare. La preghiera allarga il cuore fino a renderlo capace di contenere il dono che Dio fa di se stesso. Chiede­te e cercate e il vostro cuore crescerà abbastanza per poter ricevere lui e per poterlo conservare sempre co­me vostro...

Il nostro progresso nella santità dipende da Dio e da noi stesse: dalla grazia di Dio e dalla nostra volontà di essere sante. Dobbiamo essere veramente decise a raggiungere la santità. «Voglio essere santa» signi­fica voglio spogliarmi di tutto quello che non è Dio, voglio spogliare il mio cuore di tutte le cose create, voglio vivere in povertà e distacco, voglio rinunciare alla mia volontà, alle mie inclinazioni, ai miei desideri e alle mie immaginazioni, per rendermi schiava vo­lontaria della volontà di Dio...

Spesso con il pretesto dell'umiltà, della fiducia, del­l'abbandono, non trascuriamo forse di servirci della nostra volontà? Dobbiamo essere veramente risolu­te se vogliamo raggiungere la santità. Santa Teresa dice che Satana ha orrore delle anime risolute. Tut­to dipende da queste due parole: voglio o non vo­glio. In questo «voglio» devo porre tutte le mie energie. «Voglio» hanno detto san Giovanni Berch­mans, san Stanislao, santa Maria Margherita e sono diventati santi. Che cos'è un santo se non un' anima risoluta, un'anima che usa tutte le sue energie e agi­sce? Non è forse questo che intende san Paolo quan­do afferma: «Tutto posso in colui che mi dà forza»?

Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it