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Giovedi, 25 aprile 2024 - Misteri luminosi - San Marco ( Letture di oggi )

San Pio da Pietrelcina:L'amor proprio, figlio della superbia, è più malizioso della madre stessa.
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La Passione di Gesù dagli scritti della Beata Anna Caterina Emmerick



Quaresima

Gesù ricondotto da Pilato

«Barabba era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio» (Luca 23,19).

Così ridotto, ancora coperto con il sacco bianco di cotone, Gesù fu riportato a Pilato.

I sacerdoti erano furiosi perché neanche Erode aveva voluto condannarlo.

Pieni di rabbia, perché costretti a ripresentarsi davanti al procuratore romano, essi tormentarono Gesù in tutti i modi.

Per mostrano in quello stato ignominioso, gli fecero per correre un cammino due volte più lungo del normale. I sommi sacerdoti fecero questo anche per lasciar tempo ai farisei di sobillare la popolazione contro Gesù.

Per via gli aguzzini non cessarono un solo istante di torturare il Redentore. Egli cadde più volte e fu fatto rialzare a furia di pugni, calci e bastonate, mentre il popolo, facendosi sempre più numeroso al suo passaggio, l'oltraggiava senza fine.

Stremato e deriso dalla marmaglia istigata dai farisei, Gesù pregò il Padre di non farlo morire prima del tempo.

Alle otto e un quarto il corteo, attraversando il foro, giunse davanti all'ingresso orientale del palazzo di Pilato. Il procuratore romano era stato preavvertito da un messo di Erode sull'esito del giudizio. Nel suo messaggio a Pilato, l'Antipa gli esternava la sua gratitudine e lo pregava di riprendersi il Galileo, avendo visto in lui solo un pazzo muto ma nessuna colpa. Il procuratore fu molto contento di apprendere che Erode era stato del suo stesso parere e non aveva condannato Gesù; allora gli inviò i suoi complimenti e i due divennero nuovamente amici.

Vedendo il popolo in tumulto, scatenato dai farisei, Pilato aveva mobilitato circa mille soldati provenienti dalle province italiche. Essi occupavano il pretorio, il corpo di guardia, gli ingressi del foro e quelli del suo palazzo.

La santa Vergine, Maria Maddalena e circa venti discepole si erano messe in un luogo appartato da dove potevano vedere e udire ogni cosa. Giovanni era con loro.

Gli sgherri spinsero Gesù sulla gradinata che conduce alla terrazza di Pilato, il quale l'attendeva con i suoi ufficiali. A causa delle spinte grossolane dei suoi aguzzini, il Signore incespicò nella veste di cui era stato ricoperto e cadde sui gradini di marmo bianco, macchiandoli col suo sangue. La plebaglia rise della sua caduta, ridacchiarono pure i suoi aguzzini, i quali lo fecero rialzare a calci e lo costrinsero a salire fino alla sommità della gradinata.

Il procuratore romano si alzò dalla sua lettiga, avanzò sulla terrazza e disse con voce ferma:

«Mi avete presentato quest'uomo come un agitatore di popolo, ma io, dopo averlo interrogato alla vostra presenza, non ho trovato in lui nessuna colpa. Nemmeno Erode lo ha trovato colpevole, poiché non ne avete ottenuto la sentenza di morte. Lo farò flagellare e poi lo libererò».

Contro questa decisione di Pilato si levò un possente mormorio di protesta. Il procuratore accolse con grande disprezzo quelle rimostranze del popolo sobillato.

Manipolata dagli agitatori, prezzolati dai farisei, la folla chiese che fosse liberato un prigioniero in occasione del la festa solenne. Per indurre la massa a sollecitare la libe razione di Gesù, Pilato fece comparire accanto al Salvatore un bandito della peggiore specie.

«E consuetudine che io, per la Pasqua, vi liberi un prigioniero. Chi volete che vi liberi: Barabba o Gesù, il re dei Giudei, colui che dice di essere l'unto del Signore?».

A questa domanda del procuratore, dopo una prima esitazione, la folla gridò in coro:

«Barabba! ».

I farisei, guidati dai sacerdoti e dai sinedriti, si agitava no tra la moltitudine distribuendo denaro e incitandola contro Gesù.

In disparte dalla folla, sotto un porticato, vidi la Vergine Maria, Maria Maddalena e le altre pie donne profondamente afflitte dal dolore. Giovanni andava in giro per il foro con la speranza di raccogliere qualche buona notizia, poiché correva voce che Pilato volesse liberare Gesù. Ben ché la Vergine santa sapesse che l'unico mezzo di salvezza per gli uomini era la morte del Figlio, il suo cuore materno anelava a strappano dal supplizio. E come Gesù, fattosi uomo, soffriva le pene di un qualsiasi innocente torturato e inviato a morte, così Maria pativa il tormento di una madre che vede il proprio figlio sfigurato dal popolo ingrato e crudele. Questa Madre soffriva in modo indicibile e supplicava Dio con le stesse parole pronunciate da Gesù nell'orto degli Ulivi: «Se è possibile, si allontani da me questo calice».

Intanto Pilato era stato chiamato da un servo di Claudia Procla, la quale gli aveva rinviato l'anello da lui donato per rammentargli la promessa.

Dopo aver restituito il pegno alla sua consorte per assicurarla che avrebbe mantenuto la promessa, il procuratore ritornò sui loggione e ripeté:

«Insomma, chi volete che vi liberi: Barabba o Gesù?».

Con profondo stupore, egli udì un grido unanime:

«Noi vogliamo libero Barabba! ».

Dsse ancora:

«Cosa debbo fare di Gesù, chiamato il Cristo, il re dei Giudei?».

Un coro tumultuoso si levò in alto:

«Sia crocifisso! Sia crocifisso! ».

«Ma che cosa ha dunque fatto di male? Non vedo nulla in lui che meriti la morte; per questo lo farò flagellare e poi lo rimetterò in libertà».

A queste parole echeggiò un grido simile a un tuono:

«Crocifiggilo! Crocifiggilo! ».

Così Pilato liberò il malfattore Barabba e fece flagellare Gesù.